Siamo in guerra ed è una guerra di accerchiamento, ognuno di noi assedia l'altro ed è assediato, vogliamo abbattere le mura dell'altro e mantenere le nostre. L'amore verrà quando non ci saranno più barriere, l'amore è la fine dell'assedio ( jose saramago )
Pensa, pensa ultimo post ( 18 giugno 2010 ) dal blog il Quaderno di Saramago
Credo che nella società di oggi abbiamo bisogno di filosofia. La filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che non può avere un obiettivo specifico, come la scienza, che avanza per conseguire gli obiettivi. Ci manca la riflessione, il pensiero, abbiamo bisogno del lavoro di pensare, e mi sembra che, senza idee, non si vada da nessuna parte.
Rivista Esprimere, Portogallo (intervista), 11 ottobre 2008
BUONCOMPLEANNO FRANCESCO la locomotiva sbuffa da settant'anni
spero mi perdonerai d'averti girato questa splendida canzone soltanto per farti i miei auguri di buoncompleanno....ma come spesso dici tu "è andata così"...e così va da settant'anni " amico " mio... per tua fortuna, certo , ma molto di più per la nostra buona vita che ha giocato con le tue parole " pillacchere di fango " , forse, lucciole di saggezza, sicuramente, da quel viso di montagna al quale le rughe non fanno difetto ma preziosa cornice settant'anni... boia faust...chi l'avrebbe detto! io ti ringrazio per i miei quaranta che le tue canzoni hanno accompagnato...mio vecchio amico di giorni e pensieri...
ZAVORRA & SCIALUPPE sicuri d'esser tutti sulla stessa barca
amici miei carissimi, è ufficiale...siamo tutti sulla stessa barca! Lo ha annunciato stamattina il silvionazionalesenzafiltro...non ci resta che stringerci un po' per far posto a sua altezzosadivina che fulminata sulla strada di maastricht ha scoperto lo spirito francescano del poverello d'arcore certo il servizio non sarà all'altezza dei fasti che il suo nobile rango richiede... ( a me per esempio puzzano i piedi ) e la compagnia è certamente la più sfigata che potesse incontrare tanto per cominciare c'e travaglio col fattoquotidiano, sempre a mettere puntini sopra tutte le stanghette, santoro poi che fa santainquisizione da mattina a sera, comunisti ruttanti ai remi e 'sto beppegrillo sempre in tiro come un muezzin i miei amici poi non ti sopportano proprio, ma per tua fortuna sono così intenti a buttar fuori acqua dalla barca...comunque sarà meglio che tu stia attento a non farti trovare nei paraggi dei loro secchi silvo mio, mi consenta mi sa che non le conviene la nostra barca anche perchè tra un po' siamo alle viste di lampedusa ....
DUE BIZZE PER BIZET quando l'ordinario diventa straordinario
sfrucugliando l'inesauribile cassetto di youtube mi sono imbattuto in questa chicca davvero straordinaria...che mi ha confermato un atroce dubbio che mi rode dallo scorso martedi, quando, assistendo ad un ottimo concerto di Bobby McFerrin in quel di Lugano mi venne da commentare....se la voce può offrire simili delizie, perchè mi tocca ascoltare soltanto un'infinità di cazzate...e pure cacofoniche e stonate ?
I COLORI DI UNA VOCE ovvero tutto il grigiore delle nostre cazzate
Un sorriso disarmato e un silenzio blu di velluto come una spiaggia di notte alla luna un silenzio ricamato con fragranze d’africa e spezie tra ritagli di voce e ritmi di cuore un gioco regalato pioggia di perle e cristalleria vocale sulla nostra ambiziosa bigiotteria
tu soltanto un paio di poltrone alle mie spalle nella silenziosa eleganza del tuo taileur e quel conte d’asti sempre troppo inamidato
CAPITANI & CORAGGIOSI morti inutilmente gocciolate
e goccia dopo goccia svuota il sacco questa pace di tolla
( afganistata - io/10 )
Signor capitano guarda qua la mia mano ho ammazzato un'ombra la notte di capodanno E'stato più facile che stappare una bottiglia ma da un colpo di fucile in testa c'è nessuno che si sveglia Signor capitano ho ammazzato una persona non so se era cattiva non so se era buona Mi hanno dato mille ragioni non ne trovo nemmeno una buona So solo che mi manca mio figlio so solo che mi manca mia moglie Signor capitano la verità e questa qui che adesso ne ho piene la palle il Giovanni torna a casa Sono sempre stato ai tuoi ordini e non ti ho mai tradito ma stasera questa guerra m'ha stufato Se mi vuoi denunciare ti regalo la mia penna se mi vuoi sparare questa qui è la mia schiena Signor capitano guarda te che ironia quella giacca insanguinata poteva essere la mia bastava che avessi incontrato un bastardo come me invece che incontrare quel povero distraziato là Signor capitano mi sembra d'aver freddo la guerra non finisce mai mi sembra d'esser diventato vecchio quando finisce la battaglia crepiamo in divisa torniamo a casa in una bandiera e lasciamo che la morte vada in giro in canottiera Signor capitano guarda qua la mia mano ho ammazzato un'ombra la notte di capodanno Signor capitano quarda qui i miei occhi in questa terra in terra in ginocchio Siam qui a difendere il confine e pensiamo d'essere forti ma lo sappiamo che per crepare non servono i passaporti Signor capitano t'ho detto la verità che adesso ne ho piene la palle il Giovanni torna a casa Sono sempre stato ai tuoi ordini e non ti ho mai tradito ma stasera questa guerra m'ha stufato Signor capitano questa qui è la verità son proprio stufo il Giovanni torna a casa Se mi vuoi denunciare ti regalo la mia penna se vuoi spararmi va bene...questa è la mia schiena
di qua o di là dal piave ci sta un'osteria di qua o di là dal piave tapum tapum tapum
Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe, gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti, povera e giusta nella misura d'amore per i figli lontani. Oggi sono io che ti scrivo." - Finalmente, dirai, due parole da quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. "Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio, questo voglio, dell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua. Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro, tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.
DI MAMMA IN MAMMA di mamme ce n'è una sola...ma forse no
Ciò che una madre canta vicino alla sua culla, accompagnerà un bimbo per tutta la sua vita. Henry Ward Beecher
Io sempre a te ritorno.
“Si potrebbe scrivere o almeno immaginare una storia del Novecento poetico italiano sotto la specie del tema della madre. C’è la delicata ombra materna di Montale, che il poeta richiama alla sua identità, al suo essere preciso quasi contro la volontà di lei. E c’è, tanto diversa, la monumentale madre cristiana di Ungaretti, ‘statua davanti all’Eterno’, che pure non perde i suoi connotati di dolcezza femminile. Poi ci si fa incontro la figura materna di Bertolucci, immersa in quella snodata, sensibilissima lassa poetica che compone la Camera da letto”. Daniele Piccini nella sua prefazione a questo volume ricorda le suggestioni evocate dalla figura materna in tre dei nostri massimi lirici. Ma l’antologia Io sempre a te ritorno. Poesie per la madre concede spazio a molti altri autori (non solo italiani e non solo contemporanei). Il lettore troverà qui Pasolini e Anne Sexton, Iacopone da Todi e Bertolt Brecht, Omero e Sandro Penna, Hermann Hesse e Raymond Carver, Edgar Allan Poe e Ghiannis Ritsos. Tutti a cantare, evocare, illuminare la figura materna, quell’archetipo di pazienza, generosità e umiltà che è alla base di quello che noi siamo e del modo in cui sentiamo. ( dalla prefazione all'antologia di poesie)
L'ITAGLIAGLITAGLIANI cercavate il nuovo inno nazionale ?
mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li cani mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li ca
nei secoli dei secoli girando per il mondo nella pizzeria con il vesuvio come sfondo non viene dalla cina non è pure americano se vedi uno spaccone è solamente un italiano l’italiano fuori si distingue dalla massa sporco di farina o di sangue di carcassa passa incontrollato lui conosce tutti fa la bella faccia e poi la mette in culo a tutti
mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li cani mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li ca
a suon di mandolino nascondeva illegalmente wiski e sigarette chiaramente per la mente oggi è un pò cambiato ma è sempre lo stesso non spaccia sigarette ma giochetti per il sesso l’italiano è stato sempre un povero emigrato che guardava avanti con la mente nel passato a chi non lo capiva lui lo rispiegava e chi gli andava contro e’ saltato pure in aria
mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li cani mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li ca
l’italia gl’italiani e la sua gente lo stile che fa la differenza chiaramente e genialità questa è la regola con le idee che hanno cambiato tutto il corso della storia l’italia e la sua nomina è un’alta carica un eredità scomoda oggi la visone italica e che viaggiamo tatuati con la firma della mafia mafia mafia mafia non mi appartiene none no questo marchio di fabbrica aria aria aria la gente è tantostanca è ora di cambiare aria mafia mafia mafia non mi appartiene none no questo marchio di fabbrica aria aria aria la gente è tanto stanca è ora di cambiare aria
mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li cani mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li ca
vacanze di piacere per giovani settantenni all’anagrafe italiani ma in brasile diciottenni pagano pesanti ragazze intraprendenti se questa compagnia viene presa con i denti l’italiano e’ stato sempre un povero emigrato che guardava avanti con la mente nel passato a chi non lo capiva lui lo rispiegava e chi gli andava contro è saltato pure in aria
mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li cani mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li ca
spara la famiglia del pentito che ha cantato lui che viene stipendiato il ventisette dallo stato nominato e condannato nel suo nome hanno sparato e ricontare le sue anime non si può più risponde la famiglia del pentito che ha cantato difendendosi al compare tutti i giorni più incazzato sarà guerra tra famiglie sangue e rabbia tra le griglie con la fama come foglie che ti tradirà
mafia mafia mafia non mi appartiene none no questo marchio di fabbrica aria aria aria la gente è tanto stanca è ora di cambiare aria mafia mafia mafia non mi appartiene none no questo marchio di fabbrica aria aria aria la gente e’ tanto stanca è ora di cambiare aria
mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li cani mamma litaliani mamma litaliani mancu li cani mancu li ca
le chiacchere son tante e di parole sante se una ti fa difetto puoi trovarla nel dialetto
un quarto di giubbe rosse con tanto di barba han giurato di far l’italia che piuttosto si muore sorride il conte dietro lenti di cavour s’alliscia il baffo ritorto un re di gianduia
Siam pronti alla morte si grida anche a corte ma che aspetti solo un po’ e poi si salvi chi può
da marsala sù e sù quanto è lungo lo stivale un tripudio di barbe irridendo il borbone all’ombra della coppola già sorride il padrino e frati massoni brindano nel cappuccio ai fratelli d’italia
l’italia s’è appena desta ma col cerchio alla testa sarà l’elmo di scipio o la fine del principio
camice rosse già tradite alle porte di teano il gatto e la volpe le han già mezze scolorite l’italia è ormai fatta che obbediscano gli italiani ognun per se che dio è lì per tutti all’angolo di porta pia
una terra di sole e di ingegno è diventata un regno patria tu la chiamerai ma con nessuno la dividerai
di tutta questa fatica non è valsa certo la camicia ora abbiam centocinquantanni ma quasi tutti di danni
perchè tutti si va così bisognava andare per un futuro di sole o per un pianto di pane trasformando in vapore ossute braccia contadine il cuore sempre più lontano dalle sue radici di terra il pugno che affonda in tasca soffoca la sua speranza
perchè tutti lo siamo così bisognava essere fantini senza gloria di quei cinquecento cavalli rottamando valori per inventarci ali e bisogni da centrifugare a mille dentro un occhio di vetro spremendo quintali di sogni per farne gocce di sudore
perchè tutti si fa così bisognava fare quel tanto all'ora per un tanto di ore e di teste chinate piagando gli affetti con viscide mani e moneta sonante che il mattino ha l'oro in bocca ma non ne sputa mai e il giorno ti scivola via dalle mani fin sotto casa
perchè tutti si va così bisognava andare che la repubblica del benessere è fondata su chi lavora lavorando per propria nobiltà ed estraneo interesse ondeggiano generazioni come canne al vento dei mercati resti d'umanità sfioriti e sfiniti che la storia non ringrazierà
Io, nato Primo di nome e di cinque fratelli, uomo di bosco e di fiume, lavoro e di povertà, ma uomo sereno di dentro, come i pesci e gli uccelli che con me dividevano il cielo, l' acqua e la libertà...
Perchè sono in prigione per sempre, qui in questa pianura dove orizzonte rincorre da sempre un uguale orizzonte, dove un vento incessante mi soffia continua paura, dove è impossibile scorgere il profilo d' un monte ?
E se d' inverno mi copre la neve gelata non è quella solita in cui affondava il mio passo forte e sicuro, braccando la lieve pestata che lascia la volpe, o l' impronta più greve del tasso...
Ho cancellato il ricordo e perchè son caduto, rammento stagioni in cui dietro ad un sole non chiaro veniva improvviso quel freddo totale, assoluto e infine lamenti, poi grida e bestemmie e uno sparo...
Guarda la guerra che beffa, che scherzo puerile, io che non mi ero mai spinto in un lungo cammino ho visto quel poco di mondo da dietro a un fucile, ho visto altra gente soltanto da dietro a un mirino...
E siamo in tanti coperti da neve gelata, non c'è più razza o divisa, ma solo l' inverno e quest' estate bastarda dal vento spazzata e solo noi, solo noi che siam morti in eterno...
Io che guardavo la vita con calmo coraggio, cosa darei per guardare gli odori della mia montagna, vedere le foglie del cerro, gli intrichi del faggio, scoprire di nuovo dal riccio il miracolo della castagna...
( francesco guccini - il caduto - d'amore di morte e d'altre sciocchezze )
Inviato da: cassetta2
il 13/04/2021 alle 15:26
Inviato da: ioxamicizia
il 30/03/2013 alle 23:40
Inviato da: tiger_papier4ever
il 30/03/2013 alle 21:45
Inviato da: senor11
il 30/03/2013 alle 21:26
Inviato da: ioxamicizia
il 12/03/2013 alle 18:52