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NIRVANA - YOU KNOW YOU'RE RIGHT

 

DA MOLTO NON SE NE PARLA PIU', MA LA "RIFORMA GELMINI", IN REALTA' E' PASSATA. NON HA PIU' SENSO RICHIAMARE UNA RACCOLTA DI FIRME (COME AL MIO POST #160, IN CUI NE RICHIAMAVO UNO DI  elena.c.q.d) . PERO', INVITO TUTTI COLORO CHE HANNO FIGLI, TUTTI QUELLI CHE SOGNANO UN MONDO MIGLIORE, TUTTI QUELLI CHE SANNO ANCORA PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, A NON ABBASSARE LA GUARDIA E AD ESSERE PRONTI AD ANDARE IN PIAZZA PER SALVARE LA SCUOLA ITALIANA E, CON ESSA, IL NOSTRO FUTURO.
mgf70

 

LOSING MY RELIGION

 

CREDO SIA IMPORTANTE...

Inviato da andrea7770 il 26/05/08 @ 08:41 via WEB
MESSAGGIO IMPORTANTE Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l'idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d'urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). E' sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc. Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali.
 

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Luce di candela

Post n°931 pubblicato il 07 Marzo 2015 da mgf70
 

Il cane abbaiava da un po': era segno che l'intensità del vento, già forte da diverse ore, stava aumentando. Eppure, lui non se ne curò, mentre dal suo cellulare uscivano le note di Hello, degli Evanescence, che continuava a far riprodurre, ogni volta che terminava, in una continua nenia triste.

Dalla cucina, mentre i figli e la moglie, guardavano tutti la loro tv, o giocavano a qualche videogioco, o chattavano in qualche gruppo, i suoi occhi guardavano fuori, ai pali della luce che oscillavano, alle cartacce trascinate via, come contrappunto alla poesia del volo della piuma di Forrest Gump. Il suo sguardo, perso nei particolari di un'anonima via di periferia, in realtà non vedeva che il vuoto.

La scusa di dover preparare la cena, gli aveva consentito di staccarsi da un contesto, in cui il suo sentire gli avrebbe fatto provare un senso di colpa verso i figli, che non voleva certo intristire, o in cui avrebbe dovuto sentirsi ancora più incompreso, da chi avrebbe dovuto essere il suo supporto, materiale e morale, invece che la sua frustrazione.

Mentre provava a decidere cosa mettere in pentola, mentre cercava di restare coi piedi ancorati alla realtà, sentiva forte quel senso di disperazione, devastarlo silenziosamente e salire d'intensità, esattamente come il vento, per strada. Ma, per quel crescendo, non ci sarebbero stati latrati, a darne avvisaglia; solo qualche lacrima trattenuta a stento, dentro quegli occhi persi nel niente, della periferia.

Oh, sapeva bene che non aveva da lamentarsi troppo, perché in fondo era ancora discretamente fortunato, rispetto a chi non aveva casa, a chi non aveva più un lavoro, a chi stava seriamente male. Però, tale consapevolezza non riusciva a curargli l'anima.

Per un attimo, gli balenò un ricordo fugace di se stesso, sui banchi del liceo, un attimo qualunque, in cui tutto era ancora possibile, in cui i grossi errori non erano ancora stati commessi. Vigliaccamente, la nostalgia di quegli anni lo fece vacillare.

Ecco, allora, che la mente andò ad un passato impossibile, fatto con persone che avrebbe conosciuto solo troppo tempo dopo, in contesti tanto distanti. E, con quel fantasioso passato, ecco arrivare, sordo, il dolore per un ancor più impossibile futuro, che ne sarebbe stato figlio.

"Ma perché le cose più belle, gli amori più grandi, le imprese più fantasiose, nella realtà si rivelano impossibili?" si chiese "Non può essere solo perché non possono fare i conti con la realtà: sarebbe assurdamente troppo logico..."

Senza rendersene conto, scivolarono giù un paio di lacrime clandestine ed il freddo, calò ancor più nella sua anima. Le sue mani, solitamente sempre molto calde, diventarono di ghiaccio e, per un lungo attimo, nei suoi occhi fù il buio più totale.

Poi, quando finì il brano, per l'ennesima volta, finalmente riacquistò il possesso dei suoi pensieri e le sue mani abbandonarono lentamente il freddo, mentre quelle calde tracce sul viso, nel frattempo s'erano asciugate.

Riguadagnata la sua marcata solita lucidità, decise in un attimo, cosa preparare e cominciò a cucinarlo. Come un efficiente automa, tirò fuori pentole e pietanze, accese fornelli, miscelò spezie e calcolò i giusti tempi, per una gestione multitasking di spazi, tempi e preparazioni differenziate.

Sebbene gli anticorpi della logica lo stavano già sostenendo ("vabbé, non sarò mai felice: ma in quanti, lo sono veramente?"), un attimo dopo aver chiamato i famigliari, a tavola, lucida gli apparse l'immagine di una candela che, lentamente, si andava spegnendo.

Un sorriso amaro, gl'increspò le labbra e provò a vedersi quale lunghissimo cilindro di cera, con lo stoppino dentro, acceso in cima. Ma non riuscì a relativizzare abbastanza, quella sensazione crepuscolare. Poi, quando apparve per primo, il figlio più piccolo, che gli sorrideva, trovò la forza di accantonare tutti quei pensieri e tutte quelle sensazioni e ricominciare ad essere, così come gli si chiedeva di essere...

 
 
 
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Alla gran maggioranza di noi si richiede un'ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi per ciò che ci rende infelici. (...) La nostra anima (...) Non si può impunentemente violentarla all'infinito...

(Boris Leonidovic Pasternak, Il dottor Zivago)

 

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STING -Moon over Bourbon street

 

(1989) SENTO IL ROMBO DEI BUS

Non più amici, né donne, o altro, intorno a me. Alle mie parole, solo il silenzio risponde. Lontano, sento il rombo dei bus: pur colmi di gente, a me paion vuoti. Condannato così, a restar in balìa di me stesso, nevrosi e stanchezza...           Inverno e non me ne accorgo, se non dal passo pesante: lo stesso di chi ha perso una partita; identico a quello sulla ghiaia di un cimitero.                                              E, così, non riesco più a sorridere, ad esorcizzare le mie fobìe: spezzati sono i miei ricordi (giammai felici).                                                                                                 Questo mondo di rumori cittadini, è ben distante dai miei pensieri e, mi fa sentire ancor più distante; non ho scampo, dalla mia mente, né dal mio destino...
 

L'ULTIMO SPETTACOLO (S.VECCHIONI)

...non lasciamoci "stancare" dalla prima parte: dà un senso alla (meravigliosa) seconda...

 

R E V I S I O N E

OGGI DI' 5 D'APRILE DELL'ANNO DOMINI 2012, HO DECISO DI PROCEDERE AD UNA PRIMA REALE REVISIONE DEL TEMPLATE DEL MIO BLOG, RIPRISTINANDO, CANCELLANDO, SPOSTANDO, CIO' CHE NON HA PIU' RAGIONE DI RESTARE, CIO' CHE NON ERA PIU' FRUIBILE, CIO' CHE HA PERDUTO DI ATTUALITA' IMMEDIATA: ogni tanto, occorre far pulizia !

SPERO, NESSUNO SE NE ABBIA A RISENTIRE...

 

COL TEMPO SAI (VERS. BATTIATO)

 

(1992) LA FRATTURA

Un attimo, una stupida incomprensione, un attrito ridicolo e ogni motivo di serenità è già finito: non sembra svanita la passione; ma, appare perduta ogni volontà di comprendersi. Non più la voglia di starsi accanto, ma la tentazione d’offendersi, che diviene un muto schivarsi, tra le pareti domestiche…Anche da momenti banali, stupidi, può morire un rapporto.

A che serve, far l’amore con passione, con la voglia dell’altro, se poi ne subiamo il fastidio, nelle cose di tutti i giorni? Poi, si finisce di farlo per noia, o (peggio), per quella forma di “dovere”, insita nei comportamenti consolidati... Così, si finisce per sconfessare il proprio desiderio, arrivando a fare (o farsi) male, pur di annullarne l’identità, con la cosa bella, che conoscevamo.

 

 
 

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