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un salvagente per la Palestina

Post n°60 pubblicato il 05 Ottobre 2006 da playslow

CHI GETTERA' IL SALVAGENTE AL POPOLO PALESTINESE?

 

Alla Biennale di Architettura di Venezia la storia è stata quantomeno mutilata e i crimini che giorno dopo giorno distruggono la Palestina sono stati dimenticati e cancellati nel silenzio.

Vieni anche tu alla Biennale a portare un salvagente per la giustizia e la legalità.

 

Il padiglione di Israele, presentando monumenti che commemorano insieme sia le vittime dell'Olocausto sia i soldati uccisi nelle varie guerre israeliane dal 1948 ad oggi, confonde la memoria della Shoà con la storia coloniale delle inarrestabili invasioni, occupazioni e annessioni di terre arabe in cui Israele ha avuto e continua ad avere la responsabilità di un numero mostruoso di vittime.

Tula Amir, la curatrice, scrive nella introduzione della mostra:

 

“La giustificazione delle guerre di Israele legittima la perdita di vite nel passato e di quelle possibili in futuro; la continuazione di una  cooperazione senza condizioni tra  l’apparato militare del paese e i suoi cittadini; e una non equivoca intesa  comprensione che questa lotta è il solo mezzo per la sopravvivenza di Israele.”

Provoca davvero un brivido questa affermazione che, invece di trarre una lezione dalla storia coloniale e dalle attuali responsabilità di Israele nella distruzione del Libano come nella rioccupazione di Gaza e nell'ingabbiamento della Cisgiordania, unisce passato, presente e futuro nel giustificare crimini e massacri.

 

A partire dalla denuncia dell'esperta di architettura israeliana Esther Zandberg sul quotidiano Haaretz, un gran numero di Associazioni di architetti inglesi e palestinesi hanno preso posizione per far aprire gli occhi sul dramma dell'occupazione militare e sul colpevole silenzio di chi si ostina a non vedere  i segni di una strage in atto. Purtroppo molti architetti e urbanisti israeliani sono coinvolti nella pianificazione e nella realizzazione di un sistema di oppressione e controllo che è iniziato con l’appropriazione e la confisca di terre a partire dal 1948, e continua oggi nella Cisgiordania e nella striscia di Gaza, costruendo colonie in continuo sviluppo, strade proibite agli abitanti palestinesi e quel Muro di Apartheid ripetutamente condannato dall'Onu.

 

E' proprio al visitatore della mostra dal titolo “LIFE SAVER – IL SALVAGENTE” che vogliamo pensare: vogliamo mettere sulla sua strada e nei suoi occhi l'immensa sofferenza del popolo palestinese che non solo non avrà un padiglione alla Biennale finchè non sarà riconosciuto come Stato, ma che viene privato dei diritti umani fondamentali, murato vivo e osservato a distanza dalla comunità internazionale.

 

Altre volte La Biennale d'Arte di Venezia aveva ben evidenziato l'assurda condizione di un popolo di 'invisibili', senza stato e senza volto. La città di Venezia non merita oggi una manifestazione internazionale di arte e architettura, che invece della civilizzazione e del  progresso della umanità, nasconda e mascheri simili atrocità.

 

Vorremmo sollecitare chi esce dal padiglione israeliano a riconoscere le pagine di storia tenute nascoste alla gente: non è possibile cancellare la pulizia etnica che ha tentato di sopprimere un popolo intero fin da quei più di 400 villaggi palestinesi distrutti e cancellati dalla memoria come risultato della creazione dello Stato di Israele;  a ricordare i 750.000 Palestinesi cacciati dalle loro case dal 1948, che insieme ai loro figli e nipoti continuano oggi a essere profughi senza diritto al ritorno.

 

Vorremmo che il visitatore distinguesse le opere d'arte dai crimini anche di stato; che non venisse solo a conoscere le 'imprese' della Brigata Negev e della forza paramilitare Palmac  ma anche le ripetute violazioni del diritto internazionale a cominciare dal furto di quella terra, occupata e annessa nel 1967, su cui tanti dei siti esposti nella mostra sono stati costruiti. Ma ancor più della terra rubata e delle case abbattute vorremmo veder 'esposti'  in qualche angolo della mostra nomi e volti di migliaia di arabi uccisi o imprigionati, vittime di un folle progetto di conquista coloniale

 

Sono la legalità internazionale e le Nazioni Unite Il salvagente da gettare a questo popolo abbandonato a sé stesso tra i marosi di un sistema perverso di occupazione.

Il cittadino italiano, israeliano, palestinese o di ogni parte del mondo non può uscire dalla Biennale senza distinguere l'occupante dall'occupato, l'oppressore dall'oppresso, con la sensazione che alla fin fine, il popolo che rischia oggi di venir cancellato dalla carta geografica e che viene oggi ingabbiato e ridotto alla fame non sia quello palestinese ma quello israeliano. 

SABATO 14 OTTOBRE alle 10.30 alla Biennale di Venezia 

Fermata vaporetto ACTV “giardini”

Promuove Ass. Il Villaggio.  Per aderire all'appello: info@associazioneilvillaggio.it 

 

 
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