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Matthauspassion  (BWV 244)

Post n°22 pubblicato il 16 Luglio 2007 da massimo_decimo_m
 

Johann Sebastian Bach (1685-1750)

La Passione secondo Matteo, edificio monumentale di enorme potenza musicale, che ti coinvolge in un turbinio di emozioni che spaziano attraverso tutti i sentimenti dell'uomo.

Erbarme dich, mein Gott
um meiner Zahren willen!
Schaue hier, Herz und Auge
weint vor dir bitterlich.
                                      Erbarme dich, mein Gott

Pietro ha appena rinnegato il proprio Maestro, il gallo ha cantato, ed egli si ricorda le Sue parole: "Prima che il gallo canti, mi avrai rinnegato tre volte".
Il contralto canta un'aria di straordinaria bellezza: "Abbi pietà di me mio Dio, in nome delle mie lacrime...."

ARIA N. 39 - Erbarme dich

 
 
 

TRAVIATA G. Verdi (1853) (4)

Post n°21 pubblicato il 17 Giugno 2007 da massimo_decimo_m
 

Da alcune settimane la malattia di Violetta è peggiorata. Il dottor Grenvil cerca di farle coraggio, ma alla cameriera Annetta rivela la triste verità: non le rimangono che poche ore di vita. Violetta sente che si sta avvicinando la fine e spera di poter rivedere ancora una volta Alfredo prima di morire. Da una lettera di Germont viene a sapere che Alfredo ha ferito in duello il Barone Douphol e per questo ha dovuto fuggire all’estero. Il padre ha rivelato al figlio la vera ragione del comportamento di Violetta e lui vuole tornare dall’amata per chiederle perdono.
 
Oh, come son mutata!
Ma il dottore a sperar pure m'esorta!
Ah, con tal morbo ogni speranza e' morta.
Addio, del passato bei sogni ridenti,
Le rose del volto gia' son pallenti...

Annina annuncia l’arrivo di Alfredo. Il giovane corre ad abbracciare Violetta e le promette che presto lasceranno Parigi e potranno nuovamente vivere felici insieme come un tempo. Dopo la prima gioia dell’incontro, però, Alfredo si rende conto delle reali condizioni di salute di Violetta. La donna dimentica per un momento la sua malattia e, ora che il suo amato è tornato da lei, vorrebbe ritardare quanto più possibile la sua fine, ma è ormai troppo tardi. Regala ad Alfredo una miniatura con il suo ritratto (“Prendi, quest’è l’immagine de’miei passati giorni”) e muore tra le braccia dell'unico uomo che abbia mai amato.

                 Addio del passato (A. Gheorghiu)

La Traviata, opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, vede la luce nel 1853 e viene tradizionalmente inserita nella cosiddetta “trilogia popolare” insieme al Rigoletto (1851) e al Trovatore (1853).  Tre opere destinate ad una fortuna eccezionale, le cui arie e i cui duetti sono entrati prepotentemente nel sentire comune. Tre opere che si reggono anche sulla forza e sull’originalità dei loro personaggi: un buffone di corte, una zingara assassina, una prostituta d’alto bordo. Personaggi socialmente marginali. Verdi li pone sotto l’occhio di bue del palcoscenico, attraverso di loro compie una “stilizzazione melodrammatica, una concentrazione alfieriana del dramma in pochissimi eroi essenziali. […] L’eroe, snaturato da enormi e smisurate passioni, riacquista attraverso il dolore e l’amore la sua umanità” (Massimo Mila, Breve storia della musica, Einaudi 1963).
Il 2 Febbraio 1852 Verdi assiste a Parigi alla rappresentazione de La dame aux camélias, dramma teatrale in tre atti di Alexandre Dumas figlio. Le vicende della prostituta Marguerite Gautier descritte da Dumas si rifanno alla storia vera di Alphonsine (detta Marie) Duplessis, una ragazza conosciuta personalmente da Dumas e morta giovanissima. Per Verdi è una folgorazione, e decide che quello diventerà il soggetto della sua prossima opera per La Fenice di Venezia. Insieme al librettista Francesco Maria Piave definisce la vicenda e dà a Margherita un altro nome, ugualmente floreale (a sottolineare la caducità del personaggio, proprio come la camelia che lei regala ad Alfredo) e forse destinato a scavalcare il primo: Violetta.

 
 
 

TRAVIATA  G. Verdi (1853) (3)

Post n°20 pubblicato il 14 Giugno 2007 da massimo_decimo_m
 

Nella casa parigina di Flora è in corso un ricevimento. Tra tavole addobbate e apparecchiate compare una folla festante con donne travestite da zingarelle e uomini da mattatori. Arriva Alfredo e poco dopo Violetta accompagnata dal Barone Douphol, suo vecchio protettore. In una sfida con il Barone al tavolo da gioco Alfredo riporta una netta vittoria. Violetta ha paura che il confronto tra i due uomini possa degenerare e in una breve conversazione con Alfredo lo prega di abbandonare la festa. Alfredo non capisce perché Violetta abbia deciso di lasciarlo e chiede insistentemente spiegazioni. Violetta risponde, mentendo, di amare in realtà il Barone Douphol. Davanti a tutti gli invitati allora Alfredo, accecato dalla rabbia e dalla gelosia, le getta in faccia i soldi vinti al gioco come ricompensa per le notti d’amore trascorse insieme. Violetta, profondamente ferita dal terribile gesto, cade svenuta tra le braccia di Flora. Dopo essere stato sfidato a duello da Douphol il giovane viene portato via dal padre, che lo aveva seguito alla festa.

              Ogni suo aver (F. Burato-B. Bezdur)

 
 
 

TRAVIATA - G. Verdi (1853) (2)

Post n°19 pubblicato il 05 Giugno 2007 da massimo_decimo_m
 


Violetta ha ceduto all’amore di Alfredo e da tre mesi vive felicemente con lui in una casa di campagna vicino a Parigi. Le difficoltà economiche, nelle quali la coppia si trova, spingono Violetta a vendere tutto ciò che possiede per pagare i debiti di Alfredo e continuare a finanziare il loro soggiorno. Il giovane se ne vergogna e decide di partire per Parigi per cercare una soluzione alla mancanza di denaro.

Non appena Alfredo ha lasciato la casa di campagna ecco arrivare suo padre Giorgio Germont. In un’aspra discussione con Violetta, Germont la accusa di voler portare il figlio alla rovina. Ma davanti alla reazione piena di dignità e orgoglio della donna, che mostra come in realtà sia lei a sostenere tutte le spese della convivenza con Alfredo, il vecchio genitore riconosce di aver giudicato male Violetta e si convince della bontà del suo amore nei confronti del figlio. Ciò nonostante Germont chiede a Violetta di lasciare per sempre Alfredo (“Ed a tai sensi un sacrifizio chieggo”). Il futuro matrimonio della sorella di Alfredo, infatti, sarebbe compromesso da questa unione illegale e immorale. Violetta non vuole rinunciare al suo primo grande amore (“Non sapete quale affetto, vivo, immenso, m’arda in petto?”). Rifiuta in un primo momento la terribile richiesta, rivela a Germont di essere gravemente ammalata (“Non sapete che colpita d’altro morbo è la mia vita?”) e di non essere disposta a trascorrere gli ultimi momenti della sua vita lontana da Alfredo. Ma l’insistenza di Germont alla fine la convince e, tra le lacrime, accetta di abbandonare immediatamente l’amato.

Mentre Germont attende in giardino il ritorno del figlio, Violetta, rimasta sola, inizia a scrivere una lettera, nella quale annuncia ad Alfredo la sua decisione di lasciarlo definitivamente, ma viene interrotta dall’improvviso arrivo del giovane. In preda all’agitazione chiede ad Alfredo di ripeterle ancora una volta quanto l’ami (“Amami Alfredo, amami quant’io t’amo”), lo abbraccia e poi fugge via. La felicità di Alfredo non svanisce nemmeno quando, poco dopo, gli viene comunicato che Violetta è partita per Parigi. Ma la gioia si tramuta in disperazione nel momento in cui Alfredo inizia a leggere la lettera, con la quale cui l’amata gli annuncia il suo addio (“Alfredo, al giungerti di questo foglio . . . “). Il giovane, sconvolto, si getta tra le braccia del padre sopraggiunto nel frattempo per consolarlo. Trova su un tavolo un invito per una festa in casa di Flora e, convinto di trovare lì Violetta, si precipita a Parigi.

                 Amami Alfredo (Ermonela Jaho)

 
 
 

TRAVIATA - G. Verdi (1853) (1)

Post n°18 pubblicato il 17 Maggio 2007 da massimo_decimo_m
 

immagineNella casa parigina della cortigiana Violetta Valery è in corso una splendida festa. Stanno arrivando ormai gli ultimi ospiti e, tra essi, Gastone accompagnato dall’amico Alfredo Germont, segretamente innamorato della bella padrona di casa. Durante il ricevimento Alfredo viene invitato a pronunciare un brindisi, con il quale, rivolto a Violetta, canta la bellezza dell’amore (“Libiam ne’ lieti calici”). Ma Violetta non ha dubbi: per lei l’amore è un sentimento passeggero che, come un bel fiore, nasce e muore in poco tempo, (“Godiam, fugace e rapido è il gaudio dell’amor”).

Mentre gli ospiti si dirigono in un’altra sala per aprire le danze, Violetta si sente all’improvviso male ed è costretta a fermarsi. Seduta in un angolo viene raggiunta da Alfredo, che coglie l’occasione per dichiararle il suo amore (“Un dì felice eterea, mi balenaste innante, e da quel dì tremante vissi d’ignoto amor”). Violetta, divertita e allo stesso tempo commossa dalle parole del giovane, risponde che nel suo cuore di cortigiana non c’è posto per un vero amore e che tutto quello che può dargli è soltanto amicizia (“Solo amistade io v’offro”). Con un gesto che sembra contraddire le sue parole, però, offre un fiore ad Alfredo e lo invita a ritornare da lei quando sarà appassito. Pieno di gioia Alfredo esclama: “Domani”.

Quando il ricevimento è finito e tutti gli ospiti hanno lasciato l’appartamento, Violetta, rimasta sola, ripensa alle parole di Alfredo. Si sente attratta da quest’uomo giovane e bello che le offre un amore sincero, e per un attimo sembra accarezzare l’idea di lasciarsi andare ad un tale sentimento, ma subito dopo si ridesta e si convince che sarebbe una follia rinunciare alla sua vita di cortigiana e alla gioia dei piaceri per un sentimento come l’amore, che è solo fonte di dolore (“Sempre libera degg’io follegiare di gioia in gioia")

Brindisi (T. Stratas - P. Domingo)

           Sempre libera (A. Gheorghiu)         
 
 
 
 
 

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Un blog di: massimo_decimo_m
Data di creazione: 15/09/2006
 

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