E A VINOVO IRROMPE JOHN ELKANN:
"NIENTE ALIBI, VOGLIO IL 2° POSTO!"
Nel momento più delicato della stagione bianconera, la proprietà fa sentire la propria presenza. Stamattina alle 10.30 blitz di John Elkann al centro sportivo di Vinovo, dove ha incontrato squadra, tecnico e dirigenti. Confronto sereno ma deciso. Il nipote dell'Avvocato, alla presenza di Blanc e Secco, ha chiesto alla squadra di conquistare la finale di Coppa Italia e di non perdere terreno in campionato. Il 2° posto è obbligatorio. E bisogna battere l'Inter. I quotidiani sportivi mettono in discussione il futuro i Ranieri. Secondo posto e Coppa Italia per evitare il divorzio anticipato. Gasperini, Conte, Prandelli o Spalletti i possibili sostituti. Intanto Buffon, ospite al Chiambretti Night, lancia forti accuse: "Juve spappolata da Calciopoli. Nessuno è stato trattato come noi. Ci hanno liquefatto. Ora siamo penalizzati dagli arbitri. L'Inter? Il loro primato è meritato, ma sabato dobbiamo batterli a ogni costo". Poi scherza: "È vero, sono diventato un colabrodo. Ma la colpa è di tutti". Sissoko: "Tornerò forte come prima. Va meglio, ora sto bene. Posso camminare senza stampelle. Sono sicuro che i miei compagni faranno un gran finale di stagione e confermeranno il 2° posto". Zanetti si candida per una maglia da titolare nella partitissima di sabato: "Datemi 90 minuti". Mercato, Diego sempre più vicino. Ma il suo arrivo non lascia tutti tranquilli. Per il centrocampo si seguono Palombo, D'Agostino, Mariga, Tourè e Aquilani.
JOHN ELKANN A VINOVO INCONTRA SQUADRA, TECNICO E DIRIGENTI - Tuttosport - Un faccia a faccia durato circa trequarti d'ora. John Elkann ha tenuto a rapporto la Juventus. È arrivato a Vinovo, nel centro sportivo bianconero, intorno alle 10.30, poco dopo l'amministratore delegato Jean-Claude Blanc e il direttore sportivo Alessio Secco, e ha riunito la squadra negli spogliatoi. Per un confronto sereno ma deciso. John Elkann ha ribadito che per la proprietà, allontanatasi la possibilità di vincere lo scudetto, adesso mantenere il secondo posto è obbligatorio. Come arrivare in fondo in Coppa Italia. Senza dimenticare lo scontro diretto con l'Inter di sabato, una partita da vincere almeno per l'onore.
JUVENTUS, MOMENTO DELICATO: OGGI JOHN ELKANN A VINOVO - La Stampa - La settimana che porta all’Inter vive su un dubbio: Ranieri confermerà Del Piero o lo sostituirà proprio nella partita simbolicamente più delicata, magari con la scusa di risparmiarlo per la semifinale di Coppa Italia con la Lazio? L’ipotesi che Alex finisca in panchina è sorretta da quanto si è visto ieri in allenamento a Vinovo: Ranieri ha cominciato provando la coppia Trezeguet-Iaquinta contro il centrocampo e la difesa che sarà costretto a schierare sabato per mancanza di alternative. Dietro, si sono allineati Grygera, Legrottaglie, Chiellini e Molinaro; centrocampo con Marchionni, Pulsen, Tiago e Nedved. Insomma è parsa quasi una prova generale, anche se da qui al match Ranieri ha il tempo per rivedere i propri progetti e a considerare cosa significherebbe non schierare Alex nel match in cui la Juve si gioca l’onore e l’affetto dei tifosi più che lo scudetto. In allenamento si sono visti anche Amauri e Zanetti. Il brasiliano migliora ma schierarlo dall’inizio sarebbe un azzardo, così come Zanetti che non gioca da una vita dopo l’infortunio. Per entrambi è pronto il posto in panchina. Oggi a Vinovo ci sarà John Elkann per far sentire alla squadra la presenza della proprietà in un momento delicato.
RANIERI A RISCHIO ESONERO: IN TRE PER LA SUCCESSIONE - Gazzetta - Il futuro di Claudio Ranieri in bianconero è di nuovo in discussione, dopo i deludenti risultati conseguiti dalla sua squadra nelle ultime settimane, dall'eliminazione in Champions alle inattese battute d'arresto in campionato. E secondo quanto riportato stamane dalla Gazzetta dello Sport, si potrebbe addirittura profilare, già alla fine di questa stagione, un clamoroso cambio della guardia sulla panchina della Vecchia Signora. Alla Juventus sono giorni caldi. A tutti i livelli. Così il timore di mancare il secondo posto e di uscire davanti al traguardo della Coppa Italia risvegliano tutte le tensioni sopite negli ultimi mesi. L’allenatore romano ha un altro anno di contratto, ma si sente in scadenza. La conferma anche dal recente incontro di Jean Claude Blanc con Marcello Lippi. Quel faccia a faccia è il segnaleche il club bianconero pensa di riprendersi il c.t. dopo il Mondiale sudafricano (magari con lui d.t. e Conte in panchina). Una prospettiva che venerdì aveva indotto Ranieri a un commento amaro: «Almeno la prossima stagione sarò tranquillo». Invece la scoppola di Genova ha rafforzato il partito degli insofferenti. Di Del Piero si sa, ma anche altri vip dello spogliatoio sono in ebollizione. E in corso Galileo Ferraris non mancano gli spifferi. Crescono quindi le quotazioni di Gasperini, legato al Genoa sino al 2012, ma in possesso di una clausola che vale oro. In presenza di un’offerta superiore agli 800mila euro annui lo stratega rossoblù può andar via senza problemi. E i bene informati dicono che Preziosi un sondaggio cautelativo l’ha già fatto con Allegri. Di sicuro il ritorno alla base di Gasperini potrebbe ricreare un gruppo di lavoro che tanto bene ha fatto ai tempi della Primavera juventina. In queste ore nelle stanze che contano non si fa solo il nome di Gasperini, ma anche quelli di Luciano Spalletti e Cesare Prandelli. L’attuale tecnico della Roma ha dalla sua un’invidiabile esperienza ad alto livello. Invece quello della Fiorentina ai meriti di una carriera esemplare unisce un passato da bianconero. Il che non guasta.
Mercato allenatori, ecco cosa può succedere nella prossima stagione.
Atalanta: Del Neri (20%), Giampaolo (50%), Delio Rossi (20%), Beretta (10%).
Bologna: Papadopulo (35%), altri (65%).
Cagliari: Allegri (50%), Bisoli (50%).
Catania: Zenga (90%), altri (10%).
Chievo: Di Carlo (80%), altri (20%).
Fiorentina: Prandelli (80%), Del Neri (20%).
Genoa: Gasperini (60%), Allegri (20%), altri (20%).
Inter: Mourinho (100%).
Juventus: Ranieri (30%), Gasperini (30%), Prandelli (20%), Spalletti (20%).
Lazio: Delio Rossi (25%), Mazzarri (25%), Del Neri (25%), Giampaolo (25%).
Lecce: De Canio (25%), altri (75%).
Milan: Ancelotti (20%), Allegri (40%), Rijkaard (40%).
Napoli: Donadoni 100%.
Palermo: Ballardini (70%), Conte (20%), altri (10%).
Reggina: Orlandi (10%), Toscano (50%), altri (40%).
Roma: Spalletti (80%), altri (20%).
Sampdoria: Mazzarri (70%), Giampaolo (20%), Delio Rossi (10%).
Siena: Giampaolo (30%), altri (70%).
Torino: Camolese (40%), Colantuono (40%), altri (20%).
Udinese: Marino (50%), Del Neri (35%), Conte (15%).
JUVE, PER RANIERI L'ORA DEL DIKTAT - Tuttosport - Ora non si tratta più di aggettivi, ma di obiettivi, perché la questione non è decidere se la stagione della Juventus sia o meno « strepitosa » , come l’aveva definita Ranieri. Adesso sono stati piantati dei paletti precisi a delimitare il futuro del tecnico. Secondo posto e Coppa Italia sono la linea del Piave bianconera: farsi sorpassare dal Milan e fallire la conquista del trofeo significherebbero esonero per l’allenatore della Juventus, che in questo momento gode - comunque - del totale appoggio della società. Almeno a livello ufficiale, perché la fiducia deve essersi scalfita un pochino se ora esiste, concreta, l’ipotesi di un cambio in panchina a fine stagione.
LA MISSIONE - Insomma, Claudio Ranieri adesso ha un compito e il mancato svolgimento di questo potrebbe costare carissimo a lui e rappresentare un’enorme possibilità per qualcun altro. Ma chi?
IL RITORNO - Gian Piero Gasperini, per esempio, che è da sempre molto apprezzato e seguito nell’ambiente bianconero e non solo dopo la grande partita di sabato sera.
IL CAPITANO - Ma anche Antonio Conte compare nella lista dei preferiti dai dirigenti juventini. La sua assoluta “ juventinità” lo rende particolarmente gradito ai tifosi, ma il modo con cui sta conducendo il Bari fa sì che, anche sotto il profile tecnico, raccolga l’approvazione generale dalle parti bianconere.
REFERENZIATO - E Luciano Spalletti? Uno dei nomi caldissimi delle ultime ore è in lieve calo, anche se rimane uno dei papabili, se non altro perché ha su di sé la benedizione di Marcello Lippi.
BUFFON: "JUVE SPAPPOLATA DA CALCIOPOLI" - Tuttosport - L'Inter merita lo scudetto, sabato la Juventus deve comunque crederci «per dare una gioia ai tifosi e anche a noi giocatori», perché «arrivare secondo a quattro o cinque punti è meglio che secondi a 10 o 12». A quattro giorni sale la tensione per il big match di sabato tra Juve e Inter. Peccato però che molto probabilmente non sarà decisivo per lo scudetto, visto che il tricolore ha già preso la strada di Milano. La sincerità è sempre stata una delle doti umane principali di Gigi Buffon, e anche questa volta il portiere azzurro non si smentisce. Dopo Capello e Mourinho chi meglio di lui poteva partecipare al programma Chiambretti Night che ha come sottotitolo "solo per numeri uno", lui che numero uno lo è davvero?
A TUTTO CAMPO - È un Buffon a tutto campo quello che si presta alle domande a raffica di Piero Chiambretti. Parla di tutto: del momento della sua Juve, del suo passato («A scuola ero un somarello, anche se non ragliavo») e su Calciopoli lancia un'accusa che è quasi un anatema: «Ci hanno liquefatti, spappolati». Confessa perfino un risvolto inedito della sua carriera, una forte depressione che lo ha afflitto nel 2004, ma fa anche una promessa per il futuro. «Mi auguro di smettere prima dei 40 anni - dice - e anche di restare nel mondo del calcio. Credo di poter essere strumento per le giovani generazioni».
COLPA DI TUTTI - Ma l'oggi naturalmente incombe, e l'oggi è una Juve sempre seconda in classifica staccata però di dieci punti dai campioni d'Italia, colpa soprattutto degli ultimi due ko contro Chievo e Genoa, partire nelle quali Buffon ha dovuto incassare ben sei gol. «Ebbene sì sono diventato un colabrodo. In questo momento Julio Cesar è più forte di me, ma i portieri vanno a momenti. Noi della Juve ci siamo liquefatti, spappolati. L'Inter si merita quello che ha, ma non date non date la colpa solo alla difesa. Quando si prendono tanti gol le colpe sono sempre di tutti».
BATTAGLIA - Contro l'Inter sarà in ogni caso una Juve da combattimento. «Soccombere ancora come all'andata, anche se là io non c'ero, mi darebbe fastidio» continua Buffon. Il n.1 bianconero è uno dei campioni rimasto nonostante la retrocessione in B e quell'esperienza lui non riesce a dimenticarla. «A nessuno hanno fatto quello che hanno fatto a noi - dice ancora con una punta di livore -. È un dato di fatto. Non è stato facile ripartire». Calciopoli dunque c'entra ancora molto su quello che è diventata oggi la Juve.
ARBITRI - Ma, secondo Buffon, anche gli arbitri sono cambiati, anche se ancora gli brucia l'errore di Rocchi contro il Genoa («Io il fischio l'ho sentito»). «Dopo Calciopoli sono cambiati con le grandi, ora la sudditanza è quasi inesistente. In passato certe cose non accadevano molto a noi come ad altri. Ora per mostrare una certa trasparenza si eccede nel punire le grandi squadre». Buffon si sente ancora un giocatore da Juve, a cambiare maglia proprio non ci pensa. «Io cedibile? Non sono pronto - dice -. E poi non ho avuto proposte».
RANIERI - Quando è arrivato dal Parma è stato pagato 105 miliardi di vecchie lire: «Oggi a 31 anni valgo 50-60 milioni, sono stato quindi un buon investimento». Certo questa Juve non è come quella di Lippi. «Ranieri è bravo - dice l'azzurro - ma ha una squadra diversa da Lippi. Fa sforzi immani ma la strada è difficile». Nella sua carriera qualche rigore l'ha parato: «Ma fino a qualche tempo fa non ne subivamo - punge - ma perché stavamo sempre nella metà campo avversaria...».
DEPRESSIONE - Poi racconta la sua depressione e di come ne è uscito: «Mi ha aiutato andare a una mostra di Chagall a Torino. La vidi tre volte nello stesso giorno, mi ha fatto sentire meglio. Ma ho capito che ero guarito solo all'Europeo 2004 dopo la partita con la Danimarca, quello dello sputo di Totti. Dopo sono ripartito. Ora se ci penso dico che sono stato fortunato, ma mi sono preso anche dei rischi, se andava male chissà la critica... Si vede che c'è una giustizia divina».
ZANETTI SI PROPONE: "DATEMI 90 MINUTI" - Tuttosport - La squalifica di Marchisio e quella di Camoranesi hanno proiettato su Juve-Inter l’ipotesi di un centrocampo imperniato sulla deludente coppia Tiago-Poulsen, ma a fornire a Ranieri un’alternativa potrebbe essere Cristiano Zanetti. «Io sto bene, sono pronto per giocare.Anche novanta minuti», ha assicurato il trentaduenne toscano dopo l’allenamento. E proprio la partitella che ha chiuso la seduta di ieri ha rilanciato la sua candidatura per la gara contro i nerazzurri: inizialmente infatti Ranieri ha schierato il portoghese e il danese nella squadra con difesa e centrocampo “titolari”, ma nella seconda parte della sfida in famiglia ha rimescolato le carte, invertendo Zanetti e Poulsen. Il mediano protagonista dello scorso campionato in questa stagione è sceso in campo solo otto volte, fermato da un infinito infortunio alla coscia destra prima e da uno a quella sinistra poi: il secondo ko è arrivato il 31 gennaio contro il Cagliari, ma già da qualche settimana Zanetti si allena in gruppo e sembra pronto per giocare. Finora non lo ha mai fatto e schierarlo dal primo minuto potrebbe anche essere un rischio: visto che però lui stesso assicura di essere in forma (e gli allenamenti lo confermano), potrebbe valere la pena tentare. Anche perché il Poulsen visto contro il Genoa non ispira grande fiducia in vista del confronto con Stankovic, Cambiasso e compagni.
SISSOKO: "JUVE, TORNERO' FORTE COME PRIMA" - Tuttosport - Momo Sissoko oggi si è rivisto a Vinovo. Il francese è stato in Francia a curarsi, per vederlo in campo bisopgnerà aspettare la prossima stagione. Oggi ha salutato i compagni e ha parlato a Juventus Channel delle sue condizioni. E non solo: «Va meglio, ora sto bene. Posso camminare senza stampelle e spero di poter rientrare in campo per la fine della stagione per le gare di qualificazione Mondiale con la mia Nazionale».
«GRANDE JUVE NEL FINALE DI STAGIONE» - Momo soffre per il suo infortunio. Ma la prende con filosofia: «È da più di un mese che sono fermo. La vita è così ma ora mi interessa solo guarire al meglio e tornare il Sissoko di sempre. Star fuori non è mai facile, in questo periodo ho seguito le vicende dei miei compagni. Ora stanno vivendo un momento particolare ma sono sicuro che si riprenderanno e faranno un gran finale di stagione per riuscire a confermare il secondo posto».
CHI HA PAURA DI DIEGO? - La Stampa - E’ probabile che i tifosi della Juve non riescano a vedere Diego nel Werder Brema che domani giocherà in Coppa Uefa contro l’Udinese. Il brasiliano è bloccato da un dolore alla coscia, non si allena, potrebbe dare forfait anche se dice di non voler saltare «la partita più importante dell’anno», che potrebbe dare la spinta definitiva al suo arrivo in Italia. Quello che ha fatto vedere con l’Inter in Champions ma soprattutto con il Milan e l’Udinese in Coppa Uefa è bastato comunque a farsi un’idea del giocatore: non è il trequartista puro e frillino che veniva descritto, nè una seconda punta. In realtà Diego è una via di mezzo tra il regista che prende palla a centrocampo per impostare l’azione, il rifinitore che produce assist e il goleador. Insomma il brasiliano riunisce le caratteristiche che furono di Platini e non sembri una bestemmia anche se i livelli di intelligenza calcistica e di qualità pura sono molto diversi, almeno per il momento. Del resto il francese arrivò a Torino che aveva 27 anni e due Mondiali alle spalle, Diego ne ha soltanto 24 e la sua esperienza internazionale si ferma alle ultime Olimpiadi e alle due Copa America vinta dalla Seleçao. Ma cosa cambierebbe nella Juve con il brasiliano? E soprattutto chi può averne paura? Ranieri sembra si sia arreso a una scelta che, dicono, condivide poco, così come nell’estate scorsa fu tra quelli che misero i paletti all’arrivo di Xabi Alonso. Lo stratega del Testaccio caldeggiava l’arrivo di Silva che gli avrebbe permesso di sostituire Nedved senza stravolgere il modulo cui è affezionato. Un calciatore come Diego cambia invece l’assetto di una squadra costruita senza la regia a centrocampo e aggiunge il problema di consegnargli le chiavi del gioco: Diego è condizionante, ha bisogno di avere attorno a sè gente che lo assecondi e lo protegga, perchè in copertura frana che è un piacere. Si tratta di reinventare la Juve e il suo centrocampo. Un lavoro di riassestamento che può complicare la vita di Ranieri, sempre che il futuro sia ancora suo: Blanc e Cobolli hanno ripetuto che il tecnico non si tocca, gli ultimi eventi però li costringono a ragionare con più prudenza. Se fallisce la Coppa Italia e soprattutto se il Milan e magari il Genoa lo scavalcano nel finale, Ranieri non avrà dalla sua neppure il miglioramento in classifica rispetto all’anno scorso. La scelta di Diego può far pensare che la dirigenza scommette sul giocatore più che sul tecnico. Altri personaggi in apprensione. Uno è sicuramente Camoranesi che avrebbe dovuto fare il regista occulto in una Juve muscolare (quella dei Poulsen per intenderci) ma per tanti motivi ha fallito. Tira aria di sfiducia nei confronti dell’italo-argentino, l’espulsione di Gonova non lo aiuta. Con Diego, diventa difficile immaginare una formazione stabile con due punte e Camoranesi sulla fascia: nascerebbero problemi di equilibrio a meno che quest’ultimo non si adatti ad arretrare in un centrocampo a tre, più interditore che costruttore di gioco. Un’altra vittima sarebbe Sebastian Giovinco, perchè gli spazi, che già sono pochi, si restringerebbero ancora: bisognerebbe immaginarsi il suo impiego da seconda punta e non ci sembra il caso con il materiale di cui dispone la Juve tra gli attaccanti. Insomma il brasiliano non sarebbe un acquisto tatticamente indolore, e trascuriamo l’aspetto caratteriale. Ma qualcosa deve cambiare in una squadra che, così com’è, non può pensare allo scudetto e ancora meno alla Champions League.
CON DIEGO ARRIVA UN MEDIANO: PALOMBO O D'AGOSTINO - Tuttosport - La Juventus ha trovato l’accordo con Diego e conosce alla perfezione le pretese del Werder. In società considerano ormai conclusa la trattativa, ma si riservano ancora qualche giorno prima di finalizzarla. L’arrivo di Diego contempla il passaggio al 4-3-1-2, perché la Juve non ha nessuna intenzione di rinunciare alle proprie bocche da fuoco, vero punto di forza della rosa. Quindi il brasiliano sarà chiamato a inventare dietro a due punte, presumibilmente Iaquinta e Amauri, mentre alle sue spalle agirà un terzetto di centrocampisti a fare da diga. E qui veniamo alla novità: la Juve cerca anche un rinforzo in mezzo al campo da aggiungere agli unici due intoccabili: Momo Sissoko e Claudio Marchisio. Christian Poulsen infatti è stato bocciato da tempo e i tentativi di restituirgli un minimo di appeal (dandogli minutaggio, come contro il Genoa) si scontrano con un rendimento sempre più deludente. Considerazione valida, almeno in parte, anche per Tiago, a sua volta sul banco degli imputati per il rendimento offerto in questi due anni. Il portoghese si trova in una sorta di limbo, infatti la Juve sembra intenzionata a confermarlo, ma dubitiamo che di fronte a un’offerta importante resti della stessa idea. Poi ci sarebbe Cristiano Zanetti, giocatore di grande valore ed enorme fragilità, infatti nei ragionamenti sulla prossima stagione il nome del toscano non compare. Come arrivare comunque a un centrocampista di spessore? Sostanzialmente con il ricavato delle cessioni di Criscito e della seconda metà di Palladino. La Juve prima di definire l’acquisto di Poulsen aveva trattato Yaya Touré. Soltanto lo scorso autunno la pista era ancora praticabile, perché Touré si sentiva snobbato da Guardiola, ma la situazione in questi mesi è cambiata radicalmente, il maliano infatti viene schierato con continuità. Crescono così le quotazioni degli italiani, da Gaetano D’Agostino ad Angelo Palombo e potrebbe tornare in auge Alberto Aquilani, anche se le sue continue traversie fisiche rendono rischioso l’investimento. Circola anche il nome del parmense McDonald Mariga, acerbo ma di buoni mezzi tecnici.
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il 30/10/2024 alle 05:13
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