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LA FENICE

post fata resurgo

 

 

... una botta di nostalgia

Post n°16 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da la_fenice00

Una botta di nostalgia.
Stavo guardando su Google Maps dove era ubicato un locale sui Navigli, quando senza rendermene conto mi sono ritrovato a percorrere in modalità street view la via Ascanio Sforza. Così ho rivisto i ponti di ferro, i barconi, i locali… Ci ho passato circa sette anni in quella zona, tutti i sabati sera eravamo lì, che fosse estate o inverno, seduti da qualche parte ad ascoltare musica dal vivo o mangiare un panino a mezzanotte. Alcuni locali non ci sono più, trasformati in qualcosa d’altro, mentre altri sono ancora lì a testimoniare il passare del tempo. La Locanda del 91 non c’è più, mentre ci sono ancora il Nati Stanchi e il barcone del Cristal, dove andavano le primissime volte che uscivamo insieme. Anche la Pizzeria dei Nomi di via Gola non c’è più, mentre il Camarillo Brillo non so che fine abbia fatto. Spesso si andava al Last Blast dove c’era un tizio che cantava e suonava la chitarra dal vivo. I suoi pezzi forti erano le sigle dei cartoni giapponesi, Jeeg Robot e Daitarn 3, riadattata in versione lenta.

Dall’altra parte, invece, sull’Alzaia Naviglio Grande c’era il Bar Stazione, l’Osteria del Pallone, la risoteca L’isola Fiorita  e, in Vicolo delle Lavandaie, El Brellin… e tanti altri posti dove ho passato parecchie ore e di cui non ricordo più il nome. È passato tanto tempo, la memoria vacilla un po’…E ancora, il Dylan Pub dove si beveva un drink verdastro chiamato zombie, e Al 113, un piano bar che diventò il nostro locale preferito per almeno tre, quattro anni.

Anche adesso mi capita di andare in qualche locale a fare un aperitivo. È cambiata la zona, sono cambiati i locali. Ricci, Cafè Milano, Exotic, Virgin, Subway… ma non è più come prima.

 

 

 


Daitarn, Daitarn, Daitarn
Daitarn, Daitarn, Daitarn
Uno per tre, e tre per uno perché,
insieme noi
usciamo sempre dai guai,
e difendiam la terra,
dall'ombra della guerra,
il nostro cuore batterà,
per la libertà.
Intrighi e loschi piani
dei mostri disumani,
il nostro raggio spazzerà nell'immensità.
Daitarn, Daitarn,
arriva già il nemico scatta,
ma tu ci sei amico, Daitarn,
evviva Daitarn 3
Daitarn, Daitarn,
per noi tu sei davvero forte,
per noi tu sei davvero grande,
evviva Daitarn 3
Noi siamo un trio all'erta e pieni di brio,
seguiam la scia se un meganoide ci spia,
e il mechpatrol che ci porta,
nell'occhio all'avventura,
verso l'ignoto corre e va
come un fulmine,
e in aria si trasforma
in un robot che ha un'arma,
ha l'energia solare che
é invincibile.
Daitarn, Daitarn,
arriva già il nemico scatta,
ma tu ci sei amico, Daitarn,
evviva Daitarn 3
Daitarn, Daitarn,
per noi tu sei davvero forte,
per noi tu sei davvero grande,
evviva Daitarn 3


Daitarn 3 - I Micronauti


 
 
 

... 42

Post n°15 pubblicato il 29 Novembre 2014 da la_fenice00

Alice “Per quanto tempo è per sempre?”
Bianconiglio “A volte, solo un secondo”
(Lewis Carrol - Alice nel paese delle meraviglie)

 

42.
Ovunque tu sia, un bacio.

 

Tutte queste luci
tutte queste voci
tutti questi amici
tu dove sei!?
Tutto questo tempo
pieno di frammenti

e di qualche incontro
e tu non ci sei...
Tutte queste radio
piene di canzoni
che hanno dentro un nome
ecco chi sei..!
Non ti sai nascondere per bene...

Quante volte sei passata
quante volte passerai
e ogni volta è sempre un colpo all'anima
Tutto questo posto
forse troppo visto
deve avere un guasto
tu non ci sei
tutte quelle case
piene di qualcuno
e fra quei qualcuno...
tu con chi sei!?
Tutte queste onde

pronte a scomparire
resta solo il mare
quanto ci sei
Non ti sai nascondere davvero...
Quante volte sei passata
quante volte passerai
e ogni volta è sempre un colpo all'anima
quante volte sei mancata
quante volte mancherai
un colpo al cerchio ed un colpo all'anima
Quante volte sei passata

quante volte passerai
e ogni volta è un colpo sordo all'anima
Quante volte sei mancata
quante volte mancherai 
un colpo al cerchio ed un colpo all'anima
all'anima

 

 

 


Un colpo all'anima - Ligabue

 

 
 
 

... queste persone, ognuno a modo loro, mi hanno raddrizzato tante giornate storte

Post n°14 pubblicato il 26 Novembre 2014 da la_fenice00

 

“Gli amici entrano ed escono dalla nostra vita come fattorini attraverso le porte girevoli di un hotel”
(Stephen King - Stand by me)


Un giorno ho fatto una considerazione: un grande dolore apre la mente e ti costringe a guardare le cose alle quali prima non davi importanza. Le persone, soprattutto. Ce ne sono alcune che ho rivalutato e altre che ho abbandonato al loro destino perché non mi danno niente. Non mi davano niente neanche prima, ma forse non me ne accorgevo, oppure non mi interessava saperlo. Adesso invece la separazione è netta. Tagliare i rami secchi. Sono noiosi, saccenti, fanno battute idiote, nessuno glielo chiede e ti raccontano i loro scazzi personali. Poi li incontri in corridoio e ti danno una pacca sulla spalla come a commiserarti, come se ti dicessero “Io ci sono”.

Gli amici veri, invece, sono ben altro. Prima fra tutte D. l’unica tra i tanti sul lavoro a tendermi una mano quando ne avevo bisogno. Se non sono affogato è soprattutto merito suo. Mi ha fatto sentire considerato in un momento in cui ero completamente disconnesso dal mondo reale e da quel momento le cose hanno iniziato lentamente a cambiare. Non ha dovuto fare grandi cose, mi ha semplicemente invitato in mensa con il suo gruppo e per me è stato come rinascere. Ho ripreso a mangiare, a parlare con qualcuno, accennare a un sorriso. Poi sono arrivati gli inviti per Natale, le uscite serali, gli happy hour. D. la conosco da 25 anni e mi piace perché è una persona diretta che ti dice le cose in faccia e soprattutto perché sa esserci quando hai veramente bisogno. Se per caso ti comporti da stronzo non te lo manda a dire. Quando ha iniziato a invitarmi con la sua compagnia le ho detto “D. sei mia amica da venticinque anni, le cose me le puoi dire in faccia… non sei obbligata a invitarmi con i tuoi amici, non mi hai adottato. Se ti devi sentire in obbligo, non farlo. Se ti fa piacere chiamami, ma non farlo per pietà o per dovere”  E lei rispose “Lo faccio perché mi sento di farlo, perché sei mio amico, non per obbligo” Quante volte mi è arrivato un suo sms durante una crisi serale, oppure una telefonata dopo che avevo appena smesso di piangere. Magari solo per augurare la buonanotte o per chiedermi come stavo… ma così importanti da avere il potere di riuscire a spezzare, anche solo per un momento, la catena del dolore e farmi sentire parte di questo mondo. Sono frasi, sono momenti, che uno non si scorda…

Fuori dall’ambiente di lavoro ci sono A., M. e G. e ognuna di loro, a suo modo, mi ha aiutato a guardare avanti e rialzarmi tutte le volte che sono caduto.
A. è stata la migliore amica di mia moglie, la sua confidente più stretta… ore e ore al telefono a parlare, oppure ferme sulle scale di casa a scambiarsi confidenze. Non pettegolezzi da comari, ma cose serie. La malattia di F., la situazione di suo papà malato di Alzheimer, di quanto soffrissi io. Alcune cose F.  non me le ha mai dette perché sapeva che mi sarei intristito ancora di più, avrebbe solamente aggiunto sofferenza a sofferenza… Le ho sapute solamente dopo da A. come ad esempio che mia moglie a un certo punto aveva capito che non c’era più nulla da fare… e chissà che altro, perché A. non mi ha detto tutto, sicuramente vincolata da un giuramento fatto a F.  Me lo ha detto chiaramente “Io di più non posso dirti. F. mi ha detto tante cose su di lei e su di te, del vostro amore immenso, di quanto vi amavate, ma ho fatto una promessa e intendo mantenerla” Non ho mai insistito e non sono più tornato sull’argomento perché rispetto la volontà di mia moglie. Non mi sono mai sentito messo da parte per questa sua scelta. Anzi, credo che la sua scelta sia stata dettata da un ultimo atto d’amore nei miei confronti per non farmi soffrire ancora di più. Oggi A. continua a chiedermi come sto. Come sto veramente, come sto dentro. Mi chiede dello psicologo, della compagnia che frequento, dei miei tentativi per cercare di raddrizzare questa vita e quando mi vede abbattuto mi dice sempre “Ricorda quello che ti ho detto, se non sbaglio c’è una persona che vuole che tu viva la vita”. Non si è mai permessa di dirmi “devi fare così, devi fare cosà”, si è sempre limitata a suggerire, a farmi vedere le cose in una prospettiva diversa, un po’ come fa lo psicologo. A volte la speranza si può trasmettere anche attraverso delle semplici parole.

M. è mia cugina e vive sul lago Maggiore. Ogni giorno telefonava a F. prima in ospedale, poi a casa e infine alla Vidas. Mi è stata vicina fino all’ultimo, mi ha sentito piangere e bestemmiare durante le nostre lunghe telefonate della domenica sera. Mi ha consolato e mi ha sgridato, mi ha scosso quando ne avevo bisogno e mi ha mandato a fanculo quando era il momento di farlo. Non si è mai trincerata dietro il pietismo da due soldi, ma fin dall’inizio mi ha costretto a guardare la realtà ripetendomi tante volte “La F. non torna indietro, fattene una ragione. Vuoi che ti dica che domani torna a casa? Lo sai che non è così. Non torna più”  Quante lacrime durante quelle telefonate! Ma mi è servito, avevo qualcuno con cui potevo parlare di F. potevo tirare fuori il mio dolore, potevo sfogarmi.

G. la conosco da 15 anni, ci siamo conosciuti perché entrambi avevamo un cane che portavamo fuori prestissimo alla mattina. Per un po’ ci siamo persi di vista, poi ci siamo ritrovati in occasione del funerale di F. Adesso ci vediamo al sabato e alla domenica al parco con i cani, facciamo colazione insieme, ogni tanto una pizza alla sera. L’ho aiutata a sistemare il computer, le ho dato consigli su quale tablet comperare, le ho insegnato a usare facebook, siamo andati a fare qualche giro insieme. È perennemente incazzata con il mondo, ma dopo il quarto d’ora iniziale di scazzi contro l’intera umanità, torna normale e sa anche ridere. Mi ricordo che al funerale mi disse “Quando te la senti telefonami, io per te ci sarò sempre” Per uno come me, che vive la mia situazione, diventa importante sapere che alla domenica può contare su qualcuno che lo aspetta al parco per scambiare due parole, bere un caffé, decidere se uscire a mangiare una pizza. Spezza la monotonia, ti fa sentire vivo, ti aiuta a sopportare giornate che altrimenti sarebbero piatte. Una volta mi sedevo sulla panchina e piangevo disperatamente, completamente schiacciato dal senso dell’abbandono, adesso la storia è cambiata un po’.

Queste persone, ognuno a modo loro, mi hanno raddrizzato tante giornate storte e senza saperlo mi hanno asciugato tante lacrime. Una telefonata, un invito, un consiglio… basta veramente poco per far sentire nuovamente considerata una persona che vive sulla propria pelle il senso dell’abbandono. Perché è questo che si prova quando si perde la persona amata. I punti di riferimento sui quali si è costruita la propria vita vengono annullati, ci si sente smarriti, incapaci di affrontare la realtà, tutto viene deformato e nulla appare più come era prima. Il dolore costringe a riflettere, a guardare le cose in modo differente, a prendere decisioni che mai ci saremmo sognati di affrontare. La vita, come si conosceva prima, non esiste più. Adesso c’è una nuova vita tutta da costruire, una nuova strada da percorrere senza però sapere dove ci porterà. È un cambiamento che investe ogni settore della tua vita, uno tsunami che ti scuote dentro l’anima, lasciandoti addosso la consapevolezza che alcune decisioni saranno dolorose per le persone che ti vogliono bene e altre ti renderanno impopolare agli occhi di molti. Ma non mi interessa, a costo di diventare antipatico non torno sulle decisioni prese. Una volta che si è superata la linea di non ritorno si può solo andare avanti, costi quel che costi.

 


 

Il mio secondo tempo - Max Pezzali

 

 
 
 

... vivi sempre nel momento, cogli il giorno e tanto amore, cogli i fiori di lillà

Post n°13 pubblicato il 04 Agosto 2014 da la_fenice00

 

Tengo la televisione accesa anche se non la guardo. Spesso faccio altro, scrivo, navigo in rete, leggo. Ogni tanto sollevo lo sguardo verso lo schermo, seguo per un momento la trasmissione, poi torno a occuparmi delle mie faccende. È una compagnia, un dolce sottofondo che mi aiuta anche a dormire.

Qualche tempo fa, non ricordo il canale e nemmeno se fosse un film o altro, ebbi modo di sentire questo dialogo, due semplici battute scambiate tra una donna e un uomo:

  “Perché ci hai messo tanto?”
“Non trovavo la strada”

Restai folgorato, tanto che le trascrissi subito sul notes per non dimenticarle. C’era dentro una storia, anche se ancora non riuscivo a vederla e in più mi suggeriva l’idea del viaggio. C’era qualcuno che aspettava e qualcuno che era arrivato in ritardo perché si era perso. Mi piaceva. Tutti abbiamo qualcuno che ci aspetta, qui o altrove, e tutti abbiamo una meta nella nostra vita e può capitare di perdere l’orientamento.
 

Più recentemente mi sono imbattuto in una canzone di Alberto Fortis del 1979, “La sedia di lillà”. Bella e triste ha fatto subito breccia nel mio cuore perché tocca alcuni argomenti che ho vissuto personalmente. Ognuno ci può vedere quello che vuole, darle il senso che preferisce, io le ho dato il mio e l’ho subito associata a quelle due battute sentite in TV tempo fa. Qual è il nesso? Eeh… quello che preferite, naturalmente.

Buona vita, e alla prossima chi vuole.


 La sedia di lillà

 Stava immobile nel letto, con le gambe inesistenti
e una piaga sulla bocca, che seccava il suo sorriso
mi parlava rassegnato, con la lingua di chi spera
di chi sa che è prenotato sulla sedia di lillà
Ogni volta che rideva, si stracciavano le labbra
e il sapore che ne usciva era di stagione amara
le sue rughe di cemento lo solcavano di rosso
prontamente diluito da una goccia molto chiara
"Penso troppo al mio futuro" mi diceva delirando
"penso troppo al mio futuro, penso troppo e vivo male,
penso che fra più di un anno cambieranno i miei progetti
penso che fra più di un anno avrò nuove verità,
tu non farmi questo errore vivi sempre nel momento,
cogli il giorno e tanto amore, cogli i fiori di lillà"
"Quanti amici hanno tradito" continuava innervosito
"quanti amici hanno tradito per la causa dell'Amore"
Sono andato a casa sua, sono andato con i fiori
mi hanno detto che era uscito, che era andato a passeggiare
ma vedevo un'ombra appesa, la vedevo dondolare
l'ombra non voleva stare sulla sedia di lillà


La sedia di lillà - Alberto Fortis

 
 
 

... la vedi la cameriera? Ha l'iPhone 5 perchè è andata a letto con il padrone

Post n°12 pubblicato il 01 Luglio 2014 da la_fenice00

Domenica sera. Happy hour nel solito locale. Gruppo di sette persone, i soliti affezionati. Chiacchiere in libertà e foto di rito che finiranno su facebook. Le donne si fotografano le scarpe, non ho mai capito il perché. Foto dei cocktail, foto del cibo. Sono seduto vicino a D., mia amica da venticinque anni. Conosce tutta la mia storia, quello che ho passato e quello che ho dentro. Una delle poche persone che mi è stata veramente vicino. A un certo punto mi dice “Perché non provi con i siti d’incontri? Non devi per forza trovare quella da scopare, ma tanto per conoscere qualcuna, poi magari ci esci. Fossi in te ci proverei”
È proprio convinta. Io sorrido “D., sono tutti a pagamento e poi ho già provato. Ti raccomando la fauna… Badoo, Lovepedia… avevo anche trovato una di Sesto San Giovanni, 53 anni, maestra di inglese”
“Ah… e allora?”
“Allora non mi trovo a dialogare con la chat, io ho bisogno di parlare. Con sta tizia ci siamo scritti per tre giorni, ma non era interessata e alla fine mi sono cancellato” “Ma uno come te che è così bravo a scrivere…”
“Eh, non mi trovavo, non aveva nemmeno messo la foto. Con chi cazzo continuo a parlare se poi scopro che non mi piace? Le chat non mi convincono”
“Io lo so che tu cerchi quella per la vita, ma oggi non è più come una volta, trovare gente con dei valori è difficile. La vedi la cameriera? Ha l’iPhone 5 perché è andata a letto col padrone. Capisci come funziona, oggi?”
Guardo la cameriera, avrà poco più di vent’anni. Il padrone intorno ai sessanta, o forse più. Ma come si fa? Cretina lei che ha accettato e che sarà sempre ricattabile se vuole mantenere il posto, ma lui..! Approfittarsi della sua posizione di potere con una ragazzina!
“Allora, mi hanno detto che nei supermercati si trova” La mia amica questa sera è inarrestabile. “Ci sono un sacco di single che si conoscono facendo la spesa. All’Esselunga… ma tu non vai mai a fare la spesa…”
Rido, mi vengono in mente le tecniche da manuale di seduzione. Il supermercato è un luogo gettonatissimo “Alla prima che vedo le chiedo di consigliarmi una scatola di piselli…” 
“Ma no, vi vedete, le chiedi un consiglio sulla spesa, due parole, la saluti. Poi torni la settimana dopo, stessa corsia, la rivedi, ciao ciao, numero di telefono”
Sono basito. Ma davvero funziona così? Ma cosa mi sono perso in questi anni?

Il giorno dopo cerco su google ”Supermercati per single” e qualcosa viene fuori Alcuni anni fa, l’Esselunga di viale Papiniano si era guadagnata la nomina come luogo d’incontro per single perché ci bazzicavano alcune modelle, ma ha più l’aria di essere una leggenda metropolitana. C’è anche un articolo di Donna Moderna che spiega come riconoscere il single maschio che fa la spesa. Orario tra le 19 e le 20, dopo il lavoro Niente carrello, ma cestello pieno a metà di confezioni monodose, merendine e dolciumi. Niente pannolini e assorbenti perché indicatori di famiglia. Assenza di verdura e frutta perché cibi deperibili. Ma dai! Provo anche a tornare su Badoo, alcune foto e commenti si possono vedere anche senza essere iscritti. Comincio il tour. La fauna è sempre quella, trans, gente offline da tempo, ritratti photoshoppati, commenti da bar, un sacco di selfie di uomini con gli addominali in bella mostra e nickname che sono un programma: Succhio, Lingua di Velluto, Verotrans, Donnatrav (starà per travestito?) E poi molte straniere, brasiliane, dell’est, nere.
Non è cambiato nulla.

 

 
 
 

...

Post n°11 pubblicato il 27 Maggio 2014 da la_fenice00

 

 

27 maggio, è passato un anno.

Come ho fatto a rimanere in piedi?
Stasera ho ricevuto un invito a uscire, ma ho detto di no.
Questa volta no, stasera sono suo.


 

Adagio - Tomaso Albinoni

 

 
 
 

... abbracciare qualcuno significa accoglierlo

Post n°10 pubblicato il 07 Maggio 2014 da la_fenice00

 

 

"Abbracciami. Stringimi forte" (F.)

 

Ci sono gesti che toccano il cuore.

Una telefonata quando hai avuto una giornata storta, un SMS con scritto “ti voglio bene”, un invito a uscire quando il mondo sembra essersi dimenticato che esisti, una carezza che ti asciuga le lacrime. Tanti gesti, ciascuno con il proprio significato, ma uno è in assoluto quello che ti fa sentire più considerato, quello che fa la differenza, che ti fa sentire ancora vivo. Un abbraccio.

Abbracciare qualcuno significa accoglierlo, sostenerlo, non farlo sentire solo. Un abbraccio annulla la distanza. Un abbraccio può salvare la vita. A volte

 

 

 


 

Life on Mars - David Bowie

 
 
 

... sono empatica, avverto le vibrazioni

Post n°9 pubblicato il 15 Aprile 2014 da la_fenice00

Un giorno mi è girato per la testa di iscrivermi a una chat.
Se ne sente parlare, si vede la pubblicità in tv, magari abbiamo un amico che l’ha provata. Ma perché no? Questo mondo misterioso dove reale e virtuale si mescolano e si confondono, dove chiunque può essere chi vuole, nascosto dietro l’anonimato di un nickname… Volevo farmi un’idea definitiva e vedere quante persone sarei riuscito a conoscere, ovviamente donne perché di amici maschi che parlano di calcio, figa e formula uno ne ho già fin troppi.
Così vado su Google e digito “Chat gratuite” e ne escono un fottio, ma di gratuito hanno solo l’iscrizione. Tutti gli altri servizi, come messaggiare, visualizzare i profili degli altri utenti, inviare regalini virtuali, sono a pagamento. Da utente ospite non potete fare niente ma i siti in questione vi garantiscono un ambiente cordiale e pulito dove socializzare con i singles più belli d’Italia è facilissimo. Sia che abbiate 20 anni o 60, c’è già qualcuno online che vi aspetta. Il tutto garantito da foto che ritraggono coppie bellissime che hanno coronato il loro sogno d’amore. Basta mettere una foto, compilare il vostro profilo e dichiarare cosa cercate. Uomo cerca donna, donna cerca donna, uomo cerca uomo e donna cerca uomo. Tutti gli orientamenti sono garantiti, a portata di clic. E-darling, Meetic, Eliana Monti, Badoo, più tutte le chat marcatamente erotiche dove è possibile, dicono loro, scopare donne brutte (!), trovare mature vogliose a un chilometro da casa, fare sesso entro un’ora dall’iscrizione.
Alla fine, dopo averne scartate molto, scelgo Lovepedia, che è veramente gratis. Non si paga nulla, tutti i servizi sono gratuiti, ma ogni due minuti un video pubblicitario vi appare sul monitor… vabbè, ma è gratis!
Mi iscrivo, compilo il profilo, metto una foto, scelgo il nickname e mi fiondo nella chat. Ho deciso di rimanere iscritto un mese per vedere quante donne riesco a conoscere.
Per chattare, però, bisogna essere invitati da qualcuno. Bisogna cioè aspettare che qualcuno che abbia visto il vostro profilo e l’abbia trovato interessante, decida di conoscervi. Il motore interno permette di restringere il campo di ricerca. Basta inserire la città e l’età del partner ed ecco comparire una lista di fotografie di donne con nick improbabili, alcune corredate di fotografie e alcune senza. A propostito delle foto… alcune sono smaccatamente photoshoppate, altre sono riprese in lontananza in modo che non si riesca a distinguere ne il viso ne il corpo, poi ci sono le brasiliane e quelle ritratte in pose osè tanto da instillare il dubbio che siano escort. Comincio a sentire puzza di bruciato, ma non mi scoraggio. Voglio vedere, una volta tolti i trans e le mignotte, con quande donne normali riesco a dialogare.
Il primo giorno passa così, con un nulla di fatto.
Il secondo giorno vado a vedere un po’ di profili e provo a invitare una certa LadySunny in chat. La foto sembra ritoccata però bella è bella e bionda quanto basta. Aspetto un po’ ma non succede niente, LadySunny è online ma non mi caga neppure di striscio. Giro ancora per i profili e noto che il sistema mi notifica un messaggio: qualcuno ha guardato il mio profilo. Che LadySunny ci abbia ripensato? No, si tratta di Light28 che mi scrive “Grazie per il contatto”. Torno sul suo profilo per rinfrescarmi la memoria e noto che non ha la fotografia… Ahia! Leggo la sua descrizione. Fisico atletico, capelli castani, altezza 1,60. Amante dei balli latini e dello shopping. Le scrivo due righe “Grazie di avermi risposto, se lo desideri possiamo passare in chat”. Passa un minuto e arriva un altro messaggio”Va bene”.
Uaù! Ho il mio primo invito. Improvvisamente mi assale un dubbio: e adesso che cosa le racconto? Di cosa si parla in chat? Come ti chiami, da dove scrivi, cosa ti piace fare? Mamma mia che banalità… Non ho tempo di pensare ad altro che il pallino della chat diventa verde e finalmente si comincia…

... a bestemmiare. Ogni due minuti sullo schermo compare un video pubblicitario che oscura la chat. Questo è lo scotto da pagare perché Lovepedia resti gratis. Ci presentiamo con i nostri veri nomi.” Ciao, sono R.”, “Piacere, F.” Riesco a dialogare con Light28 quel tanto che basta per farmi un’idea di chi sia, o almeno di chi dice di essere. Insegna a scuola, abita poco fuori Milano, va in palestra, si definisce empatica e amante delle buone maniere. Quando scopre che sono lì principalmente per dialogare quasi s’incazza. “Io non sono qui esattamente per chiacchierare” risponde un po’ piccata. Tradotto significa “Non ho voglia di perdere tempo con te” Va bene, giochiamo a carte scoperte. Le chiedo  “Tu cosa cerchi? Sesso? Relazione duratura o amicizia?” Passano un paio di minuti e arriva la risposta “Credevo di essere stata chiara, spero che tu abbia letto il mio profilo”Sì, certo, l’ho letto, ma non me lo ricordo. E se vado a leggerlo adesso le comparirà una notifica col mio nome… bella figura di merda. Cerco di ricordarmi qualcosa, metto insieme qualche frase, mi arrampico sui vetri ma riesco a rabbonirla e scopro che è su Lovepedia per cercare una relazione stabile. Chattiamo ancora un po’ e le racconto di me, tralasciando gli aspetti più personali. Le descrivo il mio lavoro, i miei passatempi, come trascorro le giornate. Lei risponde a monosillabi, un po’ evasiva. Certo. Bene. Giusto. Sono empatica, avverto le vibrazioni.
Passa un’ora e mezza in cui parliamo senza in realtà dirci niente di importante. Ci diamo appuntamente per la sera dopo e ci salutiamo. Questa chat mi sta sfufando e Light28 mi sembra poco propensa a instaurare un dialogo per il solo piacere di parlare, ed è anche un po’ rompicoglioni.
La sera dopo ci troviamo puntuali intorno alle 22. Principalmente scrivo sempre io, ma faccio fatica a esprimere concetti in tre righe. Il discorso viene spezzettato, non mi trovo. Le domando “Perché hai accettato il mio invito?” Risponde “Mi ha colpito il modo in cui ti sei posto. Il tono” Resto sbalordito. Dopotutto ho solo detto “Grazie di avermi risposto”. Ma che razza di gente popola le chat se per fare colpo basta dire grazie? Le chiedo ancora “Perché non hai messo la fotografia?”
“Perché non vedo la necessità di farmi vedere da tutti. Quando ritengo che ci sia abbastanza feeling, sarò io a proporre uno scambio di numeri di telefono e di fotografie ed eventualmente un incontro reale”
Aahhh… rimango perplesso. Ma se quando mandi la foto non dovessi incontrare i gusti estetici della controparte, allora sì che avresti perso tempo. Lo penso, ma non glielo scrivo, altrimenti temo che si scateni un altro scazzo di dimensioni bibliche. Lei vive di sensazioni ed emozioni, si descrive come una che sa quello che cerca ed è molto quadrata in proposito. E anche molto convinta.
Le racconto ancora qualcosa di me, ma questa volta spingo un po’ sull’acceleratore, voglio vedere come reagisce. Le dico che ho avuto una relazione molto lunga che è finita male e che questo è un periodo un po’ così. Mi risponde con frasi di circostanza, capisco che l’ho spiazzata e la sento distante. Ho l’impressione che stia scappando. La saluto e stacco.
Questa chat mi convince sempre meno. E anche Light28

Per due giorni non la cerco, tanto so che al venerdì va a ballare e al sabato c’ho i cazzi miei da fare. Mi ricollego alla domenica pomeriggio, tanto per vedere se trovo qualche messaggio e invece noto che lei è già in chat. Probabilmente sta parlando con qualcuno, perché al mio messaggio mi risponde dicendo di attendere cinque minuti. Attendo e puntuale si presenta in chat. Saluti di circostanza e domanda di rito “Come hai passato il weekend?” Mi racconta che è andata a ballare, ha corretto un po’ di compiti, ha sistemato la casa. Quando tocca a me le racconto la mia domenica noiosa. Sono anche un po’ giù, colpa del periodo storto per i motivi già citati. Cambio velocemente discorso e le chiedo da quanto tempo si trova su Lovepedia.“Qualche mese” risponde. Continuo “Che impressione ti sei fatta” E qui mi spiazza affermando “Qui o nella vita reale poco cambia”  Ma come… io faccio una fatica tremenda a dialogare su una chat. Per tenere un discorso ho bisogno di vedere chi ho davanti, sentire la sua voce, le espressioni del viso, i gesti. Questi sono gli elementi che mi consentono di inquadrare una persona ma per Light28 non fa nessuna differenza. Continua “Mi affido alla mia sensibilità”
“Occhio però, perché a essere troppo sensibili si finisce con il venire feriti. E sulle chat girano certi elementi…” Non l’avessi mai detto! Parte immediatamente un altro scazzo “Non confondere sensibilità con fragilità! Ti ho già detto che so benissimo quello che cerco. Su questa chat non si riesce a parlare”
Replico “Come faccio a esprimere concetti seri in tre righe?”
“Mi dispiace ma non è così. Adesso ti auguro buona serata”
Ho capito, mi sta scaricando. Si vede che le sto sulle palle, non esprimo abbastanza empatia. Per rendere chiaro il messaggio aggiunge un “Abbi cura di te”.
Fine delle trasmissioni. Rimango basito. L’unico che ha raccontato qualcosa di sé sono stato io, senza scendere troppo nei particolari ovviamente. Lei non ha mai detto un cazzo, affidandosi alla sua empatia ogni tanto un po’ arrogante. Ho mantenuto una discussione con una fotografia senza volto per tre giorni, ho espresso le mie opinioni e sono stato cazziato. Basta, di Lovepedia ne ho fin qui. Decido di cancellare il mio account, perché mi sono persuaso che la chat non si affina con il mio modo di conoscere le persone. Non ci riesco. Ci ho provato, ma non mi trovo. Prima però vorrei lasciare un ultimo messaggio a Light28 per spiegarle il motivo per il quale non mi sentirà più. Ma un’ultima sorpresa mi attende: quando provo a scriverle, il sistema mi avvisa che l’utente mi ha bloccato.
Pure bannato! Ma cosa le avrò detto di così sconvolgente?

Alla prossima, chi vuole.

 
 
 

... e di colpo sono diventati due estranei

Post n°8 pubblicato il 22 Febbraio 2014 da la_fenice00

Un giorno in metropolitana ho visto una coppia. Erano in piedi e parlavano tra loro, forse si raccontavano come avevano trascorso la giornata, oppure facevano progetti per la serata, poi quando il vagone si è svuotato si sono seduti ciascuno su un lato della carrozza e di colpo sono diventati due estranei. Li guardavo mentre giocavano con i loro cellulari, mentre facevano scorrere le schermate con il dito, mentre messaggiavano, chattavano o leggevano chissà che. Avevano smesso di guardarsi e di parlarsi, stregati da quell’oggetto con il quale potevano condividere tutto tranne una cosa: il loro cuore. Li avrei presi a sberle, avrei voluto gridare loro “Parlatevi! Guardatevi negli occhi e parlatevi. Fatelo, finchè potete, finchè avete chi vi ascolta. Condividete le vostre emozioni tra di voi, ditevi qualunque cosa, ma parlatevi”

 
 
 

... vi verrà il mal di mare cercando di mantenere il passo ondeggiante di lei

Post n°7 pubblicato il 05 Febbraio 2014 da la_fenice00

 

 

Vi è mai capitato di camminare con l’ombrello aperto, accompagnando al braccio una donna più bassa di voi e che calza scarpe con i tacchi di 15 cm? Sarete ingobbiti, con le spalle doloranti, completamente inzuppati e vi verrà il mal di mare cercando di mantenere il passo ondeggiante di lei.

Provateci e mi saprete dire…

 

 
 
 

... mentre il treno viaggia verso la sua ignota destinazione

Post n°6 pubblicato il 24 Gennaio 2014 da la_fenice00

Può capitare che si debba partire per un viaggio.

Non lo hai programmato, non hai nemmeno voglia di partire, ma improvvisamente ti ritrovi in mano il biglietto. La vita ha deciso per te e non puoi fare altro che preparare la valigia e prendere il tuo treno.

Non conosci la destinazione, l’unica cosa che sai è che sarà un viaggio lungo.

Avrai tutto il tempo per pensare alle cose che hai perduto, ti sentirai fragile e piangerai. Urlerai il tuo dolore nella notte, mentre il treno viaggia verso la sua ignota destinazione. Ti sembrerà di impazzire e implorerai mille volte di morire. Sarai solo come non lo sei mai stato e disperato per ciò che hai lasciato. Maledirai Dio, la vita e il destino e piano piano ti trasformerai. Farai i conti con i tuoi pensieri e alcuni di essi ti spaventeranno. Guarderai nell’abisso e lascerai che l’abisso guardi dentro di te. Cambierai modo di vedere le cose, imparerai nuove abilità, riconsidererai le persone che ti sono state accanto. Farai delle scelte, alcune giuste, altre sbagliate.

Finché un giorno il treno rallenterà la sua corsa e sarai finalmente giunto alla tua destinazione, consapevole di non essere più la persona che eri quando partisti. Sei cambiato. Sei pronto.

Io sono ancora in viaggio…

 
 
 

... era il tempo in cui ho imparato a amare la tua risata

Post n°5 pubblicato il 19 Gennaio 2014 da la_fenice00

 

“Guarda come brilla quella stella nel cielo"
"No, è un aereoplano parcheggiato”

 

Era l’estate del 1995, il tempo delle passeggiate sui Navigli e della lemonsoda sui barconi.
Era il tempo in cui parlavo per ore e tu ascoltavi, sicura di aver trovato la persona giusta.
Era il tempo in cui ho imparato a amare la tua risata, quella risata inconfondibile che mi ha accompagnato fino all’ultimo.
Era il tempo dei baci scambiati, seduti sulle sponde.
Era il tempo degli aereoplani parcheggiati in cielo.

 
 
 

... ci sono dentro le tue foto, le chiavi di casa che usavi tu

Post n°4 pubblicato il 27 Dicembre 2013 da la_fenice00

 

L’onda e il mare

Un giorno l'onda chiese al mare: "mi vuoi bene?". Ed il mare le rispose: "Il mio bene è così forte che ogni volta che t' allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto, senza emozione. Tu sei l' essenza del mio esistere." L'onda fu felice tra le braccia del mare, facendo finta ogni volta di volare via, per dare quel senso di precarietà alle cose, per renderle preziose. Ed ogni volta il mare la riprendeva con le sue braccia grandi, per riportarla a sé. Raccontano che una notte la luna illuminava il mondo e l'onda bianca lentamente, in un ballo infinito, scivolava tra un prendersi e un lasciarsi col mare che stendeva le braccia per poi ritirarle, facendo finta a volte di non poterlo fare, perché l'onda potesse assaporare anch' essa quella precarietà che rende le cose preziose. L'onda ed il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni. E fanno finta che sarà l'ultima volta che l'onda partirà verso la terra, per non tornare più, ma poi, alla fine, è più forte su tutto il bisogno di  riprendersi. Nel sogno di un bene senza fine. (Tony Kospan)


 

Oggi ho approffittato per fare un po’ di pulizia tra le mie cose. Appunti, bollette pagate, estratti conto della banca… ho messo via tutto. Una volta c’eri tu che tenevi in ordine. Ho sistemato anche i cassetti del tuo comodino, dove adesso metto la posta e tutte quelle cose in attesa della loro giusta collocazione. Ci sono dentro le tue foto, le chiavi di casa che usavi tu, un numero della Settimana Enigmistica di marzo, quando ancora ci divertivamo a risolvere insieme gli schemi. Poi mi sono messo sul letto, ho acceso una sigaretta e ti ho pensato. Mi manchi amore, in un modo che toglie il respiro, e non ho potuto fare a meno di tornare all’ultimo Natale, quando eri felice perché gli esami erano risultati negativi. Forse il periodo più bello durante la malattia, quando ancora ci credevamo.
Vorrei dirti tante cose, sapere se adesso sei in pace, vorrei abbracciarti ancora una volta. Immagino che tu lo sappia, ma mi piace dirtelo ancora una volta... ti amo.

 


 A te - Jovanotti

 
 
 

... è come telefonare a un telefono erotico con operatrici dell’est

Post n°3 pubblicato il 24 Dicembre 2013 da la_fenice00

Si è rotta la fotocopiatrice in ufficio, cazzo!

Non è bello avere 25 persone incazzate che ti bussano alla porta perché la fotocopiatrice non funziona… anzi, la fotocopiatrice funziona, è l’alimentatore automatico che fa i capricci, sicchè le fotocopie vanno fatte una alla volta e il fronte-retro non funziona. Colleghi viziati, ma tant’è… così mi ritrovo a dover scegliere se affrontare una folla inferocita o telefonare al call center della Xerox.

Interagire con il centro servizi della Xerox mi fa sentire un brivido lungo la schiena. Ho già il panorama: voce metallica e cinquanta opzioni da scegliere, numeri di serie da inserire attraverso il tastierino del telefono e finalmente si viene messi in contatto con una voce umana. Roba da perderci mezz’ora, se va bene.

-Pronta? Songa Irina. In cosa vuola essere utile, signore?

Ecco. Parlare con la Xerox è come telefonare a un telefono erotico con operatrici dell’est. Non si capisce una beneamata cippa.

-Eh?

-Dica, signore. Che cosa che vuola?

-Buongiorno. Abbiamo la fotocopiatrice guasta, l’alimentatore automatico…

-Lei ha vicino macchina di fotocopie?

-No, è in corridoio. Comunque si tratta dell’aliment…

-Lei faccia come io dice. Va dalla macchina di fotocopie, apre sportello e vede…

Comincio a spazientirmi. Questa qui, questa Irina dall’italiano maccheronico, non ascolta -Senta, io non sono un tecnico, è inutile che dice a me cosa devo…

Ma Irina è un rullo compressore, le hanno insegnato come trattare anche i clienti più ostici, figuriamoci se si lascia impietosire dalle misere lamentele del sottoscritto

-Ascolta signore, va e guarda se pezzo con rotella dove c’è quadratino arancione e spingi. Poi mi dici se inceppa ancora.

-Eh?

-Signore, tu va!

Vado. Faccio il corridoio smadonnando come il miglior Montalbano. Arrivo davanti alla fotocopiatrice, la guardo con aria di sfida. Sollevo il coperchio dell’alimentatore, pigio l’ingranaggio incriminato e richiudo con forza. SDENG! Faccio una fotocopia… FRRPPT! La carta si inceppa tra i rulli. Torno da Irina.

-Pronto. La carta continua a incepparsi. Magari un tecnico sarebbe…

-Io capito guasto. Io manda pezzo che tu cambia, signore.

Seee… mica sono pagato dalla Xerox, io -Non sono un tecnico- cerco di spiegare per l’ennesima volta a Irina, ma la solerte operatrice comincia ad alterarsi -Signore, io detto che manda pezzo con istruzioni. C’è disegno, facile da cambiare. Tra due giorni arriva pezzo sostituto. Buongiorno.

Sì, buongiorno stò cazzo!

Due giorni dopo arriva puntuale il pezzo. Apro il pacco, dentro trovo un ingranaggio composto da tre rotelline sovrapposte e un foglio con le istruzioni. Che faccio, affronto la fotocopiatrice da solo come Gary Cooper affronta i banditi in Mezzogiorno di Fuoco? Nemmeno per idea, urge un supporto morale. Chiamo un collega che è consigliere di condominio, supponendo che qualche lavoretto l’abbia fatto… una lampadina delle scale da cambiare, la neve da spalare dalle rampe dei box, insomma uno che abbia il know how. Io leggo le istruzioni, il collega opera. È lui quello che ha le mani d’oro.

-Aprire il coperchio dell’alimentatore automatico.

Aperto.

-Sollevare il cestello che contiene l’ingranaggio.

Sollevato.

-Togliere il pezzo da sostituire.

Tolto.

A questo punto delle istruzioni c’è il disegno di un orecchio. La fotocopiatrice dovrebbe emettere un suono, un rassicurante beep per informarci che tutto è stato svolto a regola d’arte. Ci guardiamo perplessi. Nessun suono.

Brutto segno.

Proseguiamo -Sostituire il pezzo e abbassare il cestello.

Eseguito.

-Chiudere il coperchio dell’alimentatore automatico.

Fatto.

Altro disegno dell’orecchio, ma questa volta…beep beep… Siamo commossi, la fotocopiatrice suona! Ci scambiamo strette di mano e pacche sulle spalle come se avessimo vinto la maratona di New York. Prendo un foglio, lo infilo nell’alimentatore, pigio il tasto invio e… FRRPPT! Si inceppa ancora. Ergo, il guasto non dipende dal pezzo sostituito.

-Minchia!

-Straminchia!

Ripetiamo l’intera operazione da capo, nel caso avessimo sbagliato qualcosa. Apri, solleva, spingi, chiudi, infila foglio. FRRPPT!!. Echecazzo!

Dall’ascensore sbuca un collega del 22° piano. Ci vede armeggiare intorno alla fotocopiatrice con aria dimessa e ci domanda -Cosa state facendo?- Gli spieghiamo tutta la faccenda mentre ripetiamo l’intera manovra di sostituzione del pezzo davanti ai suoi occhi, imprecando come un camionista in coda al casello del Brennero. A questo punto il collega del 22 ha un’intuizione e schiaccia un pezzetto di plastica che pende dal coperchio dell’alimentatore -Prova adesso- dice con la sicurezza di un meccanico di Formula Uno. Infilo un foglio, schiaccio invio e magicamente non sento nessun rumore di carta straziata dai rulli, nessun FRRPPT, il foglio si adagia dolcemente nel vassoio portadocumenti. Ci guardiamo negli occhi come se avessimo assistito a una magia di David Copperfield.

-Riproviamo- dico io, che sono come san Tommaso. Metto un foglio e stavolta un rumoraccio di carta appallottolata giunge dalla fotocopiatrice come il lamento di animale ferito.

-Ok, ho capito- dice il collega che fa il consigliere di condominio. Mette una mano sul coperchio dell’alimentatore automatico, infila un foglio e la fotocopia esce sul vassoio -Quel pezzetto di plastica è il sensore che legge il passaggio del foglio, basta tenere pigiato il coperchio mentre si fa la fotocopia e funziona.

Non ci credo. Infilo un foglio senza mettere la mano. FRRPPT! Infilo un foglio con la mano sul coperchio e tutto fila liscio. Tutto qua? Possibile? Mentre ancora non mi capacito della riuscita dell’impresa, il mio collega ha preso un foglio di carta e con un pennarello ha scritto -QUANDO SI USA L’ALIMENTATORE AUTOMATICO TENERE PREMUTO QUI- Poi lo ha attaccato con lo scotch sul coperchio.

Alla faccia della Xerox. Tiè!

Alla prossima, chi vuole.

 
 
 

... ogni giorno che Cristo manda sulla terra sarà un giorno duro come la pietra

Post n°2 pubblicato il 06 Dicembre 2013 da la_fenice00

Ci sono persone che vivono in una bolla di dolore. Apparentemente fanno una vita normale, lavorano, sbrigano le proprie faccende, qualche volta escono con gli amici. Quando ne hanno l’occasione ridono e scherzano, ma se le guardi attentamente negli occhi vi puoi leggere la tristezza più profonda e la voglia di smettere di combattere perché hanno già perso tutto. Sono quelle persone che dall’oggi al domani si sono ritrovate tra le mani i cocci di un’esistenza andata in frantumi. Una malattia, uno schianto in auto, una disattenzione da parte di qualcun altro, una disgrazia e una persona cara non c’è più. Spazzata via. Andata. Cancellata per sempre. Un genitore, un figlio, un coniuge, e la vita cambia bruscamente direzione.

Queste persone si ritrovano improvvisamente da sole con l’unica consapevolezza che la vita non sarà più quella di prima. Queste persone soffrono in silenzio e piangono quando nessuno le vede e parlano… parlano con chi non c’è più perché non vi è nessun altro che possa ascoltarle. Eppure ogni giorno queste persone affrontano la vita con dignità, anche se vorrebbero morire per smettere di soffrire, indossano una maschera e si gettano nella loro quotidianità cercando di tenersi impegnate per non pensare, perché i ricordi fanno male e possono uccidere poco per volta.



Ci sono anche altre persone, che pure loro vivono in una bolla di dolore, perché devono accudire un loro caro colpito da una malattia progressiva che spegne la vita poco alla volta. Queste persone hanno tutto il tempo per vedere un genitore, un figlio, un coniuge, perdere la propria dignità di essere umano. Lo vedono inchiodato in un letto, incapace di nutrirsi, con i tubi che escono da un corpo che non è più quello di una volta, completamente disconnesso dal mondo… ma vivo, perché il cuore continua a pompare fregandosene della pietà e della misericordia.

Queste persone hanno la giornata scandita dagli orari per somministrare le medicine, non sanno cosa voglia dire partire per una vacanza o passare una serata con gli amici e hanno sempre la speranza di notare il movimento impercettibile di una mano o lo sbattere di una palpebra per tornare a credere.

Tutte queste persone sanno che ogni giorno che Cristo manda sulla terra sarà un giorno duro come la pietra. Queste persone sono state prese a schiaffi dalla vita, gli eventi le hanno trasformate indurendo il loro carattere ma rendendole anche più sensibili. Queste persone le trovi sempre in piedi, con lo stesso coraggio e determinazione di sempre, pronte a combattere per se stesse e per chi non può più farlo. Ed è questo che fa la differenza.

Mary, questo post è per te. Ti voglio bene.

Alla prossima, chi vuole.

 
 
 

... l’ho conquistata spostando una sedia al ristorante

Post n°1 pubblicato il 03 Dicembre 2013 da la_fenice00

 

seduzione

Mental coach, life coach, personal trainer… e chi più ne ha, più ne metta. Oggi siamo pieni di figure che hanno un solo scopo: quello di aiutarci a sfondare nella vita, sia personale che lavorativa, dotarci di un ego spropositato e motivarci su tutto lo scibile umano.

Vogliono trasformarci, rivoltarci come un calzino e alleggerire il nostro portafoglio… Una cosa però mi mancava: il maestro di seduzione. Durante le mie scorribande notturne su internet mi sono imbattuto in alcuni siti che si propongono di trasformarci in armi di seduzione di massa, veri latin lover capaci di far innamorare una donna in cinque minuti e di portarsela a letto in un’ora. Incuriosito, mi sono iscritto alla loro mailing list e in breve tempo mi sono trovato tempestato di mail, leggendo le quali mi si è aperto un mondo.

Ho scoperto che esiste l’approccio a caldo e a freddo, ho imparato le frasi migliori per conoscere una donna, le regole del contact-eye, la base del rapport, come sviluppare l’energia maschile e l’inner game. E ancora, come riconquistare la ex, come fare colpo su Facebook e come gestire una relazione con gli SMS. E io che ero rimasto alle serenate e ai mazzi di fiori…

Nulla di più sbagliato! Il vero uomo non fa lo zerbino, non fa l’amicone di turno, non si mostra gentile e galante. Il vero uomo gestisce la situazione, coltiva la sua energia maschile e lancia stuzzicanti messaggi sessuali, porta avanti il rapport e poi fissa la chiusura. Sì, sì, proprio così. Fare sesso con una donna è definito “Chiusura”!

Il target di questi guru della seduzione è rivolto ai ragazzi con un’età compresa tra i 15 e 25 anni, almeno leggendo i commenti alle mail, ma gli autori ci tengono a precisare che essere seduttivi non serve solo a essere più spigliati con le donne, ma aiuta anche nella vita in generale, perché aumenta la propria autostima e ci fa essere più sicuri e vincenti. Pensa un po’, mia moglie l’ho conquistata spostando una sedia al ristorante per farla accomodare al tavolo. Si vede che sono proprio antico.

Ovviamente c’è tutto del materiale da comprare per approfondire gli argomenti trattati nelle mail. Ebook tipo “Come vincere la timidezza” e “Sicuro di te in 60 giorni”, corsi di formazione, file audio e anche attestati di raggiunta motivazione.

Chi ne esce a pezzi, secondo me, sono le donne, descritte come facili prede pronte a cadere imbambolate tra le braccia del “vero uomo” di turno. Donne catalogate con numeri da 1 a 10, del tipo Ragazza 9 uguale a super gnocca… Non oso immaginare come sarà una Ragazza 10, forse una dea, forse Venere uscita dal mare. Ho visto un video, dove spiegavano come slacciare i jeans di una ragazza senza che questa se ne accorgesse… insomma, pure tonte.

Sarà, ma per me non esistono tecniche specifiche per conquistare una donna, basta essere se stessi, con i propri pregi e i propri difetti e quando scatta quella strana alchimia chiamata amore tra un uomo e una donna, mi da fastidio pensare che tutto possa essere stato pianificato a tavolino. Sarebbe tanto triste se fosse realmente così.

Alla prossima, chi vuole.

 
 
 

Benvenuti nel mio blog.

Quello che scrivo prende spunto da quello che vedo e sento intorno a me, dalla vita e dalle occasioni che essa ci offre. Alcune sensazioni girano un pò per la testa e svaniscono, altre si concretizzano, prendono corpo e diventano storie.

Il mio motto è post fata resurgo, perchè sono morto e risorto dalle mie ceneri e anche questa è una delle mie storie, una delle tante.

Potete fermarvi a leggere, se vi piace, oppure passare oltre. Non mi sentirò offeso e non verrò a bussarvi a casa per rendermene conto. Sentitevi liberi di scegliere, io sarò sempre qua ad aspettarvi perchè... io sono la Fenice.

I testi sono miei, tutto il resto viene dalla rete. Prima di mandarmi i carabinieri a casa per violazione del copyright, avvisatemi e rimuoverò il materiale.

 

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