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Creato da: Pytagoricum il 19/05/2008
Interrogativi senza risposta – sensazioni inspiegabili – realtà oltre ogni possibile comprensione
PREMESSA Ci sono interrogativi per i quali non esistono risposte, e quando insistiamo per trovarne sentiamo subito, e non senza inquietudine, essere troppo distanti dalle nostre possibilità logiche e razionali, allora sono misteri. I tentativi di soluzione esulano da qualsiasi assioma convenzionale, e anche se tentiamo di ignorarli questi comunque ci appartengono e continueranno a seguirci, annidati nel nostro profondo, forse perché connessi con l’essenza stessa del nostro esistere. Il mistero della vita e della morte, del tempo, dell’universo, l’immanente e il trascendente e altri ancora gli argomenti misteriosi che andremo a trattare e dibattere, riferendosi per quanto possibile a studi e ricerche, ma anche sulle nostre personalissime esperienze su argomenti che in apparenza, nell’attuale momento, quando indifferenza e l’apatia per i “discorsi seri” non sembrano catturare particolarmente l’attenzione generale. Pytagoricum
Eccomi ritornato alla mia, diciamo, normalità dopo una breve vacanza nell’unità coronarica del mio ospedale preferito, cioè quello vicino casa mia, che quando chiami il 118 corrono subito. Erano tre anni che non mi facevo un giro in ambulanza e quest’anno, complice l’improvviso caldo africano, ho rinnovato il ricordo di questa esperienza. Anche se noi cardiopatici soffriamo molto il freddo, è il caldo che paradossalmente rappresenta il maggior pericolo, e così una mattina dopo essere uscito a fare due passi, tornando a casa ho sentito le forze mancarmi, e, prima che potessi cadere, mi sono disteso sul divano già pronto a pregustarmi il momento del trapasso e vedere finalmente come va a finire, e toccare con mano il mistero del nostro destino oltre la vita terrena. L’arrivo di due robusti infermieri e una giovane avvenente dottoressa hanno interrotto le mie ultime riflessioni da “vivo” e in men che non si dica mi hanno fatto l’elettrocardiograma, applicato uno stimolatore cardiaco, maschera a ossigeno e via di corsa in barella fin dentro l’ambulanza che in meno di due minuti mi ha recapitato al pronto soccorso. Oggi, dopo quattro giorni, ancora una volta me ne sono uscito con le mie gambe e a passo svelto, ma il pensiero della morte da un po’ di tempo è sempre più presente e oggetto di continue meditazioni. La paura della morte è cosa comune a tutti gli esseri viventi, dai trilobiti ai primati e all’homo sapiens-sapiens non fa differenza, e il motivo è strettamente connesso all’istinto di conservazione che altrimenti verrebbe a mancare insieme al timore della morte, e potrebbe quindi essere causa dell’estinzione di ogni specie animale sulla terra. Rimane sempre il fatto che la morte significa il termine del nostro viaggio terreno con una identità che indossiamo fin dalla nascita e ci accompagna per tutta la vita, attraverso felicità e dolori, momenti esaltanti e difficoltà, ma comunque anche chi vive in condizioni di estremo disagio alla propria vita ci tiene sempre, perché è una certezza che fino all’ultimo ci fa sperare in qualcosa di diverso, migliore. La morte, comunque la si possa trovare è quasi sempre connessa alla sofferenza e perciò quasi tutti si augurano una morte rapida e indolore ma più lontana possibile, mentre, tolti i pochi casi di suicidio, omicidio, ictus e infarto fulminanti, infortuni e disgrazie varie, la “signora magra vestita in nero” ci abbraccia al termine di una agonia più o meno lunga e dolorosa, per cui la morte subentra come una agognata liberazione da inutili sofferenze. Quando una persona ha raggiunto tutti i traguardi che nella vita si era posto, oppure è andato addirittura oltre le proprie aspettative e sente di aver soddisfatto ogni sua speranza e compiuto in pieno la sua “missione” potrebbe scegliere di “andarsene” in modo elegante e consapevole, senza aspettare che un male lo consumi e facendogli inesorabilmente patire le pene dell’inferno senza ancora esserci arrivato.
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