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Creato da: Pytagoricum il 19/05/2008
Interrogativi senza risposta – sensazioni inspiegabili – realtà oltre ogni possibile comprensione

 

 
« LA ZONA MORTAESOTERISMO E RELIGIONE »

LA DOLCE MORTE

Post n°15 pubblicato il 27 Giugno 2008 da Pytagoricum
 
Foto di Pytagoricum

Eccomi ritornato alla mia, diciamo, normalità dopo una breve vacanza nell’unità coronarica del mio ospedale preferito, cioè quello vicino casa mia, che quando chiami il 118 corrono subito. Erano tre anni che non mi facevo un giro in ambulanza e quest’anno, complice l’improvviso caldo africano, ho rinnovato il ricordo di questa esperienza. Anche se noi cardiopatici soffriamo molto il freddo, è il caldo che paradossalmente rappresenta il maggior pericolo, e così una mattina dopo essere uscito a fare due passi, tornando a casa ho sentito le forze mancarmi, e, prima che potessi cadere, mi sono disteso sul divano già pronto a pregustarmi il momento del trapasso e vedere finalmente come va a finire, e toccare con mano il mistero del nostro destino oltre la vita terrena.

L’arrivo di due robusti infermieri e una giovane avvenente dottoressa hanno interrotto le mie ultime riflessioni da “vivo” e in men che non si dica mi hanno fatto l’elettrocardiograma, applicato uno stimolatore cardiaco, maschera a ossigeno e via di corsa in barella fin dentro l’ambulanza che in meno di due minuti mi ha recapitato al pronto soccorso. Oggi, dopo quattro giorni, ancora una volta me ne sono uscito con le mie gambe e a passo svelto, ma il pensiero della morte da un po’ di tempo è sempre più presente e oggetto di continue meditazioni.

La paura della morte è cosa comune a tutti gli esseri viventi, dai trilobiti ai primati e all’homo sapiens-sapiens non fa differenza, e il motivo è strettamente connesso all’istinto di conservazione che altrimenti verrebbe a mancare insieme al timore della  morte, e potrebbe quindi essere causa dell’estinzione di ogni specie animale sulla terra.

Rimane sempre il fatto che la morte significa il termine del nostro viaggio terreno con una identità che indossiamo fin dalla nascita e ci accompagna per tutta la vita, attraverso felicità e dolori, momenti esaltanti e difficoltà, ma comunque anche chi vive in condizioni di estremo disagio alla propria vita ci tiene sempre, perché è una certezza che fino all’ultimo ci fa sperare in qualcosa di diverso, migliore.
Cosa ci aspetta dopo la morte è impossibile sapere, c’è chi spera di reincarnarsi in una nuova vita, chi aspira alla vita eterna, chi teme l’eterno castigo, ma forse al termine di questa vita potrebbe anche esserci il nulla e la morte potrebbe rappresentare l’assoluta e totale cessazione del nostro essere in qualsiasi forma: corpo voce, pensiero, memoria. NULLA, tutto che si spegne quando si chiudono gli occhi, con l’ultimo respiro, con l’ultimo battito del cuore.
In tal caso l’Onnipotente ci avrebbe fornito nella nostra vita un’unica chance, un breve passaggio da utilizzare al meglio fin quando che esistiamo. Poi null’altro che sparire per sempre meno che nel ricordo che di noi abbiamo lasciato e quindi l’istintivo attaccamento alla vita di ogni essere vivente sarebbe un fatto emblematico. D’altra parte, se veramente ci fosse una eterna ricompensa al termine di questa vita,  perché allora dovremmo esservi tanto attaccati? Sarebbe una scelta sbagliata, perché ci ostineremmo a soffrire e combattere contro le difficoltà quotidiane quando l’alternativa sarebbe l’eterna beatitudine.

La morte, comunque la si possa trovare è quasi sempre connessa alla sofferenza e perciò quasi tutti si augurano una morte rapida e indolore ma più lontana possibile, mentre, tolti i pochi casi di suicidio, omicidio, ictus e infarto fulminanti, infortuni e disgrazie varie, la “signora magra vestita in nero” ci abbraccia al termine di una agonia più o meno lunga e dolorosa, per cui la morte subentra come una agognata liberazione da inutili sofferenze.
Ma se la morte è un passaggio obbligato al quale non possiamo sottrarci, mi domando perché doverlo affrontare sempre in condizioni drammatiche.

Quando una persona ha raggiunto tutti i traguardi che nella vita si era posto, oppure è andato addirittura oltre le proprie aspettative e sente di aver soddisfatto ogni sua speranza e compiuto in pieno la sua “missione” potrebbe scegliere di “andarsene” in modo elegante e consapevole, senza aspettare che un male lo consumi e facendogli inesorabilmente patire le pene dell’inferno senza ancora esserci arrivato.
Una bellissima festa, con tutti gli amici più cari, i parenti più vicini e tutti coloro che nella nostra vita sono stati importanti protagonisti, che ci hanno voluto bene e che sono stati fedeli e generosi compagni nel nostro viaggio, salutandoli tutti in modo indimenticabile, questo sarebbe un bel modo per chiudere. Come a un matrimonio a fine dei festeggiamenti gli sposi si congedano dagli invitati, così il “consapevole moribondo” al termine della festa, saluterebbe tutti gli invitati al suo funerale, si ritirerebbe in una camera dove gli addetti provvederebbero alla sua dipartita indolore. Una dolce morte, in piena coscienza, senza lacrime e disperazione, ma teneri abbracci e un arrivederci!

 

 
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