Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
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VII

Post n°286 pubblicato il 18 Novembre 2016 da lost4mostofitallyeah








L'Astice VII

Cominciavo a ciondolare e gli occhi si chiudevano da soli. "Vai a letto, Joe. Io rimango un po' ancora qui ad aspettare mia figlia." "Ne vale la pena? Per farti dispetto tornerà nel cuore della notte. Ti sei mai chiesta quali compagnie frequenti?" "Lei sospirò: "Ne ho solo un vaghissimo sentore. Conosco le sue amiche più strette, ma sono come lei. E comunque se torna tardi questa volta la prendo a cinghiate, l'ammazzo di botte." "Poi ti arrestano." "Voglio sfidarli a farlo. Se si trovasse nella mia situazione qualsiasi giudice mi darebbe ragione." "Non è così, purtroppo. I vecchi riversano sui ragazzini i loro sensi di colpa e costruiscono un muro di cinta molto alto intorno ai loro presunti diritti, così si pacificano la coscienza e ignorano le loro stesse mancanze." Francesca fece una smorfia di disgusto: "Sono parole, solo parole." "Non sfiorarla nemmeno con un dito. è sulle tracce del padre e ti odia. Secondo lei sei tu la causa della sua morte e a lei manca papà, con la sua vita avventurosa, con gli eccessi e l'amore gettato insieme a un bacio distratto dal finestrino della macchina sportiva." "E cosa dovrei fare? Lasciarmi detestare? Lasciarla prendere in mano le redini della casa a tredici anni?" "Le passerà, e tu comunque non puoi fare nulla. Cosa sa di me? Cosa le hai detto?" Francesca si levò in piedi con il bicchiere vuoto e andò in cucina: "Che sei un mio vecchio amico, che ci siamo conosciuti in rete e comunque anche lei ti ha conosciuto quella volta." "Pensi che mi abbia in antipatia? Forse crede che abbiamo scopato." "Di sicuro. è in quella fase in cui si è gelosi di tutti. La presenza di un altro uomo non può che darle fastidio." "E tu mi hai invitato a Roma proprio per questo: per sfidarla." Si affacciò dalla cucina con un perfido sorriso: "Vedo che le cose le capisci al volo, Joe." "Vabbè. Adesso sono stanco. Torno nella mia stanza a buttarmi sul letto. Buona veglia e non bere troppo." "Finché la mia pazienza mi concederà credito. Poi comincerò sicuramente a sclerare." La salutai con un bacio sulla guancia e mi ritirai nella mia zona. Chiusi la porta e mi spogliai rapidamente per ficcarmi nel letto. Misi le mani a coppa dietro la testa e cominciai a pensare; Avevo conosciuto Gianni molto rapidamente, com'era nel suo stile. Un anno prima ero arrivato a Roma per incontrarmi con Francesca e lei mi aveva presentato suo marito poco prima che partisse per Bratislava. Si muoveva in base al suo lavoro d'import-export nell'automobile. Era un uomo notevole e bellissimo. Aveva 48 anni e la vita che gli bruciava letteralmente sui polpastrelli. Gli bastò un'occhiata per capire che non sarei stato un rivale e non avrei insidiato le virtù della compagna. Non perché mancassi di presenza o di fascino nel mio piccolo, semplicemente quell'individuo era troppo sicuro di sé e spaventosamente fiducioso in quelle che considerava doti di un carisma naturale. E non andava troppo lontano: biondo, con i capelli rasati corti sui lati e un ciuffo svolazzante ma non ridicolo, una barba curatissima della stessa tinta e occhi azzurri duri come l'acquamarina. Era muscoloso senza sembrare palestrato, non troppo alto ma ben rassodato, si muoveva a scatti rapidi e veloci e rispondeva alla rapidità della luce. Si mostrava subito interessato a tutta la tua vita e adorava sentirsi parlare. Di sé diceva pochissimo. Non posso negare che ne rimasi immediatamente conquistato e se pure avessi fatto dei pensieri maliziosi su sua moglie questi svanirono in un attimo. Tutto in lui trasmetteva entusiasmo ed era un vettore di energia elettrica. Quando incontrai sua figlia Asia, al contrario, il contatto fu miserabile: alta, scalcagnata e stracciona, bistrata di nero e con i lunghi capelli azzurri e viola. Portava scarpe con zeppe di 8 centimetri e sciarpe etniche a drappeggiarle il corpo smagrito e vagamente anoressico. Possedeva zigomi alti e una mascella debole, bocca minuscola con rossetto verde, ed era nella fase peggiore nella vita di una persona: quella che conduce all'adolescenza greve e vertiginosa, dove ogni eccesso sembra concesso ma si tramuta presto in una cambiale in bianco la cui cifra (altissima) viene vergata, in seguito, dalla vita stessa.








(Continua)









 
 
 
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