Vivere per amare
Riflessioni e pensieri sparsi di una piccola anima
"Pregate il Santo Rosario ogni giorno"
Salve, Regina, madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva;
a te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime. 5
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi
tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno. 10
O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria
«Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
4 Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati.
5 Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.
8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
9 Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi
Preghiera a Maria Santissima prima del riposo notturno “O Vergine, si fa tardi, tutto si addormenta sulla terra, è l’ora del riposo: non abbandonarmi ! Metti la tua mano sui miei occhi Come una buona madre. Chiudili dolcemente alle cose di quaggiù. L’anima mia è stanca di affanni e di tristezze, la fatica che mi attende è qui a me vicina. Metti la tua mano sulla mia fronte, arresta il mio pensiero. Dolce sarà il mio riposo, se benedetto da te. Perché domani il tuo povero figlio Si desti più forte E riprenda allegramente Il peso del nuovo giorno. Metti la tua mano sul mio cuore. Lui solo vegli sempre e Ridica al suo Dio Un amore eterno.” (P. Claude Wittock)
Post n°1107 pubblicato il 03 Giugno 2009 da lillysorriso
LE PROVE FANNO CONOSCERE QUELLO CHE SIAMO. - Vi sono due occasioni nella vita, nelle quali ogni uomo vede chiaramente che cosa vi è nel cuore umano; e queste sono l'occasione di operare in segreto ed il momento delle prove. Molti sono cattivi interiormente, e buoni all'esterno; ora fate che venga il caso in cui possano peccare, senza timore di essere scoperti, e allora la corruzione e la malizia loro dà fuori e si palesa all'aperto. Così pure nel tempo della prosperità riesce difficile discernere i cattivi dai buoni, ma, posti al fuoco delle prove, l'oro splende e la paglia fuma. Allora i cattivi s'istizziscono, si ribellano, mormorano, bestemmiano; i buoni, all'opposto, si sottomettono, si rassegnano, pregano, praticano la pazienza e la dolcezza, Al primo genere di prove accenna il Salmista con la frase, Visitasti nocte: Mi avete visitato durante la notte, cioè quando aveva l'occasione di peccare in segreto; al secondo con quell'altra: Igne me examinasti: Mi avete fatto passare per il fuoco della tribolazione, per una prova scottante. Ed avendo egli saputo vincere nell'uno e nell'altro caso, aggiunge: Et non est inventa in me iniquitas (Psalm. XVI, 3). Chiunque nei sopraddetti due casi sa conservare, come il re Profeta, l'anima e la virtù sua, può dire con lui: «Nessuna iniquità si trova in me». - Nel crogiuolo, dice S. Agostino, l'oro si purifica, la paglia è bruciata (In Psalm. LXI). Il pilota, dice Seneca, si fa conoscere nella tempesta, ed il soldato nella zuffa |
Post n°1106 pubblicato il 01 Giugno 2009 da lillysorriso
DIO NON ABBANDONA L'UOMO SOGGETTO ALLE PROVE. - «Iddio, leggiamo nella Sapienza, non abbandona il giusto; lo scampa alle insidie dei peccatori, e discende con lui nel pozzo delle tribolazioni; lo toglie dalle mani di quelli che l'opprimono, non gli si leva dal fianco quando è in catene; entra nell'anima del suo servo; gli paga il prezzo dei suoi lavori, lo guida per una via miracolosa, gli fornisce immancabilmente tetto e lume» (Sap. X, 13-17). |
Post n°1105 pubblicato il 01 Giugno 2009 da lillysorriso
BUON INDIZIO È PER UN CRISTIANO L'ESSERE MESSO ALLA PROVA. Le prove non abbattono e non opprimono se non coloro che non sanno sostenerle. I più valenti soldati vengono scelti per le congiunture in cui vi è più bisogno di energia, di coraggio, d'eroismo; vengono designati per le imprese importanti e decisive; e così pure Iddio elegge, per inviarli alle più gagliarde prove, quelli che più ama; esempio ne sono Mosè, Giobbe, Tobia, gli Apostoli, i Martiri, i Santi più celebri in ogni stato e professione. |
Post n°1104 pubblicato il 31 Maggio 2009 da lillysorriso
IN QUAL MODO DIO CI PROVI, E PERCHÈ. - «Voi ci avete provati, o Signore, esclama il Profeta, ci avete saggiati col fuoco come si saggia l'argento» (Psalm. LXV, 10); e altra volta: «Signore, io porto il peso della vostra collera, il mio cuore è nell'affanno. I flutti dell'ira vostra mi passarono sopra, i vostri terrori mi accasciarono; si riversarono su di me come torrente straripato, e m'investirono» (Psalm. LXXXVII, 16-18). E il Savio dice: «Li ha provati come oro nel crogiuolo, li ha ricevuti come vittime in olocausto; risplenderanno nel giorno in cui li visiterà; brilleranno come fiamma appresasi ad arido canneto» (Sap. III, 6-7). Ci narra il Genesi che Iddio volendo far prova di Abramo, gli disse: «Prendi l'unico tuo figlio che tanto ami, Isacco, e va nella terra della visione, e là l'offrirai in olocausto sopra uno dei monti che t'indicherò» (Gen. XXII, 1-2). |
Post n°1103 pubblicato il 31 Maggio 2009 da lillysorriso
LE PROVE CI VENGONO DA DIO. - S. Agostino insegna che le prove le quali ci affliggono, non vengono né dagli uomini né dal demonio, ma da Dio che si serve degli uomini o dei demoni per castigarci o purificarci, come adoperò Satana per provare Giobbe. Dio flagella i suoi figli per disciplinarli e correggerli; flagella i riprovati affinché siano puniti ad esempio degli altri (In Psalm. XXI). «Io vi porrò un freno, dice il Signore per bocca di Isaia, affinché non andiate perduti» (XLVIII, 9). Questo freno sono le prove; esse sono dunque un regalo di Dio, e partono dalla sua benevolenza per noi, sono un frutto della sua beneficenza che vuole domare, arrestare e sterpare le malvagie e pericolose nostre tendenze. È al contrario segno evidente della collera di Dio se nessun freno Egli mette alle perverse inclinazioni dell'uomo, se lo lascia scapricciare e scapestrare a talento, come cavallo indomito, non frenato da morso, non guidato da briglia. |
Post n°1102 pubblicato il 31 Maggio 2009 da lillysorriso
CHE COSA SONO LE PROVE E LORO NECESSITÀ. - Il vocabolo prova si presta a molti significati. Mettere alla prova, vuoI dire 1° riguardare; 2° indagare, scrutinare; 3° discernere; 4° appurare e sceverare quello, che è puro da quello che non lo è; 5° giudicare; 6° scegliere e ricompensare, rigettare e punire. |
Post n°1101 pubblicato il 31 Maggio 2009 da lillysorriso
Riflessioni sulla liturgia della |
Post n°1100 pubblicato il 30 Maggio 2009 da lillysorriso
LODE ALLA DIVINA MISERICORDIA Io non comprendo sufficientemente ciò perché sono caduto nella miseria; io sono un decaduto; io ho abbandonato le altezze dell'essere nel quale tu mi avevi posto creandomi. Non ho saputo restare a quel livello divino che mi poneva così bene dinanzi a te, per accogliere e riprodurre il movimento del tuo spirito, per impadronirmi di lui e del suo canto in tutte le note create che lo riproducevano, ma senza saperlo. Io avevo ricevuto la Luce che mostra questo dono di sé in tutto, e lo slancio cosciente, sveglio, in chiarezza, che lo ripete e lo fa rientrare in te. Io ho perduto questa Luce e ho arrestato questo slancio. Io l'ho diretto verso di me, al posto di dirigerlo verso di te. Io ti ho tolto questa gloria, e l'ho voluta per me; e l'ho ridotta alla misura del mio proprio essere che non è. Io sono rimasto nel mio nulla, e ho obbligato tutti gli esseri, che dovevo portare a te, a restarvi con me. Quale perdita per tutti! Le conseguenze della colpa primitiva - e, in una certa misura, di ogni colpa - sono spaventose... se ciò si comprendesse. Gesù l'ha compreso ed è venuto meno sotto il peso: " Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! " Mt 26,39 , gridava, inabissato, col volto prostrato a terra, e sudando sangue da tutto il corpo, mentre la sua anima agonizzava. Egli era disceso nelle grandi profondità della mia miseria; ma l'aveva presa su di sé per rialzarmi: all'abisso di tale miseria Gesù opponeva un abisso più profondo, quello della misericordia. Questo è così profondo che raggiunge Dio, e che, per questa strada, noi risaliamo alla vetta perduta. Esso ci conduce alla meta. Esso porta a compimento il movimento; e - senza pretendere di regolare questo movimento - io ho l'impressione che nessuna meta conviene meglio all'Amore. Donarsi al nulla è bello; è una manifestazione di bontà... ma donarsi alla miseria è qualcosa di meglio. Rialzare è più " Amore ", più " dono di sé " che creare. La Redenzione, il sangue divino che scorre nell'Agonia, sul Calvario, nel pretorio, è l'ultima parola dell'Amore... se l'Amore può avere un'ultima parola. Mio Dio, tu sei questo Amore, tu sei la vetta suprema... ed è qui che la mia vita di lode deve fissarsi. La creazione non ne è assente; io resto il cantore di tutto ciò che tu hai fatto... ma è ai piedi della croce che io debbo lanciare la mia nota e ogni nota insieme alla mia, unita a quella del Figlio che rimette il suo Spirito nelle tue mani. Qui si compiono tutte le cose, qui tutto è consumato. La misericordia vista dal Calvario esigerebbe, per essere qualificata, un termine qualificativo che non esiste; bisognerebbe esprimere questo Dio che muore; ciò è essenzialmente inesprimibile; bisognerebbe sondare l'abisso che separa queste due parole: Dio e morire; e anche bisognerebbe sondare questa morte e tutte le circostanze delle quali ha voluto rivestirsi Colui che moriva. Semplici accidenti, senza dubbio; e più accessibili rispetto all'Essere che muore e alla morte di un tale Essere; ma pur sempre superiori all'immaginazione. Bisognerebbe conoscere tutta la capacità di sentire e, di conseguenza, di soffrire, di questo organismo in cui tutto - letteralmente tutto - è stato frantumato, schiacciato, pressato come un grappolo ben maturo per spremerne tutto il succo; bisognerebbe dunque conoscere l'anima che lo animava e nella quale risuonavano tutti questi colpi... Anche qui - qui come sempre - bisogna arrestarsi. Prospettive infinite di tortura fisica e di martirio morale si allungano davanti al mio sguardo e sembrano sfidarlo, sfidare il mio coraggio (o meglio la mia pigrizia) a guardarle come dovrei. Delle anime sante l'hanno fatto, non hanno fatto che questo, e, al termine della loro contemplazione, hanno dichiarato: " Noi non abbiamo nemmeno intravisto la soglia di questo abisso Dal Calvario, la misericordia ha riversato le sue acque su tutti gli uomini di tutti i tempi, di tutti i luoghi - ove le riversa ancora - e continuerà a riversarle fino alla fine del mondo. Ma anche qui, qui sempre, il mistero si innalza davanti a me, si gioca di me, mi sfida, mi schiaccia. Come penetrare le meraviglie operate dalla grazia in una sola anima? La parola del Salmo mi ritorna in mente: Exultavit ut gigas ad currendam viam. Sal 18,6 Volg. (" Esultò come un gigante che percorre la via "). Gesù-Redentore è un gigante che corre; io vedo la sua partenza... ma la strada mi sfugge. Io indovino solamente che è immensa, che il solo pensiero di percorrerla e di conoscerla fa sorridere, e che debbo rassegnarmi ancora a confessare un'impotenza di cui ogni meditazione accresce l'evidenza e acuirebbe il dolore se anch'essa non fosse una lode a Dio. Fortunatamente interviene la Scrittura, con le sue parole piene di tenera luce e di consolazione, le sue parole che dicono quasi tutto senza cercarlo, almeno tutto ciò che io ho bisogno di sapere. Qualche giorno, forse, io le mediterò in modo più dettagliato; e da questa sorgente che mi sembra così profonda, io potrò intravedere qualcuno dei ruscelli che irrigano la santa città. Io non ne richiamo, in questo momento, che uno solo, ma così intensamente tenero, e le cui sillabe stesse sono state sempre per la mia anima come una carezza di madre: In charitate perpetua dilexi te, et ideo attraxi te miserans: " lo ti ho amato di un eterno amore, e non ho mai cessato di attirare a me la tua miseria ". Cfr. Ger 31,3. Come sai bene, o mio Dio, esprimere le sfumature! In te non vi è che amore, e io non l'avevo sottolineato ancora con sufficiente chiarezza. La misericordia non è che il riflesso di questo amore quando la sua luce attraversa la zona d'ombra in cui il peccato ci ha avvolti. La misericordia è il movimento della luce nelle tenebre. " La luce splende nelle tenebre ". Gv 1,5. Essa è venuta a illuminarle; essa ha abbandonato il suo regno per visitarle e rifarle secondo la tua immagine raggiante; è venuta poiché essa è l'amore; essa procede dall'amore, ne è il raggio splendente, candor lucis aeternae; Sap 7,26. essa ha ricevuto dall'amore - e porta nel suo seno - il movimento essenziale, il bisogno di donarsi, che fa come uscire l'amore da se stesso per generarla in se stesso eternamente. La luce ha bisogno di effondersi, di comunicarsi, di splendere. Essa porta in sé questo bisogno perché è nata dal seno paterno da dove procede questo movimento. Le tenebre, in cui essa non brilla, l'attirano, sollecitano questo suo bisogno; un appello sembra uscire, che le grida: " Vieni in noi ". Questo appello è, per la luce, irresistibile; corrisponde talmente a questo bisogno essenziale del suo essere che essa ne esce, zampilla, si slancia, fa questo passo da gigante sulla strada che le si apre davanti: Exultavit ut gigas ad currendam viam Sal 18,6 Volg. Essa diviene la Luce che si dona alle tenebre, che brilla nelle tenebre: ed è la Misericordia, l'Amore di Colui che è per ciò che non è. Colui che è può donare al nulla il potere di donarsi come Egli dona Se stesso, liberamente e per amore: è il privilegio dell'uomo, la libertà. L'uomo può corrispondere all'amore o rifiutarlo. Se corrisponde, si unisce a Lui, non fa che uno con Lui, partecipa alla sua vita e alla sua grandezza. Se si rifiuta, l'uomo resta in se stesso, nel suo nulla, ma in un nulla decaduto, in un nulla che si sarebbe potuto unire all'essere, che era chiamato a farlo, che era provvisto di potenze per impossessarsene e gioirne, e che è venuto meno al suo destino; e dunque tutto in lui è venuto meno, decaduto, rovinato. Ed è propriamente questa la miseria che la divina misericordia ha voluto soccorrere. Ed è pure qui che si accordano queste due sorelle che noi non sappiamo associare abbastanza: la misericordia e la giustizia. Dio, sollevandoci dal fondo del nostro abisso, ha pagato i nostri debiti, ha riparato la sua gloria e le brecce che noi vi avevamo fatte; Dio ha ripreso veramente tutti i suoi diritti su di noi; ha dato completa soddisfazione a tutte le esigenze di questa gloria, si è magnificato magnificamente. Bisogna amare questa gloria magnifica; bisogna accettare generosamente la miseria che la procura. Bisogna vedere e amare e cantare la misericordia e la giustizia fin nei castighi che prostrano. Il mistero è spaventoso a prima vista. Esso si rischiara sotto uno sguardo di fede prolungato. Per tutti la misericordia giunge fino alla fine del suo sforzo; non dipende mai da essa se la miseria non sia guarita; dipende dall'uomo solo che il divino amore sia rifiutato. L'accoglienza della grazia è opera della grazia, la volontà corrisponde; il rigetto della grazia è l'opera del solo volere umano che si chiude alla divina profferta. Il cuore del Padre amabilissimo si è chinato sul figlio ribelle, ha parlato al suo cuore; ha fatto l'impossibile per commuoverlo e farsi accettare. Gloria a tutto ciò! Il ribelle condannato a causa della sua sola colpa farà risplendere questi sforzi dell'amore, e il suo castigo eterno farà aumentare lo splendore di questo amore ricompensato nei giusti. |
Post n°1099 pubblicato il 29 Maggio 2009 da lillysorriso
La parola più bella sulle labbra del genere umano è "Madre", e la più bella invocazione è "Madre mia". E' la fonte dell'amore, della misericordia, della comprensione, del perdono. Ogni cosa in natura parla della madre. La stella Sole è madre della terra e le dà il suo nutrimento di calore; non lascia mai l'universo nella sera finchè non abbia coricato la terra al suolo del mare e al canto melodioso di uccelli e acque correnti. E questa terra è madre degli alberi e dei fiori. Li produce, li alleva, e li svezza. Alberi e fiori diventano madri tenere dei loro grandi frutti e semi. La parola "madre" è nascosta nel cuore e sale alle labbra nei momenti di dolore e di felicità, come il profumo sale dal cuore della rosa e si mescola all'aria chiara e nell'aria nuvolosa. |
Post n°1098 pubblicato il 28 Maggio 2009 da lillysorriso
Discendi intrepido, |
Post n°1097 pubblicato il 28 Maggio 2009 da lillysorriso
Signore, mi hai afferrato… Signore, mi hai afferrato, e non ho potuto resisterTi. Ormai è fatto, Signore, non potrò più scordarTi. In certi momenti, grazie o Signore, tu m’invadi irresistibile, come il mare lentamente inonda la spiaggia; Signore, Tu crei ancora il vuoto attorno a me, ma in un modo diverso questa volta. Lo so, gli altri lo dicono: “È pazzo!”. Michel Quoist |
Post n°1096 pubblicato il 28 Maggio 2009 da lillysorriso
Eletti, amici cari, la vostra dedizione a Me, la vostra fedeltà consola il Mio Cuore afflitto per il tradimento di molti che Mi hanno girato le spalle come Giuda, Mi tradiscono e non hanno nessuna intenzione di ravvedersi. Spose amate, siete un dolce balsamo per il Mio Cuore, trafitto ed offeso dai grandi peccati degli uomini.
Sposa amata, le Grazie di salvezza continuano a scendere per le suppliche dei Miei fedeli amici e delle spose adoranti che sono un vero balsamo per il Mio Cuore tanto offeso. Sto portando avanti il Mio Progetto con voi, amati, lo concluderò con voi; le Mie più grandi Meraviglie compirò proprio in questo tempo con la vostra cooperazione. Piccola Mia sposa, chiederò qualche sacrificio in più a coloro che Mi amano con cuore ardente, li chiamerò, ad uno ad uno, ed assegnerò loro un compito nuovo, più impegnativo, perché conclusivo. Sposa amata, ti fa tremare questo? Mi dici: “Adorato, so per certo che se chiedi di più, anche concedi le Grazie e le forze per eseguire ciò che chiedi. Dolcissimo Amore, servire Te è sempre gioia, grande gioia, meravigliosa gioia, la fatica non si sente tanta è la letizia di essere al Tuo servizio. Tu, Gesù adorato, conosci bene le nostre forze, mai il compito le supera; le Tue piccole spose sono tutte davanti a Te pronte nell’abito nuziale, è solo gioia obbedirTi, Dolce Amore. Nel Tuo Progetto c’è la salvezza universale, nel nostro desiderio c’è il Tuo sublime Desiderio; quando un’anima Ti appartiene interamente vuole ciò che Tu, Dolcissimo Amore, vuoi e non vuole ciò che Tu non vuoi. Noi, i piccoli più piccoli, siamo tutti Tuoi, la Tua Volontà è la nostra, il Tuo Desiderio è il nostro”. Sposa amata, in questo grande momento di cambiamento avrei voluto che tanti fossero i docili strumenti del Mio Amore, questo avrei voluto per concedere subito le cose più belle già promesse, ma nel mondo ho trovato forti resistenze, ho atteso per Amore; lo hai ben compreso questo, Mia piccola sposa? “Gesù adorato, certo che l’ho compreso, tutto fai per Amore, non vuoi che alcuni siano nella più grande Gioia ed alcuni nella più profonda tristezza, vuoi dare la salvezza ad ogni uomo che sia pronto a cooperare. Quanto è sublime il Tuo Sentimento! Noi, se dobbiamo invitare alla nostra festa qualcuno, lo chiediamo una volta sola o al massimo due volte e non di più, perché non tolleriamo un rifiuto, ma Tu, Gesù, Tu, Dolcissimo Amore, insisTi per Amore, talora sei come un mendicante che bussa alla porta ed attende, attende a lungo prima di andarsene. Sono emozionata al pensiero della Tua Infinita Delicatezza: per Amore il Re dei re diventa anche un mendicante, tutto fai per Amore. Se gli uomini solo un po’ capissero, subito dalla terra salirebbe un canto di lode a Te, un canto di adorazione. Non è così, non è ancora così. Gesù, Tu sei la Delizia di ogni anima che si apre al Tuo Amore, ma quante, in questi tempi cupi, lo fanno? Tu ami, ami teneramente ogni essere umano come il più tenero dei padri, come la più dolce madre, ma Tu, Gesù, Tu, Che tanto ami, sei ancora così poco amato. Il dolore trafittivo dei Tuoi piccoli più piccoli, stretti alla Madre Tua, è proprio il vedere un mondo che da Te si va allontanando sempre più, mentre sarebbe ora che ogni uomo della terra entrasse in se stesso e capisse”. Amata sposa, ogni essere umano è molto caro al Mio Cuore e lo voglio salvare, concedo tutto per la salvezza; nessuno, un giorno, potrà dire: “Non mi sono salvato, perché nessuno si è preoccupato di aiutarmi”. Vedi come l’Umanità presente è tutta speciale? Formata da miliardi e miliardi di individui come non è stato nella storia passata? Io, Io, Dio, l’ho voluto per realizzare alla grande il Mio Progetto sublime. Io chiedo ad ogni uomo della terra di aderire al Mio Invito, ho anche lasciato il tempo per riflettere, ecco perché ancora tutto non si è pienamente realizzato, ecco perché: per attendere i ritardatari. Certo è che le sofferenze dei Miei più fedeli sono aumentate. Ti è dispiaciuto, Mia piccola? “Gesù mio adorato – Mi dici – il Tuo Desiderio è anche il nostro, vogliamo noi, tutti Tuoi, che la festa sia per molti, per tutti e non solo per alcuni. Come vorremmo che l’intera Umanità godesse presto le Delizie del Tuo Amore e che nessuno ne restasse escluso!” Amata sposa, come già ti ho più volte ripetuto, l’Invito è stato esteso a tutti, proprio a tutti gli uomini della terra, ho anche concesso un tempo per la risposta, un tempo oltre il quale non si va, quando l’ultimo avrà dato la sua risposta, allora, allora sposa Mia cara, tutto avverrà all’improvviso, pensa ad un cambiamento repentino, il mondo subirà una tale svolta quale mai c’è stata. Ancora un poco, ancora un poco, Mia piccola, e tutto cambierà per Volontà Mia; i Miei cari amici, le Mie dolci spose esulteranno, ma i Miei nemici tremeranno vedendosi perduti. Resta nel Mio Cuore, piccola Mia, godi le Delizie d’Amore preparate per questo giorno. Ti amo. Vi amo.
Gesù
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Post n°1095 pubblicato il 26 Maggio 2009 da lillysorriso
Dobbiamo essere devoti della Madonna perché la Madonna è la nostra Mamma. Quella volta che S. Giovanni Bosco, durante un’istruzione, chiese ai fedeli: “Chi è la Madonna?”, ebbe parecchie risposte: la Madonna è la Madre di Dio, è la Regina del cielo, è l’Immacolata... Ma S. Giovanni Bosco voleva soprattutto una risposta, e la diede lui stesso: “La Madonna è la nostra Mamma”. Sì, la Madre di Dio, la Regina del cielo, l’Immaco-lata, l’Assunta in Paradiso, è la nostra Madre. La Madonna è la Madre Divina del Corpo Mistico, è la Madre di Gesù e di noi, fratelli di Gesù. Il papa Paolo VI dice: “La Madonna è Madre di Cristo, perciò Madre di Dio e Madre nostra”.
“ecco tua madre”
Questo è il primo fondamento della devozione alla Madonna: la sua Maternità e la nostra figliolanza. Per ciascuno di noi valgono le divine parole di Gesù a Maria Santissima “Ecco tuo figlio”, e al discepolo Giovanni, “Ecco tua madre” (Gv 19,27). Pensando a tale realtà, gli affetti e la tenerezza dovrebbero fortemente commuoverci: la stessa Maternità che la Madonna ebbe verso Gesù si estende fino a ciascuno di noi, ed Ella ci prende tutti spiritualmente come suoi figli, nel suo seno, nel suo cuore, fra le sue braccia. Grazie, Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo! Aveva ragione P. Pio quella volta che gli venne chiesta qualcosa sulla Madonna, ed egli rispose: “La Madonna è la nostra Mamma!”, senza riuscire a frenare la commozione fino alle lagrime. Quale verità più dolce di questa per noi? Aveva ragione anche S. Massimiliano M. Kolbe quella volta che per le strade di Roma, udito un uomo bestemmiare la Madonna, lasciò i confratelli, si avvicinò a quell’uomo e con le lagrime agli occhi gli disse: “Ma tu la bestemmieresti tua madre?”. E quello, colpito dal giovane frate, chiese perdono e promise di non farlo più. Dovremmo davvero provare gaudio nel sapere, nel sentire, nel chiamare la Madonna nostra Mamma. Pensiamo alla foga affettuosa con cui S. Gemma Galgani chiamava la Madonna “Mamma!”. Sembrava non saziarsi mai di chiamarla così. In un’estasi arrivò a chiamare la Madonna per trenta volte “Mamma”. Una volta confidò espressamente alla Madonna: “Mamma mia, quanto godo nel chiamarti Mamma! Il mio cuore, lo vedi, mi salta come quando ricorda Gesù”. presso la nostra culla
Quando è che la Madonna diviene nostra Mamma, e noi suoi figli? Nel S. Battesimo. Con l’infusione della grazia battesimale nell’anima si viene rigenerati “nell’acqua e nello Spirito Santo” (Gv 3,5), diventando figli di Dio e di Maria, fratelli di Gesù. Con ragione S. Leone Magno diceva che ogni fonte battesimale è il seno verginale di Maria! Per questo dovremmo dire che ogni cristiano nasce nel S. Battesimo con la devozione alla Madonna, perché nasce figlio di Maria, e al figlio è connaturale amare la mamma per istinto. Presso la culla di ogni bambino battezzato, insieme alla mamma naturale c’è la Mamma soprannaturale. E fra le due mamme, la più vera mamma è quella soprannaturale, perché è la genitrice della vita spirituale, mentre la mamma naturale è la genitrice della vita corporale. Anzi, di tanto la Madonna è maggiormente nostra Mamma, di quanto l’ordine soprannaturale supera l’ordine naturale. Per questo avevano ragione quei Santi, come S. Giuseppe da Copertino, che consideravano la mamma terrena solo una “nutrice” rispetto alla Madre della vita spirituale. La mamma di S. Gaetano consacrò il suo bambino alla Madonna fin dalla nascita e si considerava da se stessa soltanto “nutrice” del figlio..., che chiamava “Gaetano di Maria”. È certamente dolce e salutare questa pia usanza di consacrare i bambini alla Madonna, che è la vera Mamma di noi tutti. E ci furono mamme cristiane che ebbero la santa ispirazione di consacrare i loro bambini alla Madonna prima ancora che nascessero. Così fecero, ad esempio, le mamme di S. Antonio da Padova e di S. Pietro M. Chanel. Il B. Stefano Bellesini, parroco per molti anni nel Santuario mariano a Genazzano, introdusse la pia usanza di portare i bambini appena battezzati all’altare della Madonna per consacrarli alla Celeste Mamma. E il S. Curato d’Ars esortava tutti i genitori a consacrare ogni giorno i figli alla Madonna, come faceva la mamma di S. Gerardo. I genitori ricordino questi esempi e vogliano imitarli.
ci ama senza confronti
Soltanto la fede ci fa scoprire queste realtà, illuminando i nostri rapporti con la Madonna nel loro contenuto vitale più profondo e soave. Noi siamo indivisibilmente legati alla Madonna, come il figlio è legato alla madre. E siamo legati a Lei come figli, non con i vincoli della “carne e del sangue” (Gv 1,13), ma con quelli dello Spirito, ossia con i vincoli più alti e indistruttibili. Né sarà possibile alcun confronto fra l’amore che ci porta la nostra Mamma celeste e quello di qualsiasi altra mamma. Diceva molto bene il S. Curato d’Ars: “Il Cuore di Maria è così tenero per noi, che i cuori di tutte le madri uniti insieme non sono a paragone che un pezzo di ghiaccio... La Vergine Santissima è così buona che ci tratta sempre amorosamente e non ci castiga mai. Il Figliuolo ha la sua giustizia, mentre la Madre non ha che l’amore”. A S. Alfonso Rodriguez successe una volta di uscire in queste ardenti espressioni, mentre pregava la Madonna: “Oh, quanto io vi voglio bene, o Signora degli Angeli e Madre del mio Dio!... Quanto grande è l’amore che vi porto!... Più grande di quanto Voi ne portiate a me!”. Gli apparve allora la Madonna, bellissima e dolcissima, e amorevolmente lo riprese: “No, Alfonso, questo no. Tu t’inganni: molto più bene voglio io a te, senza confronto”. Proprio lo stesso santo, da vecchio, mentre un giorno saliva a pregare sul monte in una Cappella della Madonna, sentì una mano delicata asciugargli il sudore che grondava dalla fronte. Fino a tanto arriva la tenerezza materna della Madonna! Pensiamo alle premure amorevoli della Madonna anche per cose semplici come le faccende domestiche. Una volta S. Caterina da Siena si vide aiutare dalla Madonna a impastare il pane; S. Zita, smarritasi di notte, si vide accompagnare dalla Madonna nel tornare a casa; S. Veronica Giuliani veniva aiutata dalla Madonna anche a fare il bucato, tanto è vero che la santa nel lavare era molto più veloce delle consorelle; e le consorelle capirono bene che la Madonna l’aiutava, perché ogni tanto S. Veronica diceva, come fuori di sé: “Madonna mia, volete fare ogni cosa voi? Non volete che io faccia niente?”. Non esagerava quindi il B. Contardo Ferrini quando terminava le sue lettere raccomandando al destinatario di ricordarlo “alla cara amorosissima Mamma nostra”; così come non esageravano i Santi a tributarle titoli di amore tenerissimo senza misura. P. Pio da Pietrelcina, in una lettera al suo Padre spirituale, arriva a chiamare “tiranna” la Madonna, perché gli riversa nel cuore “tali e tante grazie” da non poterne più, fino a farlo uscire “in escandescenze”. Dolcissima tirannia e felici escandescenze! Davvero si può dire dell’amore della Madonna quel che S. Paolo diceva dell’amore di Gesù: è amore che “supera ogni conoscenza” (Ef 3,19).
mai sazi nell’amarla
La Madonna è il capolavoro dell’amore di Dio, di tutto l’amore che Dio ha riversato sulle creature: amore materno, amore filiale, amore sponsale, amore verginale. S. Massimiliano M. Kolbe arriva a dire che l’Immacolata è quasi l’incarnazione dello Spirito Santo Amore: Ella è la Concezione Immacolata creata, mentre lo Spirito Santo è la Concezione Immacolata Increata. Ricambiamo il suo amore, quindi, con ogni trasporto, anche se non potremo mai e poi mai amarla come si dovrebbe. Una volta una figlia spirituale disse a P. Pio: “Beato voi, Padre, che amate tanto la Madonna!”. P. Pio rispose: “Vorrei poterLa amare quanto merita, ma ricordati che tutti i Santi e gli Angeli insieme non possono degnamente amare e lodare la Madre di Dio”. Non dovremmo sentirci mai sazi di amare la Madonna. “Chi mangia di me, avrà ancora fame, chi beve di me avrà ancor sete” (Sir 24,20); così fa dire la Liturgia alla B. Vergine. E i Santi l’hanno amata così, fino al punto di non sapere più come contenere il desiderio di morire presto per andare vicino a Lei. Così dicevano ad esempio S. Stanislao Kotska, S. Antonio M. Claret, S. Bernardetta Soubirous. Una volta, alcuni confratelli mandarono a S. Massimiliano M. Kolbe l’augurio di poter volare presto in Cielo presso l’Immacolata. Il Santo rispose: “Ringrazio coloro che... particolarmente mi hanno augurato non una lunga vita, ma una sollecita morte per trovarmi con l’Immacolata”. Quell’ardente apostolo che fu S. Leonardo da Porto Maurizio predicava anche dal pulpito questo suo desiderio di morire subito per raggiungere la Beata Vergine in Paradiso. Una volta, predicando, arrivò a dire: “Io bramo di morire per vivere con Maria. E voi recitate un’Ave Maria per me. Ottenetemi la grazia di morire adesso su questo pulpito... Voglio andare a vedere Maria”. È la stessa brama veemente che bruciava il cuore di S. Paolo (Fil 1,23), rivolta a Maria SS.: “Bramo morire per stare con Maria”. Chi ama non ragiona come chi non ama.
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Post n°1094 pubblicato il 24 Maggio 2009 da lillysorriso
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Post n°1093 pubblicato il 23 Maggio 2009 da lillysorriso
“In principio Dio creò il cielo e la terra”. ( Genesi 1,1 ). Con questa affermazione ha inizio la Sacra Scrittura. Ho deciso di dedicare un capitolo del mio libro ad un tema dibattuto da millenni e che ha visto prodigarsi religiosi, politici, scienziati, filosofi ed altri, nell’affannosa ricerca di una risposta: la creazione dell’universo. Viviamo in un epoca in cui i mass media e le metodologie di comunicazione hanno finalmente raggiunto livelli planeari e, in svariate occasioni ci è capitato di ritrovare il nostro pensiero sgombro da altro ed intento a dei precisi interrogativi, tra cui sicuramente quello che vede contrapporsi, sin dall’inizio, la figura del bene e del male. Chi ha creato tutto ciò e perché esiste il bene, necessariamente affiancato dal male? Perché, al momento della creazione è accaduto tutto ciò? Sicuramente abbiamo dei livelli scientifici e di progresso grandemente più sviluppati rispetto a quando è stata donata all’uomo la Sacra Scrittura, però, mi sembra un ... ... interrogativo legittimo, ciò nondimeno nel contempo retorico. La risposta è semplicissima, non abbiamo necessariamente bisogno di una prova tangibile o di un esperimento rivelatore, è la nostra Fede che deve guidarci verso la Verità, è la stessa ragione, come afferma il Papa nella “Fides et ratio”, che può farci comprendere la naturalità e la positività dell’essere stati voluti da Dio, e dell’essere soggetti attivi della nostra vita, seguendo la via del bene o quella del male. Santa Chiesa e Verità assoluta ci insegnano che bisogna guardare a Dio Padre onnipotente come: “Creatore del cielo e della terra” e “creatore di tutte le cose visibili e invisibili”. La creazione, ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, è il principio di tutti i progetti salvifici di Dio, è “l'inizio della storia della salvezza” (Congregazione per il Clero, Direttorio catechistico generale, 51) che culmina in Cristo. Allo stesso modo, il Mistero di Cristo è la luce risoluta sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, “in principio, Dio creò il cielo e la terra” (Genesi 1, 1). Difatti “dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo”. (Romani 8, 18-23). La catechesi sulla creazione è di capitale importanza. Concerne i fondamenti stessi della vita umana e cristiana: infatti esplicita la risposta della fede cristiana agli interrogativi fondamentali che gli uomini di ogni tempo si sono posti: “Da dove veniamo?” “Dove andiamo?” “Qual è la nostra origine?” “Quale il nostro fine?” “Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?”. Le due questioni, quella dell'origine e quella del fine, sono inscindibili. Sono decisive per il senso e l'orientamento della nostra vita e del nostro agire. La questione delle origini del mondo e dell'uomo è oggetto di numerose ricerche scientifiche, che hanno straordinariamente arricchito le nostre conoscenze sull'età e le dimensioni del cosmo, sul divenire delle forme viventi, sull'apparizione del l'uomo. Tali scoperte ci invitano ad una sempre maggiore ammirazione per la grandezza del Creatore, e a ringraziarlo per tutte le sue opere e per l'intelligenza e la sapienza di cui fa dono agli studiosi e ai ricercatori. Non tutti, purtroppo, riconducono la bellezza del Creato a Dio. Tanti sono gli scettici ed altrettanto numerosi quelli che ci considerano vittime di una favola paragonabile a quella di “Pinocchio”. A Salomone chiedo l’intercessione per costoro, affinché possano pregare dicendo: “Egli mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose, per comprendere la struttura del mondo e la forza degli elementi. . . perché mi ha istruito la Sapienza, artefice di tutte le cose”. (Sapienza 7, 17-21). Il grande interesse, di cui sono oggetto queste ricerche, è fortemente stimolato da una questione di altro ordine, che oltrepassa il campo proprio delle scienze naturali. Non si tratta soltanto di sapere quando e come sia sorto materialmente il cosmo, né quando sia apparso l'uomo, quanto piuttosto di scoprire quale sia il senso di tale origine: se cioè sia governata dal caso, da un destino cieco, da una necessità anonima, oppure da un Essere trascendente, intelligente e buono, chiamato Dio. E se il mondo proviene dalla sapienza e dalla bontà di Dio, perché il male? Da dove viene? Chi ne è responsabile? C'è una liberazione da esso? Sin dagli inizi, la fede cristiana è stata messa a confronto con risposte diverse dalla sua circa la questione delle origini. Infatti, nelle religioni e nelle culture antiche si trovano numerosi miti e teoremi riguardanti le origini di cui, per ovvi motivi di spazio, cercherò di enunciarne brevemente qualcuno. Indubbi filosofi hanno affermato che tutto è Dio, che il mondo è Dio, o che il divenire del mondo è il divenire di Dio (panteismo); altri hanno detto che il mondo è una emanazione necessaria di Dio, che scaturisce da questa sorgente e ad essa ritorna; altri ancora hanno sostenuto l'esistenza di due princìpi eterni, il Bene e il Male, la Luce e le Tenebre, in continuo conflitto (dualismo, manicheismo); secondo alcune di queste ideazioni, il mondo (almeno il mondo materiale) sarebbe cattivo, prodotto di un decadimento, e quindi da respingere con disgusto o oltrepassare (gnosi); altri ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio che, una volta fatto, l'avrebbe abbandonato a se stesso (deismo); altri non ammettono alcuna origine trascendente del mondo, ma vedono in esso il puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita (materialismo); altri, infine, non se ne pongono il problema (ateismo, agnosticismo). Tutti questi e tanti altri tentativi di spiegazione e, nel contempo di evasione, stanno a testimoniare la persistenza e l'universalità del problema delle origini. Questa ricerca è caratteristica dell'uomo. La veridicità della creazione è così importante per l'intera vita umana che Dio, nella sua premura, ha voluto rivelare al suo Popolo tutto ciò che al riguardo è necessario conoscere. Al di là della conoscenza naturale che ogni uomo può avere del Creatore, Dio ha progressivamente rivelato a Israele il mistero della creazione. “Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che da a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana”. (Atti 17, 24-29); “In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità”. (Romani 1, 18-20). Egli si annuncia come colui al quale convengono tutti i popoli della terra e l'intera terra, come Colui che, senza l’ausilio di “terzi incomodi”, “ha fatto cielo e terra”. Dio non ha avuto bisogno di una provetta da manipolare in un laboratorio, di un brodo primordiale o di una serie di divinià greche. La Sacra Scrittura, difatti, dice: “Vi renda fecondi il Signore, voi e i vostri figli. Siate benedetti dal Signore che ha fatto cielo e terra. I cieli sono i cieli del Signore, ma ha dato la terra ai figli dell'uomo. Non i morti lodano il Signore, né quanti scendono nella tomba. Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore ora e sempre”. (Salmi 115, 14-18); “Sia benedetto il Signore, che non ci ha lasciati, in preda ai loro denti. Noi siamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati. Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra”. (Salmi 124, 6-8); “Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore; voi che state nella casa del Signore durante le notti. Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore. Da Sion ti benedica il Signore, che ha fatto cielo e terra”. (Salmi 134, 1-3); “In principio era il Verbo. . . e il Verbo era Dio. . . Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto”. (Giovanni 1, 1-3). Anche il Nuovo Testamento è permeato di ulteriori rivelazioni circa la creazione. Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo eterno, il Figlio suo diletto. “Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra... Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte Un’altra verità che non deve mai venir meno nella concezione cristiana del Creato è fondamentale ed a tale proposito la Scrittura e la Tradizione costantemente insegnano e celebrano: “Il mondo è stato creato per la gloria di Dio”. (Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3025). Dio ha creato tutte le cose, spiega San Bonaventura, “non per accrescere la propria gloria, ma per manifestarla e per comunicarla”. (San Bonaventura, In libros sententiarum, 2, 1, 2, 2, 1). E il Concilio Vaticano I spiega: “Nella sua bontà e con la sua onnipotente virtù, non per aumentare la sua beatitudine, né per acquistare perfezione, ma per manifestarla attraverso i beni che concede alle sue creature, questo solo vero Dio ha, con la più libera delle decisioni, insieme, dall'inizio dei tempi, creato dal nulla l'una e l'altra creatura, la spirituale e la corporale”. (Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3002). Noi crediamo che il mondo è stato creato da Dio secondo la sua sapienza. Non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso. Noi crediamo che il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà: “Tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono”. (Apocalisse 4, 11); “Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza”. (Salmi 104, 24); “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature”. (Salmi 145, 9). L’autorevolezza di Dio si palesa precisamente in questo, che Egli parte dal nulla per fare tutto ciò che vuole (San Teofilo d'Antiochia, Ad Autolycum, 2, 4: PG 6, 1052). La convinzione nella creazione “dal nulla” è testimoniata nella Scrittura come una verità piena di promessa e di speranza. Così la madre dei sette figli, sicura della vita eterna, li incoraggia al martirio: “Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore del mondo, che ha plasmato all'origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la Sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi. . . Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano” (2Maccbei 7, 22-23; 2Maccabei 7, 28). Parlando della creazione, sorge obbligatorio l’inserimento e la trattazione del termine “ordine”. Cosa significa per noi cristiani l’ordine e chi lo rappresenta? Dio, dall’alto sua Sapienza, è conscio di quanto plasma: ragion per cui tutto ciò che Egli genera e vuole, è governato nell’ordine e trae origine dall’ordine stesso. Tante sono le citazioni che avvalorano questa affermazione, tra cui possiamo citare: “Tu hai disposto tutto con misura, calcolo e peso”. (Sapienza 11, 20); “Creata nel e per mezzo del Verbo eterno, immagine del Dio invisibile”. (Colossesi 1, 15); “la creazione è destinata, indirizzata all'uomo, immagine di Dio”. (Genesi 1, 26). “La creazione, infatti, è voluta da Dio come un dono fatto all'uomo, come un'eredità a lui destinata e affidata. La Chiesa, a più riprese, ha dovuto difendere la bontà della creazione, compresa quella del mondo materiale”. (San Leone Magno, Lettera Quam laudabiliter: Denz. -Schönm. , 286). Al di là dell’averla forgiata, Dio non si separa dalla sua creatura. Non le dona soltanto la realtà e la consapevolezza di essere e di esistere: la conserva in ogni istante nell'essere, le dà la facoltà di agire e la conduce al suo termine. Ravvisare questa integra dipendenza in rapporto al Creatore è sorgente di conoscenza e di libertà, di fiducia, di letizia: “Tu ami tutte le cose esistenti, e nulla disprezzi di quanto hai creato; se tu avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte sono tue, Signore, amante della vita”. (Sapienza 11, 24-26). Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma, inoltre, che la creazione ha la sua propria bontà e perfezione, ma non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta. E' creata “in stato di via” (in statu viæ) verso una perfezione ultima alla quale Dio l’ha destinata, ma che ancora deve essere raggiunta. Chiamiamo divina Provvidenza, difatti, le disposizioni per mezzo delle quali Dio conduce la creazione verso questa perfezione. “Essa si estende da un confine all'altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa”. (Sapienza 8, 1). La prova sicura della Scrittura è unanime: la solerzia della divina Provvidenza è tangibile e spontanea; essa si prende cura di tutto, dalle più piccole realtà oggettive fino ai grandi avvenimenti del mondo e della storia. Con forza, i Libri Sacri affermano la sovranità assoluta di Dio sul corso degli avvenimenti: “Il nostro Dio è nei cieli, Egli opera tutto ciò che vuole”. (Salmi 115, 3). E, per rispondere a tutti gli indottrinati che rinnegano Gesù, di Cristo nella Sacra Scrittura si dice: “Quando Egli apre, nessuno chiude, e quando chiude, nessuno apre”. (Apocalisse 3, 7); “Molte sono le idee nella mente dell'uomo, ma solo il disegno del Signore resta saldo”. (Proverbi 19, 21). Gesù chiede un abbandono filiale alla Provvidenza del Padre celeste, il quale si prende cura dei più elementari bisogni dei suoi figli: “Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?. . . Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. (Matteo 6, 31-33). Il nostro Catechismo Ufficiale, inoltre, ci insegna che Dio è il padrone sovrano del suo disegno. Però, per realizzarlo, si serve anche della cooperazione delle creature. Questo non è un segno di debolezza, bensì della grandezza e della bontà di Dio onnipotente. Infatti Dio alle sue creature non dona soltanto l'esistenza, ma anche la dignità di agire esse stesse, di essere causa e principio le une delle altre, e di collaborare in tal modo al compimento del suo disegno. Dio dà agli uomini anche il potere di partecipare liberamente alla sua Provvidenza, affidando loro la responsabilità di “soggiogare” la terra e di dominarla (Genesi 1, 26-28 ). In tal modo Dio fa dono agli uomini di essere cause intelligenti e libere per completare l'opera della creazione, perfezionandone l'armonia, per il loro bene e per il bene del loro prossimo. A tal proposito San Paolo dice: “Cooperatori spesso inconsapevoli della volontà divina, gli uomini possono entrare deliberatamente nel piano divino con le loro azioni, le loro preghiere, ma anche con le loro sofferenze”. (Colossesi 1, 24). Allora diventano in pienezza “collaboratori di Dio” (1Corinzi 3, 9; 1Ts 3, 2) e del suo Regno (Colossesi 4, 11). Dio agisce in tutto l'agire delle sue creature: è una verità inseparabile dalla fede in Dio Creatore. Egli è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde: “E' Dio infatti che suscita in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni”. (Filistei 2, 13) (1Corinzi 12, 6). [Parte del capitolo è tratto da il “Catechismo della Chiesa Cattolica”]. |
Post n°1092 pubblicato il 23 Maggio 2009 da lillysorriso
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Post n°1091 pubblicato il 20 Maggio 2009 da lillysorriso
Il nostro Dio è un Dio che parla, |
Post n°1090 pubblicato il 18 Maggio 2009 da lillysorriso
Definizione. Da questa descrizione si può dunque conchiudere che la quiete è un'orazione soprannaturale, non intieramente passiva, che avviene nella parte superiore dell'anima e le fa sentire e gustare Dio presente in lei.
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Post n°1089 pubblicato il 17 Maggio 2009 da lillysorriso
Riflessioni sulla liturgia della |
Post n°1088 pubblicato il 17 Maggio 2009 da lillysorriso
Lode a Maria17 maggio - Madonna delle Chiavi"O Vergine, Madre di Dio, tutti i ricchi chiedono la tua presenza, e ancor molto di piu' il misero e il povero, che sono disprezzati dal popolo. Il mio cuore Ti ha detto: Ho cercato il tuo volto; cerchero', o Signora, il tuo volto; non togliere lo sguardo da me. Mostrami il tuo volto; risuoni la tua voce nelle mie orecchie, perche' e' dolce la tua voce e meraviglioso il tuo volto". |
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Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini, che non ha risparmiato nulla fino a esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo amore. E invece di riconoscenza non riceve dai più che ingratitudine per le irriverenze e i sacrilegi, per la freddezza e il disprezzo che hanno per me in questo sacramento di amore.
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
Amen.
Inviato da: ambrante
il 18/07/2010 alle 23:26
Inviato da: testimone82
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il 06/06/2009 alle 09:36
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