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Post n°231 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da donulissefrascali
LIBERTA’ E PEDAGOGIA Nel diciottesimo secolo i pensatori progressisti fecero circolare idee di libertà, democrazia e autodeterminazione e a cominciare dalla prima metà del novecento, queste idee cominciarono ad entrare in campo pedagogico. Il principio che sta alla base del concetto di autodeterminazione è di sostituire l’autoritarismo con la libertà, di aiutare il giovane a scoprire se stesso, ad avvertire la sua esperienza interiore,e di agevolare il confronto con i suoi simili per una continua ricerca antropologica dell’etica. Ne deriva quindi che il primo problema ed il primo obiettivo della pedagogia è quello di portare il giovane a realizzare ed esprimere se stesso, a concretizzare la propria creatività e a costruire gradualmente la propria personalità e maturità. Questo atteggiamento segnò l’inizio dell’educazione progressista. I risultati però si rivelarono spesso deludenti, per cui nei confronti dell’educazione progressista si sta manifestando un crescente processo di reazione. Sta così riaffermandosi un movimento molto forte che sostiene la necessità di una accentuazione della disciplina e, al limite, della reintegrazione delle punizioni. I risultati apparenti sembrano indicare i vantaggi di un ritorno ai vecchi metodi disciplinari a danno della libertà. E’ errato allora il principio dell’educazione alla libertà? Direi di no, solo che ritengo sia stato pervertito il concetto di libertà e ritengo quindi che si debba fare chiarezza. Ed è in nome di questa chiarezza che prima dobbiamo capire qual è la natura della libertà, e per meglio capire dobbiamo distinguere fra autorità coercitiva e autorità anonima. L’autorità coercitiva dice. “Fai questo o sarai punito” L’autorità anonima invece non fa uso della forza sostenendo che non vi può essere autoritarismo, e che ogni cosa viene fatta perché l’individuo è coscientemente responsabile di se stesso.
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