L' ATTIMO FUGGENTE
"I WENT INTO THE WOODS BECAUSE I WANTED TO LIVE DELIBERATELY. I WANTED TO LIVE DEEP AND SUCK OUT ALL THE MARROW OF LIFE, TO PUT TO ROUT ALL THAT WAS NOT LIFE; AND NOT, WHEN I CAME TO DIE, DISCOVER THAT I HAD NOT LIVED " - "BOYS, YOU MUST STRIVE TO FIND YOUR OWN VOICE, BECAUSE THE LONGER YOU WAIT TO BEGIN, THE LESS LIKELY YOU ARE TO FIND IT AT ALL. THOREAU SAID: <MOST MEN LEAD LIVES OF QUIET DESPERATION>. DON'T BE RESIGNED TO THAT. BREAK OUT!". (DEAD POETS SOCIETY - 1989)
L A 1 2 E S I M A N O T T E Passano lente le ore di chi la notte non la dorme nè la vive, ma la fa. Il male è trasversale in quanto socialmente, moralmente e politicamente corretto: quando arriva, non guarda in faccia nessuno. |
Post n°144 pubblicato il 23 Dicembre 2009 da alias1973
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O C I O A L P O C I O ! Hai chiesto un Natale con i fiocchi ed eccoti accontentato. La finestra sul giardino è come una poltrona di prima fila davanti ad un palcoscenico incantato: alberi come fantasmi, i rami neri che fanno da impalcatura ad un castello di cristallo, le ultime foglie sono calici colmi di gelo, una ragnatela è diverntata un merletto di Murano. Questa neve è frutto di una nevicata come quelle di una volta, riempie il cuore di gioia e il CTO di contusi e fratturati. A Palazzo Moroni, i vigili sono informati di quanto sale è stato sparso sui cavalcavia, le rotatorie, le tangenziali e del lavoro notturno con gli spazzaneve ma nel cortile si scivola come su una lastra di ghiaccio e sul listòn che pure è pulito, una signora va a gambe all'aria. In queste condizioni si perde lucidità. Prato della Valle: la grande piazza è spettacolare! Le statue che danzano attorno all'isola Memmia sono tutte vestite di bianco: bianchi mantelli, gorgiere di neve, ma soprattutto cappelli: tocchi, berretti, cappucci, a seconda della forma della testa del personaggio influente ivi scolpito. Per gli ambulanti la neve è stata un disastro: nella maggior parte dei casi la merce resta inscatolata dentro il pulmino in attesa che la nevicata trovi sosta. La città può essere divisa in tre orizzonti: i marciapiedi sotto i portici, protetti e quindi abbastanza puliti; sulle strade "pocio" e sui marciapiedi scoperti neve calpestata, particolarmente insidiosa perchè sotto cela la trappola del ghiaccio. Sul listòn, dal Cantòn del Gallo al Prato c'è parecchia gente, perchè lo shopping è sacro, quasi un pellegrinaggio al santuario del consumismo e non ci puoi rinunciare neanche a costo di rimetterci una caviglia. Non la solita folla, comunque, perchè è mancato almeno nel corso della mattinata, il popolo della cintura urbana. Via Tiso da Camposampiero, la strada che da ponte Barbarigo porta alla Specola è un pezzo di banchisa polare emigrato alle nostre latitudini. (Prato Della Valle, Pd) |
L E M I L L E A 1/2 N O T T E Cuscini damascati ornati di frange e pendagli d'oro gettati come petali su piccoli letti a baldacchino. Divani e poltrone, specchi e tappeti scarlatti e nell'aria denso il fumo profumato dei narghilè. Nelle ballerine verdi-velate pulsa la danza dai sottili polsi inanellati fin giù nei ventri arrotondati e nudi. Ci invitano a ballare, sorrido ma m'impunto come un asino, la mia è mente vaga, l'ora irripetibile, il corpo l'hanno abbandonato e sciolto opportune dosi di boukha sicchè sto così bene lì, acciambellata sorniona sul cuscinone mentre quella serva dell'architetto mi accarezza le dita. Mi si prende per la mano, dai balla, ma no cosa dici, su vieni, avanti, no dai la prossima volta. La ragazza mi viene incontro: ha occhi neri e capelli corvini, labbra scure e un sorriso mite e ammiccante insieme. Si sfila un bracciale rigido, sottile e dorato: tieni. Aggrotto la fronte, vorrei dirle qualcosa ma sono ipnotizzata dal suo sguardo di bronzo, la fisso sorridendo con un solo lato della bocca mentre finalmente L. riesce a portarmi via a ballare. L'intreccio delle dita è uno shock, sussulta il petto e s'agglutina il sangue mentre in alto, un soffitto drappeggiato di veli chiari è il cielo albeggiante di questa notte araba. Ofra Haza - Im Nin'Alu (1987)
"Im Nin'alu" (אם ננעלו) is a Hebrew poem by the 17th century's Yemenite Rabbi Shalom Shabazi (Hebrew: שלום שבזי, Arabic: سالم الشبزي), which has later been put to music, and was sung by Israeli Yemenite singer Ofra Haza and others. The poem starts with the words : "Im nin'alu daltei n'divim daltei marom lo nin'alu" "Even if the gates of the rich will be closed, the gates of heaven will never be closed" (WIKIPEDIA) |
L' ALILETTURA DEL MESE....
"TROPICO DEL CANCRO" - Henry Miller
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il 19/03/2015 alle 12:59
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il 01/08/2012 alle 12:57
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il 01/08/2012 alle 12:56
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il 22/07/2011 alle 12:28