Creato da lakonikos il 14/10/2007

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« Messaggio #88REFOLI »

MOSCA VINCE, RAGNO PERDE.

Post n°89 pubblicato il 12 Maggio 2008 da lakonikos


O del gioco delle tre tavolette.
Tremonti ha già cominciato a mettere in campo le sue note capacità prestidigitatorie.
Afferma che il "tesoretto" non esiste, però promette provvedimenti come se esistesse.
Infatti, se non esistesse, non potrebbe mantenere le promesse ampiamente sparse dal rappresentante del 47% degli elettori.
Delle due quindi l'una: il tesoretto esiste e la destra non intende riconoscere l'opera di risanamento dei conti pubblici effettuata dal governo precedente e ampiamente riconosciuta dalla UE.
Oppure non esiste e Tremonti dovrebbe rinunciare ai provvedimenti promessi, oppure ancora, cosa più probabile, incrementare l'indebitamento del Paese.
Un gioco in cui si è, in passato, dimostrato molto abile.
Nulla di nuovo: mosca vince, ragno perde.


consonanze 

Dimenticavo: delenda Saena.

 
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ossimora
ossimora il 12/05/08 alle 18:00 via WEB
Ci risiamo. Il Governo Berlusconi IV ripete, senza fuochi d’artificio, il canovaccio del Berlusconi II di sette anni fa. Allora, la grancassa era il Tg1 della sera ed il nostro ministro dell’Economia era dotato di colorati grafici per denunciare il «buco» nei conti pubblici. Oggi, si accontenta di Rai Tre e rinuncia all’ausilio degli strumenti didattici di un tempo per annunciare che «l’andamento delle entrate fiscali non è buono…insomma, tesoretto zero». Cambiano i salotti televisivi, ma l’obiettivo è lo stesso: cercare appigli per giustificare l’impossibilità di soddisfare la valanga di irresponsabili promesse fatte durante la campagna elettorale. Il tentativo del ministro Tremonti non regge. La prima obiezione che viene da fare al ministro è la seguente: quali elementi di novità ha oggi rispetto ad un mese fa quando, insieme al leader del suo schieramento, faceva campagna elettorale? L’Istat non ha ancora pubblicato la stima del Pil per il primo trimestre 2008 (lo farà il 23 maggio). Pertanto, per l’anno in corso, rimane valida la previsione contenuta nella Relazione Unificata del 18 marzo (+0,6%), dato in linea con le più recenti previsioni di consenso (si veda The Economist di questa settimana). Quindi, nessuna novità dall’economia reale. I dati di finanza pubblica disponibili dopo il 14 Aprile - il fabbisogno di cassa dello Stato (la differenza tra entrate effettivamente riscosse e spese realmente effettuate) e le entrate fiscali dei primi quattro mesi dell’anno - sono entrambi migliori delle previsioni, nonostante il forte rallentamento dell’economia. In particolare, il fabbisogno cumulato da gennaio ad aprile migliora di quasi 3 miliardi di euro il risultato raggiunto nel corrispondente periodo del 2007, anno chiuso con un deficit di 8 miliardi inferiore a quello previsto per quest’anno. Le entrate da Gennaio ad Aprile aumentano con un passo doppio rispetto all’andamento nominale dell’economia: +7% le prime; +3,6 la seconda. È vero che l’Iva da scambi interni nel mese scorso -come indicato nel comunicato del Vice Ministro Visco di fine aprile- è calata rispetto allo stesso mese del 2007. Tuttavia, è anche vero, ma il nostro ministro dimentica di dirlo, che Irpef, Ires, Irap, imposte di registro e contributi sociali vanno a gonfie vele. La seconda obiezione viene direttamente dalla Commissione Europea che nei giorni scorsi ha chiuso la procedura d’infrazione per deficit eccessivo aperta, guarda caso, nel 2005, riconoscendo il risanamento strutturale della finanza pubblica compiuto dal Governo Prodi. I dati dovrebbero essere noti, ma vale la pena ricordarli: grazie al recupero di evasione fiscale, il debito pubblico nel 2007 è tornato lungo un sentiero discendente, dopo l’impennata del 2005 registrata sotto la gestione Tremonti. La spesa primaria corrente è stata stabilizzata, dopo un aumento di 2,5 punti di Pil dal 2001 al 2005 o, se si vuole considerare un indicatore meno sensibile al ciclo, dopo aver toccato tassi di crescita doppi rispetto al biennio 2006-2007. In sintesi, l’extragettito oggi esiste. Ed esiste anche il tesoretto, perché, oltre al miglior andamento delle entrate, le previsioni di spesa riportate nella Relazione Unificata sono, per usare un eufemismo, estremamente prudenziali (il misurato predecessore di Tremonti a via XX Settembre l’aveva anche scritto nella sua Nota introduttiva all’ultima Relazione Unificata). E la conferma non viene dai gossip, tra l’altro fondati, riportati da autorevoli quotidiani. Viene dai dati sul fabbisogno e dalle previsioni di istituzioni indipendenti (Commissione Europea, Ocse, Fondo Monetario), migliori di quelle elaborate dalla Ragioneria Generale dello Stato. Infine, sulle strade alternative al tesoretto per finanziare le riduzioni di imposte e gli aumenti di spesa promessi in campagna elettorale. Ci piace il Tremonti paladino dei consumatori contro le banche ed i monopolisti petroliferi. Ci piace, perché segnala di voler proseguire il lavoro avviato dal Governo Prodi e dai ministri del Pd. In particolare, il lavoro avviato attraverso le riforme della tassazione sulle imprese (Ires, Irpef, Irap), riforme che hanno spostato carico fiscale per circa un miliardo di euro dalle micro, piccole e medie imprese alle banche e alle assicurazioni. E avviato attraverso gli interventi per la portabilità e la rinegoziazione dei mutui e per la riduzione dei costi dei conti correnti. Quindi ci piace Tremonti in versione Robin Hood all’assalto dell’establishment. Tuttavia, temiamo che sia solo demagogia. Infatti, per rendere credibile i suoi propositi, il pugnace ministro dovrebbe illustrare quali misure per la concorrenza intende introdurre per evitare che eventuali minori costi oggi per famiglie ed imprese siano più che compensati domani data la forza di market makers di banche ed imprese petrolifere. In ogni caso, la demagogia regna sovrana poiché l’eventuale tosatura delle rendite godute dalle imprese in oggetto non ha l’ordine di grandezza necessario per finanziare gli oltre 7 miliardi di promesse prioritarie (abolizione completa dell’Ici, detassazione degli straordinari, bonus bebè, pacchetto sicurezza) in programma, per ora, nei primi Consigli dei ministri del Berlusconi IV. Insomma, come sfrontatamente ha ammesso il Ministro Tremonti dalla docile Lucia Annunziata: «un conto è fare campagna elettorale e un conto è essere al governo». Ma la demagogia ha le gambe corte. Può essere utile, sostenuta dalle batterie di fuoco mediatico controllate dal Grande Capo, a vincere le elezioni. Poi, alle prova del Governo, per quanta manipolazione facciano le televisioni e i giornali controllati o per convenienza allineati al Presidente del Consiglio, si scioglie come neve al sole, come avvenuto dal 2001 al 2006. Tuttavia, non illudiamoci, non basterà a vincere al prossimo giro elettorale. Per vincere domani, dobbiamo essere in grado di riconoscere, oggi, giorno per giorno, la realtà dei problemi e saper proporre valide soluzioni alternative. Addossare le cause di tutti i principali problemi del Paese a Berlusconi, come abbiamo spesso fatto nel precedente quinquennio governato dalla destra, perdendo un occasione decisiva per rinnovare cultura politica e classi dirigenti, non basterà ad affermare un progetto riformista, neanche la prossima volta. www.stefanofassina.it
 
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