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IL RITORNO DEI CAMPIONI

Post n°1186 pubblicato il 14 Settembre 2007 da corsivo79

LA JUVE RILANCIA I SUOI BOMBER: FIDUCIA A DEL PIERO & TREZEGOL

Ranieri punta sulla voglia di riscatto di chi non ha brillato nelle gare internazionali. Per il match con l´Udinese il tecnico prova un centrocampo a quattro con Almiron, Nedved, Zanetti e il recuperato Nocerino. Dopo le delusioni in nazionale, Trezeguet e Del Piero lanciano la sfida a Di Natale. Tra gli abbacchiati pure Tiago e Andrade non schierati da Scolari. Ieri a Vinovo l´A.d. Blanc e il Ds Secco per ridare morale ai giocatori. Intanto esplode la Giovinco-mania: tutti pazzi per la "formica atomica" che ha incantanto con l'Under 21. E' l'erede designato di Del Piero.

OBBIETTIVO JUVE, DIMENTICARE LE NAZIONALI - Repubblica Torino - Umori alterni ieri alla Juventus. Ranieri ha recuperato gli otto giocatori prestati alle nazionali (Criscito, reduce dalla Under 21, era rientrato già nella giornata di mercoledì). Molti sono tornati con un muso lungo così. Tra i più abbacchiati, probabilmente, Trezeguet, dopo aver sprecato l´occasione di dimostrare a Domenech che aveva sbagliato escludendolo dalle sue scelte. Schierato al posto dello squalificato Henry, il bianconero non ha trovato la via del gol ed è stato tra i principali imputati per la disfatta interna della Francia, opposta a una non irresistibile Scozia. Disfatta che fra l´altro unisce l´Italia ai "blues" nella trama complicata della qualificazione agli Europei 2008. A Tiago e Andrade, forse, è andata ancora peggio. I due portoghesi tristi come il fado non sono stati impiegati dal tecnico Scolari nei due pareggi casalinghi contro Polonia e Serbia. Stesso destino per Chiellini, escluso da Donadoni nel doppio impegno dell´Italia, e per Del Piero, seduto in tribuna a Kiev, dopo la deludente prova fornita a San Siro contro la Francia. Per il capitano bianconero, domenica, si prospetta una sfida diretta contro colui che gli ha soffiato il posto in Nazionale. Quel Totò Di Natale che ha ripagato la fiducia del ct azzurro con una doppietta. E´ andata meglio a Camoranesi e Iaquinta, scesi in campo nella partita vinta in Ucraina. Ma l´unico che può sorridere pienamente di gusto è Buffon, fondamentale nel pareggio contro la Francia e nuovamente protagonista contro la nazionale di Shevchenko.
Ranieri punta sulla voglia di riscatto dei suoi, in vista dell´impegno di domenica prossima contro l´Udinese. Una partita da non sbagliare, per presentarsi da capolista al big-match contro la Roma, di scena domenica 23 settembre nella Capitale. I numeri dicono di una netta supremazia juventina contro i friulani. Nei trentatré scontri diretti sotto la Mole la Juventus ha vinto ben venticinque volte, mentre l´Udinese soltanto quattro volte. Cinque successi su cinque, per la Signora, negli scontri andati in scena nel mese di settembre. Ma c´è anche un incredibile 3-0, a favore dei friulani nel 1996/97, in un campionato finito però con il trionfo della squadra allenata allora da Lippi.  Ieri a Vinovo erano presenti anche l´ad Blanc, il direttore sportivo Secco e il team manager Pessotto. Hanno seguito la partitella in famiglia dalla panchina, sperimentando il modo forse banale ma efficace della presenza diretta, per dare responsabilizzazione e carica alla squadra. Assenti gli infortunati Boumsong e Marchionni. I reduci dall´Ucraina Del Piero, Trezeguet, Buffon e Camoranesi hanno preso parte a una seduta defatigante in palestra, mentre Iaquinta ha svolto un allenamento differenziato. Ieri il tecnico romano ha provato un centrocampo a quattro con Nocerino (recupero rapido, il suo), Almiron, Zanetti e Nedved. Il dubbio riguarda l´out destro: Camoranesi potrebbe essere impiegato al posto di Nocerino, sulla mediana, mentre in difesa si deve ancora sciogliere il ballottaggio tra Birindelli e il rientrante Salihamidzic. In questi giorni alla Juventus si gira intorno a tanti temi, forse anche per evitare di "incartarsi" nell´argomento Del Piero. Il rinnovo del contratto del capitano non è ancora firmato, le problematiche del giocatore crescono e si continua a parlare di amore reciproco ma si inizia a pensare che i grandi amori, anche e specialmente se veri, contengano il negativo delle grandi ripicche e delle grandi incomprensioni.
LA RIPRESA A VINOVO - Juventus.com - Da adesso Claudio Ranieri può pensare solo alla gara con l’Udinese. Il tecnico ha finalmente riavuto a disposizione tutti i suoi giocatori reduci dalle nazionali. Dopo Criscito, già tornato nella giornata di mercoledì, è stata la volta di tutti gli altri, impegnati nelle gare di Euro 2008. Buffon, Chiellini, Camoranesi, Del Piero e Iaquinta reduci da Ucraina-Italia, Trezeguet da Francia-Scozia e Andrade e Tiago da Portogallo-Serbia. Tutti e otto sono rientrati a Vinovo dove hanno sostenuto l’allenamento pomeridiano. Il conto alla rovescia verso la gara con i friulani proseguirà con due allenamenti mattutini nelle giornate di venerdì e sabato.
BOMBER ALTERNATIVI: DONADONI CONDANNA DEL PIERO - La Stampa - Nello stesso giorno in cui Francesco Totti ripiegava senza malinconia la maglia azzurra, Alessandro Del Piero annunciava con orgoglio di puntare al Mondiale 2010. Due sole partite, una trascinata in campo con la Francia, una ingoiata dalla tribuna a Kiev, hanno ridotto l’aspirazione a velleità, ricacciando Alex nel girone dei discussi, campione incapace di accettare il declino e non fuoriclasse senza tempo, rafforzato da una stagione in B. Un’opportunità buttata via, poi l’ennesimo confino: stupore e disagio per un part-time irreversibile, la sensazione che stavolta possa essere davvero finita nonostante l’assuefazione a critiche e rinascite. Del Piero s’era ritagliato gloria in Germania, dimenticando l’accanimento di Capello e ripagando l’antica fiducia di Lippi, s’era riproposto entusiasta con Donandoni, aveva accettato un ruolo innaturale e sgradito pur di giocare la rivincita di Berlino: non aveva calcolato il rischio, la nuova spallatadelle controfigure di provincia, perché la doppietta di Di Natale in Ucraina s’aggiunge a quella di Fabio Quagliarella in Lituania e così l’uomo che aveva sfrattato Baggio, cacciato l’ombra di Totti, respinto l’assalto di Cassano e retto (per ora) l’urto di Iaquinta, s’arrende ai campioni venuti dal nulla: meno talentuosi, egualmente vogliosi, sinceramente più efficaci. «Non è una bocciatura» chiarisce Donadoni, e sfida l’impopolarità rimarcando il suo giudizio: «A San Siro non ha fatto male». Poi, però, a parte uno spruzzo d’ironia («L’ho accantonato per darvi spunti, ci andrete avanti un po’ di giorni») ammonisce: «L’ho schierato ed è stato martoriato, adesso si discute sull’esclusione... non è mai semplice scegliere chi mandare in tribuna, ma a volte, le storie personali, rendono tutto ancora più difficile». Era scuro, Alex, racconta chi l’ha visto sfilare sui gradoni, arrampicarsi sino alla scomoda poltroncina. Più che arrabbiato per lesa maestà, non è il tipo, pensieroso per l’orizzonte azzurro che rimpicciolisce. «Non lo chiamaremo - spiega Riva -, non è un ragazzino che rischia di abbattersi. Capolinea? No, semplici alti e bassi: il futuro dipende da lui, da quel che saprà fare nella Juventus». Riprenderà a lottare, con la forza di sempre. Senza ribellarsi, pretendere, sbuffare, a meno di non voler individuare la polemica nel silenzio di Kiev e nel vuoto del sito internet, che registra solo il risultato. Ma si può individuare polemica in un campione che a fine gara stringe forte la mano a Di Natale? l’uomo che l’ha oscurato, l’ultimo esempio delle buone intuizioni di Donadoni talvolta annacquate da convocazioni e rotazioni vorticose: rispolverato Inzaghi, scovato Quagliarella, adesso rilanciato Di Natale. Pippo a parte, gol proletari e di scorta: confronti inediti e impietosi per Alex, l’ombra che torna ma non è più di Totti, è quella di uno scugnizzo diventato divo senza abbandonare la provincia, diventato il bomber principe della gestione Donadoni, capace di spintonare Alex quasi scusandosi («Lui è un fuoriclasse, un esempio per tutti i ragazzi che giocano a pallone») e pronto a sfidarlo ancora domenica in campionato: Juventus-Udinese sarà la sua passerella orgogliosa, mentre per Alex sancirà l’ennesima ripartenza. In buona compagnia, che di grandi bianconeri bastonati in Nazionale ce ne sono altri: pure Tiago è rimasto a guardare, Trezeguet no ma s’è beccato i fischi.
TUTTI PAZZI PER I 164 CENTIMETRI DI GIOVINCO, L'EREDE DI ALEX - Tuttosport - Il paragone potrebbe sembrare irriverente, ma insieme al coro di elogi per le prestazioni in maglia azzurra con l’Under 21 in molti hanno accostato le giocate di Sebastian
Giovinco a quelle di Alessandro Del Piero. Fantasia al potere, assist filtranti, gusto del tocco smarcante e ricerca dell’azione personale sono tutti elementi che hanno fatto grande il capitano della Juventus e che, in futuro, potrebbero portare Giovinco nell’Olimpo bianconero. A dispetto dell’altezza, appena un metro e 64, il campioncino gioca alla grande e sogna da grande. «Gli auguro di seguire le orme di Del Piero. Sicuramente possiede più fantasia di Alex» il giudizio lapidario di Dino Zoff che, in fatto di campioni piccoli, è un esperto avendo allenato Rui Barros, il portoghese della Juventus che non raggiungeva il metro e sessanta. «Aveva meno tecnica rispetto a Giovinco ma molto carattere e determinazione. Ed è quello che il giocatore dell’Empoli dovrà dimostrare. Le premesse sono buone, l’anno scorso si era mosso bene e quest’anno si sta ripetendo. L’altezza? La classe sopperisce alla statura, Maradona insegna... Certo che non dovrebbe essere relegato sulla fascia dove andare allo scontro fisico con il terzino può diventare un problema, meglio lasciarlo libero a centrocampo, in moda che possa esprimere le sue qualità». Alla Juventus, club proprietario del suo cartellino, gongolano per aver coltivato in casa il talento. «Non sono sorpreso, ma sono contento - osserva Ciro Ferrara, responsabile del settore giovanile -. Non ho certo bisogno di scoprire Giovinco, so che è in grado di fare qualsiasi cosa, quindi non mi stupisco. Sono però molto soddisfatto nel vedergli fare buone cose sia in Nazionale sia con l’Empoli che, sono convinto, sia un’ottima scelta. Lì hanno saputo coltivare giovani come Vannucchi, Tavano o nel passato Montella, Di Natale, Marchionni... Il limite dell’altezza? Potrebbe anche non essere un ostacolo alla sua carriera. Attenti, è piccolo ma è chiatto, cioè è bello largo e soprattutto non ha paura dello scontro fisico. Un nuovo Del Piero? E’ presto per dirlo, lasciamolo crescere con calma, anche perché lui è molto maturo. Ho notato come gestisce con saggezza i momenti felici e ho capito che saprà anche resistere negli inevitabili momenti bui». Ci sono aspettative, è normale, ma senza stress come sottolinea Gianluca Pessotto: «Se è un altro Del Piero lo scopriremo nei prossimi anni, ma visto il suo talento e quello che sa fare, è doveroso aspettarlo. In certi momenti della partita sa essere devastante, certo essere così minuto non sarà di aiuto...». Anche all’estero hanno scoperto il fenomeno Giovinco se è vero, come riportano i siti tedeschi rilanciando alcune indiscrezioni provenienti dalla Russia, che il Cska Mosca avrebbe intenzione di offrire 15 milioni di euro alla Juventus per il fantasista. La Juventus però se lo tiene stretto, parola di Jean Claude Blanc: «Ci fa molto piacere vedere che Giovinco gioca bene perché il nostro è un progetto a lunga scadenza, che guarda molto al futuro, un futuro in cui Giovinco farà sicuramente parte». Intanto in questa stagione toccherà a Gigi Cagni, tecnico dell’Empoli, gestire il piccolo gioiello, facendolo crescere e maturare. «So che può essere devastante, ma in Under 21 è una cosa, in serie A è un’altra. Il suo pregio è quello di non montarsi la testa, sa essere umile, guarda avanti per la sua strada lasciandosi scivolare addosso il resto. Vuole imparare e lavora sodo, ha sete di arrivare. L’altezza non è un problema, gliel’ho detto il primo giorno di ritiro: ognuno usa i propri mezzi nei contrasti fisici. Gli altri sono potenti? Ma avranno il problema di prenderlo per come sa essere rapido e agile». Cagni non si sbilancia però su quando lo farà debuttare da titolare dopo due spezzoni di partita: «Avrà lo spazio che si merita. Sa che deve guadagnarsi la maglia, non ci sono regali. Però stiamo parlando di un ragazzo di vent’anni che deve crescere piano piano. Non mettiamogli fretta, di meteore ne ho viste tante, ma non credo che sia il suo caso».
SEBASTIAN: "IL MIO CALCIO E' SOPRATTUTTO ISTINTO" - Tuttosport - Per lui parlano i numeri: 3 assist in 3 partite con la maglia della Under 21. Sebastian Giovinco, la Formica Atomica degli azzurrini, ha ancora una volta lasciato il segno, mandando in gol Acquafresca e contribuendo in modo tangibile al successo in Albania: l’Italia tutta ormai s’è accorta e ha scoperto il nuovo fenomeno al servizio di Casiraghi e Zola. Lui, ragazzo umile e persino un po’ timido, gira la gran parte dei meriti al modulo adottato dai ct: « Credo che il 4- 3- 2- 1 sia il sistema di gioco ideale per far fare bella figura a noi trequartisti, siamo facilitati nel mettere i compagni in grado di segnare » . Il lampo della Formica Atomica è stato uno sprazzo di luce, forse l’unico, nel buio spettrale di una gara mal giocata dagli Azzurrini: « L’assist per Acquafresca? M’è venuto così, d’istinto, io gioco molto con l’istinto. Dite che vedo le cose prima degli altri? Ma no, questo è esagerato, io gioco e basta... Per quanto riguarda la nostra prestazione qui in Albania, è vero, il primo tempo non l’abbiamo interpretato al meglio, eravamo troppo lenti, non riuscivamo mica a far girare la palla. Nella ripresa, invece, siamo migliorati un pochino e abbiamo approcciato la partita con maggiore reattività. Dobbiamo ancora migliorare, dunque, dobbiamo riuscire a far bene per tutta la gara, mica soltanto per un tempo. Abbiamo dimostrato sin da subito di essere un gruppo valido, con ragazzi che san dare del tu al pallone, anche se abbiamo davanti a noi ampi margini di miglioramento. Ora stiamo faticando un po’, questo è innegabile, ma il motivo è che la condizione fisica non è ancora al 100%. La squadra può dare e darà ancora di più, c’è tanto da lavorare a livello tattico, con la palla insomma. Da noi è però è giusto aspettarsi il massimo: siamo una squadra forte, lo ripeto, però ci sono anche gli avversari, non dimentichiamolo mai. Con l’Albania abbiamo sofferto perché loro sono una buona squadra, completamente trasformata rispetto a quella vista a Pontedera » . Per ciò che riguarda il suo futuro con il suo club, l’Empoli, la Formica Atomica ha le idee chiarissime: « Torno in Toscana con la voglia e la speranza di giocare sempre » , sperando che Gigi Cagni martedì alle 16 fosse seduto comodamente alla tv per apprezzare i numeri del suo baby gioiello. « Sia nell’Empoli che nell’Under 21 mi aspettavo di giocare, è vero, ma non credevo che mi venisse concesso tutto questo spazio. Nel mio club il ruolo in cui vengo impegnato è leggermente diverso da quello che occupo in maglia azzurra: Cagni adotta un 4- 4- 2 e quindi mi tocca partire da esterno, io poi tendo ad accentrarmi. Ma il mister ha il suo tipo di gioco e sono io che devo adeguarmi, comunque mi va benissimo anche partire largo, pur di giocare con la giusta continuità. Qui in nazionale, invece, credo di avere ripagato la grande fiducia che mi hanno dimostrato Casiraghi e Zola, ma devo continuare così, sennò tutto quanto di buono fatto finora sparirà in un colpo di spugna » . L’aiuto di Zola può essere fondamentale nella crescita professionale della Formica Atomica: « Dicono che il mister sia uno di poche parole. Mica vero, con noi parla molto, moltissimo. Per me è splendido, è un vero onore sentire la sua attenzione, ricevere i suoi consigli: solo ascoltandoli e facendone tesoro potrò fare il salto di qualità » . Tornerà alla Juve, certo che ci tornerà, per coronare il sogno di bambino: « Giocare con la maglia bianconera è il massimo per tutti, figuriamoci per un giovane come me » . E non si cruccerà se nei prossimi giorni non riceverà una telefonata da Blanc, Secco o Cobolli Gigli perché « per le telefonate c’è sempre tempo, io devo ancora dimostrare tantissimo. Per adesso mi basta l’affetto dei miei compagni d’azzurro e dei miei amici » . Quello con la Juve sboccerà, magari più presto di quanto non creda la Formica Atomica.
LA CONGIURA DELLE GRANDI, PRONTE A USCIRE DALLA LEGA - La Stampa - Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli vanno avanti da sole e come primo passo ieri si sono date appuntamento nella capitale. Mentre Matarrese a Milano vedeva tutte le società di serie B allo scopo di bloccare lo sciopero del campionato cadetto, Galliani, Cobolli Gigli, Moratti, De Laurentiis e Rosella Sensi in un albergo vicino alla Stazione Termini discutevano di diritti televisivi e della ripartizione delle risorse. Giallo sulla presenza del sottosegretario Lolli, la cui smentita viene contraddetta da altre fonti. «La Lega di via Rosellini può prendere tutte le decisioni che vuole, ma siamo noi la parte più forte della serie A e quindi agiremo per salvaguardare i nostri interessi», il messaggio dei club. La mancata elezione di Cobolli Gigli all’interno del Consiglio di Lega ha partorito una frattura che difficilmente verrà sanata. Galliani è deciso a portare avanti il suo progetto che è stato studiato nei minimi dettagli dall’ufficio legale che fa capo a Leandro Cantamessa. L’intenzione è di uscire al più presto dall’attuale Lega per non sottostare agli obblighi di mutualità disposti dall’attuale statuto. Il punto cruciale è la nuova legge sui diritti televisivi collettivi. Matarrese ieri di fronte alla seguente domanda: «Quando è stata programmata l’assemblea di serie A?», ha risposto con sarcasmo: «Meno si vede la serie A meglio si sta», facendo riferimento ai problemi che si sono creati a causa della mancata elezione di Cobolli Gigli ma non solo. L’idea di fissare Roma-Juventus al pomeriggio ad esempio non è piaciuta a molti club mediopiccoli. La protesta di Sky riassunta in una lettera recapitata in Lega tre giorni fa, infatti, è stata decisa. Di fronte alla possibilità di compromettere i rapporti con il canale di Murdoch, molti hanno fatto marcia indietro. Matarrese allora è stato invitato a non utilizzare la serie A come strumento di ricatto per ottenere denaro per la serie B. I posticipi e gli anticipi verranno fissati dall’intero Consiglio e non solo da lui.
La situazione è diventata esplosiva. Entro sette giorni il presidente di Lega ha promesso alla B che troverà l’accordo per la vendita delle partite. Si è fatta avanti nuovamente la Rai, ma allo stato attuale non c’è niente di concreto. Il problema più grave resta però il rapporto con i grandi club che stanno cercando di far leva sul governo per ottenere una ripartizione congrua delle risorse. Il ministro Melandri tra l’altro ha nuovamente sollecitato Matarrese a trovare al più presto un accordo ma al momento non ci sono le condizioni per prendere una decisione così delicata visto che evidentemente non esiste una maggioranza e neppure un Consiglio di Lega coeso.
QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DI VIA ROSELLINI - di andy64 - ju29ro Team - Il tempo è galantuomo e, ne sono certo, nobiliterà l'operato di 2 tra i migliori dirigenti del calcio italiano, Moggi e Giraudo, che la Juve ha avuto la fortuna di poter annoverare nel suo organigramma per volontà di Umberto Agnelli. Il "sistema" che ha voluto fortemente disfarsene oggi registra che il ruolo che avevano è vacante. Basta vedere quel pasticciaccio brutto accaduto in Via Rosellini, sede della Lega Calcio, il 4 settembre: la mancata elezione di Cobolli Gigli alla carica di Consigliere della Lega. La Juve ha perso due volte: la prima insieme a tutte le "grandi" che non avranno diritto di voto in Consiglio e la seconda perchè solo lei ha visto "bruciata" la candidatura del suo Presidente. Un danno d’immagine facilmente evitabile: non si offre la propria disponibilità e la faccia se non si è sicuri di avere i numeri per essere eletti. Cobolli afferma che non ha fatto campagna elettorale. Può permettersi di non farla chi non ne ha bisogno perchè si è conquistato, nel tempo, l'incondizionata stima e fiducia dei colleghi. Non è questo il caso. Cobolli che afferma di non avere fatto "campagna" provoca quasi tenerezza...persino per le elezioni per il capoclasse si fa campagna per essere eletti. Una bocciatura che fa male. Con Giraudo non era mai successo. Veramente è la prima volta dal dopoguerra che accadde alla Juve. La Juve con il "portafoglio" di oltre il 20% dei tifosi italiani, la Juve che attraverso i suoi tifosi fornisce il maggior contributo negli introiti che formano la "torta dei diritti televisivi", è assente da qualsiasi organigramma nelle istituzioni del calcio. Uno smacco per la proprietà della Juve che non vede apprezzata la sua "Smile Operation". Uno smacco per chi, Istituzioni comprese, chiedeva lo scorso anno alla Juve di bere dall'amaro calice lasciando balenare, come apprezzamento, il sicuro coinvolgimento nel "riscrivere le regole insieme". Ma uno smacco anche per le altre "grandi" che in un'ottica spartitoria da "Prima Repubblica del Pallone", tuttora vigente (altro che "venticello" signor Candido), avevano scelto "poltrone del potere" che non garantiscono, però, il diritto di voto in Lega su questioni per loro vitali come lo stabilire i criteri di divisione dei diritti televisivi. Galliani e Moratti, ingordi, hanno scelto il posto di Consigliere FIGC, Rosella Sensi è vice Presidente Vicario della Lega, tutti e tre non possono votare in Lega: avevano bisogno di Cobolli Gigli tra i consiglieri per far sentire la voce dei "grandi club" e completare la "spartizione". Non è riuscita e, ora, son tagliate fuori, pur rappresentando insieme al Napoli l'84% dei tifosi. Alcuni studi riferiscono che la Juve, per esempio, potrebbe rimetterci 30milioni l'anno. Con Giraudo non sarebbe successo, le alleanze si cercavano e si verificavano, i "legittimi interessi" dei grandi club erano tutelati. Di questo Giraudo è stato accusato come se fosse l'ultima delle nefandezze, ma questo è quanto fanno i manager avveduti, è quanto fanno anche i nostri governanti. La ricerca d’alleanze ed ampie convergeze non è reato esecrabile. Le "grandi" ed il "sistema" ora hanno visto tornare indietro il boomerang: i grandi gruppi editoriali che la scorsa estate hanno rappresentato il ruolo dell'accusa non sono "lontani" da chi amministra le grandi squadre, anzi, ne sono la protesi. Allora è prevalsa l'invidia, la voglia di "eliminare" la concorrente più forte, quella di dividersi le vesti della Signora, di scipparne scudetti e campioni, di indebolirla irrimediabilmente. Ci sono riusciti, ma hanno avuto la vista corta, come oggi è corta quella dei presidenti delle cosiddette "piccole squadre". Oggi scherniscono e sono pronti a lanciarsi famelici sulla "torta" ma se sapessero vedere lontano metterebbero in preventivo anche che quella torta, tra poco, potrebbe restringersi e diventare piccola, troppo piccola per tutti. Alla fine chi decide sono sempre i consumatori, i tifosi. Leggo e sento che molti non sono per nulla contenti che i soldi di un milione di tifosi della Juve, abbonati alle pay-tv, vadano divisi quasi equamente con chi garantisce alla "torta" un numero di abbonati nell'ordine delle migliaia. Chi lo ha detto che i numeri debbano sempre salire? Chi decide può scegliere di farli scendere.
LA FERRARI COME L'INTER? - di MaxLD - juworld.net - Le prime tre partite della stagione sono coincise con tre vittorie. Le prime due, molto convincenti, contro Livorno e Parma, la terza tirata per i capelli contro un Cagliari che ai punti avrebbe meritato se non i tre punti, almeno il pareggio. Una vittoria comunque importante, merito anche della classe del reparto offensivo della Vecchia Signora, di certo il punto forte di essa. A questo aggiungo anche le prestazioni di Sebastian Giovinco, che negli spezzoni disputati con l’Empoli e nelle partite giocate da titolare con l’Under 21 sta dimostrando di poter tranquillamente sostituire in prospettiva uno tra Del Piero e Nedved. Un pensierino a Foggia come futuro Pavel Nedved ?
Il reparto arretrato è invece da migliorare sia quantitativamente che qualitativamente. La società non ha assolutamente risposto all’appello dei tifosi che chiedevano a gran voce l’acquisto di un ulteriore difensore centrale. L’infortunio di Boumsong in amichevole con il Real Saragozza terrà il francese lontano dei campi per ben 2 mesi ; inoltre il giudice sportivo ha squalificato per quattro giornate Jonathan Zebina per l’episodio di Cagliari. Poche probabilmente, rispetto alle cinque di Pavel Nedved. Probabilmente il palazzo del calcio è consapevole del fatto che il ceco è un giocatore fondamentale, a differenza del giocatore transalpino che in genere provoca più danni che altro.  Anche la zona destra arretrata desta qualche perplessità : urge il recupero di Grygera, sulla carta il miglior terzino destro della rosa, in quanto le alternative si chiamano Birindelli, anch’egli non al meglio o adattare Brazzo e Nocerino in ruoli non propri. Troppe soluzioni di ripiego e poche certezze. Per il resto, abbandonata l’idea del 433 e fissato dunque il 442, bisogna infine trovare una posizione in campo che faccia rendere al massimo Tiago Mendes : il portoghese è bravo, tecnicamente nessuno lo discute, probabilmente la società avrebbe fatto meglio a prendere uno solo tra lui ed Almiron, tenendo Marchisio e utilizzando le stesse risorse per un difensore centrale. Ma, stando così le cose, sarebbe davvero un peccato che un giocatore così bravo, costoso sia in termini di cartellino che di ingaggio, si riduca ad essere una riserva. Dal punto di vista societario ci sono un paio di spunti interessanti che meritano un approfondimento. Sembra che durante l’ultimo gran premio sia stato esposto lo striscione “La McLaren come la Juve”.A livello di superiorità certamente si, a livello di colpevolezza le cose potrebbero stare in maniera decisamente diversa. Piuttosto, credo che la Ferrari si stia comportando come l’Inter. La supremazia di Alonso nel precedente mondiale e della McLaren in questo sono assolutamente fuori discussione. La dichiarazione del presidente Montezemolo che dà valore ad un eventuale mondiale a tavolino è totalmente fuoriluogo. Le informazioni tecniche in uno sport come l’automobilismo sono la base, l’eventuale circolazione illecita di esse non merita certo di essere trascurata. Si alla eventuale squalifica della McLaren. Si anche ad un eventuale assegnazione al secondo classificato. Ma un No chiaro, netto e preciso ad eventuali festeggiamenti, manifestazioni di gioia, di orgoglio, e soprattutto no a certi atteggiamenti e dichiarazioni che noi della Juventus conosciamo bene e che a lungo andare si ritorcebbero contro. La Ferrari non è l’Inter, è una squadra che negli ultimi anni ha vinto tutto, e non può ridursi ad atteggiamenti da perdenti. Aggiungo che per questioni di interessi economici, la decisione definitiva verrà sicuramente presa a fine mondiale, e che soprattutto non è da prendere in considerazione un’eventuale esclusione dai prossimi mondiali della Mc Laren se non verrà garantita la presenza di una squadra in grado di sostituirla. Vi sarà una soluzione di ripiego. In chiusura, per coloro i quali ancora si chiedono cosa sarebbe successo se la società fosse andata alla giustizia ordinaria, vi è una notizia molto importante. A seguito di una imprecisione regolamentare del campionato belga, l’Ur Namur, squadra di serie C, tramite azione legale dell’avvocato Luc Misson, famoso per la sentenza Bosman, ha provocato la sospensione dei campionati di serie B e C, dopo che il campionato era già iniziato. Misson rappresenta anche l’unico mezzo per ripristinare l’albo d’oro del campionato italiano di calcio, affinchè gli scudetti bianconeri vengano riportati a 29 come è giusto che sia. In bocca al lupo, dunque !!


 
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JOHN ELKANN
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Il nipote dell'Avvocato punzecchia tecnico e giocatori
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