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Leggende..storie...e...profonde verità

Post n°54 pubblicato il 22 Novembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

In un tempo che non esiste più, Trasimeno, figlio del re etrusco Tirreno era accampato con i suoi soldati vicino al lago.


Un giorno d’estate, passeggiando lungo le rive assorto nei suoi pensieri, fu catturato da un canto meraviglioso che proveniva dall’isola posta al centro del lago, nota come Isola Polvese. Il principe, incuriosito da quel canto angelico, si recò sul luogo e scoprì che quel canto usciva dalla melodiosa voce di una stupenda ragazza, una ninfa, che viveva nelle acque del lago.

Cantava e ballava sulla riva, con la veste bianca svolazzante ed i capelli sciolti sulle spalle che sembravano avere una vita propria. Il giovane si innamorò così tanto di quella ninfa, di nome Agilla, che ogni giorno si recava sulle rive del lago per ascoltarla e guardarla.Solo dopo molti giorni trovo il coraggio di avvicinare l’eterea creatura del lago e di mostrarsia  lei come un umile essere umano.
Tra i due nacque un amore travolgente, una passione irrefrenabile.
Il re Tirreno, dopo mille reticenze, vedendo il grande amore che riempiva gli occhi del figlio, acconsentì alle nozze che vennero celebrate con tutti gli onori. Ma la felicità degli sposi durò solo un giorno, un brevissimo giorno d’estate.
Il mattino seguente, Trasimeno decise di fare il bagno nelle acque del lago. Agilla lo vide immergersi e restò a guardarlo dalla tenda sulla riva. Ma il giovane non tornò più a galla, non tornò più dalla sua Agilla, che era lì, in piedi, ad aspettarlo.
Il suo cadavere non venne mai recuperato, forse perché incagliato sul fondale, forse tributo di sangue richiesto dalle acque in cambio della sua ninfa.

Da quel giorno Agilla rimase ad attendere il suo amato, cercandolo continuamente.
Ed il lago prese il nome dello sfortunato erede del re Tirreno.
Agilla non si arrese alle lacrime. Finì i suoi giorni su una barca al centro del lago, da dove controllava tutte le imbarcazioni, alla ricerca inutile e disperata del volto del suo amore perduto.
I pescatori del Trasimeno rammendando le reti e fumando una sigaretta sul far della sera, ancora oggi amano raccontare la sua storia, aggiungendo che d’estate quando il vento soffia dalla Toscana, sia facile udire il pianto disperato della bellissima Agilla che chiama il suo amato.
E leggenda vuole che ogni tanto, sempre d’estate, si alzi un’onda improvvisa nel lago, che rischia di rovesciare le barche malcapitate che ci si imbattono.
E’ Agilla che pensa di aver riconosciuto Trasimeno in uno degli occupanti e cerca di raggiungerlo.
Sempre alla sua ricerca….ancora oggi.


Certo è solo una leggenda persa nel tempo, buona per dare il nome  ad innumerevoli campeggi e bar che da quelle parti si chiamano tutti come la ninfa del lago innamorata del suo principe inghiottito per sempre dalle acque del lago.
Solo una vecchia leggenda etrusca, tramandata dal canto dei secoli.
E’ diventata buona solo ad intrattenere i turisti stranieri curiosi delle “pittoresche” leggende italiche.

 

Ma mi piaceva raccontarla.
I pescatori, con la faccia resa rugosa dal vento e dal sole e le mani deformate dall’artrosi, con gli occhi lucidi ridotti a due fessure aggiungono che il pianto della ninfa lo può udire solamente chi ha amato davvero o chi ha sofferto per la perdita di una persona cara. 
Chi ha veramente sofferto, ma il cui cuore spezzato non si arrende al sordo dolore della perdita ma continua a sperare ed amare. Solo chi non s’inaridisce nel dolore, ma coltiva la memoria con la speranza.
 
Nessuno crede più a questa leggenda, presto se la scorderanno anche i pescatori, umili cantori delle pene di Agilla e anziani portatori della memoria di un mondo che non esiste più.
Per l’onda improvvisa al centro del lago e per il vento lamentoso ci sono spiegazioni razionali.
Anche sulle origini del nome del Trasimeno vengono avanzate ipotesi meno fantasiose, come quella di un dono di nozze al figlio del re etrusco Tirreno, dal quale prese il lago prese il nome attuale.

Ma è bello immaginare Agilla, nella sua veste bianca svolazzante, seduta su una barca al centro del lago, in cima al pontile oppure sui bastioni del paese che porta il suo nome, mentre piange e chiama il suo amore perduto.
Che non risponderà.

Mai più.

 

 

 

 
 
 

Scelte...

Post n°53 pubblicato il 18 Novembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

I miei genitori quando si parlava della mia adolescenza ed anni limitrofi, hanno sempre negato…di essere stati piuttosto duri e irremovibili, ma facciamo un passo indietro.

Da piccola sono sempre stata una bambina sveglia, il fatto che avessi fatto a botte con metà dei bambini dell’asilo e fatto nascere un bozzo in testa a forza di colpi di Lego alla bambina bionda antipatica con i boccoli non credo sia stato rilevante per la scelta dei miei genitori.

E’ che proprio ero una bimba sveglia.

Così entrai a scuola direttamente in seconda elementare.

A sei anni.

Se questo mi ha portato innumerevoli vantaggi, nella mia adolescenza mi ha tarpato letteralmente le ali.

Posso andare in gita a Parigi con la scuola?

No, sei troppo piccola

Posso avere il motorino?

No, sei troppo piccola

Posso scegliere che scuola fare dopo le medie?

No, sei troppo piccola

Va da se che per studiare non ero troppo piccola, insomma non lo ero solo se si trattava di situazioni a loro comode.

Fatto sta che, al momento di scegliere la scuola, voce in capitolo non ne ho avuta.

Ma si sa, i genitori scelgono secondo logica e coscienza, in base alle attitudini ed alle inclinazioni dei figli.

Possono farlo molto meglio di loro, che magari possono basare le proprie scelte su quelle delle amichette del cuore o all’euforia del momento.

Giusto che in certe decisioni intervenga il controllo parentale.

Quindi, è giusto che se la propria unica figlia femmina viene promossa con ottimo in terza media ed è considerata un piccolo talento letterario, venga iscritta senza colpo ferire all’istituto tecnico….umpffff…

Inutile puntare i piedi. Sbattersi. Piangere.

No, no, no.

Così si fa.

Noi sappiamo cos’è meglio per te.

E questa è casa mia, e qui comando io.

E poi scrivere non dà da mangiare, in effetti..forse forse...

Peccato che la tranquilla scuola superiore a cui i miei mi avevano iscritta d’ufficio, a parte avere delle materie che detestavo (merceologia??? E che roba è?), fosse frequentata dalla feccia della società. Avevo alcuni compagni di classe dell’età degli insegnanti, pluriripetenti che ammazzavano il tempo a scuola e minorati assortiti che rullavano canne in classe. Avevo anche il bidello maniaco e pedofilo che mi chiamava principessina.

Un bell’ambientino...vè?

Così sono passati cinque anni, divisione programmatori…l’élite, in pratica…i genietti della scuola.

Sono passati noiosi, campando di rendita, inanellando bei voti e pessimi giudizi caratteriali, continuando a non capire la differenza tra conto economico e finanziario (tutt’ora non lo so, vi prego illuminatemi!) ed a sentirmi diversa da tutti gli altri.

Considerando che ora, per modificare il mio template devo piangere miseria presso colui che tutto può, devo dire che è stato tutto molto utile.  Però conosco il COBOL….ma non ho ancora capito a chi e a cosa serve…ma poco importa…

Lo so, un po’ è l’adolescenza che ti fa odiare tout-court tutto della tua vita. Ma molto era anche dovuto al fatto che non era quello che volevo. E oramai per tornare indietro era troppo tardi.

che nervoso.

Non che frequentare un liceo mi avrebbe cambiato la vita, o reso la vita innegabilmente migliore o con più talento. Magari ora sarei disoccupata, o mi toccherebbe fare la cameriera in qualche pub del centro gremito di ragazzini erasmus urlanti.

Oppure no.

Il mio unico cruccio, a dire il vero, è che le mie amichette del cuore delle medie si erano iscritte a una sezione distaccata della scuola professionale per estetiste.

 

Almeno, ora, saprei fare il  french…(si dice cosi? Bohhhh!!! )

 

 
 
 

Esercizi da fare...

Post n°52 pubblicato il 17 Novembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63


ESERCIZI PER OGGI

-fare un viaggio al polo nord senza slitta né cani
-salire tutte le scale camminando sulle mani

-guardare il sole ad occhio nudo in pieno mezzogiorno
-farsi assumere a radio vaticana con un programma porno

-infilare la testa in un buco e non riuscire più a tirarla fuori
-innamorarsi del fioraio e mandargli un mazzo di fiori

-visitare il paradiso con pensione completa
-imparare tutto il vocabolario dalla a alla zeta

-darsi fuoco in piazza senza nessun motivo per protestare
-amare alla follia qualcuno che ti fa incazzare
‎-andare in analisi e raccontare la storia di un'altra persona
-dormire con un cavallo nel letto matrimoniale

-andare a una festa maschera mascherata da donna normale
-prendere un brutto voto pur avendo studiato la lezione

-andare a piangere davvero in una scuola di recitazione
-mettersi un sasso nella scarpa e fare una maratona

-appicicare sulla specchio la foto di un’altra persona
-ascoltare un walzer di strauss in cuffia in discoteca

- giocare a mosca cieca in un negozio di cristalli
-mettere un fiore ad ogni tomba di un camposanto a caso

-regalare ad un barbone delle lenzuola di raso
-camminare sulle acque e sulla terra ferma andare a fondo

-e fare un buco per terra per far l’amore col mondo
-e mettere su famiglia gestendo una carriera
‎-votare a destra o a sinistra facendo testa o croce
-non avere un idea precisa ma alzare molto la voce

-imparare tutte le strade di una città del giappone
-essere il leader carismatico della propria rivoluzione
-affrontare un drago a mani nude

-scrivere un apocalisse
-con un biglietto di prima classe
-rifare il viaggio di ulisse
-vivere fino ad impazzire senza mai stancarsi

-cadere a terra e rialzarsi
-cadere a terra e rialzarsi
-cadere a terra e rialzarsi

 
 
 

Amore...Amore...Amore...

Post n°51 pubblicato il 15 Novembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

Amore, amore, amore.

Se ne parla sempre, se ne racconta troppo.
Romanzi di tutte le epoche hanno venduto milioni di copie, film e canzoni hanno fatto fortuna osannando ai quattro venti questo folle sentimento.
Già prima dell’avvento della carta stampata, stornelli e cantastorie giravano l’Europa cantando le gesta di cavalieri innamorati della principessa promessa ad un altro.
Eroine, cavalieri coraggiosi, amori impossibili, con il cruciale
happy end niente affatto scontato ed i cuori degli ascoltatori palpitanti.
I greci, prima ancora, si erano pure inventati un grazioso angioletto, tal infame cupido, che se ne girava per il mondo sparando frecce magiche “innamoranti” a destra e sinistra. Come se
innamorarsi fosse così facile, come se succedesse così, da un momento all’altro.
Come se esistesse l’amore a prima vista.
Love at first sight.
Sì, certo.
ma fatemi il piacere..ma va…vaaaa…

Amore.
Tutto parla dell’amore, lo mette al centro della vita come se non si potesse vivere senza.
Forse perché vende, la gente vuole crederci, avere una speranza.
Un sentimento sovrastimato, è fuori d’ogni dubbio.
Della cui esistenza reale non esiste prova provata.

L’amore vende, fa comprare, fa girare l’economia.
Questo lo sanno tutti, anche i meno maliziosi. Non per niente nelle pubblicità si fa ampio ricorso ai temi dell’innamoramento, della passione, dell’amore in soldoni. Persino il più famoso dei cioccolatini si chiama “bacio, proprio per richiamare l’attenzione sul nesso cioccolato/amore.


Ma che cos’è ‘sto tanto sbandierato AMORE?
I più cinici tra gli esseri umani lo chiamano mera necessità di affiliazione, desiderio di accomunarsi a qualcuno, necessità dell’animale-uomo di non essere solo ad affrontare il burrascoso viaggio della vita. Insomma, si sa che vivere non è facile, mandare avanti la barchetta da soli non è un gioco ed allora perché non essere in due a remare? Di sicuro ci si sente meno infelici e soli, ed allora… ecco qui l’amore!
Poi, dal punto di vista sociale, è indispensabile uscire dal guscio del proprio isolazionismo e creare gruppo familiari che facciano andare avanti la società nei secoli dei secoli. Per questo alle donne viene inculcato il mito maschilista del principe azzurro, perché si aggreghino e procreino! E quindi, quale miglior specchietto per le allodole dell’amore? E brave le allodolole a crederci!!!
E il sesso? Dove lo mettiamo il sesso? L’attrazione fisica, quella fulminante, che parte dal basso ventre e vi impedisce di ragionare? L’irrazionale voglia di strappare i vestiti alla persona che vi sta davanti, a lottare per poterla avere e “
sopraffare” fisicamente, dove la mettete? E la necessità del possesso, sia fisico che mentale? La smania, la bramosia che ci accomuna alle bestie? E’ amore questo? Naaaaaaa…ma per fortuna ora non è stagione, perché situazioni di questo tipo, vengono fuori per lo più in primavera…

Che poi, ad analizzare bene i sintomi delle persone che dicono di esserne stati folgorati, l’amore assomiglia più ad una malattia che ad un sentimento puro e semplice.
Allora, magari, la risposta è semplice: l’amore è una malattia psicosomatica che affigge quelle povere personalità che non sanno bastare a sé stesse.
Analizzando i vari casi, l’amore dovrebbe provocare tutta una serie di problematiche più o meno gravi:
- cardiaci (batticuore, aritmia, dolore al petto)
- alla vista (vedere il mondo rosa non è normale)
- ormonali (no comment...)
- gastrici (inedia, inappetenza, vuoto allo stomaco)
- cerebrali (stato confusionale perenne, sbalzi umorali, occhio sbarrato, sguardo vuoto. E poi vi sembra normale vedere pigolare al telefono una persona che pensavate integerrima?)
Ecco, la risposta è questa al quesito più vecchio del mondo: l’amore è una malattia.
Ora è tutto chiaro, cristallino.
Mi rimane solo un inquietante interrogativo.

Vorrei solo sapere come ho fatto a prenderla…chi o cosa mi ha contaggiato, chi è l’untore?

 
 
 

Dalle elementari al tempo delle mele...

Post n°50 pubblicato il 14 Novembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

Se c’è un periodo della vita che, chi più chi meno, tutti abbiamo detestato alla follia, per me è stato sicuramente quello delle scuole medie inferiori….anni d’inferno. Garantito

Sarà che, per luogo comune, quella è (era?) un’età in cui non si è né carne né pesce….troppo piccoli per essere adolescenti, troppo grandi per essere considerati ancora bambini.

Ma è ancora davvero così?

I fatti di cronaca, sembrano confermare l’incubo e dissolvere come un vampiro al sole la purezza e l’innocenza dei dodicenni. Che, secondo me, sono e saranno sempre gli esseri più perfidi del reame…sono dei piccoli mostri.

Anzi, nemmeno tanto piccoli, vista stazza ed altezza superiore alla media.

Quindi…per ovviare a tutto ciò…quando arriva il desiderio irrefrenabile di maternità…si potrebbe stipulare un qualche tipo di accordo per cui allo scoccare dell’undicesimo anno di età ti vengono a ritirare il pupo e te lo riportano a 18.

Non si può fare?

Peccato.

Allora niente.

Io alle scuole medie ero una creaturina assai originale.

Vivevo nel mio piccolo mondo che si trovava tutto nella mia testa.

Non mi interessavano ancora i ragazzi, non sapevo nulla di moda, diete, trucco e fino alla terza non mi sono mai comprata il mitico Cioè. Alle feste (se e quando venivo invitata) nessuno mi invitata a ballare un lento o tentava di infilrmi la lingua in bocca….sono sempre stata molto schizzinosa, qualche filarino si…ma giusto per dirlo alle amiche…e lui giusto per dire agli amici..sono “fidanzato con m… la tettona…(l’orgoglio…di dirlo ed esserlo..l’ho capito..molto…molto più tardi)

Insomma, ero e mi sentivo ancora molto bambina, specialmente nei primi due anni.

Per il superamento degli esami mi fu regalato una copia de “La Storia Infinita” di Michael Ende (ben prima che il cinema ne facesse scempio, sia chiaro).  L’incontro con il mondo di fantasia, il libro nel libro, il labirinto creato dal “questa è un’altra storia e dovrà essere raccontata un’altra volta” mi avevano così tanto convinta di essere uno spirito affine a Bastiano, lo sfigatissimo e alquanto bruttino protagonista, da impedirmi una vera socializzazione alla pari con i miei compagni.

Cosa peraltro agevolata dalla mia spiccata tendenza verso il sogno ad occhi aperti e l’imbambolamento, atteggiamento che verrà prontamente spazzato via fin dal primo giorno all’istituto tecnico. Mi feci quindi paladina inopportuna degli sfigati della classe, visto che non mi sentivo all’altezza di far parte dellla comitiva di quelli parecchio trendy e, orrore orrore, pure un filo paninari e griffati Best Company.  

Miei amici erano, la ragazzina di colore, il compagno di classe con le mollettine tra i capelli di cui si intuiva già smaccatamente l’omosessualità e la passione congenita (poi divenuta negli anni palese) per il travestitismo, la bambina talmente timida da passare per ritardata. Immaginate il panico che posso aver generato nella mente di mia madre.

Capirete la mia sorpresa ed il mio stupito sgranamento di occhi, quando mi capitò sotto mano la lista delle più gnocche della 3A in cui io comparivo gloriosamente come medaglia di bronzo al terzo posto subito dopo la ragazzina bionda e con gli occhi azzurri (oggettivamente figa) e la Kathy Holmes de’ noialtri, tutta occhioni e mossettine.

Shock totale.

Pensavo veramente di penzolare intorno alle quindicesima posizione su 18.

Capperi.

Che non avessi capito nulla delle scuole medie?

Comunque sia, oramai era tardi: le scuole superiori bussavano forte alla porta.

Con grande goduria, posso affermare che tutte quelle che si ritenevano molto fighe all’epoca hanno sfornato almeno un paio di marmocchi, hanno sposato uno del quartiere e si sono sfasciate in maniera inimmaginabile. Diciamolo, dimostrano almeno 10 anni più di me.

E i maschi? O sono diventati operai edili imbaleniti o nella migliore delle ipotesi hanno quattro capelli di numero in testa.

Almeno il mio amico travestito è una drag queen da paura.

Tiè.

 

Magra consolazione?

 
 
 

Indecisione...

Post n°49 pubblicato il 10 Novembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

 

Meglio un giorno da lupo o cento da pecora?

Campano poi così male le pecore, tutte in fila davanti alla prima (che segue il cane pastore), a belare in un campo verde?

E sta così bene il lupo, sempre affamato e braccato dai cacciatori? non è cara la libertà?

E' giusto alzare la testa davanti all'ingiustizia?
Farsi portabandiera di una rivoluzione, saltare le barricate, combattere?
Ovvio che è giusto…é sacrosanto, è ciò che ci distingue dagli animali, è importante, è ciò che ha fatto progredire la storia e l'uomo e guarda dove siamo or... Ok, vabbé…lasciamo stare.

L'idea che ho è che spesso, in merito queste cose, è che oltrepassata la barricata, il povero eroe girandosi indietro veda il vuoto assoluto dietro di sè.
E i suoi amici di lotta?


Tutti spariti.
Tutti accomodati.
Tutti pecorelle tornate all'ovile davanti alla Tv.

Ma la coscienza morale permane, anche se ad esserne dotati siamo sempre di meno. E anche se è un concetto sempre più mobile ed elastico….soggettivo direi.

Ora, io vengo da una famiglia con un alto senso dell'onore e della giustizia…il mio background culturale mi impedisce di stare zitta per semplice convenienza davanti alle ingiustizie anche se la cosa non riguarda me.
Diciamo che spesso e volentieri sono una  come dire per una chiara comprensione…ecco si…sono un po’.."cacacaxxi"…non ci posso fare niente, dalla piccolezza alla cosa importante, ci devo mettere il becco.

Ma stavolta la cosa è seria….e grossa.
Che faccio, vuoto il sacco?...mi espongo?
Lotto, combatto, mi immolo sull'altare del "Do the right thing" oppure mi faccio beatamente un pacchetto di fatti miei… anche se mi rode?

Il punto è che se mi immischio, poi non è che sto in un telefilm Made in Usa in cui il buono è premiato….qui il finale è tutto da vivere…

Però mi girano...ma se stacco la spina…si fermeranno…almeno per un po’?

 
 
 

Novembre

Post n°48 pubblicato il 09 Novembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

Novembre, per usare un francesismo, è proprio un mese del caxxo.

Da un giorno all’altro il tempo cambia, fa un freddo cane a cui ancora non sei abituato.

E poi c’è la nebbia.

Una nebbia così fitta che pensi di stare in Valpadana invece che nella Capitale.

Una nebbia così densa che ti aspetti Gary Oldman uscirne all’improvviso indossando canini di plastica performata.

Io vorrei due buone ragioni per amare l’arrivo dell’inverno.

Non cinque, non quattro, non tre: me ne basta due. Due piccolissime ragioni.

E non tiratemi fuori la storia che l’inverno è bello perché ci si può rotolare sotto il piumone per ore ed ore con l’uomo della vita al calduccio e stare davanti al camino scoppiettante mangiando schifezze e facendo pucci pucci per serate intere.

Vi ricordo che sono single…umpffff

Quindi.

Questo tempo mi mette di cattivo umore e la nebbia rende i miei capelli ancora più crespi di quello che sarebbero in natura. E la cosa è di per sé quasi impossibile.

Ed il piumino mi fa sembrare l’omino della Michelin dopo le festività natalizie. Grassa. Brutta. Orribile.

Quando arriva l’estate?...eheheheheh…si ok…l’ho pensato e lo scritto e allora?

 

Sento freddo.

Orribile novembre, solo l’inizio di una lunga stagione di buio e gelo. Mi domando, ma come faranno nei paesi scandinavi a tollerare sei mesi di buio inverno senza speranze? Come il tasso dei suicidi? No, perché secondo me è un clima favorisce la produzione e proliferazione di depressi e serial killer.

Sole, sole, sole.

Scaldare un pochino di più, no?

E poi lo vogliamo dire? Alle cinque e mezza è già buio. Si può? Si può??

Ma quand’arriva l’estate?...umpfff si…l’ho ridetto…e quindi???

 

L’umore nero, come il cielo sopra la mia testa, l’aria spazzata dalla tramontana e la pioggia che non si sa se verrà. Ma forse no. Io, proprio io, che ho passato l’ultimo anno a cercare di non piangere, a ripetermi che le lacrime vanno usate solo per nobili ragioni.

Mi sembra di non avere abbastanza talento…non mi sento realizzata, magari non lo sarò mai.

Me tapina…me poveretta…l’incompreso in versione campana.

 

Per fortuna basta poco.

 

Una mail di chi non ti conosce di persona, ma sa leggerti l’anima e toccarti il cuore come se abitasse accanto a te.

Un “Ti adoro” improvvisato.

Un regalo inaspettato fatto solo per veder nascere il tuo sorriso da chi ti conosce come il fondo delle sue tasche.

Un “Chiama se hai bisogno” urlato dal fondo di un corridoio da chi sai che ci sarà sempre, magari silenziosa ma presente.

 

Ed anche novembre ha le sue giornate di sole.

 
 
 

Il Ciclo...del riciclo...

Post n°47 pubblicato il 04 Novembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

Non si sceglie dove nascere e dove crescere.
Dipende da dove ti lascia la cigogna.
E a me m'ha depositato a Napoli.

Abitare in una città grande e caotica come Napoli ha i suoi svantaggi ed i suoi innegabili aspetti positivi. Certo, io non l’ho scelto….ma più il tempo passa più mi convinco che sono fatta per vivere in città, o per lo meno in quartieri densamente popolari, come quello che ha l’onore di ospitarmi da quando mi sono trasferita a Roma.
Quartiere anche di gente strana, il mio.
Artisti sui generis, tutti hanno una passione, un sogno, una particolarità.
C’è chi fa sculture solo con il legno dell’ulivo, chi insegna a rammendare o raffinati punti di ricamo antico, chi studia da cantante lirica e la domenica mattina ti sveglia di soprassalto credendosi Violetta.
Chi suona, chi canta, chi balla.

Come in ogni quartiere che si rispetti, tutti conoscono tutti e tutti conoscono te.
Tutti sanno tutto di tutti e anche dei parenti e conoscenti di tutti.
E molti addirittura si ricordano di te quando arrivasti in auto e dietro di te, quell’enorme tir della ditta di traslochi.
Bella prova.
Parecchi ti hanno visto chiacchierare fitto fitto sotto il portone con “pisolo”… (qualcuno forse si ricorderà di chi sto parlando).
Il spettegulezzus interruptus è il virus più diffuso, altro che influenza aviaria.
Impossibile avere storie d’amore (o di sesso, peggio ancora: il pettegolezzo è più gustoso) clandestine e/o seminascoste.
Puoi andare anche in cima all'Everest.
Basta che ti scontri con uno del condominio e in giro di tre passaparola e due sms lo sa tutto il quartiere. Comprese le sorelle streghe impiccione e che in pratica vivono dalla parrucchiera, l’edicolante, il postino e tutto il comprensorio….convinti che fossi al cinema con l’amica di infanzia timorata di Dio. Certo.
Quasi una società segreta, una confraternita impicciona, una famiglia un po’ troppo allargata, al quartiere non si sfugge così facilmente, nemmeno andandosene lontano.
Tanto qui devi tornare.
Sono cresciuta selvaggia, al riparo dai pericoli, per strada sempre in bici, figlia di un mondo che non esiste quasi più, annegato tra i palazzi, la tecnologia e la playstation.

Ma è il bello di vivere qui, di essere parte volente o nolente di qualcosa.
Di un qualcosa che assomiglia a Wisteria Lane ( le casalinghe disperate you know? ) in un certo senso, con il suo sottobosco di piccole e grandi tragedie, di cose non dette, di orrori e di felicità.
E bisogna adattarcisi.
Anche se la vicina bussa con la scusa di portarti ad assaggiare il nuovo dolce di sua creazione (una bomba con una valenza calorica da sfamare un piccolo paese del terzo mondo per una settimana) invece vuol solo venire a vedere se tieni abbastanza in ordine, pazienza.

Succede.

Ed è anche bello così.

 
 
 

A.A.A. Corno Rosso cercasi...

Post n°46 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

La sfortuna non esiste.
La sfortuna è solo frutto di innumerevoli e casuali coincidenze che non vanno ad incidere alla lunga nella nostra vita.
Per la legge dei grandi numeri, eh!
Qui c’è la scienza dietro, mica ciccioli.

Macchè corno, cornetto, fiocco rosso o zampetta di coniglio. La sfiga non esiste, è solo frutto di preconcetti popolari, di false credenze. E dell’ignoranza, sì. Certamente, è frutto dell’ignoranza e della poca conoscenza delle leggi della fisica e della matematica.
Eccerto.
Logico.
Limpido e lapalissiano.

Poi quando succede in sequenza che:

  1. Il giorno più piovoso del secolo vai a mettere benzina nella tua macchinina nuova e siccome diluvia ti fermi al servito sotto casa. Non lo fai mai, di solito vai al distributore indipendente, ma per una volta fai la signora, và. L’australopiteco preposto al semplice compito di elergire il prezioso fluido oleoso si sbaglia e inserisce la pompa gialla nel tuo serbatoio. E ti fa fare 30 km tranquilla e beata verso il tuo punto di arrivo, atteso ed agognato. Finchè la macchina, immancabilmente, sotto il diluvio, si ferma. Ti tocca quindi uccidere il benzinaio e buttarlo a tocchetti dentro un fiume per essere risarcito dei danni?.
  2. Sei ovviamente vittima di un attacco violento di gastrite per cui, sotto psicofarmaci esci di casa chiedendo la macchina in prestito, perché porella, la tua è immobilizzata in officina. Ma né un caffè con un amico, né un alcolico aperitivo in compagnia ti restituiscono il tuo stomaco intatto ed evitano che tu riesca a sognare la sodomizzazione dell’australopiteco tramite la sua stessa pompa.
  3. Siccome sei buona e per di più hai la tendenza a non farti mai gli affaracci tuoi, finisce che decidi di ordinare su Amazon un libro che non è edito in Italia. Che cuore d’oro che sei!!! Certo, il fatto di far bella figura! Ma nel fare l’ordine dei libri usati, capita di non leggere la clausola in Times New Roman 2,5 e di non renderti affatto conto che, ohibò, ogni libro è un ordine a sé e che quindi le spese di spedizione sono 8 come i libri, per un totale di 107$ invece di 32… E ti capita che smani ancora per annullare tutto, attendendo lumi dagli USA, che magari c’aveva ragione pure Bin Laden, e vorresti bestemmiare, ma non ne sei proprio capace.

E’ logico che, in questi frangenti, non è che il mio sistema nervoso stia proprio benissimo. Anzi, c’avrei proprio bisogno di una settimana ai Caraibi, su una amaca, con una pina colada in mano e due sventolatori mulatti tutti muscoli che mi fanno aria con una foglia di palma di almeno due metri quadrati e mi spalmano la crema solare al cocco.

Nell’attesa che il mio desiderio si realizzi, mi domando una cosa: con quest’aria che tira, non sarebbe cosa buona è giusta una puntatina a Lourdes, no?

Io, intanto, mi metto un fiocco rosso in testa…

 

 
 
 

Halloween questa festa….sconosciuta…

Post n°45 pubblicato il 28 Ottobre 2011 da Marisa63
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Halloween questa festa….sconosciuta…

 

Mi fanno molto ridere quelli che per le nostre strade vanno festeggiando Halloween.
Vestiti da fantasmi, streghe, orchi e mostri, festeggiano una cosa che non sanno.

E si sentono cool & trendy.

Come se un cristiano festeggiasse Hannukkah.
O come se mangiassimo un tacchino ripieno spalmato di salsa di mirtilli (Ma che porcheria è? Bleah…umpfffff…) il 29 novembre per ricordare i pellegrini della Mayflower.
Chi?
Ecco, appunto...

Eppure Halloween ci sta colonizzando, così come la cultura americana.
Manifesti ricordano l'evento, con serate a tema e negozi che affittano costumi (con dei prezzi esorbitanti per il martedì grasso... mortacci loro!) e zucche appese ovunque.

Dolcetto o scherzetto? rieccheggia nelle nostre vie e lo trovo ridicolo, anche se capisco che possa essere divertente per un bambino.
Specie se lo vede fare in Tv nelle decine di telefilm americani con cui siamo tamburellati di continuo e pensa che sia una cosa normale.
E specie se nessuno glielo spiega.

Cosa?

Che in Italia è la festa di Ognissanti, che il 2 novembre è il giorno in cui si ricorda chi non c'è più, che, in due parole, ci si maschera a Carnevale e non ora.
Non facciamo confusione, please!!!

Che di questo passo ci scordiamo pure la Befana, povera donna...

 

 
 
 

metti una sera a cena

Post n°44 pubblicato il 24 Ottobre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63


Metti una sera a cena, dopo 2 ore di chiacchiere inutili sul perché esistiamo “ancora”, a cui magari vai controvoglia.

Metti una strana compagnia di gente che si conosce poco, anzi per niente.
E' sempre un rischio vero, e vabbè rischiamo e allora andiamo.

Due bulgare trapiantate da 10 anni in Italia, che però non capisco il motivo non parlano un italiano comprensibile.
Un newyorkers svitato trapiantato e maritato con un italiana un po’ spocchiosa, ma molto chic, che si esprime come Don Lurio.
Una polacca che insegna inglese….e ho detto tutto.
Una napoletana…( ‘a meglio..cioé io)
E tre toscani poco medi, ma non chiedetemi da dove, perché gliel’abbiamo chiesto almeno in 4 e nessuno di noi capito, sarà per questo che per tutta la durata della cena se ne sono stati tra di loro? bohhh.

E davanti una pizza napoletana alta un dito,( ahhhh libidine…anzi doppia libidine) una mezza birra fredda (rossa) e la musica quella DOC…scoprire che la cucina bulgara è uguale alla greca. E che anzi, i figli di Zeus hanno ciulato ai bulgari la paternità dello yogurt (Lactobacillus bulgaricus) e che per questa storia, se la siano legata al dito…quale dito? Presumo il medio…eheheh.


E che a Natale in Bulgaria, invece della Befana che vien di notte con le scarpe rotte, c'è Biancaneve che porta i regali senza i sette nani che sono rimasti in miniera a lavorare.
Giuro, non scherzo, è vero, o forse ho capito male, queste ragazze avevano il dono di confonderti, o magari è solo stata la birra.

Parlare di tutto, dalla politica allo sport, dalla religione ai libri, da eBay fino alle borse di Gucci.

E scoprire che la vita prima della caduta del muro era tremenda, che i patemi d'animo per amore non hanno latitudine, che la pizza piace proprio a tutti, che una straniera viene in Italia col mito del macho e trova il mama's boy, che la mazzetta non è una prerogativa solo italiana e che le parolacce in americano mi fanno morire dalle risate.

Ma anche che ridere, confrontarsi,incontrarsi, capirsi anche se si è nati lontani, è bellissimo. E sembra anche facile, oltre che interessante.
Bello.
Pulito.

Ma allora perchè è tutto così dannatamente complicato nel mondo?

 
 
 

L'attesa é terminata...

Post n°43 pubblicato il 20 Ottobre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

 

Eccolo….finalmente? l’autunno, e puntuale come l'equinozio è arrivato anche il raffreddore.
Ok, lo ammetto…non sto mettendo la maglietta della salute ed ho anche viaggiato a schiena scoperta…non so perché ma la maglia mi si alza sempre sulla schiena L
Contenti ora?

Come si fa a non ammalarsi?
La mattina c'è la nebbia che sembra di essere in pianura Padana, alle 13 ci sono la temperatura aumenta e la sera fa di nuovo freddo.
Raffreddore ignorante assicurato.

Quello che non fa respirare, che ti fa russare come il padre di Pieraccioni ne "Il Ciclone" causando tempeste elettromagnetiche e probabilmente anche il black out dei radar di Fiumicino e Linate, che innervosisce e fa valutare seriamente l'idea di una tracheoctomia.

Coff, coff!!!

Inoltre, mi fa parlare come la bambina del Vicks Vaporub col saggio di danza da fare proprio domani:

"Babbba, babba... dobani non poffo ballabe..."

Io con la stessa disperazione mi trovo a respirare con la bocca ed a girare con le gocce al mentolo in borsa.
Senza considerare le tonnellate di fazzoletti, che stanno indubbiamnte contribuendo non poco alla causa dello sfoltimento della foresta amazzonica.

Certo, la cosa bella è che le mie occhiaie fanno perfettanete pendant con gli occhi rossi che mi sono venuti a forza di esercitarmi a ripetere l'onomatopeica espressione "ETCIU'"!!!

Non c'è niente da fare, io sono un'animale estivo. E oggi mi sento come una di quelle povere api che, intontite, sbattono e sbattono lentamente sul vetro della finestra.

Ora scusatemi, vado a soffiare il naso...buona giornata a tutti….ah…dimenticavo..oggi qui a Roma, diluvia…evvaiiiiiiii con il tango J

 
 
 

Il rito dell'accoppiamento...

Post n°42 pubblicato il 17 Ottobre 2011 da Marisa63
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Il rito di accoppiamento del riccio è molto lungo.
Spesso può durare per ore durante le quali il maschio gira intorno alla femmina, la spinge e le morde gli aculei.
Quando la femmina è pronta ed è finalmente convinta, abbassa le spine per non ferire il compagno e la penetrazione avviene come negli altri mammiferi, e non ventre contro ventre come si potrebbe pensare vista la pericolosità del vestitino dell’animaletto.
L’accoppiamento e corteggiamento dei pesci tropicali é uno degli eventi più spettacolari a cui si può assistere nei nostri acquari.
Durante il corteggiamento e l'accoppiamento gli animali mostrano quanto di più bello possiedono, proprio per conquistare il partner.
Tipico il comportamento del maschio che, con grande maestosità, alza la pinna dorsale e continua a girare intorno alla femmina per farsi notare. Ed i duelli tra i maschi non sempre finiscono con la vittoria del più forte, ma con quella del più bello!

Che bello il mondo animale, mi sento molto Piero Angela.
Chiaro e limpido, con le sue regole e le sue didascaliche e nette distinzioni.
Sono regole ferree, dettate dal DNA e da millenari scenari naturali ed etologici, che portano alla scelta del partner migliore sotto il punto di vista della continuazione della specie.

Fin qui, nel mondo animale...in poche parole.

Nel mondo degli uomini, invece, c’è un preciso rituale di corteggiamento? O meglio, c’è ancora?
Una volta, certamente.
Ed aveva le sue regole ferree e rigide, inquadrate da galateo, consuetudini e buona creanza.
Un’occhiata, uno sguardo, una mezza risatina della donna, magari un fazzoletto con le iniziali ricamate fatto cadere per caso al momento opportuno poteva essere incoraggiante.
E poi all’uomo spettava farsi avanti, presentarsi, tenere la conversazione, offrire il braccio per una passeggiata se proprio era impudico, insomma, la palla stava al maschio, almeno in apparenza, e stava a lui fare il primo passo.

Mia madre passava ore al balcone l'occhio, e mio padre passava e ripassava incuriosito, e bello come il sole nella sua uniforme della marina militare.

L'uomo.
Era lui il capitano della compagnia, il direttore dei giochi mentre la donna poteva limitarsi tutt’al più al ruolo dell’oscura burattinaia di tutto il balletto del corteggiamento. E comunque doveva fare la ritrosa, millantando castità e purezza seppur fasulle.
Con discrezione.
Altrimenti, diciamocelo, la donna era considerata zoccola. Pesantemente.
Ma oggi?
Tutto questo ha ancora senso nella nostra società?
Spetta ancora all’uomo il primo passo?
Una donna che fa la prima mossa viene ancora vista come una poco di buono? Oppure è un gesto apprezzato?
Se una ragazza fa il primo passo, facendo capire chiaramente al maschio il suo interesse o magari invitandolo ad uscire, causa il calo verticale della libido del sesso forte oppure lo gratifica?
La donna deve ancora aspettare che il primo passo lo faccia l’uomo pena essere considerata un'avventura e nulla più?

E se ciò dovesse portare all’estinzione della razza umana?
Un uomo sente ancora il bisogno di lottare nel corteggiamento, sentendosi orgogliosamente l’artefice di tutto, o questi sciocchi paraventi sono oramai caduti?
Una ragazza che prende l’iniziativa, è vista come una facile anche al giorno d’oggi?
Pure nel 2011?
Anche dopo il femminismo, la rivoluzione sessuale ed il Grande Fratello???
Ma davvero?
No, ragazzi, ditemelo.
Che così mi regolo….che non guasta mai.

 

 
 
 

ho problemi con il supermercato...

Post n°41 pubblicato il 13 Ottobre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

Ho poca pazienza lo so…odio fare la fila alla cassa del supermercato.

E’ noioso, irritante, il tempo non passa mai ed è come in ascensore: uno non sa mai dove guardare.

C’è poi da dire che ogni volta che sono in fila, schiava affezionata e fedele della Legge di Murphy, succede sempre qualche inconveniente tecnico: finisce la carta e la cassiera neoassunta non è capace a cambiarla, va in tilt qualcosa, non si leggono i codici a barre del prodotto.
Oppure, peggio di tutto lo svampito che si dimentica di pesare la frutta e la verdura.

Ieri sera, bloccata in modo irreversibile all’altezza dell’espositore dei preservativi da una arzilla signora che non aveva pesato i pomodorini  di pachino, si sono affollate  nella mia mente molte domande sui massimi sistemi.

Ma come mai in tanti anni in cui bazzico i supermercati, mai e dico MAI mi è capitato di vedere chiunque acquistare un pacchetto di preservativi? Li nascondono sotto la busta di piselli surgelati o tra i cartoni del latte? Oppure non li vendono proprio? E se è così, perché continuano a stare lì? E’ un servizio sociale?

Perché si ostinano a metterli alla cassa tra le caramelle, le gomme, il Bounty e le pile della Coop? Vogliono esporre al pubblico ludibrio i peccaminosi acquirenti? Oppure far diventare viola ignare mammine alle prese con la stagione dei perché dei loro figlioletti di anni cinque? Non potrebbero stare nel reparto farmacia? Quale perversa e malata strategia di marketing ha portato a tutto questo?
Non credo che possa valere anche per loro la strategia delle caramelle ”levedolevogliolecompro”, a meno che non ci mettano accanto l’espositore delle riviste porno.

Perché sulle scatole dei preservativi ci sono sempre coppie belle e felici sui trent’anni che passeggiano felici e sorridenti su e giù per una spiaggia californiana? Oppure coppie intente a giocare, saltarsi addosso, ridere, scherzare? E perché le immagini sono tutte in bianco e nero e le donne hanno i capelli cotonati e gonfi alla Farah Fawcett? Non le hanno ancora cambiate dagli anni’80? E perchè c'hanno sti nomi improponibili?

Perché le cassiere della Coop ci mettono almeno 10 minuti a strisciare il codice a barre sul lettore e ti guardano come se stessero facendo un’operazione complicatissima, mentre una cavia peruviana da laboratorio potrebbe essere più rapida e di certo mille volte più socievole ed allegra di loro?

Perché su tutti i giornali, sia femminili alla Cosmopolitan che maschili alla For Men scrivono sempre che il supermercato è un luogo in cui ”conoscere il vostro uomo / la vostra donna ideale” mentre al massimo ti puoi fare il sangue amaro scoprendo che il bonazzo biondo, alto e capello lungo che hai adocchiato tra gli scaffali, tra i latticini e gli yogurt, è il proprietario di quel passeggino con dentro l’angioletto di un anno circa e della relativa produttrice?

Ecco, finalmente tocca a me.

Che fatica per una baguette e 1 litro di latte...

 
 
 

Ti accorgi che il tempo passa...quando...

Post n°40 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

Era parecchio che non bazzicavo un centro commerciale.

Non per eccesso spocchia o per una improvvisa redenzione pseudo-anticonsumistica, ma perché l’ho vicinissimo al lavoro, così approfitto della pausa pranzo di un ora per sessioni rapide di shopping compulsivo.

E poi perché il sabato e la domenica sto scoprendo la bellezza di restare ancora all’aria aperta, anche se non è più estate.

Orde esagitate e ormonalmente distrutte di under 16 si aggiravano con fare altero e scoglionato, invadendo ogni residuo di spazio calpestabile lasciato libero tra le panchine ed i negozi.

Frotte di ragazzine in minigonna e troppo ombretto, figlie deviate de “il tempo delle mele” intente in chiacchiericci cacofonici al limite massimo di decibel consentitto prima della perdita dell’udito umano.

Battaglioni di Britney Spears profumate e unte, con piercing all’ombelico come boa di salvataggio, intente nel corteggiamento di piccoli teppisti hip hop vestiti come se fosse residenti a Brooklyn e non nella “capitale”. Avversari di emuli mancati di Brad Pitt, ragazzini vestiti griffati Baci&Abbracci e la sicumera di un cretino di 35 anni.

Lotta aperta tra cafoni.

Ora, io alla loro età non andavo certo al centro commerciale.

Andavo in piazza, al massimo. Ma poco, perchè i miei non mi facevano tanto uscire.

Un annetto dopo, magari, la mia emancipazione mi può aver portato a vascheggiare allegramente esibendo il nuovo rossetto perlato dalla Fontana alla Piazza e ritorno. Avanti e indietro. Su e giù.  

Non certo in un centro commerciale. Ci mancherebbe. Che tempi, signora mia!!!

Un momento...fermi tutti.

Non esistevano i centri commerciali, quando avevo 14 anni io...Ahm...Già…umpff...

Ehm, dicevamo???

Un paio di ragazzini, fiutando l’odore della donna matura partono all’arrembaggio con frasi di sicuro effetto, se lanciate ad una quattordicenne. No, tesorino, non sarò la tua nave scuola. Dimenticatelo. Proprio. E se non te ne vai aiuterò la tua virilità nascente a sterzare bruscamente verso l’altra sponda.

Parecchio bruscamente...fidati.

In mezzo a cotanto orrore, ho cercato di scappare via rifugiandomi in un luogo temuto dal teenager medio: la libreria. Ah! Quale rifugio più accogliente e sicuro? Come poter chiedere di meglio? Respirare a pieni polmoni l’aria dei libri nuovi, girare tra vecchie edizioni e pubblicazioni fresche di stampa, saltellare da un banco all’altro in cerc… Ahhhh! Eccola… la bacheca del Codice Da Vinci… oltre al mostro a più teste creato da dan Brown, l’efferata creatura ha procreato mille figli. Dalla guida al codice, al Codice stesso scritto in caratteri maxi (ma perché??), passando per spiegazioni varie, analisi delle metafore, la vita al tempo di Da Vinci, nonché la cucina. AH!

Scappo atterrita.

Me ne torno a casa mia, e dal libro che sto leggendo.

Ahhhhh orrore…come sono anziana...

 
 
 

memories, memories, delete what is right

Post n°39 pubblicato il 07 Ottobre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

E’ molto che non scrivo di cinema, non perché non vada al cinema, anche preferisco guardarlo in tv, come questo che sto per raccontarvi.

Non so nemmeno io perché.

Magari è solo perché la mia malata fantasia non era stata così colpita da una storia da molto tempo.
E questa è una storia davvero originale e fresca, ben girata e recitata, nonchè ricca di spunti assolutamente interessanti di riflessione.
Cosa c'è di meglio per una che pensa troppo come me? Una rimuginatrice di idee per vocazione?

O magari solo perché la protagonista, una eccezionale Kate Winslet (sì, a quanto pare dal Titanic è scesa grazie a Dio!), nella sua follia istintiva, spensierata ed impulsiva mi assomiglia un po’. Mi somiglia anche nella chiacchiera senza fine, nel voler raccontare tutto di sé e sapere tutto, cosa che lui non approva. ”Parlare non vuol dire comunicare” le dice Jim Carrey.
Mah…sarà come dice lui….ma ci credo poco...
Clem mi somiglia nel vedersi brutta, grassa e sciocca, nell'insicurezza, nel disordine perenne della sua vita.

Ecco a voi la storia. Joel e Clementine sono ormai ai ferri corti, in dirittura d’arrivo della loro storia.

C'è l'amore, ma è un amore grande quanto fragile, ci sono le paure, le sciocche fisime, i punti deboli dove le difficoltà di ogni giorno che scavano un solco fino a indebolire anche la relazione più solida.

Ognuno ha cose da rimproverare all'altro, ma soprattutto si sentono ormai prigionieri di un menage che non riconoscono più, non si riconoscono né conoscono più.
È Clementine, un po’ pazza e impulsiva, che decide di recarsi in un centro dal nome evocativo, Lacuna Inc., azienda specializzata nella rimozione dei ricordi, per farsi cancellare la storia con Joel.
Venuto a conoscenza della cosa Joel decide di fare altrettanto, ma durante l'operazione se ne pente e tenta a tutti i costi di “salvare” il ricordo della sua amata.

Il film è costruito ad incastri e dà uno strano senso di circolarità, con lo spettatore che alla fine del film si ritrova esattamente al punto di partenza senza quasi sapere come.
Favolosi, oltre i due protagonisti, anche gli interpreti secondari (come Kirsten Dunst), ognuno dotato di personali ombre e demoni, che non si limitano ad asservire la storia, ma gli danno profondità, illuminandone particolari con la loro luce soggettiva e privata.
Non vi svelerò il finale, tuttavia vi consiglio di prestare attenzione ai capelli di Clem, che spaziano dal color  azzurro al mandarino senza soluzione di continuità.

Cancellare una persona ed i ricordi che vi legano a lei.
Per non soffrire più.
Per continuare a vivere.
”Una vita nuova” afferma Kirsten Dunst nel film.

Magari un giorno i progressi della scienza medica lo renderanno possibile veramente.
E allora, che fare?
E’ giusto? E’ sano farsi cancellare qualcuno dalla mente?
Una bella lobotomia e via tutto.
Il bello e il brutto.
Si riparte da zero, quella persona non c’è più.
FORMAT.

Cancellare il bello e anche il brutto, tutto di una storia che, magari, ci ha fatto soffrire e ora ci impedisce la serenità.
 
Lacrime.
Groppo allo stomaco.
Bugie.
Senso di inadeguatezza.
Insicurezza.


Quando una storia che noi riteniamo importante finisce, non sempre è facile ricominciare a credere nel prossimo, aprirsi a nuove persone, riuscire ad incrociare sguardi diversi da quelli di visi che già sappiamo amici.
Ricominciare a credere a qualcosa di diverso, di unico, di quasi sovrannaturale.
Quando i ricordi sono termini di paragone e tare emozionali di non facile superamento, è giusto chiedere ed ottenere una lobotomia parziale?

Se i ricordi non sono pagine divertenti da sfogliare in compagnia o quando si è tristi e soli, è giusto cancellarli?
O i ricordi sono tesori preziosi in ogni caso?
L’esperienza insegna sempre?, é sempre un tesoro?
E se sì, i suoi insegnamenti sono sempre utili
Oppure qualche volta ci condizionano in negativo?
Dobbiamo aspettare pazientemente che i ricordi smettano di fare male?
Se noi stessi siamo il prodotto delle nostre esperienze, magari se cancellassimo quelle negative il mondo sarebbe un posto migliore per vivere.
O no?

Basta, mi è venuta l’emicrania.

Forse basterebbe una botta ben assestata contro la parete…

 
 
 

Qual'é lo scopo terreno?...

Post n°38 pubblicato il 06 Ottobre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

Vorrei tanto sapere il mio scopo sulla Terra….perché sono cosi?...

Perché? Perché? Perché?

Così come?...Così restia alla logica delle persone normali.

Così poco incline a ragionare in linea retta…così difficile da interpretare.

Così brava a saltare di palo in frasca allontanando l’oggetto spinoso, deviando l’argomento fastidioso.

Così brava a scappare e nascondersi dietro un dito…possibilmente il medio.

Così, insomma.

Così strana per dirla “ facile” …spesso così irrazionale, in una parola.

Non potevo essere normale?...magari…una con un cervello e perché no il corpo da velina come tante?...Invece no.

Allegra…solare,trasparente, divertente…a volte un fiume in piena….altre una notte buia e misteriosa.

Ma comunque un libro aperto, insomma.

Ecco cosa ho sentito dire di me da chi mi conosce in superficie, conoscenze di spogliatoio, compagni di banco…amici di amici di amici.

Tutta fuffa.

Da piccola ero timidissima, chiusa in un mondo tutto mio popolato di elfi, fate e gnomi.

Potevo passare le ore a giocare con amici immaginari chiacchierando da sola in un mondo di nonsense.

Tanto mi piaceva star da sola, tanto odiavo il silenzio mentre ero insieme agli altri. Forse perché il silenzio nella mia teste era sinonimo di tensione…ed andava eliminato. E quindi ho iniziato a riempire gli spazi.

Bla bla bla bla...fin da piccola...bla bla bla bla.

Con gli anni questa mia propensione ad essere prolissa mi ha portato, però, solo guai.

Un po’ perché mi ha portato ad essere fraintesa come persona dalle nuove conoscenze (ma chissenefrega), un po’ perché questo voler riempire di gomma piuma tutti gli interstizi rende impossibile ai più conoscermi davvero per come sono.

E raggiungere le strade tortuose attraverso cui le mie sinapsi si muovono sdrucciolevoli ed insidiose.  

Strade incasinate, ripide e scoscese, disagevoli alla massa, strade spesso inaccessibili che rendono difficile comprendermi davvero.

E questo aumenta la mia solitudine.

Vorrei essere più normale, meno ingarbugliata, più logica e meno emozionalmente contorta.

Eppure sono il parto di una vita qualunque, senza particolari traumi, senza enormi crudeltà. Come può il mio cervello essere così erraticamente disconnesso?

Forse perché in matematica alle medie non ero un genio...????

 

 
 
 

Cambiamenti di settembre...

Post n°37 pubblicato il 27 Settembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

 

A settembre arriva puntualmente la necessità di cambiamento.

 

Di solito parto con la testa, se durante l’anno latito, di questi tempi finalmente mi decido a prendere un appuntamento dal parrucchiere.

 

Capita giusto una volta l’anno (massimo due) che abbia l’animo predisposto ad una seduta di ore.

 

Con il  bisogno impellente di avere un “tutto compreso”... Shampoo, taglio, colore, maschera rinforzante, quella alla vitamina, quella per renderli lucenti (anche al buio), messa in piega.

 

Richiedendo con forza anche una pausa per “fregola da noia al parrucco” con pasticcini e caffè.

 

Un patrimonio ben speso, comunque.

Quando ne esco, indolenzita nelle giunture a furia di stare seduta, quasi non sembro io.

Mi ci vorrà un paio di settimane per tornare la solita scarmigliata di sempre con coda perenne.

Ma tanto basta a soddisfare la mia voglia di nuovo.

 

Tra non molto ci sarà il cambio degli armadi…solo il pensarci…mi fa venire l’ansia, a voi no?

 
 
 

ma si va...ma anche no...

Post n°36 pubblicato il 26 Settembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

L’estate è la stagione dei giornaletti frivoli e gossippari, letti sotto il solleone e commentati a viva voce con la sciura vicina d’ombrellone.
In genere, questi ossessivi ed inquietanti interrogativi causerebbero nella parte sana della popolazione un sonoro “machissenefrega”, ma visto che è estate…si fa anche questo.


Nella noia, tra un oroscopo sexy e un “indovina di chi è questa chiappa tatuata”, quando la mia attenzione è stata prontamente catturata da un articolo innovativo che porta sulla cresta dell’onda un essere antropomorfo di cui da un po’ non si parlava: il trombamico.
Ah...novità?...No, non mi pare proprio.
Infilo gli occhiali e il twin set da professoressa di scienze delle medie ed arrivo.
 
(Musichetta di Quark a palla e giochi tridimensionali sullo schermo)
 
Buonasera.
Siamo qui per parlare di questa interessante creatura, prodotto di scarto della nostra società dei consumi, che non si accontenta del ciclico e naturale scorrere delle cose, ma che in mezzo deve sempre infilarci qualcosa...ops… scusate il doppiosenso...ma anche no.

La figura del trombamico, definito da chi è molto più alla moda di me come “colui che si chiama per soddisfare le proprie voglie sessuali, con cui non si esce al cinema, non ti porta a cena fuori e che non sa praticamente quasi niente della tua vita non fa parte della tua cerchia d’amici. Si tromba e basta… che però detta cosi sembra un uso reciproco, invece è un amicizia di letto, una scopamicizia!”.

Analizziamo questa definizione a piccoli passi.

Pare inanzitutto che questa figura sia nata dalla necessità impellente della società moderna di proseguire scevra e snellita da ogni sentimentalismo e rottura di balle devivante dai rapporti interpersonali.

La società moderna suddetta che ci porta ad essere così chiusi ed egoisti, siccome è data per assunto l’impossibilità oggettiva di trovare l’anima gemella; ed allora perché rinunciare alla soddifazione del sesso puro e semplice?

Perché non sedersi sulla comodità di un rapporto agile e senza invasioni di privacy indesiderate?
Detto così, in effetti, non sembra male, niente drammi, preoccupazioni, rotture di scatole, nessuna assunzione di responsabilità, il tutto a condizione di reciprocità.

Citando sempre la stessa autorevole fonte riportata dalla rivista:”Il trombamico non è quel ragazzo che presenti alle amiche, che vedi ogni giorno,lui sa poco di te e tu sai poco di lui e sopratutto vi raccontate solo cose piacevoli tra di voi perche da una scopamicizia si cerca anche e sopratutto un rifugio dallo stress quotidiano un'ora di relax solo per te”.

Lungi da me dare giudizi morali (o raccontarvi qualcosa di più sulla mia vita, sono e resto in vesti professoresche, quindi non provateci), occorre precisare che secondo la mia autorevole opinione di scienziata  (ahahahahahah) questa creatura antropomorfa mitologica così vantata dai media non esiste, se non come forma embrionale di frequentazione sporadica.

Pare improponibile che da entrambe le parti persistano i presupposti di una “scopamicizia” (chi ha coniato questo termine dovrebbe morire tra atroci sofferenze bruciato nell’olio bollente, reo di crimini contro la lingua italiana).
Per sua stessa natura, l’essere umano medio tende a socializzare quel tanto che basta per aprire una finestra sul suo mondo. Può davvero esistere una storia fatta solo di sesso? dipende, e non fraintendetemi, dalla durata.

Se la faccenda è episodica (nonché, spesso, pseudocurativa delle frustrazioni e delle ansie lasciate da precedenti relazioni), ben venga. Ma senza coniare termini nuovi come trombamico, la vecchia cara definizione una-botta-e-via mi pare sufficiente, può essere anche più di una volta sola…due….o tre…poi basta.
E’ fisiologico.

Se è reiterata per un lasso di tempo non definito, come lascia ad intendere la sopracitata scopamicizia, fuori dal paese di Utopia non credo sia possibile, anche se auspicabile specie in momenti di crisi (e specie se siete appena uscite da relazioni complesse).
Questo genere di rapporto viene infatti minato ben presto dalla gelosia, dal desiderio di possesso di una (almeno) delle due parti e, cosa ben più grave, dalla noia.
 
(Basta musichetta di Quark, grazie, sto impazzando… Ma come farà Piero Angela????)
 
Più del coinvolgimento sentimentale di una delle due parti, è proprio quest’ultima che fa saltare le fondamenta del ragionamento di base su cui si fonda il trombamico.
La noia, proprio come la cantava Leopardi.
Alla fine della fiera non rimane nulla. Nulla, se non una certa aridità.
Pure il sesso diventa un appuntamento obbligato e perde del sapore trasgressivo e travolgente iniziale.
Insomma, non solo l’idea del trombamico non è reale, ma è anche triste...parecchio triste.
In casi di emergenza, allora, è meglio sempre e comunque affidarsi alla meccanica.
 
Almeno poi non fuma…

 
 
 

I libri, la mia croce e la mia delizia...

Post n°35 pubblicato il 22 Settembre 2011 da Marisa63
Foto di Marisa63

Non so se si era già capito…, ma io leggo molto.
E non leggo un genere preciso di libri, diciamo che vado piuttosto a periodi

Ma no, il genere Harmony, figli e nipoti di Bridget Jones, tanto per capirsi.
Romanzi in cui la protagonista intelligente ma non troppo, sciapetta e insignificante dopo una serie di assurde vicessitudini alla fine sposa il boss (o equivalente stramilionario) e vissero felici e contenti forever.

Questi romanzi fanno affrontare alle mediocri e sfortunate eroine le più grandi difficoltà e sofferenze, fino a veleggiare tranquilli verso un melenso happy end liberatorio e, a dire il vero, alquanto noioso.
E vissero tutti felici e contenti. Ma anche no.

Io credo fermamente che questi romanzi andrebbero vietati per legge.
Banditi.
Bruciati al rogo.
Altrochè.

Creano nelle donne single una serie di aspettative che nel 101% dei casi sono realizzabili come trovare i venusiani su Venere ed ingenerano una serie di frustrazioni aberranti che sfociano immancabilmente nell’assunzione di grandi quantitativi di Carte D’Or al tiramisù.

Come dite?

Sono cinica?

”Una mia amica  ha sbagliato a mandare un sms e così ha conosciuto un ragazzo di Palermo che ora è suo marito e per lei s’è trasferito qui”

Seeee, la mia amica…la mia amica…
”Perché? Un amico mio non voleva andare a ballare una sera e invece ce lo trascinarono. Una ragazza ubriaca gli si attaccò alla cravatta e dopo un anno si sono sposati”

Certo, certo, come no?

C’è stato anche per me un lontano periodo della mia vita in cui io, forse perché disillusa, e con la sindrome della piccola fiammiferaia mi ci sono sempre sentita ed il passo da qui ad infilarmi le scarpette di cristallo è stato breve.
Peccato averle perse entrambe, credo che saranno il trend della prossima stagione…
Non mi era mai capitato di sentirmi amata, coccolata o veramente importante per qualcuno.
Ed anche il nostro incontro, puramente casuale e travolgente sembrava uscito dalla penna della Kinsella.
E invece no.
Perché, per dirla con un luogo comune, non è tutto oro quello che luccica anzi spesso e volentieri è pirite di ferro.

Solo che ora mi trovo sperduta.
Io, che mi sono sempre sentita affine a Catherine che vagava nella brughiera inglese, romantica per vocazione (quando non ingenuotta campagnola) come lo concilio tutto questo cinismo latente che mi divora metà del cervello?
Cosa resta quando si smette di credere nelle favole?
Cosa rimane quando cominci a pensare davvero che l’amore non esista ma sia semplice bisogno di affiliazione?
Vale la pena lottare, flirtare, mettersi in ghingheri per qualcosa che nella stragrande maggioranza dei casi finirà con noi a letto contornati di kleenex?
Non è più facile non mettersi mai in discussione, restare sicuri nel proprio bozzolo rivestito d’amianto caldo e tranquillo?
A cosa serve continuare a credere all’amore?
E se l'amore fosse una cosa diversa da quella che ci inculcano libri e film?
Ma poi, detto tra noi… esiste davvero o no?

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: Marisa63
Data di creazione: 21/07/2011
 
 

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