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Post n°163 pubblicato il 04 Settembre 2007 da donulissefrascali
LAICITA’ DELLO STATO, RELIGIONE, FEDE Con il famoso detto “ date a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio”( S.Matteo, 22,21) e con la dichiarazione di Gesù stesso che “il suo regno non era di questo mondo”( S. Giovanni Evangelista, 18,36) veniva posta, alle origini stesse del Cristianesimo, la separazione e l’autonomia fra politica e Religione. Il principio della separazione fra politica e Religione, nonostante le interferenze e confusioni che seguirono prodotte dal cristianesimo durante il Medio Evo, non escludendo il Sacro Romano Impero costituito da Carlo Magno nell’ottocento D.C., inseriva nella vita sociale uno stato di tensione, che ha prodotto, come risultato, la nascita dello stato moderno. Pur riconoscendo il potere dello stato, la Chiesa cercherà di circoscriverne i limiti affermando che l’ambito politico appartiene all’intera comunità umana, e che quindi i diritti gestionali, etici e giuridici, debbono essere propri della Chiesa e dello stato, con uno spirito di sana collaborazione, pur riconoscendone una logica autonomia. La riforma Protestante,mettendo in discussione la legittimità del Papato e attribuendo al Sacerdozio, come ai primi tempi del Cristianesimo, una universale partecipazione di ogni credente, dava un duro colpo al potere clericale e accelerava l’evoluzione verso lo stato democratico, con la volontà di contribuire alla costruzione di una vera democrazia, basata sulla giustizia sociale. La polemica fra il Cattolicesimo e il Protestantesimo, evidenziava ed accusava la lettura e il commento dialogico nel collettivo della Bibbia e di costituire un elemento di dissoluzione delle gerarchie ecclesiastiche, e di minare le basi dell’obbedienza alle gerarchie di potere. Provocando una divisione all’interno del Cristianesimo, il protestantesimo ha favorito, all’interno dei paesi che si sono confrontati con il pluralismo religioso, la secolarizzazione della politica e la sua costruzione di uno spazio autonomo. Desacralizzando l’autorità religiosa, ha favorito la posizione dell’autorità politica, e contribuito ad affermare l’esigenza che questa fosse controllata e legittimata dal popolo. Con tale linea di pensiero, che riconosceva alla base popolare un diritto di prevalenza corrispondente alle modalità dialogiche di gruppo attuate dal primo Cristianesimo che si articolavano nelle cene, copia dell’ultima cena fatta dal Cristo, si evidenzia effettivamente la realizzazione di un particolare rapporto fra religione e politica, e l’affermazione di una particolare concezione della vita democratica. Non è un quadro privo di senso che la religione verrebbe a definire, con un vero spirito di Fede, ma è un modo di gestire la realtà di collettivo, che si basa su una particolare etica, quella dei diritti dell’uomo e del cittadino, formatosi sul terreno culturale laico e civile in collaborazione con un dialogo sereno e non conflittuale di spiritualità e di Fede Religiosa. Potrebbe essere una espressione religiosa ebraica, protestante, islamica, e cristiana, purché corrisponda a una vera Fede nel Trascendete, creatore dell’universo. Sarebbe l’inizio del superamento dei conflitti di religione, legati unicamente ad interessi speculativi personali, che impediscono la nascita di una vera pace, finalizzata a difendere i diritti di una dignitosa sopravvivenza di ogni essere umano. Don Ulisse.
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