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ANGOLO DELLO STERMINATOREULTIMA FRASE DELLO STERMINATORE Niente che possa essere fatto con la volontà umana è utopico VECCHIE FRASI DELLO STERMINATORE Lo sterminatore odia essere aiutato dagli alleati, vuole essere sempre da solo sul campo Lo sterminatore o e testa o e croce: non conosce le vie di mezzo NUOVE FRASI DELLO STERMINATORE Lo sterminatore è sempre in prima linea nel mediare tra due parti, ma guai a loro se non trovano un accordo... Bisogna essere duri senza perdere mai la tenerezza (Ernesto Che Guevara) Questa frase dell'indimentacabile Che Guevara l'ho presa a modello x il mio stile di vita... Duro e determinato nell'affrontare le varie prove della vita, ma senza dimenticare la tenerezza che rende chiunque una brava persona (se non bleffa...), e solo con chi se lo merita esco la tenerezza, occhio quindi a non farmi saltare qualche nervo di troppo... La verità è sempre rivoluzionaria! TagCerca in questo BlogSterminator consiglia - Marco,colpito dalla "Cubanite", da Milano si è trasferito a CUBA!! - La "zona libera" di riddik61 - La "VOLONTA' DI DIALOGO" di donulissefrascali - Beppe Grillo visto da vicino - La [The QUEST(ions)] di Makataimeshekiakiak - www.piazzacarlogiuliani.org - NIVURU di sharie - www.survival.it - Greenpeace Blog di videoGreenpeace - Il "ROSSO" falcopellegrino0 - HUNKAPI di hunkapi_genova - TAM-TAM PIPOL di tamteam - Pensieri avaneri di MASSIMO BARBA e stefano pasqualon - Seguo la Scia… di girasolenotturno - Il brigante rosso - Giglio Tigrato di tigrilla37 - Legittima difesa di Gioacchino Genchi ARCHIVIO- Arriverà il giorno.. Di lenin86 (CENSURATO) MenuI miei Blog Amici -
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Creato da: sterminatore1986 il 22/10/2005
in questo blog voglio che tutte le più elementari forme di libertà (di parola, di pensiero, di respirare anche...) vengano rispettate!!!
RIPORTO L'ART. 21 DELLA COSTITUZIONE
Art. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. CACCIAMO BERLUSCONI IL DITTATORE
Post n°827 pubblicato il 03 Luglio 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
Batman contro Diabolik
Post n°826 pubblicato il 03 Luglio 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
Pessotto tenta il suicidio
Post n°825 pubblicato il 27 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
Gli italiani dicono no alla riforma costituzionale
Post n°824 pubblicato il 27 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Belle notizie
Il giorno appena trascorso è stato uno dei più belli ed emozionanti di quest'anno... Alle 15 sono cominciate le operazioni di scrutinio dei voti del referendum e alle 16 già si era capito che il NO avrebbe vinto facilmente... I primi dati lo davano al 59%, ovviamente stranamente era troppo basso, infatti il risultato finale dava il NO al 61,7%!!! Ovviamente sono disgustato x tutti i cittadini del centro-sud che hanno votato sì ad una riforma che danneggia proprio le loro regioni, il loro territorio... Non sanno, o non vogliono capire la gravità del loro voto... Sono veramente d'accordo ad avere una regione con meno soldi??? Se sì, allora beati loro, peccato che la collettività ne sarebbe stata danneggiata... Fiùùù, x fortuna ha vinto il NO!!!HA VINTO L'ITALIA!!! Proprio come hai mondiali, con il rigore all'ultimo secondo che ci ha fatto palpitare il cuore a tutti... Avevamo tutti paura che Totti facesse il cucchiaio, x fortuna ha tirato come si deve quel calcio di rigore... Che dire, meglio di così oggi non poteva proprio andare!!! ^__^ Abbiamo salvato la Costituzione, avremo di nuovo la fortuna di soffrire con la nazionale alla prossima partita, oggi siamo tutti FELICI E CONTENTI!!! Buona notte a tutti, e x chi lo legge domani questo post, buona giornata!!! Ciao, a presto..............................................................
Post n°823 pubblicato il 26 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Curiosità
Scilla. Singolare scoperta dei carabinieri nel Reggino Marijuana al sangue di suino VI RIPORTO UNA VECCHIA MA CURIOSA NOTIZIA DEL 2 SETTEMBRE 2005 PROVENIENTE DALLA CALABRIA marijuana al sangue di suino!!! che schifo! (da "il quotidiano della calabria") SCILLA - Di droga o di derivati chimici dagli effetti allucinogeni se ne era vista di tutti i tipi, ma di marijuana al sangue proprio no. Eppure esiste, viene coltivata proprio nella nostra regione in posti dove meno te l'ho aspetti . Non si tratta di materiale per riti magici di strane sette oscure ma di un business potentissimo che ha trovato terreno fertile tra gli anfratti aspromontani della provincia di Reggio Calabria dove viene prodotta la migliore "erba" del mercato illegale del "fumo" in Italia ed in Europa . La " calabrese" come viene chiamata la marijuana prodotta nella nostra regione non solo è più ricercata perché più pregiata ma anche pagata di più rispetto a quella importata da altri paesi in particolar modo dai Balcani. Ciò stimola i produttori clandestini di canapa indiana che ogni anno seminano nel terreno quasi sempre demaniale centinaia di migliaia di semi dai quali vengono fuori piante di altezza superiore ad altre coltivazioni , anche fino a 5 metri di altezza. Piante che hanno bisogno di acqua e sopratutto di sole che in Calabria non manca .Un fenomeno che anno dopo anno non conosce ostacoli nonostante il massiccio lavoro di contrasto operato dalle forze dell'ordine che dura praticamente tutto l'anno tranne pochi mesi invernali. Sono centinaia di migliaia le piante che vengono individuate e distrutte nella sola zona aspromontana. Non tutte le piantagioni vengono però individuate e distrutte, tanto che secondo alcuni quelle rinvenute potrebbero essere solo una piccola parte di quelle che invece coltivate, tagliate, essiccate ed immesse nel mercato clandestino . DAL BLOG DI GIOVANNIMAIOLO
Post n°822 pubblicato il 26 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
L'Italia al voto
Post n°821 pubblicato il 24 Giugno 2006 da sterminatore1986
Via le truppe d´occupazione, ritiro immediato dall´Iraq e dall´Afghanistan di Antonino Marceca Il primo mese di operato del governo Prodi indica le linee generali su cui verrà articolata la sua politica economica ed estera. Qui fermiamo l´attenzione sulla politica estera, in particolare per quanto attiene la spinosa questione del rifinanziamento delle missioni militari all´estero, e con esse, della guerra dispiegata in Iraq e Afghanistan. Nello stesso momento in cui Pier Ferdinando Casini offre pubblicamente i voti dell´Udc per il rifinanziamento delle missioni militari, il Pdci di Diliberto e Rizzo chiede a Romano Prodi di mettere la fiducia sul decreto, mentre Bertinotti assicura Prodi della fedeltà del Prc-Se e il nuovo segretario del partito Giordano chiede una mozione parlamentare di indirizzo sulla politica estera. Di passata ci chiediamo cosa avrebbe fatto un Ferrando senatore, in base alle dichiarazioni rilasciate alla stampa (Manifesto di sabato 17 giugno) probabilmente "sarebbe potuto uscire dall'aula o salvare capra e cavoli con qualche altra diavoleria parlamentare" secondo una modalità che il giornalista definisce "di scuola più dorotea che marxista-rivoluzionaria" . Insomma, è evidente come la sinistra di governo, in cambio di vuote assicurazioni, si prepara ad ingoiare e far ingoiare ai propri militanti e iscritti l´amara cicuta della guerra. La storia si ripete. La ridislocazione delle truppe su altri fronti (mantenendo il sostegno all'occupazione dell'Irak) Il ritiro italiano dall'Iraq sarà completato "entro l'autunno" annuncia il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, dopo aver incontrato il 7 giugno il primo ministro iracheno Nuri al Maliki. Dieci giorni dopo, il 16 giugno, terminato l´incontro con il segretario di stato Condoleezza Rice a Washington, dichiara che rimarranno nel Paese occupato una trentina di ufficiali militari (addestratori) nell´ambito di una struttura Nato. "L'Italia non intende abbandonare l'Iraq - ha precisato il titolare della Farnesina - semmai ha intenzione di concludere un vero e proprio accordo di cooperazione con l'Iraq e gettare le basi per rafforzare la presenza politica, economica e umanitaria", a questo scopo è stata invitata una delegazione del governo iracheno che nei prossimi mesi sarà a Roma per firmare l'intesa. L'obiettivo del governo Prodi è di salvaguardare gli interessi imperialistici dell´Italia in territorio iracheno, dai pozzi petroliferi dell´Eni alle imprese di ricostruzione, ma con modalità differenti rispetto al precedente governo Berlusconi: mediante un maggior coinvolgimento degli organismi multilaterali "Onu, Nato e Ue" precisa D´Alema. Sul territorio, come a Nassiriya, potrebbero rimanere le strutture miste militare-civile quali i Prt (Provincial reconstruction team). E´ il modello Afghanistan, dove la cooperazione e le ong accompagnano lo sfondamento militare. Per il ridispiegamento di truppe e mezzi, dall´Iraq all´Afghanistan, tornerà utile, pur con altri tempi e modi, il modello spagnolo. Il socialista spagnolo Zapatero infatti nel momento stesso in cui portava via le truppe dall´Iraq accresceva il numero di quelli in Afghanistan. Il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer, dopo aver incontrato il 9 giugno il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, in un'intervista al Corriere della Sera ha sollecitato l'Italia a rafforzare la sua presenza in Afghanistan con più truppe, aerei (cacciabombardieri Amx) e forze speciali nell'ambito della missione Onu-Nato. Forze necessarie per l´offensiva militare (Operation Mountain Thrust) iniziata il 15 giugno, la maggiore dal 2001, nelle province meridionali e orientali di Kandahar, Helmand, Uruzgan e Zabul, dove la resistenza islamista afgana in questi mesi si è riorganizzata e rafforzata. L'Italia è infatti impegnata in Afghanistan nell'ambito della missione Isaf-Nato con circa 1.300 militari, di cui 900 nella capitale Kabul e 400 a Herat, nella parte occidentale del Paese, dove ha la guida del Provincial reconstruction team. Entro il 30 giugno il governo Prodi porterà in parlamento il rifinanziamento delle missioni militari all´estero, tra cui la missione in Afghanistan: e la sinistra di governo (Prc-Se, Pdci, Verdi e sinistra Ds), al di là dei distinguo non farà mancare il suo sostegno. Intanto, sempre sotto l´egida dell´Onu, Ue e Nato, il governo Prodi si dice pronto ad ulteriori "missioni umanitarie" in Africa, a cominciare dal Sudan. Da sempre l´imperialismo ha giustificato le sue imprese militari con la pace, la giustizia, la civilizzazione, la democrazia, la libertà, ecc, queste giustificazioni non sono mancate nemmeno negli ultimi decenni di guerra, dalla Jugoslavia all´Iraq. La copertura dell´Onu, "un covo di briganti" per utilizzare la definizione di Lenin a proposito della Società delle Nazioni, è sempre avvenuta una volta ricomposti gli interessi tra le diverse nazioni imperialiste. L´ Afghanistan Il Paese asiatico si trova sulla strada che gli oleodotti e gasdotti, provenienti dai ricchissimi giacimenti delle ex repubbliche sovietiche del Caspio, devono percorrere per raggiungere il Mar Arabico. L´occupazione dell´Afghanistan e dell´Iraq, il ridimensionamento dell´Iran e della Siria avrebbe permesso, se non ci fosse stata la forte resistenza irachena, agli Usa di controllare una delle regioni centrali del pianeta. Motivi di ordine geostrategico e di controllo energetico stanno alla base delle guerre di questi ultimi anni, riflesso dell´acutizzarsi della crisi economica capitalistica internazionale e con essa dei conflitti interimperialistici. In un contesto mondiale che vede da un lato la costruzione accidentata dell´Ue, il riorganizzarsi della Russia e l´emergere delle potenze di Cina e India. Dopo l´aggressione militare e il rovesciamento del regime dei talebani con gli accordi di Bonn, in Germania, del 5 dicembre 2001 fu tracciato il futuro dell´Afghanistan. A capo del governo provvisorio è stato messo Hamid Karzai, ex consigliere della compagnia petrolifera americana Unocal. Karzai con l´aperto sostegno statunitense venne eletto presidente nell´ottobre 2004. La sua autorità si estende, grazie a migliaia di soldati del contingente Isaf-Nato, appena nella capitale Kabul. Nel resto del paese il potere rimane nelle mani dei signori della guerra e dei mullah talebani. I signori della guerra dell´Alleanza del Nord controllano anche il parlamento eletto nel settembre 2005 dopo elezioni parlamentari truffaldine. Nelle regioni centrali e meridionali del Paese, regioni pashtun, gli islamisti talebani hanno negli ultimi anni ripreso il controllo. L´unica attività economica del Paese è la produzione di oppio (oltre i due terzi del prodotto interno lordo), controllata dai ministri di Karzai, dai deputati signori della guerra e dai mullah talebani. Il Paese è ridotto alla disperazione e alla fame, i diritti umani elementari continuano ad essere calpestati, la condizione delle donne non è migliorata. La ricostruzione post-bellica è un affare da 15 miliardi di dollari solo per gli appalti delle multinazionali occidentali (soprattutto, ma non solo, statunitensi). La popolazione non è più disposta ad accettare le truppe straniere neanche a Kabul, dove una rivolta scoppiata a fine maggio 2006, dopo l´ennesimo incidente provocato da mezzi pesanti statunitensi, ha visto la popolazione delle periferie della città scendere in piazza e dirigersi verso il parlamento, l´ambasciata Usa e la televisione di Stato al grido "Morte all´America" e "Morte a Karzai". Ritiro immediato, totale e senza condizioni La grande stampa borghese, la Repubblica e il Corriere della Sera, a fine maggio e in queste prime settimane di giugno hanno dato inizio alla campagna stampa contro il ritiro dell´Italia dalla guerra in corso in Afghanistan. Mentre la Repubblica ha paventato in caso di ritiro "il caos" (tutti contro tutti, mischia furibonda, sterminio per fame, fine della speranza per le ragazze, ecc), il Corriere della Sera ha posto soprattutto l´accento sulla differente natura della guerra in Afghanistan rispetto a quella in Iraq. La guerra in Afghanistan, sostiene il Corriere, ha legittimità internazionale in quanto sono stati e sono coinvolti gli organismi internazionali (Onu, Ue, Nato), inoltre in questa guerra l´Italia è a fianco degli alleati europei (Germania, Francia, Spagna). Il ritiro si configurerebbe quindi come frattura strategica, coinvolgerebbe anche la Nato, e con essa gli Usa. Appena formalizzata la compagine governativa, Prodi si è impegnato a ricollocare l´Italia nel quadro dell´Ue in stretta alleanza con Francia, Spagna e Germania, facendosi interprete di quella parte dell´imperialismo italiano che vede nella strutturazione, anche militare, del polo imperialistico europeo il proprio terreno di rilancio. Proprio per questo il governo Prodi non può permettersi di sganciarsi dagli alleati europei. Non c´è ombra di dubbio che il governo Prodi, con il seguito di centinaia di ministri e sottosegretari, giustificherà l´aggressione imperialista, il rifinanziamento delle missioni all´estero e la permanenza in territorio afgano con questi argomenti. Da parte nostra ribadiamo la nostra opposizione alla guerra d´aggressione coloniale, chiediamo il ritiro immediato, totale e completo di tutte le truppe e mezzi dall´Iraq, dall´Afghanistan e da tutti i Paesi in cui è coinvolto l´imperialismo italiano. Esprimiamo il nostro sostegno alla resistenza popolare afgana, pur rilevando come questa sia diretta da forze islamiste reazionarie, auspicando la sconfitta dell´imperialismo e del colonialismo. Nel contempo riteniamo necessaria, per la liberazione reale dei lavoratori e delle masse popolari afgane, un´altra direzione, marxista rivoluzionaria, della resistenza. Essendo coscienti che l´origine del caos, la fame, le guerre tribali e religiose sono da addebitarsi principalmente all´imperialismo e, in subordine, alla classe dominante feudale e borghese del Paese dipendente.
Post n°820 pubblicato il 23 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
Calabria, qualcosa sta cambiando
Post n°819 pubblicato il 23 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Simpaty
Anziano con morbo di Parkinson offresi per suonare maracas in gruppo musicale cubano. (Mauroemme) Ieri sera ad una festa una ragazza bellissima mi ha offerto da bere e poi mi ha invitato a casa sua. Mio nonno ha sposato mia nonna, mio zio ha sposato mia zia, mio padre ha sposato mia madre... PAZZO ECOLOGISTA Nascono due fratelli siamesi e vengono seguiti da un'équipe medica. Raggiunta l'adolescenza, durante un controllo, uno dei gemelli sussurra all'orecchio del dottore che lo sta visitando: ABAT-JOUR:
Post n°818 pubblicato il 22 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
Nuovo scandalo delle intercettazioni
Post n°817 pubblicato il 22 Giugno 2006 da sterminatore1986
POTENZIALITA´ E LIMITI DELLA RETE 28 APRILE di Alberto Madoglio Lunedì 12 giugno si è svolta a Roma una riunione dei sostenitori della Rete 28 aprile, l´area sindacale che rappresenta a oggi la "sinistra" della Cgil, dopo la capitolazione alla maggioranza di Epifani della precedente corrente di sinistra Lavoro e Società, guidata da Patta. All´ultimo congresso della Cgil, quest´area aveva prospettato l´ipotesi di presentare un documento alternativo a quello della maggioranza della confederazione: la proposta non ha avuto seguito per le vicende che sono note a tutti; mentre l´area di Patta si era limitata a sostenere due tesi, alternative al documento unico, presentate dal segretario della Fiom, Rinaldini. Questa del 12 giugno è stata la prima riunione dopo il congresso nazionale dello scorso marzo a Rimini e possiamo dire che è stata un´occasione mancata. Non nutrivamo l´illusione che i dirigenti nazionali di quest´area (Cremaschi in testa) volessero costituire una tendenza di classe all´interno del maggior sindacato italiano. Tuttavia l´assemblea ha dimostrato tutti i limiti di direzione politica e sindacale coi quali, oggi, devono fare i conti i lavoratori e i disoccupati nel Paese. Prima di tutto l´assemblea è stata convocata in modo da non garantire una reale rappresentazione democratica dei sostenitori dell´area: infatti, sono state pochissime le realtà territoriali in cui si sono fatte assemblee preparatorie, e non si è preteso che le strutture nazionali della Cgil garantissero il rimborso del viaggio ai partecipanti. Tutto ciò ha assicurato a Cremaschi il controllo della platea assembleare (circa 180 compagni). Veniamo ora al nocciolo della riunione, ossia alla proposta politica. Il documento preparatorio, firmato da oltre 60 compagni, la relazione di Cremaschi e il testo conclusivo (fatto proprio dall´assemblea, ma non votato), sono una summa teologica dell´opportunismo e dell´inconsistenza politica della direzione di quest´area, comprese alcune sue componenti che si vorrebbero di sinistra. Di fronte ad un governo che si prepara a sferrare un attacco profondo ai lavoratori e alle classi subalterne del Paese, con la complicità attiva della Cgil (manovra correttiva di luglio e finanziaria autunnale per un totale di oltre 40 miliardi di euro), la proposta avanzata è di una pochezza disarmante. Si fa un´analisi generica di quelli che sono i mali del mondo (precarietà, attacco al salario e allo stato sociale, politiche neoliberiste praticate dai governi, dominio assoluto del mercato, guerre ecc.), ma rimanendo sempre nel vago. Lo stesso giudizio che Cremaschi ha dato del governo Prodi (un governo che non si può definire amico ma nemmeno avversario, a differenza di quello di Berlusconi) è indicativo dei limiti politico-organizzativi che oggi impediscono alla Rete di svilupparsi come reale alternativa alle burocrazie sindacali che guidano la Cgil. Nulla di cui stupirsi se si pensa che il leader della nuova componente sindacale in questi anni ha appoggiato, da dirigente di quel partito, tutte le scelte politiche che hanno portato Rifondazione Comunista ad essere il guardiano, sul versante di sinistra e dei movimenti, della governabilità borghese in Italia, prima nelle grandi città metropolitane, poi nelle regioni e da qualche settimana anche al governo di quella che è la sesta potenza imperialista. Né sorprende che il segretario della Fiom nel suo intervento abbia detto che "sì, la concertazione come politica generale è da rifiutare, ma tante piccole politiche concertative possono essere sostenute dal sindacato". Con buona pace di chi negli anni scorsi ha pensato che fosse la burocrazia sindacale di sinistra dei metalmeccanici la vera alternativa alla deriva sempre più moderata di Cofferati prima e di Epifani poi. Se tutto questo, come già abbiamo scritto, non ci ha sorpreso più di tanto, un discorso parzialmente diverso va fatto per quelle aree che all´interno della Cgil si autodefiniscono come sinistra conseguente e cioè Falce Martello e l´area che fa riferimento al neo costituito Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori, che ha come leader riconosciuto la nuova star del gossip politico mediatico Ferrando. I primi, nell´intervento di un loro dirigente, hanno dimostrato per l´ennesima volta come gli strumenti di analisi del marxismo possono essere ridotti al nulla se chi li usa non ne capisce la sostanza. A cosa serve esigere una rottura con la politica della collaborazione di classe in campo sindacale o rivendicare come esemplare la lotta degli operai della fabbrica argentina della Zanon (che dimostra come i lavoratori possano fare a meno dei padroni), se poi a conclusione di tutto ciò si dice che il governo in carica deve decidere se stare coi padroni o coi lavoratori? Davvero Prodi, i Padoa Shioppa e D´Alema devono ancora decidere se stare sullo stesso lato della barricata degli operai? Il gruppo di Ferrando ha invece dimostrato come un´azione politica che privilegi il ruolo personale di un leader a scapito della chiarezza politica porta solo al disastro. L´intervento di Grisolia è stato l´esempio lampante di questa parabola. Nel suo intervento ha tenuto a precisare di apprezzare molte parti della relazione introduttiva di Cremaschi -che poi è la traduzione sindacale di ciò che il Prc fa nel governo!- e di condividere la proposta di attendere un anno per definire che tipo di struttura organizzativa la Rete dovrà darsi. A cosa serve sostenere che il governo Prodi è un nemico dei lavoratori se poi non si fa conseguentemente una battaglia politico-organizzativa perché questa affermazione sia uno degli assi su cui costruire la Rete ora, non in un futuro indefinito? Serve a Cremaschi per darsi una patina di leader aperto a tutti i contributi, a patto però, aggiungiamo noi, che non disturbino il manovratore, e a Grisolia per veder riconosciuto il suo piccolo ruolo di dirigente pseudo-rivoluzionario. Così spieghiamo inoltre perchè alcuni tra i maggiori dirigenti dell´organizzazione di Ferrando e Grisolia, Luca Scacchi e Alfonsina Palumbo, abbiano sottoscritto il testo preparatorio alla riunione di cui abbiamo parlato prima, che rappresenta il manifesto del cremaschismo. Solo noi di Progetto Comunista- Rifondare l´Opposizione dei Lavoratori abbiamo portato in quella assemblea una voce alternativa a quella della maggioranza attuale della Rete. Siamo stati gli unici a presentare un documento alternativo che non si limitasse ad innocue affermazioni di principio, ma che rappresentasse anche uno strumento di lotta immediata per costruire la Rete come sinistra di classe nella Cgil. Un testo che ci ha permesso di prendere nuovi contatti con settori di avanguardia. Gli unici che, grazie all´intervento in assemblea del compagno Marceca, e alla presenza di una ventina di compagni provenienti da importanti realtà di fabbrica e iscritti alla nostra organizzazione, si sono posti come possibile alternativa alla direzione di Cremaschi. Una battaglia che intendiamo proseguire. Le prossime scadenze diranno se il ruolo che ci siamo conquistati sul campo in questi mesi si potrà non solo consolidare, ma anche sviluppare. Centrale è, in questa fase, battersi perché la Rete, a differenza da quanto deciso dal coordinamento provvisorio, si crei in ogni camera del lavoro territoriale e in ogni categoria, e che si doti di vere forme democratiche di organizzazione. La manifestazione nazionale promossa per il prossimo autunno dalla Rete insieme ad altre realtà di movimento e organizzazioni sindacali extraconfederali sarà un primo momento di verifica di questa battaglia che abbiamo iniziato.
Post n°816 pubblicato il 22 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
La mafia in ginocchio
Post n°815 pubblicato il 22 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
Roma vuole un processo per delitto politico
Post n°814 pubblicato il 22 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
Il principe del casinò
Post n°813 pubblicato il 22 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Messaggi personali
Post n°812 pubblicato il 18 Giugno 2006 da sterminatore1986
Centinaia, forse migliaia, di piccoli seviziati. Bambini stuprati, uccisi e filmati. Di storie tristi e angosciose che li vedono protagonisti inconsapevoli se ne vedono e sentono tante, forse troppe. Purtroppo il fenomeno dilaga a vista d’occhio. O probabilmente, i mass – media in tal senso stanno fornendo un contributo determinante all’informazione e alla prevenzione, nel mostrare senza remore una realtà agghiacciante. L’oscurantismo infatti è sempre stato parte integrante di ogni sistema sociale, e solo negli ultimi anni, si è deciso di spingersi oltre le “Verità ufficiali”, indiscutibili e insindacabili proclamate a furor di popolo. Quello che lascia totalmente basiti, è la leggerezza delle pene inflitte agli uomini, se così si possono definire, rei di tali misfatti, a volte anche recidivi,in nome di una non meglio definita democrazia. E non è certo una giustificazione che nella maggioranza dei casi gli stessi siano stati a loro volta vittime. Ora il loro ruolo è quello di carnefici… Talora si rasenta l’aberrazione. Sicuramente pochi anni di prigione non sono in grado di redimere questi mostri. Non lo sarebbe neanche un ergastolo. Un deciso no alla pedofilia, alla violenza su minori è quello di cui necessità la società odierna, impegnata in questioni etico – morali quasi irrilevanti, rispetto alla gravità e all’enormità di tali scempi, perché di scempi si tratta. Un no che tenga presente soprattutto i diritti di coloro che subiscono. Un no al falso perbenismo che aleggia nelle aule dei tribunali, dinanzi a sentenze che dovrebbero teoricamente risarcire moralmente e materialmente le famiglie delle vittime. DAL BLOG DI CLAUDIACAROLA
Post n°811 pubblicato il 18 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Curiosità
ROMA - C'è un "Indiana Jones" dentro ognuno di noi: il nostro cervello è infatti dotato di un "circuito" che ci viene in aiuto quando decidiamo di imboccare una ''strada nuova''. Ma l'indole da "Indiana Jones"che, più o meno sopita, alberga in ciascuno di noi, non è un istinto scevro da ogni rischio. Infatti, chi non ne ha mai pagato lo scotto, esplorare significa anche andare di fronte l'ignoto, senza sapere cosa ci preserva la nostra scelta "temeraria". I partecipanti dovevano bilanciare la propria scelta tra una remunerazione sicura sulla base dell'esperienza fino a quel momento maturata nel gioco, oppure tentare una nuova mossa che, se come si dice la ''fortuna aiuta gli audaci'', poteva portarli a un guadagno maggiore. ps: Articolo detratto dal sito internet www.ansa.it. DAL BLOG DI CLAUDIACAROLA
Post n°810 pubblicato il 18 Giugno 2006 da sterminatore1986
“Egregio Direttore, sono un soldato appena rientrato da Nassiriya perché, durante una esercitazione, sono caduto da un carro fratturandomi la gamba, incidente che ha costretto il mio Comando a farmi rientrare in Italia. Nonostante la mia dedizione e il mio attaccamento ai colleghi ed agli amici, non posso negare che il pensiero di poter rivedere i miei parenti e la mia città prima del tempo mi ha fatto felice... Fonte: http://www.culttime.it/public/html/modules/news/article.php?storyid=630
Post n°809 pubblicato il 18 Giugno 2006 da sterminatore1986
Tag: Notizie dall'estero
Le minacce di Bossi
Post n°808 pubblicato il 18 Giugno 2006 da sterminatore1986
di Francesco Fioravanti Entro il 30 giugno il nuovo Parlamento dovrà votare sul rifinanziamento delle missioni militari all´estero. Ad oggi, 8500 sono i soldati impegnati in 28 operazioni al di fuori dei confini nazionali: numeri che danno l´idea di come Iraq e Afghanistan rappresentano solamente i teatri principali di un impegno bellico funzionale a difendere e rilanciare -sotto il mantello ipocrita della pace e della stabilizzazione- i vitali interessi di un capitalismo italiano tutt´altro che disinteressato a far valere il proprio ruolo di settima potenza economica del mondo, come sta a dimostrare anche l´attivismo militare della fine degli anni Novanta (con gli interventi in Albania e in Serbia, in un´ area, quella balcanica, dove gli investimenti di aziende italiane erano e continuano a essere rilevanti) attraverso il quale l´imperialismo tricolore cercava di ritagliarsi un suo importante spazio in uno scenario geo-politico alterato dalla caduta dell´Urss e dei suoi stati satelliti. In questo quadro generale va necessariamente analizzata anche l´attuale discussione sulla presenza militare italiana nei posti più "caldi" del pianeta (ci si passi il termine, siamo pienamente consapevoli che la rilevazione della temperatura in un´area del mondo è nella totale discrezionalità delle potenze imperialiste: forse Palestina e Kurdistan turco, tanto per fare degli esempi, sono da considerarsi aree stabili e nelle quali non esistono vessazioni da parte di Stati armati fino ai denti su popolazioni inermi?). Il dibattito che coinvolge la politica italiana in queste settimane sembra svolgersi in un "teatro dell´ assurdo" nel quale attori navigati recitano un copione dall´esito scontato e privo di possibili colpi di scena: centrodestra contro centrosinistra, sinistra dell´Unione contro Ds e Margherita, liti e polemiche per decidere quanti tecnici sia necessario far rimanere per la ricostruzione in Iraq, oppure se in Afghanistan sia il caso di inviare i cacciabombardieri per devastare i villaggi del sud o basti "solamente" rafforzare il contingente militare sotto il comando Nato. Tutti sembrano essere contro tutti, salvo poi tornare fraternamente a braccetto quando si tratta di andare ad affrontare le scelte di fondo. Tragicomica appare -se non fosse per la gravità dell´argomento di cui si parla- la posizione dei partiti (Prc, Pdci e Verdi) che in questi ultimi anni si erano spesi (con se e con ma) per il ritiro dei soldati dall´Afghanistan e dall´Iraq: i Verdi tacciono; il Pdci chiede che sul decreto di rifinanziamento sia posta la questione di fiducia per giustificare il sì di fronte ai suoi elettori; il Prc scavalca a destra anche quest´ultimo partito e s´impegna a votare a favore "perché il governo non può essere messo in difficoltà", ma solamente a patto che "si produca un documento dell´intera coalizione che spieghi il perché della scelta" (sic!). Tutto questo avviene su un terreno che, secondo le affermazioni di esponenti di queste forze politiche, avrebbe dovuto misurare la reale discontinuità prodottasi con il cambio alla guida del Paese: non era infatti il "no alla guerra" uno degli elementi sul quale doveva costruirsi l´ "alternativa" a Berlusconi? Chiediamo noi: in Parlamento fra qualche giorno cosa si andrà a votare se non un nuovo impegno di guerra? Emerge con tutta la sua forza una verità che è facilmente comprensibile dalla stragrande maggioranza di quel "popolo della pace" che si è mobilitato in Italia negli ultimi anni: il governo guidato da Romano Prodi non ha nessuna intenzione di intraprendere politiche di rottura con la politica estera del precedente esecutivo: anche il ritiro dall´Iraq, concordato con gli americani e rinviato a data da destinarsi (ora si parla di dicembre), mostra come l´Unione sia particolarmente attenta a non gettare a mare il lavoro svolto dal precedente governo allo scopo di favorire gli interessi delle imprese italiane ansiose di farsi spazio in mercati nei quali si possono realizzare ingenti profitti. La "vicenda Afghanistan" è esemplificativa di questo: Paese situato in una regione di cruciale importanza per i futuri assetti del globo, l´ex-Stato dei talebani è, nei piani degli Stati-Uniti e dei suoi alleati europei, una delle basi dalla quale deve partire il rafforzamento degli imperialismi occidentali per controllare le materie prime e i flussi commerciali che tuttora sorreggono le loro economie; operazione tanto più importante se allo stesso tempo si riesce ad ostacolare le mire espansionistiche di Cina e Russia, Paesi confinanti e principali concorrenti nella lotta alla conquista dei mercati su scala globale. Ecco perché il capitalismo italiano -la cui crisi è dovuta in massima parte proprio alla debolezza con il quale affronta la concorrenza delle altre economie nel mercato mondiale- non può lasciarsi sfuggire l´occasione di essere presente quando le sirene del profitto chiamano; e se per far sentire la propria voce si è costretti a sparare, non ci si può tirare indietro. E´ dunque totalmente illusorio pensare che il centrosinistra confindustriale sia estraneo a queste logiche; al contrario, come i fatti stanno a dimostrare, ne è tra i più fedeli e convinti sostenitori. Da qui anche l´attivismo per rafforzare i legami europei e magari, in prospettiva, riuscire a costituire quel polo imperialistico dotato di un suo esercito che sembrava essere all´ordine del giorno fino a qualche tempo fa. Con l´ingresso nel governo, quelle forze politiche che sono state viste da tanti giovani e lavoratori come forze che si opponevano con coerenza ai disegni e alle macchinazioni dei governi della borghesia hanno finalmente gettato la maschera: il sì al rifinanziamento delle missioni militari costituisce un tradimento aperto delle ragioni che hanno spinto milioni di persone a mobilitarsi e scendere in piazza per opporsi alla guerra. Colpisce anche il silenzio con il quale le (ormai ex) aree critiche presenti in Rifondazione Comunista avvallano -di fatto- la scelta di sostenere l´impegno bellico fatta dalla maggioranza del partito. Dopo aver votato la fiducia al governo Prodi, l'Ernesto" ed Erre-Sinistra critica si preparano a votare anche questa misura voluta dal nuovo esecutivo. L´opposizione interna nel Prc- risucchiata anch´essa da logiche governiste- si sta sciogliendo come neve al sole. PC Rol crede invece che le potenzialità che i movimenti contro la guerra hanno saputo dimostrare negli ultimi anni non possano andar perdute. E´ necessario continuare a battersi, anche contro qualche vecchio e opportunista compagno di strada che ha imboccato altre vie. Il nostro impegno contro le guerre del capitale non verrà mai meno, il nostro "no" verrà gridato anche di fronte a tutti coloro che in questi giorni hanno deciso che ci si può schierare dalla parte dei bombardieri in nome di una poltrona di governo.
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