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Creato da: Rebeldia il 26/05/2006
Morte al fascio, oggi più che mai! Ora e sempre, RESISTENZA!!!
Post N° 136
Post n°136 pubblicato il 27 Settembre 2007 da Rebeldia
Sosteniamo Aung San Suu Kyi Ho conosciuto Aung San Suu Kyi grazie a un film. Si intitola "Oltre Rangoon" e risale al 1995. Ambientato nella Birmania del 1988, narra proprio di Aung San Suu Kyi e della sua pacifica lotta verso la democrazia. Non è strano venire a conoscienza di uno dei personaggi più belli e controversi della nostra epoca da una pellicola? Eppure è così. Se non ci fosse strato "Oltre Rangoon", interpretato anche da un'insolita e intensa Patricia Arquette, io non avrei mai saputo della guerra civile birmana, dei 3000 studenti massacrati dall'esercito e del coraggio dei monaci buddisti... e pochi giorni fa probabilmente le notizie sull'ennesima rivolta degli abitanti di Rangoon (oggi Yangon) e la marcia pacifica degli instancabili monaci dalla veste rossa, mi avrebbero preso alquanto impreparata. Tanta gente ha scoperto dell'esistenza di Aung San Suu Kyi solo in questi giorni che la Birmania è diventata abbastanza importante da fare notizia... Perchè per tutti questi anni la maggior parte del mondo ha nascosto con vigliaccheria la sua lotta, ignorato i suoi messaggi di pace e le sue richieste di aiuto? San Suu Kyi è premio Nobel per la Pace, le è stato conferito nel 1991 per la sua lotta alla dittatura ed i suoi sforzi di portare la democrazia in Birmania. Come leader della Lega Nazionale per la Democrazia, principale partito di opposizione nel Myanmar, ha trascorso più di undici degli ultimi dicotto anni fra carcere e arresti domiciliari. Francis Sejester, presidente del comitato del Nobel per la pace, l'ha definita "un esempio mirabile di potere dei senza potere" e tutt'oggi, all'età di 62 anni, piccola e minuta, rimane un'immagine di potente impatto nei cuori dei suoi sostenitori. Nel 1990 il partito di Aung San Suu Kyi ha vinto le elezioni ma il risultato non è stato riconosciuto dai militari e lei è rimasta agli arresti domiciliari. La Birmania ha cambiato nome ed è scivolata nell'oblio. Quattro giorni fa, l'improvviso insostenibile aumento del carburante e dei beni primari, ha portato per le strade più di 300mila monaci buddisti. A piedi nudi hanno camminato per sei ore sotto la pioggia mentre la gente comune li proteggeva facendo cordone attorno a loro. Un fiume rosso in mezzo a migliaia di camicie bianche, un'immagine difficile da dimenticare. Mentre loro le rendevano omaggio e pregavano per le sorti del Paese, Aung San Suu Kyi li ha salutati restando prigioniera dietro al cancello della sua casa. Ieri i militari hanno aperto il fuoco. Hanno ucciso cinque monaci e ne hanno presi prigionieri degli altri. Oggi sono stati uccisi nove manifestanti e due reporter che cercavano di documentare la situazione. Da poche ore fa non si sa più niente delle sorti di Aung San Suu Kyi. Sembra l'abbiano portata via dalla sua casa e probabilmente è di nuovo in carcere.
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