JUVENTUS

CORAGGIO CAPITANO!

JUVENTUS, ITALIA E CONTRATTO:
I GIORNI AMARI DI ALEX DEL PIERO

Relegato in panchina da Ranieri, escluso da Donadoni e scaricato dalla Juventus: Alessandro esterna la sua amarezza sul proprio sito: "Mi dispiace non fare parte del gruppo di Italia-Georgia. Passerà anche questa". Il suo futuro si decide a gennaio: se non troverà l’accordo sul rinnovo fra 3 mesi potrebbe già cercarsi un’altra squadra. I siti e i tifosi dei forum bianconeri lo difendono: "E' la nostra bandiera, non si tocca!". Anche Buffon lo incoraggia: "Ci siamo sentiti, non è al top della felicità però ne ha superate talmente tante che anche stavolta ne uscirà da vincitore". Intanto esplode la Iaquinta-mania. Gol e sacrificio, così Vincenzo ha stravolto tutte le gerarchie.

I GIORNI AMARI DI ALEX - Repubblica - «Passerà anche questa» ha detto Alessandro Del Piero agli amici appellandosi al lato zen del suo carattere, quello che gli ha permesso di passarne, e di vederne passare, tante altre. Intanto il capitano (spesso non giocatore) della Juventus tiene le antenne dritte perché si sta accorgendo che ci sono situazioni da approfondire, ombre su cui indagare, persone da capire. Ne ha passate tante, ma forse un momento come questo ancora no, un momento nel quale si intrecciano tre problemi indipendenti tra loro eppure intrecciati, che si accumulano sulle sue spalle. C´è la nazionale che l´ha lasciato a casa, c´è un allenatore che lo mette frequentemente in panchina (già due volte su sette, e due volte su cinque non ha finito le partite cominciate da titolare), c´è una società che indugia a rinnovargli un contratto in scadenza imminente, c´è insomma un fuoriclasse che sta lentamente defilandosi dal centro del mondo in cui ha sempre vissuto. «Mi dispiace non fare parte del gruppo di Italia-Georgia», ha scritto ieri sul suo sito senza invece fare accenni alle sue esclusioni juventine, un argomento assai più scabroso da commentare e soprattutto da decifrare. Con Donadoni, invece, il rapporto è più schietto: il cittì gli ha telefonato domenica pomeriggio, prima di diramare le convocazioni, spiegandogli che lo avrebbe lasciato a casa senza tuttavia chiudergli definitivamente le porte azzurre. Con Donadoni il dialogo c´è, anche se molto spesso le opinioni non concordano. E del resto era stato lo stesso Del Piero a mettersi in dubbio dicendo (prima al cittì e poi in pubblico) che con l´Italia avrebbe giocato solo da punta - e che era con le punte che avrebbe voluto mettersi in concorrenza - e non più da trequartista, o da centrocampista esterno. Donadoni, stavolta, ha scelto altri attaccanti, anche perché il ruolino di marcia dello juventino non è esaltante: una sola rete, due assist e un rigore sbagliato. Secondo Alessandro, anche la fortuna sta remando contro, ripensando ai due pali colpiti con l´Udinese o alla paratona di Doni in Roma-Juve: un paio di reti in più avrebbero cambiato giudizi, umori e forse anche formazioni e convocazioni. In ogni caso, Del Piero ha accettato la decisione del selezionatore azzurro, ma continua a sentirsi in corsa per l´Europeo: sa che le scelte si faranno tra inverno e primavera e confida che quelle saranno stagioni migliori di questo balordo autunno. Quel che invece tormenta Del Piero è il suo rapporto con la Juventus, perché anche lui si è accorto - come qualsiasi osservatore esterno - che non c´è corrispondenza tra fatti e parole che lo riguardano. Ranieri prima lo battezza "Il Calcio" ma poi lo esclude senza spiegazioni «perché io devo allenare, non parlare, e immagino che Del Piero stia come Olivera e Tiago». La società lo blandisce con parole dolcissime, definendolo campione, bandiera, simbolo, pietra miliare del progetto e via enfatizzando, ma poi affronta con cinica (e assolutamente legittima) freddezza il negoziato per il rinnovo del contratto, proponendo decurtazioni solo a lui dopo aver distribuito aumenti a chiunque li avesse chiesti. Che il rendimento di Del Piero, in queste prime giornate, sia piuttosto deludente è abbastanza chiaro e questo sta suggerendo riflessioni a dirigenza e tecnico, ma ciò che sorprende è che nessuno, all´interno della Juventus, abbia il coraggio di ammettere l´esistenza di questi dubbi: perciò viene il sospetto (anche al numero 10, evidentemente) che le parole non corrispondano ai pensieri. In qualche modo lo ha anche detto: se c´è un calo di fiducia, lo si ammetta. Nel giro di due settimane verrà fissato il quarto incontro per la discussione del contratto, quando i bluff verranno smascherati. Da una parte e dall´altra.
ALEX E LA NAZIONALE: "MI DISPIACE". NERVI TESI COL CLUB - La Stampa - S’incartano, e già erano tendenti allo stallo, i colloqui per il rinnovo del contratto di Alessandro Del Piero: il prossimo incontro arriverà fra due settimane, ma nel frattempo le giornate di gioco hanno distribuito assi solo alla società. Dovendo la trattativa pesare poco la storia e molto la cronaca, un gol in sei partite non è la miglior risposta a chi, già dall’estate, aspettava di verificare la tenuta agonistica e fisica del numero dieci. Scontato poi che la mancata convocazione in Nazionale è una spia accesa: «Mi dispiace di non fare parte del gruppo azzurro per Italia-Georgia», s’è limitato a dire Del Piero, sul sito web. «Ci siamo sentiti - ha detto ieri Buffon a Sky - sicuramente non sarà al top della felicità però ne ha superate talmente tante che anche stavolta ne uscirà da vincitore». Resta però il quiz dello stipendio: di quello si discute, legittimamente, da una parte e dall’altra. La Juve, già concesso il biennale, non si sposterà di un millimetro, insistendo sulla riduzione dell’ingaggio. Così, Del Piero dovrà accettare due condizioni. Una scritta, la seconda no, ma ormai intuibile, riguardo all’utilizzo in campo. Il club propone fra i 3 e i 3,5 milioni di euro, al posto degli attuali 4,9; e sul prato potrebbe non essere più assicurato quel posto da attaccante sempre amato. Per non trovarsi fuori zona aveva spedito un ultimatum a Roberto Donadoni: «Mai più da centrocampista in Nazionale». Figurarsi a casa propria, nella Juve. Potrebbe capitargli. Con un Iaquinta così, in un modulo a due punte, per Del Piero la panchina diventa una scomoda probabilità e nel tridente, formato Roma, ad Alex verranno sempre più spesso richieste prestazioni da trequartista. L’età, o la forma attuale, ne hanno scalfito la rapidità del dribbling, non il talento dei piedi che, dietro le punte, potrebbero innescarle bene. Accettarlo, tocca a lui.
IL CAPITANO MEDITA DI LASCIARE TORINO - Il Giorno - DEL PIERO e la Juventus, fine dell’idillio? A quanto pare, sembrerebbe proprio di sì. Il rinnovo del contratto non arriva, la società pare l’abbia scaricato, Ranieri da una parte e Donadoni dall’altra gli preferiscono Iaquinta. E lui? Dopo 15 anni di onorata militanza al servizio di Madama a portare la croce, fra gioie e dolori, trionfi (13 titoli in bianconero più un campionato del mondo) e infortuni (a Udine, l’8 novembre 1998 quello più grave), con in mezzo qualche incomprensione (vedi Capello) e la serie B (lui era in prima fila, molti altri invece hanno pensato di abbandonare la nave che affondava), sta valutando seriamente – e dolorosamente - di trovarsi un’altra sistemazione, togliendo il disturbo. Sicuramente non in Italia (il Milan era solo una provocazione), magari all’estero, forse in Giappone, in Inghilterra, in Spagna o addirittura oltreoceano, ai Los Angeles Galaxy di David Beckham.  EBBENE SÌ, Pinturicchio potrebbe lasciare la Vecchia Signora alla fine della stagione, accordandosi con un’altra squadra già a gennaio come prevede l’articolo 17 del regolamento Fifa per i giocatori in scadenza di contratto. I prossimi giorni saranno fondamentali, forse decisivi. Le parti dovrebbero incontrarsi la prossima settimana, e sarà dentro o fuori. Quasi sicuramente non ci saranno fumate grigie. O arriva la firma, o il manager, il fratello Stefano, sarà autorizzato a prendere contatti altrove. Il problema non sembrano essere i soldi (4 milioni) o la durata (due anni), ma piuttosto le garanzie tecniche che il capitano chiede e che la società non se la sente più di dargli. Di mezzo c’è il futuro della Juventus e a quanto pare, Del Piero non rientrerebbe più nei piani della dirigenza, desiderosa di guardare avanti, magari acquistando giocatori giovani (in passato si vocifera di veti su Antonio Cassano e Giuseppe Rossi), che siano in grado di garantire quello che Del Piero a 33 anni non riesce più a dare con continuità.  E COSÌ il capitano è deluso, amareggiato, avvilito. Non sente più la fiducia della società e quella di Ranieri. Lui vorrebbe urlare al mondo tutta la delusione, la rabbia e la frustrazione. Ed invece, nel momento forse più buio della sua esperienza in bianconero, con la società trincerata nel silenzio, lui da gentleman, da campione assoluto, preferisce abbassare i toni e direttamente dal suo sito internet carica i compagni di Nazionale: «Mi dispiace non far parte del gruppo azzurro per Italia-Georgia. In bocca al lupo, Italia». E come se non bastasse con spirito di gruppo e di attaccamento alla maglia preferisce tornare al match del “Franchi”: «Torniamo con un pareggio da Firenze, piazza storicamente difficile per la Juventus, con un pizzico di rammarico visto che eravamo ad un passo dal bottino pieno. Avevamo approfittato della poca lucidità e stanchezza della Fiorentina (è dura giocare le Coppe) disputando una gara attenta e volenterosa. Un po’ di sfortuna non è mancata: una volta in vantaggio non ci è riuscito l ko e al penultimo assalto viola abbiamo subito il pareggio».  INTANTO la Juventus riprenderà la preparazione oggi pomeriggio. La squadra svolgerà la prima seduta della settimana in vista dell'amichevole in programma venerdì a Berna, quando Del Piero e compagni si troveranno di fronte lo Young Boys, una delle formazioni più titolate della Svizzera. Tra gli altri si ritroveranno a Vinovo, proprio il numero 10 bianconero e Trezeguet, non convocati per gli impegni europei dai rispettivi commissari tecnici così come Grygera e Tiago. Mancheranno, invece, Gianluigi Buffon, Giorgio Chiellini e Vincenzo Iaquinta, chiamati da Donadoni. Pierluigi Casiraghi, ct dell'Under 21, ha invece convocato Domenico Criscito che sarà impegnato venerdì a Chieti contro la Croazia e martedì 16 ad Atene contro la Grecia.  La settimana sarà importante anche per verificare le condizioni di Marchionni e Camoranesi. I due giocatori vanno verso il recupero, dopo gli infortuni rimediati rispettivamente durante la preparazione estiva e nella sfida contro l'Udinese, e già la settimana scorsa avevano lavorato sul campo con i preparatori atletici.
ZAMBROTTA INCORAGGIA DEL PIERO - La Stampa - «Del Piero? Non l’ho sentito, ma credo che comunque sia abbastanza grande per superare un momento buio come questo come ne capitano nella carriera di un calciatore». Gianluca Zambrotta, oggi a Milano per la presentazione dell’iniziativa "Fair play team", prova a rincuorare l’ex compagno di squadra. «Credo sia in grado di poter superare questi momenti con grande professionalità, come ha sempre fatto - ha aggiunto - Ronaldinho? Anche lui ha avutodei momenti difficili ma li ha superati e credo che non voglia andare via da Barcellona». L’esterno blaugrana si è detto poi contento dell’avvio di stagione della Juventus, seconda assieme alla Roma, a tre punti dall’Inter capolista. «Fa un certo effetto rivederla in quelle posizioni, mi fa piacere che sia vicina alla prima in classifica - le parole di Zambrotta -. È una sorpresa perchè nessuno poteva pensare che arrivasse così in alto. Mi auguro con tutto il cuore che possa vincere lo scudetto e credo ne abbia le possibilità anche se è ancora presto».
IAQUINTA IL SOVVERSIVO: ORA E' LUI MISTER JUVE - La Stampa - Gliel’ha ripetuto chissà quante volte, papà Giuseppe, di non mollare mai: «Allenati e stai zitto, e vedrai che i risultati verranno». Deve averlo imparato bene, Vincenzo Iaquinta, che facendo viaggiare fisico e determinazione dietro quelle parole ha triturato tutte le categorie, dall’Interregionale alla A, mettendosi la maglia della Juve e quella di campione del mondo. Il consiglio di papà s’è ormai fatto comandamento, che l’attaccante ripete quasi sempre: non per taroccata modestia, ma per ricordarsi sempre la fatica macinata per arrivare fin qui. «Nessuno mi ha mai regalato nulla - ripete - e so che devo continuare a lavorare, sempre». Usa le stesse parole da precario, Iaquinta, anche se con addosso la nuova maglia ha piantato quattro gol in quattro partite, anche se ha rubato il posto ad Alex Del Piero, anche se ieri sera s’è presentato al ritiro della Nazionale di Coverciano e il numero dieci no. Quella professione da seconda punta non è mai stata comoda, per nessuno, da quando agli occhi dei fedeli bianconeri il volto del capitano è diventato l’effigie del club. Da quelle parti si sono fulminati in tanti, da Miccoli a Di Vaio, tutta gente poi costretta a emigrare. Mica facile far meglio di quel Del Piero, impossibile abbatterne il simbolo. Ci riuscì Ibrahimovic, con l’avallo di Capello, ma poi Calciopoli ripianò le cose. L’ultimo bruciato fu Valeri Bojinov, costretto a mesi di panchina. L’iconoclasta, adesso, sta diventando Iaquinta, per la società e, soprattutto, per Claudio Ranieri: a Firenze, in una di quelle partite che tutti vogliono giocare, dentro un assetto a due punte, l’ex Udinese c’era, Del Piero, no. Tutto qui. Ovvio, sentenze ne arriveranno ogni domenica, ma le motivazioni dei primi responsi non sono banali: per ora Iaquinta, gol a parte, garantisce decisamente più sostanza a chi gli gira attorno. «Là davanti siamo tutti ottimi giocatori - raccontò l’attaccante al raduno, l’11 luglio - e come sempre deciderà l’allenatore. Noi non dobbiamo essere invidiosi, sennò succedono casini». Almeno, parità di trattamento: «Con Del Piero partiamo alla pari - disse ancora - poi dipenderà da cosa faremo in allenamento e nelle partite». L’unico a non aver mai avuto dubbi resta papà Giuseppe, 50 anni, che ancora sta in Emilia, a Reggiolo, dove arrivò 33 anni fa dalla Calabria: «Ho sempre avuto fiducia in Vincenzo - raccontava ieri - perché è un bravo ragazzo, uno che si è sempre impegnato, senza mai protestare». Sul futuro mestiere di calciatore del figlio, ci avrebbe scommesso: «Quando aveva quattordici anni e mezzo fece un anno nelle giovanili del Brescia, dove c’era anche Pirlo, e mi convinsi che aveva talento. Sarebbe diventato un giocatore». Non aveva timori di panchina, Giuseppe, neanche un minuto dopo la firma con la Juve: «Da papà, e da primo tifoso di Vincenzo non sarò obiettivo, ma lui è uno da Juve. Anche se lo mettono in panchina, come pure è successo a Udine, lui non fa casino e si allena. É uno testardo e, soprattutto, non è presuntuoso. Dà sempre il massimo, e alla fine gli allenatori se ne accorgono». Papà lo segue ovunque: «In casa e in trasferta, ormai sono diventato gobbo marcio anch’io. E pazienza se, adesso, gli amici mi prendono in giro. Ho sempre fatto il tifo per le squadre di Vincenzo». Pure rischiando, come domenica a Firenze, con lo stadio vietato ai tifosi bianconeri. «Certo che ho esultato, quando ha segnato: ero in tribuna laterale e quelli attorno, tutti della Fiorentina, mi hanno guardato storto e poteva pure finire male. Poi gli ho spiegato che quello era mio figlio e hanno capito. Meno male». Ieri sera, arrivando a Coverciano, Iaquinta ha speso di nuovo parole per Del Piero («mi auguro trovi un accordo»), così come l’aveva elogiato in estate: «Dobbiamo tenere il gruppo unito, come al Mondiale: basta prendere esempio da Del Piero, che spesso è partito dalla panchina senza mai dire “a”». Alex dovrà ripetersi, con questo Iaquinta, ma alla Juve.
BUFFON LASCIA IL FRANCHI NEL BAGAGLIAIO DELL'AUTO - Dal sito Goal.com apprendiamo che il 'povero' Gigi Buffon, portiere della Juventus, forse spaventato dagli animi agitati dei tifosi gigliati a fine gara, visti gli errori arbitrali che avevano sfavorito la loro squadra, ha lasciato lo stadio in una maniera alquanto scomoda. Gigi, che non era assieme alla squadra col pulman della società in quanto doveva rimanere a Firenze per presentarsi poi al ritiro azzurro a Coverciano, ha pensato bene di evitare eventuali gesti inconsulti da parte di qualchuno dei tifosi viola che sostavano davanti ai cancello dell'impianto e per questo ha lasciato lo stadio nascondendosi all'interno del bagagliaio di un Suv bianco. Incredulo l'autista che quando ha chiesto al portierone bianconero come mai mettesse le sue borse sui sedili posteriori anziché nel bagagliaio, si è sentito rispondere: "No, lì mi ci metto io". Detto e fatto: i 193 centrimetri di portiere bianconero si sono rannicchiati nel bagagliaio, continuando a firmare autografi finchè il portello non è stato chiuso.
NUMERI BIANCONERI - juventus.com - A Firenze è sfuggito di un soffio un successo che poteva proiettare i bianconeri da soli al secondo posto. Ma si sono aggiornati tanti dati statistici che juventus.com vi presenta.
1: i gol a partita di Trezeguet e Iaquinta. I due attaccanti stanno viaggiando a ritmi altissimi. Il francese ne ha realizzati 7 in altrettante gare, l’ex Udinese, 4 su 4.
3: i bianconeri sempre scesi in campo. Si tratta di Buffon, Nocerino e Trezeguet. Non solo hanno preso parte a tutte le 7 gare di Serie A, ma anche a quella di Coppa Italia.
3: i rigori a sfavore in campionato. Quello di Firenze ha seguito i due di Cagliari alla seconda giornata. La Juventus, insieme a Genoa, Livorno e Roma, guida questa classifica.
6: gli anni passati dall’ultimo 1-1 a Firenze. Risaliva alla stagione 2001/02. Segnarono Trezeguet e Nuno Gomes.
7: i gol in campionato di David Trezeguet. Per la prima volta non ha segnato in trasferta (gli era successo a Cagliari, a Roma e nel derby), ma resta leader dei cannonieri insieme a Ibrahimovic, anche lui senza reti nel weekend. Salgono a 6 Totti e Kakà, entrambi autori di una doppietta.
8: gli anni di imbattibilità a Firenze. La Juventus non perde nel capoluogo Toscano dal dicembre 1998, 1-0 con gol di Batistuta. A Torino, gli anni salgono a 18: ultimo ko nel 1988, si giocava ancora nel vecchio Comunale e in gol con i viola andò Roberto Baggio.
16: i gol segnati in campionato. L’attacco bianconero resta il più prolifico, anche se è stato raggiunto da quello dell’Inter e avvicinato da quello della Roma, ora a 15. La rete di Iaquinta a Firenze è stata solo la numero 3 realizzata nei primi tempi, restano 13 quelli nella ripresa.
18: le gare di imbattibilità in trasferta in Serie A. L’ultima sconfitta risale al campionato 2005/06, un 3-1 in casa del Milan.
26: i pareggi a Firenze nei campionati a girone unico. Il segno X è diventato quello uscito con maggior frequenza, superando le vittorie della Fiorentina (25) e quelle bianconere (18). In totale sono ora 44 in 137 partite in A.
62: i gol in Serie A di Iaquinta. Ai 4 con la Juventus, vanno aggiunti i 58 con l’Udinese.
525: le presenze in bianconero di Alessandro Del Piero. Il capitano si avvicina a grandi passi a Beppe Furino, secondo nella classifica di tutti i tempi con le sue 528. In testa resta Gaetano Scirea a 552.
VERGOGNA INTER: IL SITO ESALTA I 40 GOL DEI PULCINI AL PERGOCREMA. LA FIGC: "SGRADEVOLE" - La Stampa - «Pulcini A: l’Inter ne fa 40 al Pergocrema». Il sito dell’Inter, quasi in tempo reale, domenica pomeriggio ha riportato la vittoria dei piccoli nerazzurri elencando tutti i marcatori. Identico risalto è stato dato a tutte le altre squadre del settore giovanile. La differenza l’hanno fatta il numero di gol (40!) e l’enfasi data alla notizia. Il responsabile del settore giovanile del Pergocrema, Stefano Ghisleni, con grande signorilità si è limitato a dire: «Dispiace che l’Inter abbia dato importanza a questo risultato, ma sono certo che non volevano offenderci». E infatti l’Inter si difende proprio ribadendo questo concetto: «Non volevamo mancare di rispetto a nessuno. Ogni settimana pubblichiamo tutti i risultati dei nostri ragazzi perché per noi sono importanti quanto quelli della prima squadra». L’incidente di percorso ha creato qualche imbarazzo. Il presidente nazionale del settore giovanile e scolastico Massimo Giacomini, ad esempio, ha colto l’occasione per ribadire la filosofia dell’attività di base: «Si gioca per divertimento, il risultato non deve aver alcun significato. Il nostro obiettivo è formare ed educare i nostri giovani atleti». Sulla scelta dell’Inter Giacomini dice: «Evidentemente un risultato del genere è diventato una curiosità e credo che sia stato utilizzato per questo scopo, non per prendere in giro l’avversario. Onestamente non mi è mai capitato di sentire un punteggio del genere». Poi però ha aggiunto: «Non gradiamo molto situazioni di questo tipo perché dopo una sconfitta così pesante può nascere un senso di umiliazione per gli sconfitti». Roberto Samadem, responsabile dell’attività di base nerazzurra, all’opposto, ridimensiona il tutto: «È difficile spiegare a dei bambini di 10 anni che non bisogna infierire sull’avversario. I bambini sono sinceri, spontanei, se possono far gol, lo fanno, non si fermano prima. Soltanto quando sono più grandicelli capiscono il senso della misura». Anche Ghisleni è dello stesso parere: «Una settimana fa l’Atalanta ha battuto l’Albinoleffe per 21-1 e non ho sentito polemiche. I bambini si divertono sempre, sia in caso di vittoria che di sconfitta. Sono i genitori che ci restano male».
E RISCHIANO PURE LA SQUALIFICA PER GLI STRISCIONI RAZZISTI - Repubblica - «Napoli fogna d´Italia». «Partenopei turbercolosi». «Ciao colerosi». Tre striscioni vergognosi a San Siro, esposti nella curva nord degli ultrà interisti. Per Moratti, questi striscioni sono solo «inutili, piuttosto incoraggino la squadra che lo merita». Ma secondo il legale del Napoli, Mattia Grassani, dovrebbero portare alla squalifica di San Siro. Deciderà il giudice sportivo. Ma c´è anche una denuncia alla procura della Repubblica e giovedì deciderà già l´Osservatorio: probabile che anche per la tifoseria interista scatti il "cartellino giallo". Al primo incidente, trasferte vietate. Oggi, intanto, verrà presa una decisione per le due gare a rischio del 21 ottobre, Livorno-Lazio e Roma-Napoli. Niente porte chiuse all´Olimpico ma forse trasferte off limits per i tifosi di Lazio e Napoli.