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Messaggi di Dicembre 2014

Frankly, my dear, I don't give a damn

Post n°463 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da isolde6

Ok, scrivo.

Eccomi qui, ci sono.

Magari non gliene importa niente a nessuno, anzi certamente è così e magari qualcuno commenterà con un elegante:"Frankly, my dear, I don't give a damn".

Comunque non importa.

Sono tornata qui perchè mi andava di farlo, tutto qui: non certo perchè ritengo che tutti/tanti stiano ad aspettare le mie stupidaggini.

Esattamente come ero sparita perchè avevo bisogno di smettere, di stare un po' per conto mio, magari leggendo gli altri blog, perchè no.

Ciao a tutti.

orme sulla sabbia

 
 
 

la voce

Post n°462 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da isolde6

 

La voce DI PASCOLI

C'è una voce nella mia vita, 

che avverto nel punto che muore; 

voce stanca, voce smarrita, 
col tremito del batticuore: 
voce d'una accorsa anelante, 
che al povero petto s'afferra 
per dir tante cose e poi tante, 
ma piena ha la bocca di terra: 
tante tante cose che vuole 
ch'io sappia, ricordi, sì... sì... 
ma di tante tante parole 
non sento che un soffio... Zvanî... 
Quando avevo tanto bisogno 
di pane e di compassione, 
che mangiavo solo nel sogno, 
svegliandomi al primo boccone; 
una notte, su la spalletta 
del Reno, coperta di neve, 
dritto e solo (passava in fretta 
l'acqua brontolando, Si beve?); 
dritto e solo, con un gran pianto 
d'avere a finire così, 
mi sentii d'un tratto daccanto 
quel soffio di voce... Zvanî... 
Oh! la terra, com'è cattiva! 
la terra, che amari bocconi! 
Ma voleva dirmi, io capiva: 
- No... no... Di' le devozioni! 
Le dicevi con me pian piano, 
con sempre la voce più bassa: 
la tua mano nella mia mano: 
ridille! vedrai che ti passa. 
Non far piangere piangere piangere 
(ancora!) chi tanto soffrì! 
il tuo pane, prega il tuo angelo 
che te lo porti... Zvanî... - 
Una notte dalle lunghe ore 
(nel carcere!), che all'improvviso 
dissi - Avresti molto dolore, 
tu, se non t'avessero ucciso, 
ora, o babbo! - che il mio pensiero, 
dal carcere, con un lamento, 
vide il babbo nel cimitero, 
le pie sorelline in convento: 
e che agli uomini, la mia vita, 
volevo lasciargliela lì... 
risentii la voce smarrita 
che disse in un soffio... Zvanî... 

Oh! la terra come è cattiva! 
non lascia discorrere, poi! 
Ma voleva dirmi, io capiva: 
- Piuttosto di' un requie per noi! 
Non possiamo nel camposanto 
più prendere sonno un minuto, 
ché sentiamo struggersi in pianto 
le bimbe che l'hanno saputo! 
Oh! la vita mia che ti diedi 
per loro, lasciarla vuoi qui? 
qui, mio figlio? dove non vedi 
chi uccise tuo padre... Zvanî?... - 
Quante volte sei rivenuta 
nei cupi abbandoni del cuore, 
voce stanca, voce perduta, 
col tremito del batticuore: 
voce d'una accorsa anelante 
che ai poveri labbri si tocca 
per dir tante cose e poi tante; 
ma piena di terra ha la bocca: 
la tua bocca! con i tuoi baci, 
già tanto accorati a quei dì! 
a quei dì beati e fugaci 
che aveva i tuoi baci... Zvanî!... 
che m'addormentavano gravi 
campane col placido canto, 
e sul capo biondo che amavi, 
sentivo un tepore di pianto! 
che ti lessi negli occhi, ch'erano 
pieni di pianto, che sono 
pieni di terra, la preghiera 
di vivere e d'essere buono! 
Ed allora, quasi un comando, 
no, quasi un compianto, t'uscì 
la parola che a quando a quando 
mi dici anche adesso... Zvanî...


 
 
 
 

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E tutto insieme, tutte le voci,
tutte le mete, tutti i desideri,
tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male,
tutto insieme era il mondo.
Tutto insieme era il fiume del divenire,
era la musica della vita.

~ Hermann Hesse - Siddharta ~

 

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