"Istruitevi perchè avremo bisogno

della vostra intelligenza.

Agitatevi perchè avremo bisogno

del vostro entusiasmo.

Organizzatevi perchè avremo bisogno

di tutta la vostra forza"

(Antonio Gramsci)

 

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Chi non ha memoria, non ha futuro

 

...Ogni cosa è illuminata

dalla luce della storia...

 
Creato da: Rebeldia il 26/05/2006
Morte al fascio, oggi più che mai! Ora e sempre, RESISTENZA!!!

 

 

Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 21 Giugno 2006 da Rebeldia

L'importante è il risultato

Punti – hai capito! Devi andare e votare no!

G. – si ok. Ma quali sono i punti che ci vanno a toccare con questa riforma?

Punti – Beh…per esempio troppi poteri al primo ministro. O la salute. Vogliamo parlare del decentramento della salute?

G. – non capisco. Cosa mi cambia se il primo ministro ha troppo potere… e la salute regionale, bene! Tanto abito in lombardia.

Punti – Cazzo G. ! Non puoi essere così egoista. Poi toccare la Costituzione senza una maggioranza estesa dei parlamentari. Non si fa!

G. – Boh? Ah…senti, ma però vogliono diminuirli…questa è una cosa buona!

Punti – si diminuirli dal 2016 ! non è questo il punto. Si tratta di norme che stravolgono lo spirito della nostra Costituzione. Anche tutti gli ex Presidenti della Repubblica si sono espressi per il No. Anche Ciampi. E poi tanti altri personaggi politici di spessore.

G. – Si vabbè! Certo! Solo per difendere i loro privilegi! Quelli si sono espressi per il No. Ma chi invece è per il si?

Punti pensiero: adesso mi gioco il jolly!

Punti – anche li tanti! Il relatore della legge, in quanto ex ministro delle riforme è lui.

G. – NO! NOOO! NOOOOOO! CAZZO! NOOOOOOOOOOOOO!

 

Tratto dal blog "puntig, punti neri" creato da... un coglione che vota a sinistra!

 
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Usciamo dal silenzio

Post n°21 pubblicato il 21 Giugno 2006 da Rebeldia

PER LA LIBERTÁ FEMMINILE, ORIGINE DI TUTTE LE LIBERTÁ E MISURA DELLA DEMOCRAZIA E PER LA DIFESA DELLA LEGGE 194 E DELLA LAICITÁ DELLO STATO, CONTRO L’INTIMIDAZIONE E LA COLPEVOLIZZAZIONE DELLE DONNE.

MILANO, SABATO 14 GENNAIO MANIFESTAZIONE NAZIONALE.

L’OFFENSIVA DELLE GERARCHIE ECCLESIASTICHE CONTRO LE GRANDI CONQUISTE CHE IL MOVIMENTO FEMMINISTA È STATO CAPACE DI STRAPPARE GRAZIE ALLE LOTTE DEGLI ANNI ’70, VA FERMATA. CI POSSIAMO RIUSCIRE CON LA MOBILITAZIONE DI TUTTE LE DONNE E DI QUELLE FORZE POLITICHE, SOCIALI E CULTURALI CHE OGGI RAPPRESENTANO LA CONCRETA OPPOSIZIONE ALL’IPOCRISIA MORALE-SESSUALE DEL VATICANO.

L’ATTACCO ALLA LEGGE 194, I DIVIETI ALLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA, SI ASSOMMANO ALLA CHIUSURA DEI CONSULTORI NEI TERRITORI, ALLA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI E SCOLASTICI, AI LICENZIAMENTI E ALLA LORO “GHETTIZZAZIONE”, ALL’INSENSIBILITÁ VERSO UN MONDO BAMBINO FATTO DI SOGNI, FUTURO E CAMBIAMENTI!

LA GIOIA DI UNA MATERNITÁ SCELTA E VOLUTA, DIVENTA UN OBBLIGO E UN DOVERE.

IL PIACERE DI UNA SESSUALITÁ/ SENSUALITÁ VISSUTA E CONDIVISA, DIVENTA UN PECCATO.

IL BISOGNO DI UN LAVORO E DI UN’AUTONOMIA ECONOMICA DIVENTA UN RICATTO E UN COSTANTE SFRUTTAMENTO CHE ASSOMMA AI DOVERI CASALINGHI, E AL NOSTRO SOSTITUIRE, I SERVIZI DI UNO STATO SOCIALE TOTALMENTE ASSERVITO E ANNIENTATO DAI PROFITTI DEL CAPITALE.

NESSUNO OGGI POTRÁ RIPORTARCI A VIVERE COME NEGLI ANNI ’50, NÉ LA GERARCHIA ECCLESIASTICA, NÉ LA DESTRA – ANCORA AFFEZIONATA AI TEMPI IN CUI LE DONNE CHIEDEVANO AL PARROCO CHI VOTARE- QUANDO PER ABORTIRE C’ERA LA MAMMANA , I FIGLI ARRIVAVANO PER CASO (O PER DESTINO!). C’ERA IL DELITTO D’ONORE E IL “MATRIMONIO RIPARATORE”. QUANDO L’AMORE OMOSESSUALE ERA CONSIDERATO VERGOGNA O MALATTIA.

ABBIAMO INIZIATO ANNI FA A CAMBIARE LE COSE, MOLTO É CAMBIATO MA MOLTO É ANCORA DA FARE. LA VOCE DELLE DONNE, CON LA RIPRESA DELLE LOTTE E LO STARE IN PIAZZA A ROMA E A MILANO IL 14 GENNAIO, DEVE FORARE I TIMPANI DI TUTTE/I LE/I POLITICANTI DI OPPOSIZIONE AD UNA MORALE CHE IMPONE SOTTOMISSIONE, IPOCRISIA E FALSITÁ.

FERMIAMO RATZINGER E RUINI PERICOLOSI IMPICCIONI!

GIÚ LE MANI DALL’AUTODETERMINAZIONE DELLE DONNE, DALLA LEGGE SULL’ABORTO, DALLA SESSUALITÁ DEI/DELLE CITTADINI/E, DAI CONSULTORI!

Articolo scritto dal Segretario del circolo prc di Gargnano, Mauro Bommartini e pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°2, gennaio 2006

 
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La storia non si rivede

Post n°20 pubblicato il 21 Giugno 2006 da Rebeldia

 Capita a volte che la storia venga riletta, rivista, revisionata, stravolta nei suoi significati. Capita che a volte venga taciuta per convenienze e giochi politici, capita che televenditori alla Berlusconi ne inventino un pezzo per poi basare in essa l’intera campagna elettorale. Qui, (Garda bresciano) un tragico ed ignobile periodo storico sta per essere venduto come semplice merce travisandone i veri contenuti e valori. E’ di pochi giorni fa l’articolo apparso su EN PIASA ,tratto da BRESCIAOGGI del 05/11/05, “GLI EDIFICI DELLA RSI? IGNOTI”.

Nel pezzo si lamenta la mancanza di una adeguata informazione sull’ubicazione dei posti teatro di quello,che secondo me, fu l’apoteosi della pazzia di uno spregevole dittatore quale Mussolini era.

L’idea sarebbe di installare “targhe in alluminio anodizzato”nei vari palazzi che furono sede e residenza dei gerarchi nazifascisti,e la stampa di un pieghevole sul modello di quello della Tate Gallery di Londra : Questo dice Cipani, sindaco di Salò.

La cosa ci troverebbe anche d’accordo. Ma se di storia bisogna parlare,non deve essere tralasciato nulla:Queste “targhe in alluminio anodizzato” dovranno essere messe anche in Valsabbia, teatro di una grande resistenza partigiana,assolutamente più di una nei luoghi dove venne catturato e successivamente fucilato vigliaccamente(in puro stile fascista) MARIO BOLDINI,eroe resistente tuttora sepolto al cimitero di Gargnano. Nel “pieghevole sul modello di quello della Tate Gallery di Londra”dovrà esserci scritto che tutti gli edifici citati sono stati espropriati con la forza dal buon Duce,dovranno esserci raccontate tutte le persecuzioni,le ingiustizie,gli omicidi e tutti gli altri orrori che i nostri nonni con le lacrime agli occhi ci hanno raccontato: Dovrà, insomma, esserci scritta la vera storia.

Nell’articolo citato il signor Paolo Rossi, presidente degli albergatori della provincia,prende ad esempio PREDAPPIO,dove tanta gente si reca a visitare il “paese del duce”comprando così svariati gadget e si ferma a mangiare. Vorrei fare presente al signor Paolo Rossi che Predappio è abituale meta di nostalgici fascisti che con tanto di patetica camicia nera ad ogni ricorrenza organizzano ridicoli picchetti d’onore ,mentre nelle strade del paese intere comitive di “bravi turisti” inneggiano al Duce con saluti romani.

Questo,credetemi, nel mio paese non succederà mai, come circolo di un partito storicamente antifascista ci batteremo con tutti i mezzi a nostra disposizione(e magari qualche altro) .

Questa ventata di fascismo latente é cominciata già anni fa quando il comune di Salò ha permesso ad un noto fascista locale di aprire un vero e proprio museo degli orrori chiamato “Caffè Nero” in barba alla costituzione italiana che parla di APOLOGIA DI FASCISMO,continuando poi a Magasa dove alle elezioni comunali si è presentata una lista con il nome di “fascismo e libertà”,per arrivare poi a piccole iniziative (ma molto costose) di un velato sapore all’olio di ricino come può essere la lapide in memoria ai caduti di Nassiriya con tanto di scritta ONORE AI CADUTI pagata dai Carabinieri, quindi soldi pubblici,e dal comune di Toscolano-Maderno,quindi ancora soldi pubblici. Voglio ricordare che dopo il terribile attentato di Nassiriya le immagini delle camerate degli eroi erano colme di bandiere della RSI inneggianti al fascismo,scusate il cinismo ma gli eroi sono tutt’altra cosa.

Articolo scritto da Fabrizio Silvestri, pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°2, gennaio 2006

 
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IL 25 E IL 26 GIUGNO SIAMO ATTESI ALLE URNE

Post n°19 pubblicato il 21 Giugno 2006 da Rebeldia

ALLA MODIFICA DELLA COSTITUZIONE VOTA

NO

 
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CIUDAD JUAREZ,13 ANNI DI MORTE

Post n°18 pubblicato il 21 Giugno 2006 da Rebeldia
Foto di Rebeldia

Ciudad Juárez conta circa 1.900.000 abitanti. Gemellata con El Paso, Texas, tra le due città non ci sarebbe molta differenza se non fosse per un muro fatto di reticolati che le separa. Se non fosse per un confine che tanto poco spazio lascia all’immaginazione, Ciudad Juárez, Messico, ed El Paso, Usa, potrebbero sembrare un unico, grande centro abitato.

Nazioni diverse , diverso modo di vivere, ma soprattutto diverso modo di  morire… Sì perché a Ciudad Juárez, a due passi dal Paese della Libertà, da tredici anni la morte è di casa.

È nel 1993 che tra la sabbia del deserto, poco distante dal centro cittadino, sono stati rinvenuti i primi cadaveri… Tutte donne giovani, picchiate, stuprate, spesso fatte a pezzi. Si calcola che fino ad oggi siano circa 500 i corpi ritrovati quasi per caso, il più delle volte dai familiari delle vittime stesse. 500, una cifra che dà le vertigini, ma che potrebbe essere destinata a salire (calcolando che della maggior parte delle ragazze scomparse non si trova il corpo, secondo i gruppi di familiari coalizzati nell’associazione “Por nuestras hijas de regresso a casa”, le vittime sarebbero quattromila), una strage di cui, fino a pochi anni fa, non si sapeva nulla, un insulto ai diritti umani e a tutte quelle madri e quei padri  che chiedono ancora giustizia.

Nessun vero colpevole è stato finora consegnato alle autorità messicane. Certo, di benzina sul fuoco se n’è gettata molta… e tanto fumo è stato soffiato negli occhi di chi, fin dall’inizio, ha cercato di scoprire la verità. Si è parlato di serial killer, di regolamento di conti nel mondo della prostituzione o nel raket del narcotraffico (a cui, tra l’altro, il territorio di Ciudad Juárez sembra appartenere). Si è ipotizzato che le donne rapite e poi uccise servissero al mercato clandestino di organi, o addirittura siano cadute vittime di un’ipotetica setta che le ha sacrificate a qualche oscuro signore… ma forse la verità è ancora più terrificante… e resta un boccone duro da mandar giù.

Fin dall’inizio la polizia non sembra essersi preoccupata granché  della situazione.

Le indagini sono state portate avanti di malavoglia, senza prestare attenzione ai particolari, agli indizi. Le vittime fanno tutte parte degli strati  più bassi della popolazione, ragazze giovanissime, spesso indigene che arrivano in città sole, per lavorare. Vittime perfette, sradicate dalle loro terre d’origine, lontane dalla famiglia.

Il subcomandante Marcos, leader dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln) ha idee ben chiare in proposito: “I crimini di Juárez sono il prodotto di un atteggiamento razzista, maschilista e classista della classe di governo, in quanto le vittime sono tutte operaie, giovani e povere.”

È dunque così? I familiari delle ragazze uccise, non a torto hanno accusato la polizia di proteggere i responsabili degli omicidi.

Esther Chávez Cano è direttrice di un’associazione contro la violenza tra le pareti domestiche e casi come quelli di Ciudad Juárez avrebbe preferito non doverli mai affrontare. Dice: “L’incompetenza delle autorità balza agli occhi e tuttavia la polizia ha arrestato un individuo di nome Jesus Manuel Guardado Márquez, detto El Tolteca... e prima di lui i componenti della banda  Los Choferes, tutti accusati di essere gli assassini... Ma non è cambiato niente, i delitti continuano...”

Secondo la donna si ripete la situazione del 1995: “La polizia all’epoca aveva arrestato un chimico di origini egiziane, Abdel Latif Sharif Sharif, accusandolo dei delitti e affibbiandogli come complici una banda di giovani malviventi: “Los Rebeldos”. Ci era stato detto che erano loro i colpevoli, avevamo davvero creduto che quest’incubo fosse finito... e invece si sono continuati a trovare cadaveri di donne violentate, torturate...”

Sharif Sharif è tuttora detenuto in isolamento nel carcere di massima sicurezza di Chihuahua. Accusato dell’assassinio di un’adolescente, Elisabeth Castro Garcia, l’egiziano è stato condannato a trent’anni di reclusione in seguito a un processo colmo di irregolarità, ora in fase di revisione. Non ha mai smesso di gridare a gran voce la sua innocenza, affermando di essere solo un “capro espiatorio”. Ma il capro espiatorio di chi?

La sua avvocatessa, Irene Blanco, è stata costretta a rinunciare alla difesa e lasciare la città in seguito a continue minacce di morte... capitolate con un attentato ai danni di suo figlio Eduardo, sopravvissuto per miracolo.

Cosa si nasconde dietro gli omicidi di Ciudad Juárez? Senz’altro qualcosa di troppo grosso per essere rivelato.

Alla fine del ’99, alcuni cadaveri di donne e bambine sono stati rinvenuti nei pressi di un ranch di proprietà di trafficanti di cocaina. Tale coincidenza sembrava stabilire un legame tra gli omicidi e la mafia del narcotraffico, a sua volta legata a polizia e militari... ma le autorità si sono rifiutate di seguire tale pista.

Alejandro Máynez è l’esponente di una banda di criminali, ricettatori e trafficanti di droga e gioielli. Anch’egli fa parte della rosa dei sospetti, ma è il rampollo di una ricchissima famiglia proprietaria di night club... quindi non è mai stato nemmeno interrogato.

Il 6 novembre 2001 i corpi nudi di tre giovani donne sono stati scoperti in un campo di cotone alla periferia della città. Una era minorenne, aveva le mani legate dietro la schiena ed era stata sgozzata. Il giorno dopo, allargando il raggio delle ricerche, sono venuti alla luce i resti di altre cinque vittime. Messa sotto pressione la polizia di Chihuahua ha arrestato due individui che, sotto tortura, hanno confessato di essere gli autori degli otto delitti. Annunciando la soluzione del caso, il procuratore Arturo Gonzáles Rascón, senza neppure svolgere una vera inchiesta ha sottoposto i due imputati ad un procedimento penale.

E ancora, secondo alcune fonti federali, sei importanti imprenditori di El Paso, di Ciudad Juárez e di Tijuana, assolderebbero dei sicari incaricati di rapire le donne e consegnarle nelle loro mani, per poterle violentare, mutilare e infine uccidere. Questi tipi di omicidi sono comunemente definiti in gergo “spree murder”, ovvero “assassini per divertimento”. Le autorità messicane sarebbero da molto tempo al corrente di tali attività, ma rifiuterebbero di intervenire. Gli imprenditori in questione sarebbero molto vicini a certi amici del presidente Vicente Fox... e avrebbero contribuito a finanziare la campagna elettorale che ha portato Fox alla presidenza del paese...

Di fatti raccapriccianti come questi è costellato il cielo cupo sopra la città messicana... Sarebbero da elencare uno per uno, ma sono un insulto alla ragione e al dolore di quelle famiglie che ancora hanno la forza di sperare in una giustizia senza inganno...

Per ogni cadavere che viene ritrovato, le donne di Ciudad Juárez piantano una croce in un campo, una croce dipinta di rosa, a ricordo di una vita spezzata senza motivo, feticci sacri, dal legno consumato, così numerose che si perdono ormai all’orizzonte.

Articolo scritto da Carlotta Bazoli, pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°2, gennaio 2006

 
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Post n°15 pubblicato il 18 Giugno 2006 da Rebeldia

AL REFERENDUM DEL 25 E 26 GIUGNO

VOTA

NO

 
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Brigate Rosse

Post n°14 pubblicato il 16 Giugno 2006 da Rebeldia
Foto di Rebeldia

 

TRA UTOPIA E POTERE

L’onorevole Aldo Moro, cattedratico e uomo politico, fu uno dei principali artefici della politica di centro sinistra nel trentennio italiano che andò dagli anni ’40 ai ‘70; fu più volte ministro e presidente del Consiglio. Dopo esserne stato segretario, nel 1976 divenne presidente della Democrazia Cristiana e favorì l’avvicinamento del PCI al governo. La sua vita privata trascorse lontano dalla ribalta politica tra Torrita Tiberina e Terracina, in compagnia dell’amata moglie Eleonora e dei figli Maria Fida, Anna, Agnese e Giovanni. Fu un uomo giusto, buono, gentile, che cercò sempre di dare un ragionevole valore alle cose; un uomo di sinistra che credeva in ideali che adesso sono rari, soffocati dal peso del potere e accecati dalla luce dei riflettori. Perchè allora fu ucciso dalle Brigate Rosse?

Rispolveriamo un altro pò della nostra storia, che tanto spesso si vuole dimenticare, e torniamo ancora una volta indietro nel tempo, a 28 anni fa.

È il 9 maggio e siamo a Roma, in via Caetani. La strada è gremita di gente, ci sono giornalisti e telecamere, c’è gran confusione e sguardi atterriti. La polizia cerca di allontanare i curiosi. La Renault rossa che sta di fronte a noi sembra essere l’oggetto di tanta agitazione. Ci accorgiamo che è stata parcheggiata tra via delle Botteghe Oscure, ove sorge la sede del PCI, e piazza Del Gesù, ove sorge la sede della DC, quasi a volerci comunicare che tra i due partiti ci sia un nesso... Se ci avviciniamo per vedere meglio, scopriamo il perchè: all’interno del baule c’è un cadavere rannicchiato. È Aldo Moro crivellato di proiettili, rapito dalle Brigate Rosse e fatto ritrovare così, dopo 55 giorni di prigionia.

Ma chi sono queste “Brigate Rosse” che tengono l’Italia con il fiato sospeso, che fanno rabbrividire le persone ogni volta che accendono la tv per vedere un telegiornale? Ma perchè hanno rapito e ucciso proprio Moro?   

“Colpirne uno per educarne cento”. Questo è il motto delle Brigate Rosse. Non è neanche una frase loro, l’hanno copiata da Mao Tse Tung, ma nel loro delirio di onnipotenza, seguono una linea perfettamente retta. Hanno colpito Aldo Moro per impartire una lezione a chi? Allo Stato e al sistema.

Se si apre un qualsiasi libro che parla di loro, o ancora meglio si naviga in internet, si trova una definizione spaventosa: “Le Brigate Rosse (spesso abbreviato in BR) sono un’organizzazione sovversiva di estrema sinistra di ispirazione marxista-leninista, considerate il maggior gruppo terroristico del secondo dopoguerra in Italia”. Operano attraverso una vera e propria struttura paramilitare compartimentata e organizzata per cellule; hanno compiuto atti di terrorismo contro persone che secondo loro rappresentano il potere politico, economico e sociale (che nella logica brigatista formano il cosiddetto Stato delle Multinazionali, il S.I.M.). Ma andiamo con ordine...

Le Brigate Rosse cominciano il loro operato a partire dagli anni ’70; all’inizio l’organizzazione doveva indicare il cammino per il raggiungimento del potere e l’instaurazione della “Dittatura del Proletario”... poi scivolarono nell’errore di pretendere diritti e attenzioni con la violenza, venendo definiti “terroristi”, un termine da loro stessi aborrito. Per “risoluzioni strategiche” i componenti delle Brigate Rosse intendevano definire i documenti di analisi politica che indicavano gli obiettivi primari e come raggiungerli.

Nei primi tre anni cercarono di svegliare la sopita coscienza di classe dei lavoratori contro i dirigenti e i padroni... e si cominciò con atti di vandalismo contro le automobili dei colpevoli. Successivamente decisero di “abbattere lo stato borghese”, scacciare gli occupanti statunitensi ritirandosi dalla NATO, creando così “l’uomo nuovo”. La “direzione strategica”, ossia il gruppo di comando dell’organizzazione, definiva la linea politica da seguire. All’interno della linea decisa c’erano le “colonne”, gruppi più o meno numerosi, dislocati in varie parti d’Italia, incaricati di eseguire gli ordini. Le azioni più importanti, come il sequestro di Aldo Moro, venivano decise dal “Comitato esecutivo”, composto dai membri più importanti della direzione strategica, notoriamente quelli incaricati di dirigere una “colonna”.

La storia ci racconta che non esiste un vero e proprio atto di fondazione delle Brigate Rosse, anche se uno dei capi storici, Alberto Franceschini, ritiene che la nascita dell’organizzazione sia avvenuta nel 1969, all’interno dell’albergo Stella Maris a Chiavari, dove si tenne un convegno del neonato Collettivo Politico Metropolitano. L’ideologia brigatista si riconduceva ad un’incompiuta lotta di liberazione partigiana dell’Italia... Così come i partigiani avevano liberato il popolo dalla dittatura nazifascista, il nuovo movimento rivoluzionario avrebbe liberato il popolo dalla servitù dovuta alle multinazionali statunitensi. Infatti alla logica partigiana si ispiravano anche i soprannomi che i brigatisti utilizzavano per celare la loro identità. Si vedeva un nesso tra sindacalismo militante e azione partigiana, che costituiva una forza da schierare contro la “Strategia della tensione” instaurata in quegli anni dai servizi segreti deviati, complici della C.I.A. Ed è proprio dalle file del sindacato che provenne un altro capo storico delle Brigate Rosse: Mario Moretti. Altre due anime del movimento, Renato Curcio e la compagna Mara

Cagol provenivano invece dalle contestazioni studentesche della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento, in cui lo stesso Curcio fu prima studente e poi assistente del professore di sociologia Francesco Alberoni.

Tra il 1970 e il 1974 le Brigate Rosse agirono prevalentemente nel milanese in ambito operaio, istituendo, all’interno delle fabbriche, piccoli gruppi clandestini. Solo successivamente si estesero in Piemonte, Liguria, Veneto e in Emilia Romagna. Vennero creati gruppi parasindacali, definiti “brigate”, al fine di fare propaganda nelle aziende soggette a piani di ristrutturazione o nelle quali il rapporto tra operai e dirigenza era conflittuale. Presero poi di mira dirigenti aziendali, incendiandone le auto o realizzando brevi rapimenti di qualche ora, allo scopo di intimidire il rapito e la dirigenza dell’azienda. Ne fecero le spese Michele Mincuzza dell’Alfa Romeo, Ettore Amerio, capo del personale FIAT e Idalgo Macchiarini della Siemens, che fu fotografato accanto a una scritta che recitava: “Mordi e fuggi. Nulla resterà impunito. Colpirne uno per educarne cento”.

Ottenuti buoni risultati con il lavoro di propaganda e intimidazione nelle fabbriche, la strategia cambiò e le Brigate Rosse decisero di attaccare lo Stato colpendo quelli che ne ritenevano i rappresentanti: politici, magistrati, forze dell’ordine, definiti “I servi dello stato”.

Nel 1974 rapirono il procuratore Sossi, a Genova; lo sottoposero a processo e lo condannarono a morte, definendolo “fascista”. L’uomo si salvò grazie all’intercessione del Tribunale di Genova che promise di rivedere la posizione dei detenuti brigatisti dell’organizzazione XXII Ottobre, allora sotto processo. Sossi venne liberato a Milano. Purtroppo però il Procuratore della Repubblica Coco non mantenne la promessa e fu ucciso dai brigatisti insieme a due uomini della scorta. Era il 1976, iniziarono così “gli anni di piombo”.

Alzatosi il livello dello scontro, la risposta dello Stato non fu da meno e l’8 settembre del ’74 dopo essere stati traditi, vennero arrestati due dei capi storici delle Brigate Rosse: Renato Curcio, Alberto Franceschini. Mario Moretti, altro membro importante dell’organizzazione, riuscì a fuggire.

La risposta dei brigatisti non si fece attendere a lungo e il 18 febbraio del 1975 riuscirono a far evadere Curcio dal carcere di Casale Monferrato (evasione che tutt’oggi rimane alquanto dubbia... Pare infatti che Curcio sia stato lasciato andare con la complicità delle forze dell’ordine stesse...). Curcio rimase latitante solo per poco, poi fu di nuovo arrestato. Pochi mesi più tardi, in seguito al rapimento dell’industriale Gancia, durante uno scontro armato la polizia uccise Mara Cagol, fondatrice dell’organizzazione e compagna dello stesso Curcio. In sua memoria i brigatisti le dedicheranno il nome della colonna torinese. Da quel momento in poi, l’unico capo incontrastato delle Brigate Rosse fu Mario Moretti... e con lui gli scontri si fecero più violenti.

“Di geometrica potenza” fu definito l’eccidio di via Fani, nel 1978, quando venne rapito Aldo Moro e uccisi gli uomini della sua scorta.  Si racconta che durante i 55 giorni di prigionia (dal 16 marzo all’8 maggio), Moro venne sottoposto a un “processo popolare nella prigione del popolo” in seguito al quale si decise di ucciderlo. Valerio Morucci e la sua compagna Adriana Faranda furono gli unici due brigatisti del gruppo ad opporsi a quell’assurda condanna a morte... ma non furono ascoltati. Numerose furono le lettere che il Presidente della DC scrisse alla moglie e ai compagni di partito. La politica si divise tra il fronte di fermezza, sostenuto da Berlinguer e Andreotti, ed il fronte della trattativa, sostenuto da Craxi e Cossiga. Persino papa Paolo VI, tramite televisioni e giornali, cercò un canale di comunicazione con le Brigate Rosse, al fine di convincerli a risparmiare la vita di Moro, ma fu tutto inutile perchè lo Stato si rifiutò di accogliere le richieste dei brigatisti...

Dunque Aldo Moro non era più utile alle istituzioni?

Si disse che il presidente della DC avesse parlato agli uomini delle Brigate Rosse di una struttura parallela e segretissima denominata “Gladio” collegata a doppio filo con la loggia massonica P2, di cui soltanto i servizi segreti erano al corrente. L’operazione “Gladio”, così denominata perchè costituita da uomini addestrati alla guerriglia, sarebbe stata operativa qualora al Governo fossero saliti i comunisti...

Fu ovvio fin da subito che sulla vicenda Moro s’addensavano le ombre. Tutt’oggi resta un mistero l’identità dell’uomo che sparò al presidente... e un mistero restano anche i gettoni telefonici trovati nella tasca della giacca dello stesso Moro; era noto infatti che le Brigate Rosse fornivano di gettoni soltanto i rapiti che desideravano liberare...

Dopo l’omicidio Moro, lo Stato agì con incredibile durezza nei confronti dei brigatisti ed eventuali terroristi dissociati. Grazie alle confessioni del terrorista Patrizio Peci, il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa ebbe un ruolo di estrema importanza nello smantellamento dell’organo brigatista.Nell’aprile dell’81 vennero catturati Moretti e Fenzi e grazie alle loro confessioni emersero altre figure di spicco nell’universo brigatista come il professor Giovanni Senzani e Antonio Savasta appartenente alla colonna veneta. Fu proprio Savasta che nello stesso periodo rapì il generale statunitense James Lee Dozier (poi liberato a Padova nel 1982 dai NOCS, le squadre speciali della polizia). La cattura di Savasta diede il colpo di grazia a quanto restava dell’organizzazione brigatista, ormai priva di un capo autorevole...

Sono parecchie le ombre che si infittiscono sopra le Brigate Rosse, tanti i giochi di potere e i fatti si confondono tra realtà e leggenda metropolitana... Ma è proprio tutto frutto dell’immaginazione?

 

Sappiamo che il ventennio che va tra l’inizio degli anni ‘70 alla fine degli anni ’80 fu un periodo difficile, confuso, carico di paura e smarrimento. Tante cose che sono accadute non ci verranno mai rivelate, ma alcune sono trapelate dalla fitta rete di segretezza e mistero, a cominciare da quel lontano 16 marzo 1978, in via Fani, quando Aldo Moro venne rapito e i cinque uomini della sua scorta trucidati. Era mattina, l’ora in cui parecchia gente si reca al lavoro, quindi via Fani era frequentata. Secondo i rapporti della polizia in 90 secondi vengono


sparati 93 colpi da 7 armi diverse: 2 colpi provengono dall’arma di Jazzino (uno dei componenti della scorta di Moro) e 91 dai brigatisti, di cui 49 da un’unica arma automatica. Furono molti i testimoni che assistettero al rapimento del presidente. Perchè tanto


spettacolo? Era noto che Moro ogni mattina usciva a passeggio con il capo della scorta Leonardi allo Stadio dei Marmi, luogo poco frequentato. Non sarebbe stato meglio sequestrarlo lì, lontano da occhi indiscreti?

I brigatisti che parteciparono all’operazione indossavano tutti divise da aviere. Perchè? Si sa che coloro che indossano un’uniforme sono più facili da identificare... ma forse tra di loro c’era qualcuno che non conoscevano e che avrebbe dovuto partecipare all’operazione, indossando la divisa avrebbero evitato di sparargli per errore... Ma allora non furono solo le Brigate Rosse a partecipare al rapimento di Moro. A tutti gli agenti della scorta venne dato il colpo di grazia di modo che nessuno restasse in vita per raccontare cos’era realmente successo e chi avevano visto...

Altro mistero mai svelato riguarda il memoriale che Moro scrisse durante i 55 giorni di prigionia. Le Brigate Rosse ne inviarono agli organi competenti solo una copia, tra l’altro incompleta. Che fine ha fatto l’originale del memoriale, e soprattutto cosa c’era scritto di così terribile da dover rimanere segreto?

Dopo il rapimento del presidente, l’allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga istituì in fretta e furia ben tre diversi comitati per affrontare la situazione. Mai nulla in Italia era stato fatto con tanta urgenza... Oggi sappiamo che quasi tutti i membri di quei comitati, compreso lo stesso Cossiga, facevano parte della P2, la loggia massonica capeggiata da Licio Gelli con affiliati di altissimo rango (tra i quali spiccavano anche l’allora direttore del SISMI, il direttore del SISDE e il comandante della Guardia di Finanza). Ricordiamoci che nel ’78 l’Italia aveva il più forte Partito Comunista di tutta l’Europa che, grazie a Aldo Moro, era pronto per fare il grande salto verso il Governo. Poteva la P2, creato “Gladio”, permettere tutto questo? No di certo. Dunque le Brigate Rosse furono pilotate dai servizi segreti e da quelle istituzioni che fin dall’inizio avevano cercato di distruggere? Molte domande e pochi gli spettri delle risposte... l’unica triste certezza che ci resta è la morte di Aldo Moro, ucciso senza pietà per scopi che probabilmente non ci saranno mai chiari.

Voglio pubblicare integralmente la lettera che il presidente scrisse alla moglie Eleonora poco prima di morire... non dissiperà le ombre ma ci lascerà un piccolo ricordo di un grande uomo.

“Mia dolcissima Noretta, credo di essere all’estremo delle mie possibilità e di essere sul punto, salvo un miracolo, di chiudere questa mia esperienza umana. Ho tentato di tutto e ora sia fatta la volontà di Dio. Credo di tornare a voi in un’altra forma; ci rivedremo, ci ritroveremo, ci riameremo. A te devo dire grazie, infinite grazie per tutto l’amore che mi hai dato. Ricordati che sei stata la cosa più importante di tutta la mia vita. Bacia e accarezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno la mia immensa tenerezza che possano le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.

                                                                                             Ti abbraccio fortissimo, Aldo

Attualmente tutti i brigatisti che hanno partecipato al sequestro Moro sono liberi, in regime di semilibertà o in libertà vigilata. L’unico a non essere mai stato arrestato è Alessio Casimirri, tuttora latitante. Sei anni fa, nel 2000, quando tutti pensavano che non avessero più motivo di esistere, le Brigate Rosse sono tornate a farsi sentire. Due esponenti delle Nuove Brigate Rosse – Nuclei Comunisti Combattenti Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, sono stati coinvolti in una sparatoria su un treno. Galesi è morto sotto i colpi della polizia ferroviaria e la Lioce, dopo essere latitante per molti mesi, è tuttora detenuta in carcere. Si apre un nuovo capitolo di sangue e morte culminato con l’omicidio di due tecnici che lavoravano alle dipendenze di due primi ministri: Massimo D’Antona (sotto l’onorevole Massimo D’Alema) e Marco Biagi (sotto l’onorevole Silvio Berlusconi). “Colpirne uno per educarne cento” e la lotta armata contro gli esponenti dello Stato di qualunque partito, prosegue... 

ESSENDO APPARTENUTE AD UN PERIODO STORICO PARTICOLARMENTE DIFFICILE E CARICO DI TENSIONI, CON ALCUNI PUNTI OSCURI DA CHIARIRE E TANTI ALTRI CHE SI DESIDERA DIMENTICARE, SONO POCHI I FILM CHE PARLANO DELLE BRIGATE ROSSE... TRA QUELLI FACILMENTE REPERIBILI CI SONO: “BUONGIORNO, NOTTE” DI MARCO BELLOCCHIO E “PIAZZA DELLE 5 LUNE” DI RENZO MARTINELLI...

 Scritto da Carlotta Bazoli, pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°4


 
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Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 16 Giugno 2006 da Rebeldia
Foto di Rebeldia

Caro Ministro Castelli,

         mi chiamo Taddeo Babbeucci  e sono un trentenne abitante di Gargnano (Padania). Mi sono deciso a scriverle perché, ormai disperato, penso sia l’unico che possa risolvere il mio problema. Lei è sempre stato il mio idolo fin da quando, in quel di Pontida, battè il record padano di comizio senza sbagliare verbi (il suo 2 minuti e 33 secondì resterà nella storia!).

Ma torniamo al mio problema. Io mi sento un vero leghista, di famiglia leghista (pensi che mio nonno ha 102 anni e ce l’ha ancora duro!); tutte le estati i miei genitori mi portavano in ferie all’Idroscalo di Milano, non ho mai comprato un accendino da un marocchino, non vado ai ristoranti cinesi e se vedo un CULATTONE mi gratto per ore. Nonostante tutto non sono mai riuscito ad avere la tessera della lega.

La mia odissea cominciò nel 1996, quando feci domanda per la prima volta. Mi chiamarono per il test attitudinale e andò tutto bene, risposi correttamente a ben 7 domande su 160 (del mio corso soltanto uno andò meglio indovinandone 9). Ero felicissimo, così andai con i camerati padani  a festeggiare al bar Brambilla. Tra un bicchiere di birra e una battuta maschilista, la serata passò bene finchè alla tv trasmisero un’intervista a Sofia Loren. Subito un fratello padano si alzò ed inveendo sputò sulla tv, gridando alla napoletana terrona che nemmeno un cane avrebbe copulato con lei. Ci fu un applauso da parte di tutti i figli del Dio Po e fu bellissimo.

Pochi minuti dopo sullo schermo apparve la Cuccinotta. Con un balzo saltai sul tavolo e gridando a squarciagola che con una sporca siciliana non si sarebbe accoppiata nemmeno una capra, orinai sullo schermo. Non venni applaudito… ma bastonato. Persi i sensi per due ore e mi svegliai proprio mentre il padrone del bar, e quindi anche della tv sulla quale avevo orinato, mi stava spezzando le ultime tre dita rimaste sane. Chiesi spiegazioni e mi disse che la moglie di Bossi, il re Odino varesotto, è siciliana.

Non mi scoraggiai e l’anno dopo riprovai.

Oltre al test attitudinale c’era un altro modo per entrare nella gang razzista, ed era vincere il concorso culturale più ambito dal popolo padano: la annuale gara di rutti di Pontida. Partecipai e vinsi; mi diedero la tessera, ma un bastardo invidioso mostrò una mia foto del 1987 in cui mangiavo un piatto di cous – cous. Fui picchiato a sangue e la mia tessera venne sciolta in una vasca di polenta.

Decisi di impormi in maniera plateale. Per attirare l’attenzione della gang razzista pensai di attendere il giorno che Bossi, Brave Heart della Brianza ed il resto della comandancia,

con la famosa ampolla si recasse alla foce del Po. Non appena arrivati mi sarei spogliato e gettato nel fiume come atto purificatore, paragonando così il Po al Gange, fiume sacro.

Loro erano sulla sponda opposta alla mia, e con grande imbarazzo scoprii di essere sulla sponda sud, che per i geografi padani è già TERRONIA. Fui preso a sassate al grido di “TERUN!” in quanto mi trovavo sulla sponda meridionale… e “SPORCHIGNUN!  perché ero in mutande.

Salutandola voglio dirle che è con orgoglio che tutti i giorni la seguo su La7 mentre veleggia con +39, imbarcazione padana, e non nascondo che ogni volta che penso  che siete riusciti a farvela pagare dalla Regione Sicilia (con l’assurda scusa dello sponsor), ho un’erezione. Il solo pensiero che quei soldi li avete rubati ai siciliani, che ne avrebbero fatto cattivo uso come tutti i terroni quando hanno due soldi, mi dà un motivo in più per vivere.

Nell’attesa di un mondo senza NEGRI, CULATTONI, RUMENI, ALBANESI, CINESI, COMUNISTI, BARBONI, TOSSICI e ITALIANI,

                     saluti padani!

P.S. Nella lista avrei messo anche “MAFIOSI”, ma mi fanno notare che siamo al governo con loro.

                                                                Taddeo Babbeucci

Scritto da Fabrizio Silvestri e pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°1, ottobre 2005 

 

 

 
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FESTA ZAPATISTA 2006

Post n°12 pubblicato il 16 Giugno 2006 da Rebeldia

PROGRAMMA:

VENERDÌ 30 GIUGNO – ORE 19.00

APERITIVO, DOPODICHÉ DELLE BUONE CIBARIE ALLA GRIGLIA E NON SOLO. IMPROVVISAMENTE SALIRANNO SUL PALCO I CLAMPDOWN CHE, CON UN TRIBUTO AI CLASH, CI CATAPULTERANNO NEGLI ANNI PIÙ BELLI DELLA MUSICA “CHE CONTA”.

SABATO 1 LUGLIO – DOPO L’OVVIO APERITIVO NANE E CISCO CI DELIZIERANNO CON UNO SPIEDO ORMAI ENTRATO NELLA STORIA ACCOMPAGNATO DA POLENTA E VINO, PER POI LASCIARE SPAZIO AL GRUPPO VERONESE DEGLI O’CIUCCIARIELLO CHE CERCARE DI DESCRIVERE IN DUE RIGHE É SEMPLICEMENTE IMPOSSIBILE.

IN ENTRAMBE LE SERATE SARANNO PRESENTI BANCHETTI INFORMATIVI SUL CHIAPAS (OVVIAMENTE), BIRRA CECA, CIBO, MUSICA E NOI!

 

 

 
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festa dell'orgoglio omosessuale e transessuale

Post n°11 pubblicato il 15 Giugno 2006 da playslow

sabato 24 giugno 2006 - csoa La Chimica

festa dell'orgoglio omosessuale e transessuale

Né SENZA TACCHI, Né SENZA SPAZI!

(csoa La Chimica piazza Zagata Borgo Venezia, Verona - uscita autostrada VR - EST, Tangenziale est uscita Montorio direzione centro)

 durante la serata, in esclusiva mondiale, verrà presentata la nuova collezione autunno inverno

The Pope Fashion 06

la collezione è pensata in esclusiva per Benedetto XVI

   Aperitivi_dalle_18.00 Cucina_Dj-Set_Pesca sociale_Sfilata_

 www.circolopink.it

 
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Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 15 Giugno 2006 da playslow

Da ieri l'associazione delle donne (nonsolo8marzo) si è allargata a un gruppo di donne immigrate marocchine e siriane!

Multiracial!!!! Eureka!

 
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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 14 Giugno 2006 da playslow

Con la Palestina

nel Cuore

QUARTA FESTA PALESTINESE

                                                       DEDICATA  A NAJI AL’ALI

23- 24 – 25       giugno 2006

URAGO MELLA – AREA FESTE

DI VIA RISORGIMENTO

 

Venerdì 23 giugno  ore 21.30  LETTURA di POESIE                                                                                         a cura di ARCI LETTORE

  Voce : Barbara Pizzetti             

 Accompagnata dal musicista : Boutrous Bishara

 

               

Sabato 24 giugno  ore 20.30    Interventi sulla situazione  Palestinese nei territori occupati di :

 

Sabry Ateyeh : Ambasciatore Palestinese in Italia

Bassam Al Salhi : Segretario Partito del Popolo Palestinese e membro del Parlamento

Ali Rashid : Deputato del PRC

                                                       Domenica 25 giugno   ore 21.00      

                           CONCERTO  di

 

                 RADIODERVISH

 

 

 

Ristorante tipico – paninoteca – birreria – enoteca

       Libri e musica – cultura – informazione  

 

 

            Mostra di Naji Al’Ali giornalista vignettista           Palestinese Assassinato a londra il 22 luglio 1987

 

                   Associazione di Amicizia italia-palestina 

                                                circolo di brescia

    

 

 

                                                                                    

 
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NON AVRAI ALTRO DIO ALL'INFUORI DI ME

Post n°8 pubblicato il 13 Giugno 2006 da Rebeldia

Questo è un pezzo scritto da Fabrizio Silvestri, tratto dal primo numero del nostro giornalino "Il Nuovo Municipio". Nonostante sia passato quasi un anno da allora, l'articolo rimane di grandissima attualità. Buona lettura.

Italia, Repubblica fondata sul lavoro. L’Italia ripudia la guerra. Italia stato laico. Se un turista dovesse leggere queste tre frasi si domanderebbe chi è il visionario che le ha scritte, non sapendo che sono marcate a chiare lettere nella Costituzione Italiana. Troppe volte i governanti del polo hanno calpestato ogni principio scritto dai fondatori della Repubblica. Purtroppo noi italiani, forse ormai stanchi di stupirci, lasciamo che il “reuccio nano” di Arcore ed i suoi alleati trascinino i nostri soldati in guerre inutili, a compiere massacri nel nome della patria ferita, oppure che facciano riforme (ad esempio la riforma Biagi sul lavoro) che calpestano la dignità di ogni lavoratore e ne devastano l’economia famigliare con contratti a termine e vigliaccate varie.

Ma ciò che più mi irrita è l’aggressione violenta e subdola che la chiesa, intesa come istituzione vaticana, sta lentamente portando al diritto di vivere e pensare laico. Beceri personaggi, come il cardinal Ruini, stanno ritagliandosi un grosso spazio nella politica italiana. Formigoni fa voto di castità, Mastella inorridisce a parlagli di gay, Follini leva una vera e propria crociata verso il referendum sulla procreazione assistita, Andreotti, e dico Giulio Andreotti, ospite più applaudito al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, senza parlare del Cavaliere unto dal Signore. Tutti santi uomini?

E’ ora di fermarsi, ragionare e pensare seriamente cosa - per milioni di fedeli -  la chiesa rappresenta. Vista da fuori, dal momento che io non credo in nessun Dio, mi sono fatto una mia idea, come penso ognuno di noi… e non è poi così male. Nelle chiese si  predica pace, fratellanza, uguaglianza, si chiede elemosina per aiutare i più bisognosi; stupendo, direi quasi meglio di un social forum!! Se non fosse che poi, incuriosito da questo paradiso del buonismo, ho approfondito.

Predicare bene e razzolare male, un vecchio modo di dire banale e inflazionato ma mai tanto appropriato come in questo caso. Tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio! E le donne? Per il Vaticano non contano. E’ maschilismo.

Nella mia vita non mi è mai capitato di vedere una donna celebrare messa; tra i cardinali, vescovi e il resto degli eletti dal Signore, non vi è una donna. Le immagini giunte in tutte le case del funerale di Wojtyla rendono bene l’idea: centinaia di uomini coperti d’oro con vesti costosissime (alla faccia del voto di povertà!), tutti seduti su comodi troni. E le donne? Centinaia di suore ammassate in piedi, vestite miseramente di nero e guarda un po’, obbligate a portare un velo sul capo! Ripeto, maschilismo.

Fedeli, date l’otto per mille alla chiesa cattolica, un prete bacia un bimbo di colore che verrà salvato grazie ai vostri soldi, commovente.

Pochi mesi fa papa Ratzinger è intervenuto a un convegno di preti esorcisti( avete letto bene, preti esorcisti), elogiandoli per l’importanza del loro lavoro e stanziando una cifra notevole a questi Ghostbusters in tonaca. Cifra che avrebbe sfamato tanti bambini, cifra che avete versato voi con l’otto per mille: gioite fedeli, avete finanziato gli esorcisti!

C’è da dire che almeno la vita è tenuta in alta considerazione dalla chiesa: “Non si uccide un embrione, anche se è di sole tre cellule, è già vita, quindi sacro.”

In Africa e Sud America muoiono milioni di persone di AIDS, perlopiù bambini, l’unico rimedio studiato per arginare questo flagello è il preservativo. Chiedete a un prete cosa ne pensa: “Assolutamente vietato, è immorale.” Alla faccia del rispetto verso la vita! Ma d'altronde chi ha contratto la malattia è perché ha peccato, non ha seguito gli insegnamenti di Dio. E che dire dei gay? Peccatori!! “Non sia mai che una coppia di omosessuali possa adottare e crescere un figlio, crescerebbe deviato.”  Molto meglio lasciare che migliaia di bimbi muoiano di fame e di AIDS negli orfanotrofi africani. Mi domando se cresceranno deviati anche quei bambini stuprati dai 243 preti che in pochi anni sono stati condannati per pedofilia negli USA, e tanti sono i casi anche qui in Europa. Le chiese dove sono successe queste cose restano aperte. Mi domando se un solo bimbo venisse importunato in una moschea che cosa succederebbe!?!

Tutte queste piccole e documentate riflessioni mi portano a gridare la mia rabbia verso un governo non più laico ma alla mercé del Vaticano. Proprio come trent’anni fa quando la Democrazia Cristiana comandava ovunque, spinta dalla chiesa. Sistema che poi portò la politica centrista e cattolica nell’abisso di tangentopoli.

Un certo Roberto Calvi, trovato poi morto suicida in circostanze misteriose, ha cominciato la sua scalata alla finanza con il Banco Ambrosiano (banca della chiesa). L’uomo che lo ha spinto verso l’alto è un certo monsignor Paul Marcinkus, responsabile della Banca Vaticana. I due fondarono insieme la “Cisalpine Overseas” nelle Bahamas (una banca). Nel giro di pochi mesi Calvi diventa il direttore generale del Banco Ambrosiano, pochi anni dopo ecco che ne è il presidente, a seguire il crack e la bancarotta, la fuga a Londra e poi il tragico epilogo.

Roberto Calvi era amico e socio di Michele Sindona.

 

Roberto Calvi era iscritto alla Loggia P2 di Licio Gelli.

Roberto Calvi era il finanziere della chiesa.

La chiesa dovrebbe tenersi ben lontana dalla politica, questo dice la Costituzione, ma tutti sappiamo che non è così. Anche a Gargnano le ultime due consultazioni elettorali ne sono state fortemente condizionate. Prima del referendum sulla procreazione assistita, nelle chiese gargnanesi sono apparsi volantini che invitavano a non andare a votare, mentre per le elezioni comunali amministrative… bè! Tutti sappiamo. Ma la chiesa cosa ci guadagna?

 

Riporto testualmente un brano dell’articolo “Regalo elettorale: la chiesa non paga l’Ici” apparso su l’Unità del 29 settembre 2005:

“Oggi in aula al Senato arriva un decreto legislativo che prevede l’esenzione per la chiesa dal pagamento dell’Ici per tutte le attività commerciali di proprietà ecclesiastica. Scuole private, strutture ricettive, ostelli, ristoranti, negozi: migliaia di edifici sottratti dall’elenco dei contribuenti comunali. Si calcola che in Italia le strutture ricettive siano più di tremila. Un vero colpaccio per le casse della chiesa.”

Ho sempre trovato difficile dire queste cose, la figura di papa Wojtyla, un uomo mite in un corpo malato e sofferente, è sempre stata un deterrente efficace, guardandolo ci si sentiva sempre un po’ in colpa a parlarne male. Ma ora c’è Ratzinger e tutto mi viene molto più facile!

Trovo assurdo ed improponibile che un uomo od un Dio, un partito od una religione che non siano stati eletti dal popolo scrivano ed impongano leggi o comandamenti che dir si voglia.

 



Il testamento di Tito 

(Fabrizio De Andrè)

Non avrai altro Dio all’infuori di me, spesso mi ha fatto pensare: genti diverse venute dall’Est dicevano che in fondo era uguale. Credevano a un altro diverso da te e non mi  hanno fatto alcun male. Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto alcun male.

 

Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano. Con un coltello piantato nel fianco gridai la mia pena e il suo nome; ma forse era stanco, forse troppo lontano, davvero lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre e onora anche il loro bastone, bacia la mano che ruppe il tuo naso perché le chiedevi un boccone: quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore. Quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste. Facile per noi ladroni entrare nei templi che rigurgitano salmi di schiavi e dei loro padroni senza finire legati agli altari sgozzati come animali. Senza finire legati agli altari sgozzati come animali.

Il quinto dice non devi rubare e forse io l’ho rispettato vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie di quelli che avevano rubato: ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio. Ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri, cioè non disperdere il seme. Feconda una donna ogni volta che l’ami così sarai uomo di fede: poi la voglia svanisce e il figlio rimane e tanti ne uccide la fame. Io, forse ho confuso il piacere e l’amore; ma non ho creato dolore.

Il settimo dice non ammazzare se del cielo vuoi essere degno. Guardatela oggi, questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno: guardate la fine di quel nazzareno, e un ladro non muore di meno. Guardate la fine di quel nazzareno, e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza e aiutali a uccidere un uomo. Lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono: ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore. Ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri, non desiderarne la sposa. Ditelo a quelli, ditelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa: nei letti degli altri già caldi d’amore non ho provato dolore. L’invidia di ieri non è già finita: stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi e scivola il sole aldilà delle dune a violentare altre notti: io nel vedere quest’uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore.

 
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Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 13 Giugno 2006 da playslow
Foto di Rebeldia

The Price to Pay?

Ramallah, 11-06-06: For a few hours at least, the heart rending images of 12-year-old Huda Ghalia sobbing uncontrollably over the limp body of her father drew the world’s eyes towards the daily tragedy of life in Gaza under continued Israeli occupation.

Huda’s entire family, including her father, mother, and five siblings - Ali (25), Ilham (15), Sabreen (4), Hanadi (1), and Haythem (6 months) – were killed when an Israeli gunboat fired seven successive shells at families picnicking on the beach.  Huda herself was saved only because she had been swimming in the sea when the shells hit.

TV images broadcast around the world showed the aftermath of the devastation, which destroyed a tent and sent bloody picnic rugs and children’s toys flying into the air, and of Huda screaming ‘father, father’ over a man’s lifeless body.

This is not the first time tragedy has struck the Ghalia family.  Less than two years ago, four members of the family were killed when an Israeli military shell hit their farm in the northern Gaza town of Beit Lahiya.

Huda’s plight is perhaps the most tragic of the events depicting the reality of everyday life in Gaza. 

In this impoverished, overpopulated prison, daily life is characterised by continuous shellings and sonic booms wrought on the Gazan population by the Israeli military; where prolonged Israeli border closures and the decision by some members of the international community to halt funding to the Palestinian Authority, which formerly paid the salaries of 37 percent of the entire Gazan workforce, have resulted in crippling levels of poverty and unemployment.

Yet once the more newsworthy story of Hamas ending its 16-month ceasefire in response to the Ghalia killings had broken, Huda’s personal catastrophe became invisible.

It would appear that even the decimation of an innocent family is not enough to galvanise the apathetic international community into action in calling on Israel to put an immediate end to such daily atrocities, and to ending its 39-year-old occupation of Palestine.

In such a context, we, the Palestinian people, dare not even think of the disaster we must undergo before the world finally wakes up to our plight.

We call on all our friends and supporters around the world to take immediate action to bring the situation of Huda Ghalia, and of all Palestinians, to the attention of their respective governments.  Only through decisive and concerted action on the part of the international community can the 39 years of suffering which the Palestinians have endured under Israeli occupation, ever come to an end. 

Bahia Amra


<>Napoli, 11-06-06: Trovata sulla spiaggia di Gaza, ha perso i genitori e tre fratelli. 


Niente mare quest'anno!

Khaled Al Zeer


 su quella sabbia insaguinata per effetto delle cannonate della Marina israeliana " con Cannoni Made in Italy"
Si va al mare certo! malgrado l'imbargo del democratico e ricco mondo contro la democrazia  dei poveri esercitata senza pane ne libertà! e senza giustizia, si muore per effetto delle unilaterali cannonate del ex delfino di Sharon! Olmert e del suo ministro della difesa minaccioso come i suoi predicessori! uguali! democratici tutti!
 Pare che il tizio alla Difesa " Peretz" è di sinistra  come quasi la metà di suoi predicessori!   l'altra metà era di destra in senzo politico! ma la mira è sempre la stessa con il medesimo cannone fanno i killers autorizzati dall'America....

Povera piccola! pare che la tregua s'è pure rotta! non t'eri accorta che c'era una tregua!? e che facevi con i tuoi al mare allora?

Certo godavate della tregua che c'era! e ora!

Niente mare quest'anno!
 
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INDIETRO NON SI TORNA - Lettere dal carcere

Post n°6 pubblicato il 12 Giugno 2006 da Rebeldia

Pubblichiamo qui di seguito e integralmente due delle lettere che Tobia ha inviato ai suoi compagni dal carcere S. Vittore. Tobia, incensurato, è rinchiuso là dentro dall'11 marzo con l'unica colpa di aver soltanto presenziato alla sfilata contro il nazifascismo che tanto ha creato danno e scalpore in corso Buenos Aires. Nessuno l'ha visto distruggere vetrine o incendiare automobili, eppure non lo lasciano uscire da ormai più di tre mesi. E' detenuto in condizioni pietose, rasenti la follia, senza motivo...Le sue lettere sono quel poco che rimane di un ragazzo che dopo questa esperienza non sarà più lo stesso. Eccole.

"Alienazione noia depressione. Qualche attimo di euforia. Lucidità, qusi mai. Abito una cella che ormai considero casa. Con persone che sono la mia famiglia. Distaccato da quella che credevo la realtà. Ma la realtà è qui. Il presente è una gabbia. Sbarre. Porte e finestre blindate da e per l'esterno. Pertugi per spiarci, controllarci. E' qui il Grande Fratello. Solo più sporco, più cattivo, più infame. Si chiama repressione, si considera correzione. Correzione? Da quando? Manette e manganelli, sommersi e salvati. I salvati hanno la divisa, qui. I salvati hanno una casa, la famiglia, il sole in faccia. I sommersi sono cose, non-persone in un non-luogo. La società si ferma fuori dai cancelli. Di là dai muri. Questo posto è un buio nero. Regole ed usanze tutte differenti. Rispetto e deferenza verso tutti, ma la violenza ti striscia sui piedi. Si sente nei discorsi, la vedi, negli sguardi e nei denti rotti sfasciati. Il biglietto da visità è la pericolosità sociale, il reato più efferato dà diritto a più potere. Poi il tempo ti svela lo schifo maggiore. Scorie di cazzi succhiati nella doccia, di lamette in faccia e di caffettiere sbattute in testa. Braccia, culi, teste rotte. Eroina, coca e metadone. Indirizzi messi sotto la parola infame. Dichiarazioni d'amore accanto a professioni d'odio. Cani che latrano sotto le finestre, mattina giorno e notte. Odori di Magreb, grida in arabo stretto misto ad italiano smozzicato. Occhi bianchi lampeggiano in visi neri, dal sorriso amico. Tatuaggi e zucche rapate, e cicatrici. Ad esibire in faccia al mondo anni di casanza. E tacite gerarchie dovute al numero, al  gruppo. Rituali e provocazioni, rabbia e odio nell'aria. Girare in tondo all'infinito, tracciare il solco e macchinare storie. Guardia, non secondino. E la guardia ha sempre ragione. Scrive un rapporto, ti sommano i mesi. O ti trasferiscono.

Cosa hanno visto queste pareti? Pestaggi, autolesionismi, suicidi. Urla e lacrime. E bestemmie, tante. E preghiere, tante. Parole buone, poche. Qui scopri la faccia più infame di quest'Italia per pochi. Il carcere. Ignorato da tutti. Luogo oscuro e incoffessabile. Dove succeda quel che succeda, purchè non nel nostro salotto buono. Umiliazioni. Ma la guardia ha sempre ragione. Guardia, non secondino. E intanto la signora Brambilla versa il the alle sue amiche. A pochi metri da qui."

"Il sole dell'avvenire è tramontato già. Il cielo riflette i miei pensieri. Non c'è spazio per la luce tra i gomitoli di nubi. Siamo qui. Statti in branda e fatti la casanza, che il secondino buono è quello da ammazzare per ultimo.

Mutismo reciproco, fastidio. Estrema cortesia. Gesti rallentati per far durare azioni un tempo inconsapevoli. E poi, apatia. Cazzo, portatemi via!

Fuori la città, attutita. Dentro i corvi, e i lavoranti che si drogano d'attività. Ancora più dentro, chiusi, i poveri stronzi. Noi.

Ci sono piccoli lumini sul capo delle brande. Blindati, certo, e tutti uguali. Come tanti loculi al cimitero.

Lavarsi e pulire, spesso. Ordinati, mai trasandati. Allegria e sorrisi. Sì, il morale è alto, alle stelle. La commedia deve proseguire. Il Grande Fratello ti segue, ti controlla ti esamina. E se esci dai binari, ti rimette in carreggiata. Ti ricovera, o ti isola. Non puoi permetterti di lasciarti cadere. Diventeresti deviante tra i devianti, potenzialmente pericoloso. E' una società precaria e malata. I meccanismi che la regolano sono semplici, ma difficili da affrontare.

Annullare il conflitto in qualsiasi modo, è l'imperativo. Rapporti, trasferimenti e punizioni. Diritti elargiti come preziosi piccoli regali. Non esiste il carcere dal volto umano. Come la fogna lurida e maleodorante scorre sotto ai lussi cittadini, la galera affinca e puntella l'edificio pericolante della democrazia borghese. Raccolti fondi per la fame nel mondo, l'importante è non vedere. Le classi pericolose devono stare al loro posto. La bella copia di questa bozza è lì di fuori. Grande Fratello in ogni città. Qui si sperimenta, lì da voi si perfeziona e si applica. Ormai è dura, indietro non si torna."

 
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FESTA ZAPATISTA 2006

Post n°4 pubblicato il 31 Maggio 2006 da Rebeldia

Come tutti gli anni (ormai sono ben 3) a Gargnano (BS) il circolo PRC locale organizza due giorni di festa.

Due giorni di musica  live nel parco "le Fontanelle" immerso in uno stupendo uliveto in riva al lago di Garda,dove si potrà gustare un ottimo spiedo cucinato dai maestri Nane e Cisco annaffiato da un ottimo vinello locale o dalla buonissima birra ceca alla spina,il tutto non vi costerà che una piccola offerta libera a vostra discrezione.

Sul palco saliranno più gruppi provenienti da tutto il mondo ( Verona, Bologna, Lago di Garda); Va bè... ho esagerato: da tutta la padania.

Sarà presente l'ex ministro Calderoli che si esibirà in una performance mai azzardata da nessun leghista.Coniugherà tutto il verbo "essere" (io sono, tu sei, ecc...) tutto in un fiato e senza leggere,INCREDIBILE!!!!

Vi aspettiamo tutti il 30 giugno e il 1 luglio a Gargnano

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!!!!!

 
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LIBERI TUTTE

Post n°3 pubblicato il 30 Maggio 2006 da Rebeldia

11 marzo 2006,Milano, 1000 fasci sfilano in centro, praticamente una fogna a cielo aperto.Il pattume politico e sociale si riunisce lì, nella capitale della padania (non a caso)."Viva il duce", "boia chi molla","non ce ne frega della galera camicia nera". Bene, bravi.Contenti???

Mi domando, CHI ha permesso che la merda scorresse per le strade del centro? Ma sopratutto , CHI ha cercato di impedire tale assurdità?

Bhè!! Qualcuno c'è stato.Un pugno di compagni antifascisti-perchè è giusto ricordare che questo sono- hanno cercato di contrapporsi al corteo nazi-fascista, sdoganato da Silvio Berlusconi a propaganda elettorale in quanto suoi neo-alleati.

Ora,si può discutere ore, giorni o mesi sulle modalità di come la contestazione è stata fatta. Ma non si può restare indifferenti al fatto che decine di compagni sono tuttora reclusi in condizioni disumane, non essendo ancora stati ritenuti colpevoli.

Previti, Dellutri,Cuffaro,Moggi,Bush,Blair,Berlusconi,Andreotti,la progenia di Craxi, di Moroni di Berlusconi.

Tutti a piede libero!

        Liberi tutte (o quasi).  

 
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...E LA PIAZZA ERA PIENA DI FIORI

Post n°2 pubblicato il 29 Maggio 2006 da Rebeldia
Foto di Rebeldia

Brescia, 28 maggio 2006. Siamo tutti in piazza a ricordare qualcosa che NON si dovrebbe ricordare... 28 maggio 1974, una bomba, 8 morti. Venne denominata "la strage di Piazza della Loggia"; tante altre ne seguirono, ma da quel momento entrò nella storia. Oggi, a 32 anni di distanza, non c'è ancora NESSUN COLPEVOLE. Molti degli imputati accusati di aver materialmente partecipato all'ideazione e all'organizzazione della strage si sono rivelati intoccabili grazie alle loro forti protezioni istituzionali.... 

 
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AQUI ESTAMOS

Post n°1 pubblicato il 26 Maggio 2006 da Rebeldia

Benvenuti nel blog del Circolo Rifondazione Comunista di Gargnano! Questo vuol essere uno spazio in rete creato appositamente per tutte le persone che ci seguono  e apprezzano il nostro lavoro; qui potranno consultare liberamente gli articoli contenuti nei vecchi numeri del nostro giornalino "Il Nuovo Municipio" e interagire direttamente con noi scrivendoci all'indirizzo prc.gargnano@gnumerica.org. Essendo questa un'esperienza nuova, speriamo di essere all'altezza delle aspettative di ognuno! Buona lettura dal Circolo di Rifondazione Comunista di Gargnano e... HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!

 
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