Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi di Novembre 2008

Post N° 353

Post n°353 pubblicato il 20 Novembre 2008 da middlemarch_g
 

Cose di donne 4: per concludere in bellezza 

E alla fine, per una astrale concatenazione di eventi, mi è tornato in mente il testo stampato su una maglietta che vidi 3 o 4 anni fa addosso a una studentessa in biblioteca. Diceva così:

I'M NOT A BITCH
I'M THE BITCH
AND IT'S MISS BITCH TO YOU!

Ecco, se le donne comiciassero a parlare così di se stesse, a non temere l'esercizio del potere personale e il rischio del giudizio altrui, si avvicinerebbero di parecchio alla soluzione del problema. Ma mi sa che c'è da pazientare ancora un po'.

 
 
 

Vedi post 310

Post n°352 pubblicato il 20 Novembre 2008 da middlemarch_g

Con la presente la informiamo che attualmente non e' stata ancora
sciolta la riserva con la quale lei e' stato ammesso alla selezione
per la progressione economica orizzontale (PEO) e di conseguenza non
e' stato possibile procedere con l'inquadramento alla posizione
economica superiore nello stipendio del mese di novembre.
Confidiamo che la riserva sia sciolta il prima possibile, in quanto
siamo in attesa della risposta gia' sollecitata al Dipartimento della
Funzione Pubblica. Non appena ci arrivera' sara' nostra cura
avvisarla e procedere conseguentemente.

Non state lì a menare il can per l'aia. Sarebbe a dire che i 4 euro questo mese non me li date?!

 
 
 

Cose di donne 3:   tertium datur

Post n°351 pubblicato il 19 Novembre 2008 da middlemarch_g
 

Qualcuno mi ha rimproverata dicendo che è stato un peccato cambiare argomento passando dalla passività colpevole delle donne di fronte al sopruso, all'auspicio poetico che vincola certi subumani al desiderio della loro verginità. Io invece non sono d'accordo. Secondo me c'è un filo unico che lega questi due concetti, e un'infinità di altri, al sudario di miserie che molte donne indossano con poca grazia, ma spesso con grande spirito di collaborazione. E per concludere la serie in letizia voglio aggiungere un nuovo post, così completiamo il trittico e scoperchiamo un altro piccolo sepolcro pieno di vermi di cui del resto in questi giorni molto si discute. Meritevolmente.

Immagino avrete sentito parlare della reazione polemica al manifesto per la campagna antistupro a Milano. Non sono certa di poter aggiungere qualcosa di nuovo a un argomento molto dibattuto come questo, però ci provo. Lo faccio per non dimenticare che nella storia, lo sforzo per recludere le donne nello spazio socialmente più inoffensivo, è stata una titanica impresa a cui hanno collaborato in molti, le donne per prime, ma la Chiesa certamente con più entusiasmo di altri.

Io dei cattolici oltranzisti amo diverse cose. Per esempio adoro il modo in cui pretendono di importi i simboli della loro fede perfino nei luoghi che per definizione dovrebbero essere laici e quindi privi di richiami religiosi di qualsiasi tipo – prendi il crocefisso a scuola – in nome di un preteso universalismo culturale della fede cui nessuno può sottrarsi in un paese di tradizione cattolica come il nostro, e poi all'improvviso, quando dimostri di avere intimamente riflettuto sulla natura di quel simbolo e ne fai un uso serio e dolorosamente rigoroso come questo, si trasformano in una banda di esclusivisti settari pronti a erigere steccati semantici di filo spinato intorno alle proprie icone, con le picche ai cancelli e i giannizzeri alla porta. D'improvviso il cattolicesimo non è più un linguaggio universale che parla al cuore dell'Uomo per cui te lo devi sorbire anche tu che non lo condividi e possibilmente non rompere i coglioni. Il richiamo al rispetto di certi confini della morale e l'invito a praticare il proprio credo in piena libertà, ma strettamente in casa propria, smette di essere una forma di bieco anticlericalismo vieto e superato e diventa un comportamento rigoroso e auspicabile. Sono loro ad essere felicissimi di chiudersi in casa e strappare l'etichetta col nome dal citofono, per carità! Il simbolo della croce un linguaggio universale per riflettere sulla violenza bieca contro una creatura innocente? Ma quando mai! Sbagliato. Sbagliatissimo. Offensivo perfino. Più il commento classico con cui si va sempre sul sicuro e non si esce mai dal seminato: di cattivo gusto.

A me sta anche bene. Se si tratta di sacrificare un poster direi che è una rinuncia che possiamo affrontare. Però ricordiamocene la prossima volta che cagheranno il cazzo perché il cristianesimo è un'eredità universale. Universale vuol dire questo: che ognuno ci riflette ed è libero di condividere con gli altri la natura delle sue conclusioni. E non che una minoranza in porpora attribuisce un valore alle cose, e poi dice all'universo mondo che uso deve farne, sennò è sacrilegio.

La cosa buffa, la somma presa per il culo della storia poi è questa. Che i cristiani della croce si sono vergognati per secoli. La testimonianza iconografica più antica che si conosca è del V secolo, 400 anni dopo i fatti. Prima di allora non se lo sognavano nemmeno di mettere croci sui muri, e meno che mai di rivendicare l'esclusività del simbolo. Cercavano di dimenticarselo, semmai, perché la condanna a morte in croce era riservata ai briganti della specie peggiore, e non ci si faceva una bella figura a raccontare di avere un Dio morto proprio in quel modo lì, come ci ricorda una valanga di trattatistica anticristiana che faceva spesso riferimento a quest'accusa sapendo di rigirare il dito in una piaga molto dolorosa. Hai visto che curiose parabole percorrono le icone, come del resto le parole e tutti i codici atti a veicolare un significato? Che oggi ti marchiano come un mentecatto seguace di una religione di pezzenti, e domani di fronte alla rilettura di quell'immagine in una forma purissima di dolore senza redenzione, permettono a qualcuno di puntare il dito contro di te e dire: blasfemia.

E per concludere con le donne che sono le peggiori nemiche di se stesse, leggetevi l'articolo fino in fondo, lì dove la Kusterman dice che per evitare polemiche si è deciso di sostituire l'immagine con quella dell'Apollo e Dafne del Bernini, la cui analogia con il contesto dello stupro è palese per chiunque. E' così che ti senti quando ti fanno una cosa del genere, vero? Tanto più che se qualcuno ti stupra puoi essere certa che si tratta sempre di un dio biondo dagli occhi cerulei col torace scolpito che approfitta di te in un bosco secolare fra stormire di fronde, mentre le muse in lontananza accompagnano i tuoi sospiri con delicate melodie. Per cui il messaggio in fondo è all'incirca sempre quello. Dài, dì la verità. Dilla. Non è stato tanto male. In fondo t'è piaciuto.

Tutto regolare. Tutto secondo i pronostici. In sé e per sé la cosa non mi fa manco incazzare per quanto è prevedibile. Ma se rifletto che è una donna a sostenere questo, ecco, un po' di rodimento, onestamente, lo provo pure io.

 
 
 

Cose di donne 2:   coincidenze

Post n°349 pubblicato il 18 Novembre 2008 da middlemarch_g
 

E' buffo.

Io la chiamo: attrazione magnetica dei poli di interesse. E' quando ti metti a riflettere su certe cose e d'improvviso, dovunque ti giri,  sembra che il mondo sia pronto a trattare con te dell'argomento a livello subliminale. La musica che esce dalla radio. Le parole che leggi sui cartelloni pubblicitari. Le frasi che cogli al volo dei discorsi altrui. In genere è un fenomeno che ha una sua dimensione poetica. Oggi invece si presenta così: scrivo un post sul libro della De Gregorio e comincio a riflettere sulle donne, e qualche ore dopo la piattaforma di Libero mi attrae verso questo forum da cui traggo i Dieci buoni motivi per desiderare di sposare una donna illlibata a firma marcoricciardi1980.

Attenzione. Religioso silenzio. Zitti laggiù. Shhhhhh....

Inutile negarlo, è un sogno di tantissimi uomini sposare una ragazza illibata, ora vorrei illustrare alle gentili lettrici le motivazioni psicologiche che inducono un uomo ad avere questo sogno/desiderio

1) ci da fastidio pensare che un altro uomo sia entrato nella mente e nel corpo della nostra amata, carpendone i desideri, le pulsioni ed il suo mistero;

2) ci da fastidio pensare che lei si sia concessa ed abbia dato FIDUCIA ad un altro uomo prima di noi, magari dopo che lui l'ha fatta sentire amata e desiderata;

3) è orgogliosamente bello sapere che nessuno in giro potrà mai vantarsi di aver fatto l'amore con la donna della nostra vita prima di noi;

4) è orgogliosamente bello sapere che nessuno in giro quando ci vedrà con nostra moglie potrà pensare: lei l'ho vista nuda prima di te;

5) è orgogliosamente bello sapere che in giro nessun uomo potrà mai pensare: bravo pollo tu l'hai sposata, io mi sono divertito lo stesso (o lei mi ha fatto divertire) senza che la sposassi;

6) è orgogliosamente bello pensare che la donna della tua vita è stata solo tua e di nessun altro;

7) è orgogliosamente bello sapere che lei per questo grande passo molto importante, ha scelto te, e non un altro;

8) è orgogliosamente bello sapere di essere, al mondo d'oggi, una specie di privilegiato;

9) è orgogliosamente bello sapere che lei ha resistito alle avances di altri uomini che ambivano e desideravano ardentemente di diventare i primi per lei;

10) è orgogliosamente bello sapere, guardandola in viso, che per lei sarai per sempre il primo, unico ed indimenticabile.


Tutte queste motivazioni valgono doppio (anzi il triplo) se la donna in questione è molto bella e desiderabile, dato che le donne molto belle e desiderabili hanno indubbiamente molte più occasioni di "togliersi il pensiero", perchè più corteggiate.

Senza nulla togliere alle brave ragazze non più vergini, ma questo è un desiderio molto diffuso nella popolazione maschile, anche se nessuno verrà mai a dirvelo, per i motivi (anche sociali) che sono facilmente intuibili......

E ringraziatemi, perchè sono l'unico qui che vi spiega con sincerità la psiche (opportunistica) maschile.

Capito? Ringraziatelo, il Socrate della marana, il Kierkegaard dell'imene intatto. E' grazie all'esistenza di creature come lui che io scopro di amare tutti i frequentatori maschili di questo blog ai limiti della pura concupiscenza. Perchè mi ricordano che si può essere maschio e purtuttavia aver compiuto qualche progresso spirituale significativo dal mesozoico ad oggi.

 
 
 

Cose di donne 1:   fatela finita

Post n°348 pubblicato il 17 Novembre 2008 da middlemarch_g
 

Ho letto l'ultimo libro della De Gregorio. Malamore. Ve lo consiglio perché è bello, ma poi con l'angolo della lettura chiudo subito perché ormai lo sapete quando intimamente mi indispone a meno che proprio non si tratti di un libro che mi è esploso dentro. Ma non succede spessissimo, per cui.

Parla di cose sorprendenti. Per me. Cose che mi tirano giù dalla sedia per la meraviglia e lo stupore. E' vero che io non faccio testo perché per alcuni aspetti sono una creatura talmente astratta che in confronto certi intasamenti di linee su una tela di Mondrian potrebbero serenamente passare per una Battesimo nel Giordano di ispirazione bassanesca. Per cui cose che a me risultano sorprendenti, per gli altri non lo sono affatto. Tutto il contrario. Per tanta gente sono perfino banali.

Insomma esce fuori che le donne oggi sono dispostissime a farsi riempire di mazzate dai familiari tanto quanto lo erano le loro nonne, e con un'aggravante: che una volta il marito, il padre, il fratello ti menavano, ma almeno in linea di principio tu stavi al posto tuo. Non li esasperavi. Avevi cura di non sovvertire socialmente i pronostici. Oggi invece si fanno picchiare senza pensarci due volte anche quelle donne che raggiungono i vertici della carriera. Anzi, soprattutto loro. Gli sembra perfino giusto. Perché lui, poverino, col suo stipendietto da capufficio di merda, si sente giustamente umiliato dall'avere accanto una donna di potere che porta a casa il doppio o il triplo di lui. E allora alzare le mani serve a rimettere le cose a posto. Ha una sua logica compensatoria, no?

Anni fa lessi da qualche parte che Simone De Beauvoir scrisse Il secondo sesso dopo aver fatto un viaggio negli Stati Uniti ed essersi resa conto che la parità di diritti fra uomini e donne in cui lei era stata educata (come e perché non riesco a immaginare visto che era nata in un paese cattolicissimo nel 1908. Sarà cresciuta in una famiglia progressista, suppongo), in America era pura utopia. Ecco, per me all'incirca è lo stesso. Si parva licet. Non è che io sia venuta su in una comune di esuli delle FARC, tutt'altro. La mia è una famiglia di quieta e direi quasi stolida consistenza borghese. Ogni tanto qualcuno chiede a mia madre. Te lo ricordi il '68? E lei risponde: e come no. Prima del '69 e dopo il '67. E io facevo le stesse cose in tutti e 3 i casi: cucivano, pulivo, cambiavo pannolini. Mio padre, più o meno, è uguale. Andava in banca. Tornava dalla banca. Punto. Casa mia non era quel che si dice un ricettacolo di fermenti rivoluzionari. E malgrado questo a me la parità pare una cosa talmente ovvia che non vale nemmeno la pena stare a discutere. Discutere di cosa? E non solo. Fate pure entrare una di quelle viscide mezze seghe capaci di alzare le mani su una donna. Datelo a me, che già sento il riflesso fisiologico dell'allungamento dei canini e la crescita smisurata delle unghie.. Me ne occupo io. E credo sia proprio perché subliminalmente porto scritte certe inclinazioni in fronte, luminose come un'insegna al neon, che nessun uomo di quel tipo ha mai transitato neppure per la tangenziale che porta dalle mie parti. Se proprio devo essere spudoratamente sincera, sono piuttosto io che un paio di pizze in qualche occasione le ho mollate. Però erano piene d'amore, e più simboliche che altro, per cui penso di meritare indulgenza.

E allora i conti a me non tornano. Perché donne che oggi hanno tutti i mezzi culturali e cognitivi per non tollerare la violenza, la assolvono implicitamente? Perché non sono capaci di mettere un limiti a ciò che è intollerabile?

Tempo fa ero al mercato. C'era un ragazzino lagnoso che bloccava il passaggio. La madre in penoso imbarazzo cercava di convincerlo a fare non so che. Io ho sorriso al bambino, gli ho detto qualcosa di quieto e consolatorio. Lui mi si è avvicinato, mi ha guardato un secondo, e poi, a freddo, mi ha mollato un calcio negli stinchi della madonna. La cosa fenomenale è stata la reazione della madre. Un altro po' si metteva in ginocchio per scusarsi. La sua umiliazione era palese, e così la sua vergogna. Ma al piccolo stronzetto non ha detto una parola di rimprovero, nemmeno formale.

Quindi può essere che la soluzione stia da queste parti, e sia chiaro che intendo metterla giù dura perché sono stufa di appartenere a un genere che insiste a velarsi del sacro ruolo della pittima sacrificale come se essere donna comportasse l'accettazione di un marchio di violenza mai completamente evitabile per definizione ontologica Da qualche parte lo dice anche la De Gregorio, anche se lo fa con più indulgenza di quanto sarei disposta a fare io. La poca indulgenza dipende dal fatto che, come dico spesso, io raramente solidarizzo con le vittime, a meno che non ci sia di mezzo un tifone tropicale, perché quasi sempre una vittima è un personaggio che si sceglie un ruolo come potrebbe assumerne un altro. E' un'opzione lecita, però bisogna avere anche il fegato di caricarsi le responsabilità che comporta.

In estrema sintesi. Non c'è un motivo al mondo per cui oggi le donne occidentali debbano soffrire di un complesso di inferiorità. Non c'è un motivo al mondo per cui debbano accettare di vedersi fisicamente umiliate da un uomo. Ma ogni stronzo picchiatore è stato bambino e ha ricevuto un'educazione, presumibilmente da una donna. Per cui, cazzo, ricordatene la prossima volta che un uomo ti umilia. Non è solo quello che fa a te. E' quello che tuo figlio si sentirà autorizzato a fare a un'altra fra qualche anno, è quello che tua figlia si sentirà in dovere di subire, se non ti vedranno dire chiaramente: no, stronzo. A me questo non lo fai.

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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