"Istruitevi perchè avremo bisogno

della vostra intelligenza.

Agitatevi perchè avremo bisogno

del vostro entusiasmo.

Organizzatevi perchè avremo bisogno

di tutta la vostra forza"

(Antonio Gramsci)

 

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Chi non ha memoria, non ha futuro

 

...Ogni cosa è illuminata

dalla luce della storia...

 
Creato da: Rebeldia il 26/05/2006
Morte al fascio, oggi più che mai! Ora e sempre, RESISTENZA!!!

 

 

RAPPORTO OCHA SULLA SITUAZIONE A GAZA (aggiornamento del 18/7/2006)

Post n°43 pubblicato il 20 Luglio 2006 da playslow

Gaza Strip - 18 luglio, 12pm

Sviluppi chiave dal precedente rapporto del 12 luglio:
- I palestinesi uccisi sono ora 100 (inclusi 16 bambini) da quando l'IDF
ha lanciato l'offensiva militare all'interno di Gaza il 28 giugno. Il
numero di palestinesi feriti e' salito a 300..
- Due israeliani a Sderot sono stati feriti dai razzi artigianali
palestinesi. dal 28 giugno un soldato dell'IDF e' stato ucciso e dodici
israeliani feriti.
- Dal 28 giugno, i palestinesi hanno lanciato 177 razzi artigianali
verso israele. l'IDF a sparato piu' di 1000 proiettili d'artiglieria
verso Gaza e l'aeronautica militare(IAF) ha operato 168 bombardamenti su
gaza.
- La IAF habombardato gli uffici del Ministero dell'Economia Nazionale
dell'Autorita' Palestinese il 15 luglio, danneggiando l'edificio. Il 17
luglio gli aerei della IAF hanno bombardato il Ministero degli Esteri a
Gaza City ferendo sette persone e demolendo l'edificio.
- Tra il 16 e il 18 luglio l'IDF è rientrato a Beit Hanoun nella parte
nord della Striscia di Gaza. I locali dell'UNRWA durante l'incursione
sono stati danneggiati.
- I danni dovuti all'incursione dell'IDF all'interno di Abu El Ajeen, a
est di Deir Al Balah (zona centrale della Striscia di Gaza), comprendono
lo sradicamento e la distruzione di 83 dunums (8,3 ettari) di olivi,
mandorli, palme, agrumi e tereno agricolo e il danneggiamento di 9 case
e di infrastrutture.
- Il 16 luglio, i carri armati dell'IDF sul confine est di Rafah hanno
sparato contro Sufa e il villaggio di As Shoka ucidendo un uomo di 65
anni. A seguito delle ultime violenze, circa 530 palestinesi (72
famiglie) si sono rifugiati in una scuola dell'UNRWA a Rafah.
- Il passo diKarni rimane aperto dalle 16 del 12 luglio per
l'importazione di beni umanitari e commerciali (Karni precedentemente
era stato chiuso dal 7 luglio e tutt'ora e' chiuso per le esportazioni).
- L'oleodotto di Nahal Oz rimane aperto dal 9 luglio per il diesel, la
benzina e il gas da cucina.
- Il passo di Rafah ha riaperto martedi' mattina, per gli arrivi per
permettere il passaggio di centinaia di palestinesi intrappolati dal
lato egiziano del terminal dal 25 giugno.
- I palestinesi con doppia nazionalita', compresi 120 di nazionalita'
americana, continuano ad allontanarsi dala Striscia di Gaza su consiglio
delle loro Ambasciate e Consolati attraverso il passo di Erez.

 
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Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 19 Luglio 2006 da Rebeldia

Tobia assolto!

E' con grande gioia che pubblichiamo questo messaggio, inviatoci proprio oggi dagli amici di Tobia, il ragazzo arrestato in seguito alla manifestazione dell'11 marzo a Milano:

ZANNA è stato ASSOLTO!!!!!!! Anche se purtroppo si è fatto 4 mesi di carcere ingiustamente stamattina è stato riconosciuto innocente insieme ad altri 8 ragazzi fra i 25 arrestati. Ci sono stati poi 2 patteggiementi di cui uno si è trasformato in un' ammenda di 50 euro... Il resto dei ragazzi è stato condannato a 4 anni di domiciliari solo perchè sono stati riconosciuti nelle foto o nei filmati. Dove comunque non stavano assolutamente danneggiando niente. Ciao a tutti... alla faccia di quegli infami che... "SE è DENTRO è PERCHè HA FATTO QUALCOSA".

 
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Educazione moderna

Post n°41 pubblicato il 19 Luglio 2006 da playslow

Un amico ha scritto questo testo. Tra poco sarà papà e mi piace sapere che ci sono persone che spiegheranno così il mondo ai loro figli. In modo semplice, ma disincantato...

p.s.



Un ragazzo, Isacco, e' oggetto di ripetute aggressioni da parte di
un' altro ragazzo Omar: qualche sberla, dei calci, ematomi e ferite,
gli uccide il cane e il gatto.
Isacco in reazione uccide la sua famiglia, fa saltare in aria il suo
condominio, distrugge la sua scuola, e lancia una bomba nel campetto
dove Omar giocava a calcetto.
Facendo questo ferisce ed uccide alcuni ignari cittadini.
I notabili e gli educatori del paese, invece di inorridire per la
reazione bestiale di Isacco, sgridano pubblicamente Omar, gli
intimano di smetterla di provocare Isacco e se non lo fara' loro non
potranno placare la sua l'ira. E' sua la colpa della reazione di Isacco.

Questa e' in sintesi, e in proporzione, quello che accade da molti
anni nel mondo.
Si e' perso anche il pur minimo senso di equilibrio, giustizia,
ragionevolezza ed equita'.
Insegnamo ai nostri figli che il piu' forte ha sempre ragione e che
uccidere, anche un innocente, per riparare ad un torto e' legittimo,
anzi e' l'unica strada da percorrere per risolvere i problemi.
Rispondere con 10 a chi ti fa 1.

La reazione a tutto questo? L ' Odio.
Io ora sto' odiando Israele e tutti quelli che fanno finta di niente
e sanno solamente tirare le orecchie ad Omar.
Fermare e punire Omar e, a questo punto, fermare e punire Isacco son
due temi paralleli.
Uno non po' essere anteposto all'altro o, peggio ancora, giustificare
l'altro.

Questa vicenda, come la guerra in Iraq ecc, e' l'esemplificazione
della violenza e della profonda immoralita' della nostra societa'
cosi' detta occidentale.
E poi ci scandalizziamo per le donne velate o le lapidazioni delle
"peccatrici" ......

Antonio

 
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Rapporto Gaza 12.07.07

Post n°40 pubblicato il 19 Luglio 2006 da playslow

La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza continua a deteriorare a causa della mancanza di elettricità e acqua, in seguito al bombardamento, da parte dell’aeronautica militare israeliana (IAF), della centrale elettrica il 28 giugno e alle solo sporadiche aperture di alcuni punti di collegamento di Gaza. La fornitura elettrica sia alle famiglie che alle istituzioni rimane molto scarsa. Gli abitanti di Gaza possono usufruire solo di 6-8 ore in media di elettricità in un giorno e per gran parte delle famiglie che vivono in aree urbane 2-3 ore di acqua al giorno.

L’Autorità Nazionale Palestinese e i servizi comunali che sono stati strozzati finanziariamente, a partire dal mancato trasferimento delle tasse da parte del governo israeliano e dal taglio degli aiuti dai paesi occidentali donatori, non sono in grado di fornire i servizi essenziali alla popolazione. L’alta povertà di Gaza (79% delle famiglie vivono al di sotto della linea di povertà) e il livello di disoccupazione (40%) ha limitato fortemente le possibilità per le famiglie di acquistare rifornimenti, carburante e acqua.

Almeno metà della popolazione di Gaza è costituita da bambini, che vivono in un ambiente di di violenza, paura e insicurezza. Dal 28 giugno, 71 palestinesi sono stati uccisi e 197 feriti durante l’incursione delle forze armate israeliane (IDF), i cannoneggiamenti dell’artiglieria, le incursioni aeree dell’IAF o in circostanze controverse. Nello stesso periodo è stato ucciso un soldato dell’IDF e 4 feriti. Dal 28 giugnio, i palestinesi hanno lanciato 127 razzi artigianali verso Israele la IAF a operato 120 incursioni aeree. I bombardamenti da parte dell’artiglieria dell’IDF continuano lungo il confine nord e est della Striscia di Gaza con Israele.

 

 

 

Sviluppi chiave negli ultimi sei giorni:

-         Un numero crescente di bambini sono stati uccisi negli ultimi giorni compresi sette bambini di una sola famiglia questa mattina, mercoledì, di 4, 7, 9, 13,15 e 16 anni. Anche i loro genitori sono stati uccisi nello stesso bombardamento aereo dell’IAF della loro casa nell’area di Sheikh Radwan nei pressi di Gaza City.

-         L’IDF ha fatto un’incursione nel centro della Striscia di Gaza nelle prime ore del 12 di giugno e mantengono le posizioni a ovest fino a Salah ed Din street.

-         L’IDF e uscita da At Tatra (a ovest di Beit Lahia, zona nord della Striscia di Gaza), da Karni Industrial Estate (valico di Karni) e dai pressi dell’aeroporto Internazionale di Gaza, dai valichi di Rafah e Sufa (zona sud est della Striscia di Gaza).

-         Karni è chiuso da sei giorni (dal 7 di luglio) i valichi di Kerem Shalom, Sufa e Rafah rimangono chiusi dal 25 giugno. L’UNRWA ha stimato che circa 578 persone sono tutt’ora intrappolate dal lato Egiziano del terminal di Rafah in attesa di entrare nella Striscia di Gaza.

-         Le condutture di combustibile sono rimaste aperte per quattro giorni consecutivi per l’importazione di carburante.

-         La municipalità di Gaza è rimasta senza benzina per i propri veicoli a motore e quindi dal 9 luglio non viene più raccolta la spazzatura. Si vedono lungo le strade di Gaza City pile di rifiuti in decomposizione e si acuiscono le preoccupazioni per la salute pubblica per la non raccolta dei rifiuti.

 

Incursioni dell’IDF

-         Nelle prime ore del 12 luglio, l’IDF è entrato in forze nell’area centrale della Striscia di Gaza attraverso Kissufim road. L’IDF è ora dispiegato a ovest di Salah ed Din Street.

-         Questa mattina l’IDF si è ritirato da Karni Industrial Estate dove erano posizionati dall’8 di luglio alla ricerca di presunti tunnel scavati dai militanti palestinesi.

-         Nelle prime ore del 12 luglio, l’IDF si è ritirato dall’angolo sud-est della Striscia di Gaza intorno all’aeroporto internazionale di Gaza. L’IDF stazionava in quest’area dal 28 giugno costringendo oltre 1000 palestinesi a lasciare le loro case nell’area di Al Shoka dove ora stanno ritornando. Le forze di sicurezza palestinesi sono ora ritornate nella zona dell’aeroporto e del valico di Rafah

-         L’8 luglio, l’IDF si è ritirato dall’area di At Tatra, a ovest di Beit Lahia nella zona nord della Striscia di Gaza dopo un’incursione durata due giorni che ha causato un alto numero di palestinesi feriti.

 

I punti di transito della Striscia di Gaza e gli accessi umanitari

-         Dal 7 luglio nessun rifornimento umanitario o commerciale compresi aiuti di cibo sono entrati nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Karni. I valichi di Kerem Shalom e Sufa sono chiusi dal 25 di giugno. A seguito della chiusura del valico di Karni il 7 luglio, il Programma Mondiale Alimentare (WFP) e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) sono riuscite a concordare con l’IDF il passaggio di cibo e altri urgenti forniture umanitarie attraverso il valico di Erez. Le autorità israeliane hanno anche informato le agenzie umanitarie che il transito di aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza sono possibili anche dai valichi di Kerem Shalom e Sufa.

-         Il valico di Erez resta aperto ai diplomatici. I transiti verso e da la Striscia di Gaza per chi non fa parte del corpo diplomatico, compresi quanti lavorano per organizzazioni internazionale, necessita di un coordinamento con le autorità israeliane a Erez.

-         Gli abitanti di As Shoka stanno lasciando i rifugi temporanei approntati dall’UNRWA a Rafah e ritornando alle loro case in seguito al ritiro dell’IDF dall’aeroporto di Gaza. Dal 8 luglio, 146 famiglie sfollate (1008 persone) da As Shoka sono state alloggiate all’interno di due scuole dell’UNRWA nell’area Brasil di Rafah.

-         L’UNRWA forniva il cibo, le strutture per lavarsi, coperte, materassi e ha organizzato una piccola clinica da campo. L’ICRC ha fornito 96 kit igienici personali. Ad un gruppo formato da componenti di diverse agenzie delle Nazioni Unite incaricate di stilare un bilancio dell’area di As Shoka dopo che in precedenza si erano visti rifiutare il permesso dall’IDF hanno potuto svolgere il loro compito solo il 10 luglio. 

-         Il valico di Rafah è oramai chiuso da 18 giorni (dal 25/6). Secondo l’UNRWA 578 persone compresi 8 membri anziani dell’UNRWA sono ancora bloccati al terminal dal lato egiziano del confine in attesa di poter entrare nella Striscia di Gaza. Le condizioni cominciano a diventare estreme per gli scarsi servizi igienici e le temperature alte.

-         L’UNRWA attraverso la mezza luna rossa egiziana (ERCS) ha fornito supporto in natura ad alcune famiglie al terminale. Il supporto includeva kit igienici, vestiti per bambini e medicine essenziali di cui necessitavano 17 beneficiari dell’UNRWA.

-         Durante un’incursione dell’IDF al Karni Industrial Estate tra l’8 e l’11 luglio due magazzini dell’ONU sono stati danneggiati. In questo periodo, il WFP non è stato in grado di raggiungere il proprio magazzino che conteneva le scorte alimentare per 10 giorni per 160.000 persone dell’area.

 

Elettricità

-         L’intera popolazione di Gaza continua a fare affidamento sull’energia elettrica fornita ad intermittenza dalla Compagnia Elettrica di Israele (57% delle forniture quotidiane precedenti). Gran parte dei residenti di Gaza ricevono energia elettrica in media 6-8 ore al giorno. E’ sempre più difficile trovare generatori elettrici sul mercato locale.

-         La corrente è stata ridata alle 10 di sera del 9 luglio a gran parte dei residente di Rafah nel sud della Striscia di Gaza che erano senza corrente per quattro giorni consecutivi sembra a causa del sovraccarico della rete.

 

Acqua

-         L’elettricità e la rete idrica continuano a essere non sincronizzate e l’acqua fornita alle abitazioni palestinesi continua ad essere sporadica. Anche quando coincidono, la potenza non è sufficiente per far arrivare l’acqua alle famiglie che abitano ai piani alti. Questo significa che i palestinesi non hanno un accesso affidabile all’acqua per le necessità quotidiane comprese il bere l’igiene personale e il lavaggio dei vestiti.

-         Il Servizio delle Municipalità Costiere per l’Acqua (CMWU) stima che le famiglie che vivono nelle aree urbane ricevono acqua per 2-3 ore al giorno, circa 8 nelle aree rurali. Le forniture d’acqua nella zona nord della Striscia di Gaza è stata ulteriormente impedita dalla rottura delle condutture d’acqua dovuta ai carri armati dell’IDF e ai mezzi blindati per il trasporto delle truppe, durante un’incursione ad ovest di Beit Lahia (At Tatra, Salatin e Al Issra). Dopo il ritiro dell’IDF, l’8 luglio, l’UNRWA ha fornito serbatoi d’acqua e ha distribuito 10.000 litri d’acqua in collaborazione con l’ICRC all’area colpita.

-         La richiesta di forniture commerciali alternative è così alta che può richiedere fino a 36 ore per effettuare la consegna e limitazioni sono imposte dai fornitori in base alle quantità disponibili.

-         L’UNICEF ha fornito tre contenitori pieghevoli da 5.000 litri al CMWU come mezzi per affrontare la contingenza.

-         La CMWU ha ricevuto 54.000 litri di cloro il 10 luglio attraverso il valico di Erez. Questo cloro per la purificazione dell’acqua serviva urgentemente al CMWU ed era rimasto bloccato per diverse settimane al valico di Karni. Il passaggio è stato facilitato dal DCL di Erez, l’11 luglio sono transitati altri 40.000 litri. Il CMWU ha ora sufficiente cloro per due mesi. Il DCL di Erez ha affermato che permetteranno il passaggio entro oggi da Erez di un container con parti di ricambio necessarie.

 

Carburante

-         Gli oleodotti di Nahal Oz sono aperte per il quarto giorno consecutivo per gasolio, benzina e gas da cucina dopo la chiusura tra il 5 e l’8 luglio. Sono state importate tra il 9 e l’11 luglio 1.630.000 litri di gasolio, 246.000 litri di benzina e 1.516 tonnellate di gas da cucina.

-         Questi dati comprendono 300.000 litri di gasolio finanziati dall’Unione Europea e concessi al Ministero della Salute (MoH). Il carburante è indispensabile a causa della crescente dipendenza dai generatori elettrici degli 11 ospedali e 58 cliniche di primo soccorso (PHC) di Gaza. La distribuzione del carburante è già cominciata e 68.500 litri sono stati inviati all’ospedale europeo a Khan Younis (45.000), all’ospedale pediatrico Al Nasser (7.750) e all’ospedale Shifa (15.750) di Gaza City. Il resto delle forniture sono in deposito al MoH e verranno distribuite secondo le necessità.

-         Dal 6 luglio, ICRC ha fornito 28.000 litri di carburante alle amministrazioni comunali della Striscia di Gaza per i generatori di corrente impiegati per i depositi d’acqua e le pompe di emergenza.

 

Salute

-         Il comune di Gaza ha terminato le scorte di benzina per i suoi automezzi e l’immondizia non è stata più raccolta dal 9 luglio. Per le strade di Gaza City ora si vedono pile di rifiuti in decomposizione e la loro mancata raccolta potrebbe causare rischi crescenti per la salute pubblica.

-         Il PHC di At Tatra gestita dal MoH ha riaperto l’8 luglio dopo il ritiro dell’IDF dall’area.

-         Funzionari dell’ospedale Kamal Adwan hanno informato le Nazioni Unite l’8 luglio, che l’ospedale è stato in grado di affrontare il pesante carico dovuto all’incursione israeliana nella zona a ovest di Beit Lahia del 6 e 7 luglio. Complessivamente all’ospedale sono giunti 17 morti e 65 feriti.

-         L’UNICEF ha fornito due generatori elettrici a due PHC nelle aree di Zeitoun e Rahma di Gaza City per assicurare corrente elettrica.

-         L’WHO, basandosi sui dati dell’UNRWA relativo a malattie contagiose, ha affermato che il numero totale di casi di diarrea e diarrea sanguigna (watery and bloody diarrea),  per i rifugiati nell’ultima settimana di giugno e la prima di luglio sono aumentate del 163 % e 140% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

-         Medicine essenziali sono state trasportate dall’ICRC attraverso il valico di Erez negli ultimi due giorni. Due kit per ferite da guerra sono stati donati dall’ICRC al MoH il 10 luglio. Ogni kit permette di trattare fino a 1000 interventi chirurgici.

-         L’UNICEF nel corso dell’ultima settimana è intervenuto nella zona nord della Striscia di Gaza fornendo 145 confezioni di giocattoli, una confezione per l’igiene familiare e quattro family water kit (?).

 

Cibo

- Negli ultimi sei giorni nessun rifornimento umanitario o commerciale è transitato dal valico di Karni verso la Striscia di Gaza (chiuso dal 7 luglio). Tra il 10 e il 12 luglio il valico di Erez è stato utilizzato come passaggio alternativo per alcuni rifornimenti umanitari compresi 25 MT di carne in scatola e cinque carichi di sacchi di farina di grano e olio vegetale dal WFP.

 
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Post N° 39

Post n°39 pubblicato il 17 Luglio 2006 da Rebeldia

Tobia, libero?

Sono passati quasi quattro mesi da quando Tobia è stato incarcerato a S. Vittore. Quattro mesi scontati senza un vero motivo, gratuitamente, solo per aver partecipato ad una manifestazione, quella dell'11 marzo a Milano contro il corteo di Forza nuova, degenerata poi in un disastro di vetrine spaccate e macchine incendiate.

Tobia è stato incarcerato nonostante non ci siano testimoni che affermano di averlo visto danneggiare automobili o altro.

Dunque perchè questo ruolo assurdo, così simile a quello di un caprio espiatorio? Perchè questo accanirsi su un gruppo di persone che, se avevano una colpa era quella di trovarsi nella manifestazione sbagliata? Impossibile non ripensare al G8 di Genova, agli assurdi pestaggi della polizia, alle cariche ingiustificate su gruppi pacifici che manifestavano disarmati contro la no-globalizzazione... Impossibile non ripensare a Carlo Giuliani.

E' vero, quell'11 marzo 2006, a un passo dalle elezioni politiche, corso Buenos Aires venne messo a ferro e fuoco da un gruppo di "agitatori" che si divertirono a distruggere le vetrine dei negozi e a dar fuoco alle cose. La polizia intervenne nel giusto e i leader politici di entrambi i poli si indignarono e spesero parole durissime riguardo l'accaduto. Diventammo l'Italia incivile, dalla gioventù guasta. L'italia in balia dei barbari no-global.I giornali ne fecero una vera e propria questione di stato, rimarcando il disastro milanese più a lungo del dovuto. Due giorni dopo avevano già le teste dei colpevoli. Tobia fu uno di loro.

Quanta fretta. Troppa, oserei dire.

Delle persone arrestate erano davvero tutti colpevoli? I fatti parlano chiaro e nel caso di Tobia NON CI SONO TESTIMONI. Nessuno aveva il diritto di incarcerarlo.

Mercoledì 19 luglio a Milano si terrà l'ultima sentenza, quella che deciderà se Tobia dovrà restare in carcere o potrà scontare ciò che gli rimane della pena a casa, agli arresti domiciliari. Dopodiché gli amici e i compagni si riuniranno sotto le mura della prigione per una manifestazione che arriverà fino in piazza Duomo. Una manifestazione pacifica, per chiedere chiarezza e soprattutto celebrare lo sperato ritorno di un amico.

 
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PALESTINA 20 LUGLIO 2006 P.zza Loggia

Post n°37 pubblicato il 14 Luglio 2006 da playslow

CON LA PALESTINA NEL CUORE

 1 milione di civili sotto assedio

1milione di civili senza cibo

1 milione di civili senza acqua né elettricità

1milone di civili senza accesso a farmacie, cure mediche ed ospedali

1 milione di civili sotto incessanti attacchi aerei

1 milione di civili nelle mire dei carri armati

         L’Associazione di Amicizia Italia-Palestina, circolo di Brescia

                                                      CHIAMA

 i  singoli cittadini, i gruppi di solidarietà, i forum sociali,  i partiti democratici ed i loro parlamentari, le organizzazioni sindacali, le associazioni, in città e provincia, ad aderire e partecipare alla

                                                 CATENA UMANA

    in piazza Loggia – giovedì 20 luglio 2006 – 0re 19

 -         per far sentire la nostra voce contro il silenzio e l’indifferenza internazionale

-         per affermare che uno stato non può vendicarsi tenendo in ostaggio una intera popolazione

-         per evitare che l’attacco al Libano si trasformi in una guerra regionale

-         per chiedere l’immediato intervento del Governo Italiano, dell’Europa, dell’ONU e di tutta la comunità internazionale per  FERMARE ISRAELE

 
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Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 12 Luglio 2006 da Rebeldia

L'orgoglio e la vergogna di essere italiani

Dopo tanto tempo ci siamo sentiti orgogliosi di essere italiani. Quando la Coppa del Mondo è stata sul podio,pronta per essere sollevata da capitan Cannavaro, anche il nostro cuore è balzato verso il cielo. Campioni del mondo!!

Ci sono voluti 24 anni per poterlo urlare di nuovo... e 24 ore ci sono volute affinché la nostra gioia si sgonfiasse come un sogno troppo grande per durare...

Ci è bastato vedere un tg.

In pochissimi secondi Roberto Calderoli è riuscito a bucare il nostro orgoglio italiano tanto faticosamente ritrovato elargendo giudizi di ignoranza abissale, degni di quella fogna a cielo aperto che l'ex ministro rappresenta: 

"Quella di Berlino è una vittoria della nostra identità, dove una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici e comunisti" 

 Ci siamo vergognati, a queste parole di pura follia xenofoba e razzista pronunciate da un uomo che dovrebbe rappresentare al mondo l'Italia e il suo partito. Ci siamo vergognati di essere italiani, di permettere che un uomo come Calderoli possa continuare a sparare cazzate, scambiando le nostre orecchie per pattumiere, provocando incidenti diplomatici di cui proprio non abbiamo bisogno.

E' dunque questo il nostro modo di presentarci all'Europa?

Fratelli, eccovi Roberto Calderoli, coordinatore della Lega e vicepresidente al Senato!

Vicepresidente? Al Senato? Che vergogna. Che vergogna, fratelli. Se poi pensiamo che uno come lui era anche Ministro, ci viene voglia di nasconderci. Come si è potuto eleggere uno come lui a rappresentanza dell'Italia in Europa? Com'è successo? C'è stato un golpe come quello cileno? Cos'è successo?

Niente, sono stati gli italiani, siamo stati noi.

Yves Aubin De La Messuzière è ambasciatore francese a Roma e si è sentito personalmente offeso alle parole di Calderoli. Dice:

"Le dichiarazioni di Calderoli a proposito della multietnicità della squadra francese sono inaccettabili. Sono scioccato, ma sono certo che a essere rimasti scioccati sono stati soprattutto gli italiani: anche perchè alcuni dei giocatori francesi giocano in squadre italiane del nord. Queste affermazioni non possono che provocare reazioni di odio razziale".

E' vero monsieur Yves Aubin De La Massuzière, siamo rimasti giustamente scioccati, come rimanemmo scioccati da quella volta che un altro stronzo a nome Mario Borghezio, accompagnato da un paio di telecamere, salì su un treno con uno flacone di disinfettante e si mise a "pulire" i vagoni spruzzandolo addosso ad alcune ragazze di colore sedute tranquillamente ai loro posti.La loro unica colpa era quella di essere prostitute dalla pelle nera.

Perchè tanta ignoranza, odio e volgarità? Non è forse questa l'Italia dal pensier gentile, dei poeti e dei nostri padri che tanto hanno lottato per vederla unita e compatta?

Cosa sta succedendo? Dove stiamo andando a finire? Liberiamoci di questa feccia! Non ne abbiamo bisogno, i problemi si risolvono in maniera diversa!

Ci scusi monsieur Yves Aubin De La Massuzière, a nome di tutta quella parte di Italia che ancora ha un cervello per ragionare, ci scusi. La nostra bandiera è un tricolore, come la sua, ma non è basata su uguaglianza, libertà e fratellanza. E si vede.

 
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VIA ANCHE DALL'AFGHANISTAN.UNA LETTERA DI GINO STRADA, CHIRURGO.

Post n°35 pubblicato il 12 Luglio 2006 da playslow


Questa mattina ho visto due blindati italiani passare davanti all'ospedale di Emergency, nel pieno centro di Kabul. I militari spuntavano dalla torretta, ruotando la mitragliera da destra e sinistra, lentamente, a "coprire" entrambi i lati della strada. Mi sono chiesto che penseranno i cittadini di Kabul della loro citta' attraversata da carri armati stranieri.
E che sensazione avranno i passanti nel vedersi puntate addosso quelle mitraglie?
Ho avuto il piacere di conoscere il Ministro Parisi qui a Kabul, e ne ho apprezzato l'interesse per il nostro lavoro. Tornato a casa, leggo sul "Corriere" di oggi una sua dichiarazione che suona cosi': "Se Emergency può agire a Kabul, e' grazie alla protezione dei militari".
Domanda secca: perche' un Ministro dice bugie?
Una bugia sciocca, tra l'altro, banale, facilmente confutabile: Emergency era a Kabul gia' nel 2000, quando non c'erano truppe italiane e perfino la nostra l'Ambasciata era chiusa da anni. Gia', eravamo a Kabul, nella Kabul talebana. E dal 1999 in Panchir, con un ospedale che curava chi viveva da quella parte del fronte. Banalmente, per non fare torto a nessuno e occuparci il piu' possibile di chi aveva bisogno, senza chiedere appartenenze. A Kabul come in Panchir, abbiamo lavorato per anni senza protezione militare.
Dal 7 ottobre 2001 per oltre un mese Kabul e dintorni sono stati bombardati.
Lotta al terrorismo, sicurezza internazionale? La nuova guerra in Afghanistan, signor Ministro, e' iniziata cosi', con i B52 a sganciare bombe anche da sette tonnellate, da quarantamila piedi. Molte migliaia di civili sono morti sotto quelle bombe, signor Ministro. Possiamo fornirle nomi e indirizzi, se le interessa. Piu' morti, molti di piu', che alle Torri Gemelle: hanno fatto "giustizia" quei bombardamenti? O la "guerra al terrorismo" non e' stata invece un altro atto di terrorismo? Moltiplicare le vittime, nella macabra rincorsa ad uccidere di piu', ciascuno per le sue ragioni, non mi sembra una strada ragionevole. La trovo perfino disumana.
Ma torniamo a Kabul. Neanche in quella occasione abbiamo avuto bisogno dei militari a proteggerci (anzi i militari di ogni sorta erano in verita' il pericolo). E abbiamo continuato cosi', a Kabul e nel resto dell'Afghanistan.
Nei cinque anni di "guerra al terrorismo" abbiamo fatto il nostro lavoro - curare persone ferite o ammalate - senza bisogno dei militari.

E allora, Ministro Parisi, perche' quella bugia?
Pero' in qualche modo la capisco: lei "deve" dire bugie sull'Afghanistan. Vi e' obbligato dall'avere scelto di partecipare a una operazione di guerra cammuffandola e spacciandola per operazione di pace.
Non si puo' fare senza raccontare bugie. E senza apparire ridicoli. Gli Stati Uniti chiamano Gwat quello che stanno facendo in Afghanistan (con Enduring Freedom prima, con l'Isaf poi, infine con la Nato): guerra globale contro il terrorismo. Il nostro Ministro della Difesa tende invece a far credere che le truppe italiane (che hanno partecipato a tutte le operazioni lanciate in Afghanistan) siano qui a fare la guardia ai medici.

 
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GAZA - 8 luglio 2006

Post n°34 pubblicato il 11 Luglio 2006 da playslow

 Punto della situazione di invasione. Nelle ultime 48 ore sono stati uccisi almeno 45 paelstinesi e ferite oltre un centinaio di persone nella Striscia di Gaza. La maggior parte sono stati uccisi nella zona nord, durante gli scontri con l'esercito che ha cominciato ad invadere il villaggio di Beit Lahya, requisendo molte case e deportando le persone in un unico posto per perquisire ed interrogare.

Durante le operazioni di invasione Israele non ha mai permesso alle ambulanze, compresa la Croce Rossa Internazionale, di poter entrare dentro le aree colpite per portare via i morti e i feriti. Solo alcuni sono riusciti a raggiungere gli ospedali, testimoniando della presenza di tanti altri impossibilitati ad arrivare.

La scusa ufficiale sull'invasione di quest'area si alterna tra la liberazione dell'ostaggio e il blocco del lancio di Qassam da parte dei palestinesi... In realta' pare che tutta l'operazione sia tesa a ripristinare  zone di controllo sia al nord che al sud della striscia di Gaza.

Per la liberazione dell'ostaggio, e' da notare che in questi ultimi giorni Israele non ne ha nemmeno parlato e si rifiuta di rispondere a qualsiasi richiesta posta da chi ha in mano il soldato. E' opinione di molti che non sia interessato affatto ai colloqui diretti con i rapitori, e le assicurazioni sullo stato del soldato sono pervenute direttamente dai mediatori egiziani.

Viene da pensare che ci possa essere un accordo di fondo per cui il prigioniero e' al sicuro e Israele possa procedere indisturbato nella prevista invasione.

Qualche giorno fa lo stesso padre del soldato ha chiesto la liberazione dei palestinesi detenuti in israele, in cambio della liberazione del figlio, dichiarando che era comunque una decisione gia' prevista da Israele prima dell'operazione e si e' chiesto come mai ancora non viene realizzata, considerando che comunque e' necessario pagare un prezzo per riavere il soldato rapito.

In queste ultime ore del mattino Israele ha avanzato ulteriormente anche nella parte centrale della Striscia di Gaza, entrando dentro per oltre 500 metri all'altezza di Karni, riprendendo praticamente tutte le postazioni che aveva lasciato con il piano di disengagemment.

In questa prima entrata nella zona di Shejayeh,  sono gia' stati uccisi 2 palestinesi, ma penso che si consumera'  un altro forte attacco, viste le simpatie dell'esercito per la gente che abita in quel posto che e'
considerato il quartier generale di Hamas.

Ora abbiamo la Striscia divisa in tre parti... Si puo' dire che siamo tornati ai vecchi tempi... Basta che ci mettono di nuovo qualche colono e si ricomincia da capo come se niente fosse.

Intanto gli appelli alla comunita' internazionale, che vengono fatti da i palestinesi e dal Primo ministro Haniye, sono totalmente inascoltati, e la gente da giorni e' ormai totalmente priva di dei fondamentali servizi quali acqua, luce e gas. Per non parlare dell'impossibilita' per molti, soprattutto la fascia piu' povera, di accedere all prime necessita'.

Nonostante alcuni rifornimenti effettuati con l'apertura di Karni il 4 luglio, per alcune ore - dove e' stato possibile fare entrare 1,8 milioni di litri di carburante per gli ospedali e per l'elettricita' delle case - risulta che l'autonomia che non vada oltre qualche giorno.

Inoltre e' impossibile riparare o far funzionare parzialmente le linee elettriche, per la presenza ancora massiccia dei carri armati vicino alle centraline di distribuzione.

Per quanto riguarda l'acqua, molte strutture sono state danneggiate in seguito ai movimenti dei mezzi militari,  come a Beit Hanun, dove un migliaio di persone sono senza acqua corrente.

Tutti e 5 i punti di passaggio, sono rimasti chiusti per la maggior parte di questi 13 giorni di operazioni militari. E' possibile passare da Erez, da giovedi, solo dietro uno speciale coordinamento e in determinate ore della giornata.

Per il Rafah Crossing, invece, si contano circa 250 persone che stanno aspettando al passaggio dal 25 giugno e sono ferme dentro i locali del border. Pensavano ad una riapertura pe il 6 luglio ma non e' avvenuta.

Israele continua a dire che l'operazione non durera' a lungo. Purtroppo questa notizia contraddittoria si alterna alle dichiarazioni che invece prevedono una lunga permanenza sul territorio

 
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GAZA 05.07.06

Post n°33 pubblicato il 06 Luglio 2006 da playslow
Foto di Rebeldia

Dopo vari tentativi, finalmente una mail leggibile dai nostri amici che stanno a Gaza:  
Carissimi.
Ecco le notizie ricevute questa mattina....pochi minuti fa ci hanno chiamato dicendoci che i carrarmati israeliani si trovano a soli due chilometri dalla sede del Medical Relief che si trova nel cuore di Gaza City......
 
un abbraccio
Marghe


:-)
Ciao, scusate, e' da questa mattina che tento di mandare cose, ma
e' impossibile, non ha quasi mai funzionato la rete.

Gaza 05.07.06

Questa notte intorno alle ore 1.30 un missile ha colpito per la
seconda volta il ministero degli interni paletinese causando molti
danni, sia alla struttura che alle cose interne. (questa mattina
gli impiegati cercavano di salvare tutto il materiale di
registrazione (computer, passaporti)tutto qquello che normalmente
c'e' in un ministero degli interni :-(

Ma cosa piu' grave sono stati i danno causati allle abitazioni limitrofe.

Due case intorno sono state colpite, e le altre un po piu' lontane
hanno subito danni alle finestre. Ci sono chiaramente stati feriti
tra i civili che appunto a quell'ora dormivano.

Nella notte inoltre e' stata colpita anche una seconda scuola
nell'area di Beit Hanun.
da ieri erez e'chiusa a tutti, anche i giornalisti non potevano
uscire, hanno dato l'ok solo ora. (forse)


Si prepara un'altra notte di bombing, intanto a erez stanno
smantellando tutto il terreno per cercare i tunnel lasciando chiuso
il passaggio a chiunque. anche ai giornalisti e' stato impedito di
uscire da ieri, e solo ora hanno ricevuto (forse) l'ok per potersi
muovere.

Un missile sparato dai palestinesi ha raggiunto ashkelon a 15
km..il piu' lungo della storia. gli israeliani dicono che per loro
e' difficile tracciare quegli ordigni perche' non sono fatti con
tecnologie appropriate.

Tutta l'operazione si e' spostata praticamente al nord, dove
israele sta bombardando con l'artiglieria da ieri.

Si registrano anche alcune risposte dei palestinesi, considerando
che i carriarmati sono posizionati a poche centinaia di metri dal
villaggio di Beit Hanun.

La popolazione e' ora costretta a rimanere dentro casa e per il
momento non si hanno altre comunicazioni in merito.

Cosa strana e' che in questi giorni israele ha totalmente smesso di
parlare della liberazione del soldato, e pare che tutta
l'operazione sia volta alla sola rioccupazione del territorio nord
e sud della striscia.

A dopo
M.

 
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Muchas gracias!

Post n°32 pubblicato il 03 Luglio 2006 da Rebeldia

Muchas gracias a tutti! La nostra festa zapatista - non certo per merito di sindaco e amministrazione comunale - è stata bellissima!

Muchas gracias a coloro che, il 30 giugno e l'1 luglio, sono passati a salutarci e condividere con noi una bella serata, qualche birretta e della buona musica!

Muchas gracias a coloro che - con le loro offerte libere - hanno contribuito alla realizzazione del progetto che abbiamo in mente per il Chiapas.

Purtroppo, causa infiniti contrattempi e difficoltà non calcolate (partita dell'Italia, il beach party a pochi chilometri da noi che ha portato le persone verso generi di intrettenimento diversi...), il ricavato delle due serate è stato appena sufficiente per ricoprire le spese affrontate nella realizzazione della festa... Pertanto la cifra che quest'anno andrà in Messico sarà di gran lunga inferiore rispetto a quella del 2005...

Tuttavia siamo contenti lo stesso perchè il sostegno della gente che c'era alla festa è stato davvero grande e importante.

Muchas gracias davvero. A tutti. 

 
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CIAKABA!!!

Post n°31 pubblicato il 29 Giugno 2006 da playslow

Voglio ricordare a tutti

Giovedì 6 luglio i Ciakaba al Rototom Sunsplash Festival - Parco del rivellino Osoppo (UD) - ingresso libero

Comunque vada la gara, bravi ragazzi!!!

Grazie in particolare a Tresor e Kury per avermi aiutato capire (e soprattutto a sentire) l'importanza di riprendere a suonare.  

 
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Post N° 30

Post n°30 pubblicato il 27 Giugno 2006 da Rebeldia

61,3 %

LA VITTORIA SCHIACCIANTE DEL "NO"

E ADESSO CHI SONO I COGLIONI, CARO SILVIO?

SE L'ITALIA E GLI ITALIANI VI FANNO COSI' SCHIFO, COSA ASPETTATE AD ANDARVENE?

 
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Impressioni da dentro Gaza

Post n°29 pubblicato il 27 Giugno 2006 da playslow

Gaza 26.06.06
:-(
Alle ore 12 scade l'ultimatum di israele per la liberazione dell'ostaggio, per il quale e' stata richiesta la liberazione delle donne e dei giovani minori detenuti nelle catrceri israeliane.
Le autorita' israeliane non hanno accettato nessuna trattativa, nonostante siano ancora in corso i colloqui e la mediazione della diplomazia internazionale.
Il clima qui dentro e' di preparazione alla guerra...sic :-(
Vediamo che cosa succede nelle prossime ore...

Keep in touch

meri

 
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SERIETA', SIGNOR SINDACO!

Post n°28 pubblicato il 25 Giugno 2006 da Rebeldia

Eccoci, come ogni anno verso la fine di giugno si fa festa.

La festa zapatista: “Che bella!” “Siete stati veramente bravi”. Questi sono normalmente alcuni complimenti che (con nostro grande piacere ) nei giorni in cui vi è l’iniziativa in tanti ci rivolgono.

In quei giorni tutti possono vedere il risultato di mesi di lavoro - gratuito e volontario - di decine di compagni. L’obbiettivo nostro è quello di riuscire a portare la festa zapatista ad un livello di qualità medio alto senza snaturare il clima e lo spirito con cui essa è nata. Ora, ci siamo chiesti come si potesse fare il primo passo verso questa crescita, e in totale accordo con tutti i compagni e le compagne del circolo, abbiamo deciso di chiedere la possibilità al Sindaco e all’assessore preposto Mascher, di ampliare i giorni di festa da 2 a 3, aumento che ci avrebbe permesso un migliore ammortizzamento delle spese fisse (che sono tante); nel caso di un malaugurato temporale ci avrebbe permesso un parziale recupero e, cosa non da meno, avrebbe aperto spazio a gruppi di giovani locali che avrebbero potuto liberamente suonare su un palco davanti ad un pubblico. Queste motivazioni non hanno minimamente interessato la nostra amministrazione comunale, impegnata in viaggi all’estero ed in obsolete manifestazioni similpopolari rigorosamente allacciate alla chiesa, non hanno interessato la nostra amministrazione, dicevo, che ha risposto molto gentilmente che pur essendo la nostra un iniziativa “piacevole”, la vicinanza di alberghi e abitazioni non permetteva di disturbare per ben tre giorni.

Ma (guarda un pò) , la proprietaria dell’ hotel più vicino ( Villa Giulia) ci ha personalmente rassicurato di non aver mai avanzato alcun reclamo nei passati anni per un eventuale “disturbo” da parte della nostra iniziativa,mostrandosi altresì molto seccata per la funzione di capro espiatorio che -ogni volta che si parla di fontanelle-le viene indebitamente addossata, è inutile dire che secondo noi il tutto è riconducibile ad un accanimento politico più volte esternato negli sfoghi informali di sindaco ed assessore, ma per chi non è a conoscenza dei fatti reali vorremmo fare qui, su queste pagine, una sorta di equiparazione delucidante.

La festa zapatista non ha mai chiesto soldi per l’organizzazione della stessa, cosa che ci risulta facciano puntualmente gli altri gruppi.


La festa zapatista non chiede agevolazioni di tipo economico all’ente PRO-LOCO (parziale riduzione della tassa SIAE), cosa che ci risulta tutti gli altri facciano.

La festa zapatista non necessita l’impiego di vigili e operai del comune per un eventuale transennamento dovuto al blocco del traffico nella zona adibita a manifestazione, impiego che ci risulta indispensabile  in altre manifestazioni.

La festa zapatista per scelta distribuisce generi alimentari e bevande (spiedo, salamine, primi piatti, torte, birra alla spina, bibite ecc.) chiedendo in cambio una semplice offerta a discrezione del consumatore, mentre ci risulta che in altre feste di piazza le somme abbiano raggiunto prezzi da ristorante.

La festa zapatista versa ogni anno un piccolo ma simbolico contributo all’ente Pro-loco pari al 10% del ricavo netto (versamento totalmente volontario e mai richiesto dalla pro-loco), e nemmeno questo ci risulta che qualche altro gruppo faccia.

L’intero ricavo della festa viene spedito in Chiapas agli indios messicani per vari progetti che sono ampiamente stati spiegati negli anni dagli organizzatori.

Premettendo che ogni festa di piazza, organizzata da qual si voglia gruppo, per noi rappresenta un valore aggiunto alla crescita sociale del paese, abbiamo la netta sensazione (certezza??) che nei nostri confronti sia stato limitato il democratico diritto di esprimere idee diverse da quelle ( ammuffite) dei nostri amministratori.

Per rendere chiaro il concetto, è giusto sapere che da anni, gli stessi amministratori, concedono per tre giorni lo spazio pubblico della centrale piazza di Bogliaco per la “Festa del volontariato”, organizzata da più gruppi, appunto di volontariato. E’ giusto anche sapere che uno di questi gruppi è un associazione Pro- Bielorussia; associazione molto vicina ad ambienti ecclesiastici; associazione molto vicina al Sindaco che, in un articolo-intervista pubblicato sul Corriere della Sera, subito dopo le elezioni che lo hanno incoronato, dichiarava di aver fatto una promessa a Dio che, nel caso fosse stato eletto, avrebbe “costruito un ponte di solidarietà” da Gargnano sino alla Bielorussia.

Alla nostra domanda del “ perchè loro si e noi no” ci è stato risposto che gli alberghi limitrofi al parco le Fontanelle e le vicine case popolari sarebbero state “disturbate” dalla festa. Mentre nella centrale piazza di Bogliaco il problema non sussisteva. Forse, chi ha dato questa affrettata e delirante risposta si era “momentaneamente” dimenticato che la festa del volontariato viene fatta  a 5-10 metri dalla CASA DI RIPOSO, dove decine di anziani gargnanesi – e non solo- pagano rette mensili quasi da albergo .

SERIETÁ, Signor Sindaco, chiediamo serietà.

E questa serietà deve essere politica e civica. Ogni richiesta deve essere vagliata seriamente ,  chiunque la faccia, senza corsie preferenziali che percorrono sempre (guarda caso) orientamenti politici e religiosi a stretto contatto con l’amministrazione comunale.

Siamo inguaribili sognatori, come più volte abbiamo ribadito su queste pagine.

E sogniamo un paese, un mondo, che non usi il potere come arma castrante verso qualsiasi cosa che al potere non sia assoggettata.

Detto questo, Signor Sindaco, la aspettiamo il 30 giugno e il primo luglio al parco le Fontanelle per condividere con noi un buono spiedo annaffiato da un buon vino e non da stupidi pregiudizi.

Come segno di “distensione”, egregio sig. Sindaco, le abbiamo dedicato la fiaba che segue, perchè noi La pensiamo SEMPRE. 

  SCARPAPONTE E I BOLLIBIMBI

In un'epoca lontana nella terra di Italia, vi era un piccolo villaggio sulle rive di un lago chiamato GARGNÁ.

 

Il capo tribù era un uomo molto ambiguo: buono e crudele, simpatico e antipatico, furbo ... e basta!

Queste sue discordanti “doti” - narra la leggenda - si manifestarono quando egli era ancora infante.

Essendo figlio di pescatori spesso si avventurava in spericolate escursioni in mezzo al lago con la barca di famiglia. Ma in una notte di tempesta la barchetta si ribaltò lasciando il nostro in balia di onde e pesci per più di una settimana. Quando oramai anche l’ultima speranza lo stava abbandonando, all’orizzonte intravide un’enorme sagoma; era la terribile ed orrenda Balena Bianca (il mostro che per anni aveva terrorizzato l’intero continente). Il nauseabondo mammifero lo accolse tra le sue pinne, nutrendolo del suo venefico latte. Ciò lo cambiò!

Questo capo tribù si chiamava SCARPAPONTE. Tale nome gli venne dato riferendosi ad una dote magica che, come un vero sciamano, gli permetteva ogni 4 o 5 anni (solitamente verso la fine della stagione pre-elettorale) di costruire un ponte di solidarietà verso una terra dove i bimbi sono poveri e soffrono. Questo ponte lo prometteva addirittura agli Dei tramite i loro rappresentanti in terra, riconoscibili da lunghe tonache nere o marroni. In cambio di questo altissimo gesto di solidarietà, non chiedeva nulla se non un pò di comprensione e collaborazione nei periodi delicati della sua vita (pure questi coincidevano sempre nella tremenda stagione pre-elettorale).

A Gargnà tutti lo amavano e lo rispettavano  tranne una malefica stirpe di briganti riconoscibili dall’abbigliamento trasandato e da uno strano modo di salutarsi: alzavano il pugno.

ESSI ERANO I BOLLIBIMBI. Il nome venne loro dato da uno spietato dittatore, un certo PIGMEO DA ARCORE 1°. Il despota aveva il pallino della storia, anzi, più  esattamente  della  storia  degli altri ( di fatti della sua e di quella dei suoi seguaci, non parlò mai). Il tiranno asseriva che gli avi dei Bollibimbi, nei periodi di magra, bollivano, per l’appunto, i bimbi per poi concimare i campi).

Pigmeo da Arcore sparì un 10 aprile di inizio millennio (chi fosse interessato alla storia della sua scalata al potere può rivolgersi ad un qualsiasi tribunale, ove è tutto verbalizzato).

Anche i Bollibimbi, da anni, erano impegnati nella costruzione di un ponte, ma mentre quello di Scarpaponte puntava verso est (nelle terre di Bielorossa), quello alternativo puntava ad ovest (nel Chiapas, la terra dei bambini zapatini). Ovviamente l’iniziativa non era gradita dal capo tribù che, chiamando alla corte il fido portaborse BANDIERINO IL DIVINO , mise a punto un perfido, ma ben architettato piano che gli permetteva di avere l’esclusiva di un ponte funzionale, senza apparire arrogante ed egoista nel vietarne la costruzione di un altro. Ora, per chiarezza del racconto, bisogna dire che per costruire un ponte occorrono assi e chiodi e di questi, a Gargnà, ve n’erano in abbondanza ed erano di tutti, erano un bene comune. Queste assi e questi chiodi però, erano custoditi in un magazzino di proprietà di Scarpaponte e le chiavi le aveva Bandierino il Divino.

Il piano si articolava così: alla richiesta dei Bollibimbi di avere assi e chiodi per arrivare con il ponte fino ai bambini zapatini del Chiapas, la risposta di Bandierino non sarebbe stata un “no” secco, ma un “sì” limitato. Mi spiego: lui avrebbe fornito il materiale necessario, dimostrando così comprensione e magnanimità, ma ne avrebbe dato in quantità tale che il ponte si sarebbe interrotto proprio nel bel mezzo del mare.

I Bollibimbi, di fronte al malefico inganno, non si scoraggiarono e, martelli alla mano, fecero tutto il possibile per raggiungere ugualmente le sponde del Chiapas. Ma finite le assi – come progettato dai figliastri della Balena Bianca – il ponte s’interruppe molto prima della meta. Dal ciglio dell’opera incompiuta si potevano intravedere i bambini zapatini mentre morivano di malattie curabilissime, sofferenti d’inedia, fame e sete. Alla vista di ciò i Bollibimbi si vergognarono di appartenere ad una tribù il cui capo, con incredibile noncuranza, si vantava del suo ponte, l’unico ponte possibile. Fu così che decisero di raccontare tutto questo a chiunque incontrassero in modo tale che la gente potesse conoscere la faccia oscura di Scarpaponte.

Si narra che gli abitanti di Gargnà piano piano capirono e cominciarono a non riconoscere più Scarpaponte come loro capo. Si dice anche che ora il nuovo capo tribù di Gargnà sia un bollibimbo e che per prima cosa, una volta diventato capo, abbia aperto il magazzino delle assi e dei chiodi, ed ora chiunque ne può prelevare in quantità sufficiente per costruire QUALSIASI ponte di solidarietà. Ora Gargnà è  chiamato “LA CITTÁ DEI MILLE PONTI”.

Scritto da Fabrizio Silvestri, pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°4, giugno 2006

 
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Fare qualcosa si può!

Post n°27 pubblicato il 22 Giugno 2006 da Rebeldia
Foto di Rebeldia

ADERIAMO ALLA "REBOC"

La "REBOC", rete mondiale di boicottaggio della Coca Cola, è nata per denunciare le condizioni di vita disumane dei lavoratori dipendenti della famosa multinazionale in Colombia, India e altrove. La Sinal Trainal, il Sindacato colombiano dei lavoratori dell'alimentazione, dopo anni di denunce è riuscita ad ottenere un contratto regolare per soli 500 "imbottigliatori" di Coca Cola su 10mila. Basti pensare che nell'anno 2004 si sono registrate 179 violazioni dei fondamentali diritti umani sui lavoratori, e tra il 1992 e il 2005, sono 2015 i dirigenti sindacali ammazzati, trucidati... ed il 70% di questi omicidi avviene nel corso di trattative negoziali.

Fare qualcosa quindi si può, indirizzando le nostre scelte verso altre bibite di cui c'è un'ampia e variegata scelta e trasparenza!

Scritto da Marco Tonoli e Simon Dati, pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°2, gennaio 2006

 
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TROFEO DI CACCIA N°1: LA FAMIGLIA

Post n°26 pubblicato il 22 Giugno 2006 da Rebeldia
Foto di Rebeldia

Non è facile affrontare il problema dello sviluppo economico nel comune di Gargnano e, per quanto ci concerne la nostra memoria, non siamo a conoscenza di studi approfonditi delle specificità e caratteristiche peculiari che lo sostengono. Portare un territorio all’autosufficienze economica dovrebbe essere l’obiettivo principale di ogni buona amministrazione; riuscendoci si potrebbero affrontare e risolvere alcuni annosi problemi legati ad esso, come possono esserlo quello dell’integrità della famiglia, servizi sociali di buon livello, dell’abitazioni e dei rapporti interpersonali. Parlando di famiglia intesa come “cellula base del tessuto sociale” è sotto gli occhi di tutti il fatto che siano sempre più sottili i legami che tengono uniti genitori e genitori/figli, e come sia in pericolo la strutturazione stessa della nostra società, basata appunto su questa istituzione elementare nella sua essenza laica. Ormai è consuetudine che padre e madre siano obbligati a lavorare per avere accesso a una quantomeno decente situazione economica che permetta loro di crescere i  propri figli al passo con i tempi (sempre più esigenti e sempre più onerosi), godere di alcune delle infinite offerte del mercato globale e, se possibile, levarsi qualche capriccio o soddisfazione personale. Sempre meno ci si riesce, vuoi per la vita ormai precaria a tutti gli effetti, vuoi per l’impossibilità di trovare aiuti concreti, magari da quelle figure, parte integrante delle famiglie fino a qualche anno fa e che sono venute man mano a mancare con lo svilupparsi dei tempi moderni. Parlo dei nonni e delle nonne, veri e propri maestri di vita, bagaglio di memorie, indispensabili apporti morali ed etici, contributo della buona crescita di figli e nipoti.

Le difficoltà, che soprattutto la parte meno abbietta di noi incontra sul proprio percorso di vita, non trovano più mediazioni, ci si separa, ci si allontana sperando così di togliersi da una situazione divenuta insostenibile e creando danni irreparabili ai diretti interessati, genitori e figli, condizionandone presente e futuro. Il mio pensiero va alle tante famiglie “proletarie” (non è una bestemmia. Il proletariato non è sparito d’incanto, è stato solo rimosso dalle nostre menti e pratiche quotidiane, dando alla sua rappresentanza politica e sindacale storica la legittimazione a non occuparsene più) colpite ed affondate dalla logica di mercato che fa a pezzi tutto ciò che trova sul proprio cammino, infischiandosene dei “danni collaterali” di ogni scelta non rivolta verso l’umana esistenza. Al contrario, i nuclei famigliari “capitalisti e borghesi” possono tranquillamente pensare all’organizzazione e al raggiungimento delle loro ambizioni. Hanno più tempo da dedicare ai figli, più bambagia nella quale farli riposare, magari accuditi da “tate” 24 ore su 24; hanno tempo e mezzi per indirizzarli verso le vie più convenienti, tanto c’è chi lavora e aumenta il conto in banca per loro. Con il cappio salariale hanno costruito nel tempo le gabbie dove far vivere i sottomessi senza che creino troppi problemi. “Riserve di indiani metropolitani” nelle città, sottrazione, con mezzi e motivazioni tra le più fantasiose, della principale risorsa economica delle zone rurali, la terra. La selezione continua con la scuola classista e conservatrice, prosegue con la precarizzazione del lavoro, la cosiddetta flessibilità invocata dai padroni, e termina con la probabile trasformazione della pensione di anzianità in un altra chimera da raggiungere, magari in mutande... e lo fanno per il benessere della collettività!

Loro vivono più a lungo perchè sei TU che ti logori nei loro posti di lavoro. Vanno a respirare aria pulita mentre TU ti avveleni nelle loro aziende. Producono montagne di immondizia ma poi ti costruiscono gli inceneritori fuori dalla porta di casa. Ti fanno volare gli aerei sopra il tuo tetto rendendoti nevrotico, mentre loro vanno a fare affari in paesi esotici. Usano i nostri soldi per rendere migliore le LORO scuole ed università, lasciando ai tuoi figli topaie senza lavagna e gessetto. Distruggono paesaggi per velocizzare il passaggio delle loro merci, sradicando culture e tradizioni secolari, abbattono la sanità pubblica, la svendono e vanno a farsi curare in Svizzera. Mandano a puttane la giustizia, quella parte che riesce ancora a frenare la loro sete di sangue altrui; costruiscono villaggi turistici, palazzi-formicaio, città mercato quando i cittadini non chiedono altro che un tetto sicuro dove ripararsi, magari a canoni popolari o perlomeno accessibili... poi ti offrono dei soldi se non ce la fai a godere di tutto il benessere che hanno creato per te; è l’ultimo giro di vite, non ti resta che la corda per impiccarti. A questo punto, non essendoci più uno stato sociale da finanziare, non si sentono più nemmeno in obbligo di pagare le tasse, loro stanno bene, hanno tutto, il resto si arrangi!

È evidente che in queste condizioni l’integrità della famiglia è a rischio. Ed è altrettanto evidente che con una condizione di sicurezza economica, di robuste sponde solidali, di valori e punti di riferimento forti e sicuri, molti di questi problemi verrebbero meno, rendendo lo stare in famiglia, il collaborare verso mete comuni, insomma l’essenza stessa della nostra vita, un pò meno problematica. mi viene da piangere a sentire quanta ipocrisia si è liberata a difesa delle “famiglie cattoliche” messe in pericolo dai PACS (che sono solo diritti comuni di convivenza) e dai valori “libertini” della sinistra soprattutto antagonista. Chi ha accettato pienamente il modello sociale propinato dal capitalismo soprattutto negli ultimi decenni, è coinvolto e responsabile della situazione attuale. Complice del mercato e dei suoi guardiani, il liberismo sfrenato, l’accumulazione di denaro e potere, il quale prima o poi dovrà fare i conti con le ragioni irrinunciabili della pacifica e democratica convivenza, e penso proprio che il conto sarà salato!

Scritto da Mauro Bommartini,  segretario del circolo prc di Gargnano e pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°4, giugno 2006

 
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Zimbawe

Post n°25 pubblicato il 22 Giugno 2006 da playslow
Foto di Rebeldia

Ci sono amici vicini... e ci sono amici in Africa, in questo momento al confine con lo Zimbawe. Sono laggiù per un progetto con lo SVI.

Ecco una delle foto che mi han mandato...

 
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Ebrei e sionisti

Post n°24 pubblicato il 22 Giugno 2006 da playslow
Foto di Rebeldia

La foto parla da sola. Me le ha inviate oggi un amico da Gerusalemme.

Un altro cartello dice:

"gli ebrei non sono sionisti

i sionisti non sono ebrei

gli ebrei non hanno uno stato

i sionisti hanno uno stato

gli ebrei hanno la torah

i sionisti non hanno la torah"

Un altro cartello dice:"Israele è un cancro per gli ebrei"

Non commento, non serve.

 
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...Chi uccide chi?

Post n°23 pubblicato il 22 Giugno 2006 da playslow
Foto di Rebeldia

Ancora un raid israeliano su Gaza. In un mese e mezzo di "pax israeliana" uccisi 80 palestinesi. Quasi due al giorno. Voi come lo chiamereste?

Con l'ennesimo raid israeliano a Gaza in cui sono stati uccisi altri due bambini palestinesi e feriti altri sei (su undici feriti complessivi), il bilancio dei palestinesi ammazzati dalle truppe israeliane è salito a ottanta in poco più di un mese e mezzo. Proprio ieri un visitatore del nostro sito ci aveva inviato una amara e pesante cronologia di questo massacro sul quale registriamo silenzio, impunità e complicità della cosiddetta "comunità internazionale".  Gli israeliani apriranno un'inchiesta e i governi europei si accontenteranno e continueranno come prima a sottoporre ad embargo il popolo palestinese perchè alle elezioni ha fatto vincere Hamas. E' una situazione inaccettabile e non più sopportabile. Ogni volta che abbiamo preso una iniziativa per protestare contro questa situazione e il massacro del popolo palestinese siamo stati criticati, linciati, distanziati dalla sinistra "perbene" e dai pacifisti buoni. Stiamo aspettando dal 18 febbraio che prendano loro una iniziativa migliore e più efficace della nostra...ma non si sente nè si vede nulla. Non aspetteremo ancora molto. La Palestina la stanno liquidando, i palestinesi li stanno massacrando goccia a goccia. Vogliamo parlare di pace in Medio Oriente?

Il Forum Palestina

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Tra il 1° maggio e il 14 giugno, gli Israeliani hanno ucciso 78 Palestinesi. Nello stesso periodo nessun Israeliano è stato ucciso per mano palestinese.

Mentre l'Occidente "civilizzato" continua a chiedere ad Hamas di rinunciare alla violenza, Israele - che la violenza la utilizza nei Territori occupati come pratica quotidiana - può continuare indisturbato a porre in essere i suoi assassinii e i suoi crimini di guerra senza ormai incontrare più alcun ostacolo politico o morale, interno o internazionale, in un crescendo impressionante che, nel giro di una decina di giorni, ha visto le belve assassine di Tsahal scatenarsi e provocare un vero e proprio bagno di sangue.

Un resoconto di cronaca sommario delle valorose gesta israeliane può iniziare da sabato 3 giugno quando, verso le 7 della sera, l'esercito israeliano ha condotto l'ennesimo raid nel West uccidendo il 60enne Fakhri Mustafa al 'Aarda, un poveraccio che certamente non era sceso in strada a tirare pietre ai soldati.

Lunedì, 5 giugno, l'aviazione israeliana ha eseguito un nuovo assassinio "mirato" nella Striscia, sparando due missili contro un'autovettura che transitava sulla Salah al-Din road, a est di Jabalya, con a bordo quattro membri dei Comitati di Resistenza Popolare; due militanti, il 26enne 'Emad Mohammed 'Asaliya ed il 28enne Majdi Hammad, sono rimasti uccisi sul colpo e gli altri due sono rimasti feriti, al pari di due civili che si trovavano nei pressi.

Mercoledì 7 giugno, intorno alle 21:00, tre Palestinesi sono entrati nella cd. "dead zone", la striscia di terra immediatamente adiacente alla barriera di separazione tra Gaza e il territorio israeliano, nel tentativo di entrare illegalmente in Israele, ma sono stati subito fatti oggetto di colpi di fucile e cannonate dei tank provenienti dalle postazioni di Tsahal.

I tre poveracci, vistisi scoperti, hanno tentato di scappare, cercando rifugio in un'area adiacente ad una postazione tenuta dagli uomini della sicurezza palestinese, ma gli Israeliani non si sono lasciati commuovere ed hanno continuato il cannoneggiamento.

Con il risultato che i tre Palestinesi non hanno avuto scampo e i loro corpi sono stati devastati dalle cannonate israeliane, ma che è rimasto ucciso anche un membro delle forze di sicurezza palestinesi, mentre un suo collega è rimasto gravemente ferito dalle schegge; in aggiunta, altri quattro civili che abitavano nella zona sono rimasti feriti nell'azione, e tra essi anche un bambino di 5 anni.

Giovedì 8 giugno, poco prima della mezzanotte, un ennesimo raid "mirato" dell'aviazione israeliana nei dintorni di Rafah ha assassinato il leader dei Comitati di Resistenza Popolare, Jamal Abu Samhadana, insieme ad altri tre militanti dell'organizzazione, mentre fonti ospedaliere parlano di un numero di feriti almeno pari a dieci.

Venerdì 9 giugno, intorno alle 15:00, l'aviazione israeliana ha tentato un nuovo assassinio "mirato", in una zona a est di Beit Hanoun, ai danni di un gruppo di attivisti dei Comitati di Resistenza Popolare; il missile lanciato dall'aereo israeliano ha però mancato il bersaglio, riuscendo soltanto a ferire uno dei militanti, subito ricoverato all'ospedale El-Awda di Jabalya.

Qualche minuto più tardi, tre dei suoi parenti (tra cui due fratelli) si sono recati in ospedale per sincerarsi delle condizioni del ferito ma, sulla via del ritorno, l'auto sulla quale viaggiavano è stata colpita in pieno da un altro missile aria-terra: hanno così trovato la morte il 41enne Khaled El-Za'anin e i due fratelli Basil e Ahmed El-Za'anin, rispettivamente di 26 e 22 anni.

In un separato raid aereo, qualche ora più tardi, tre militanti di Hamas sono stati lievemente feriti e, verso sera, l'aviazione israeliana ha ricominciato a sorvolare i cieli di Gaza, attuando l'odiosa pratica delle cd. "sonic bombs", le ripetute rotture del muro del suono a bassa quota, che creano terrore ed ansietà nella popolazione della Striscia, soprattutto nei bambini.

Ma l'azione israeliana più atroce e disumana era già accaduta intorno alle 16:40, quando un proiettile di un obice israeliano da 155 mm. è stato sparato contro la spiaggia di Sudanyya - affollata come ogni venerdì dai Palestinesi in cerca di un po' di fresco e di riposo - esplodendo proprio in mezzo alla gente e facendo strage dei poveri e ignari bagnanti.

Sette i morti, tutti appartenenti alla stessa famiglia: Ali Issa Ghalya, 49 anni, la moglie Ra'eesa, 35 anni, i loro figli Haitham, 1 anno, Hanadi, 2 anni, Sabrin, 4 anni, Ilham, 15 anni, e Alia, 17 anni; 32 i feriti, e tra loro 13 bambini, alcuni in condizioni gravissime.

Chi ha avuto la fortuna (o la sventura, se volete) di poter guardare i filmati e le foto di questo crimine orrendo e bestiale non potrà mai dimenticare le scene di strazio, di disperazione, di morte: la bambina che piange e si dispera accanto al corpo del proprio padre riverso sulla sabbia, Ra'eesa Ghalya e uno dei suoi piccoli morti uno accanto all'altra, un bambino ferito che grida per il dolore e il terrore, un Palestinese che mostra un tovaglia zuppa di sangue, una tovaglia sulla quale, qualche attimo prima, della povera gente stava allegramente facendo un picnic.

Un crimine di guerra come quello di Sudanyya, di tutta evidenza, è un po' troppo anche per gli ebrei, che pure ci hanno abituato a "prodezze" di questo genere, e dunque l'esercito israeliano ha condotto un'accurata indagine sull'accaduto, conclusa a tempo di record escludendo ogni responsabilità di Tsahal sull'accaduto!

A parte ogni considerazione sulla credibilità di una "indagine" in cui gli assassini investigano sulla strage da loro stessi perpetrata, un accurato report di Human Rights Watch ha smontato pezzo per pezzo le conclusioni del rapporto predisposto dall'esercito israeliano, conclusioni che persino il segretario Onu Kofi Annan ha definito "strane" (ma di questo tratteremo a parte).

Sabato 10 giugno, nei pressi di Beit Hanoun, un aereo israeliano ha lanciato un missile contro un gruppo di appartenenti alla Jihad islamica, uccidendo due militanti e ferendone altri tre; in aggiunta, anche quattro civili che si trovavano nei pressi sono rimasti feriti.

Martedì 13 giugno, a Gaza City, l'aviazione israeliana ha portato a termine l'ennesima esecuzione "mirata" - ovvero l'ennesimo orrendo crimine di guerra - uccidendo due militanti della Jihad islamica, ma anche dieci civili che si trovavano nei pressi, in un nuovo e, se possibile, ancor più bestiale crimine di quelli fin qui descritti, per le particolari modalità della sua esecuzione.
E' successo infatti che, intorno a mezzogiorno, un aereo israeliano ha lanciato un missile contro un'auto che trasportava due militanti della Jihad islamica lungo la Salah al-Din Street, all'interno del quartiere di al-Tuffah; l'esplosione del missile ha richiamato una gran folla in strada, compreso del personale medico di un vicino ospedale giunto per prestare soccorso, e solo allora, circa quattro minuti dopo, l'aereo israeliano ha lanciato un altro missile contro i Palestinesi accorsi, facendoli letteralmente a pezzi.

Hanno trovato così la morte dieci Palestinesi ignari e indifesi, tra cui due infermieri e due medici, un padre e i suoi due figli, mentre altri 32 civili sono rimasti feriti, dodici in maniera grave.
Ashraf al-Mughrabi, 30 anni, allo scoppio del primo missile era corso davanti alla porta di casa cercando di calmare i suoi due figlioli, Hisham, di 14 anni, e Maher, di 8 anni; "non preoccupatevi" gridava, ma non ha fatto in tempo a dire altro: è morto tra le braccia di suo padre.
Probabilmente l'esercito israeliano lancerà un'altra indagine sull'accaduto, peccato che non se ne concluda mai una con l'individuazione di qualche responsabile e la punizione del crimine: stiamo ancora aspettando, del resto, i risultati dell'indagine sulla strage di una intera famiglia avvenuta a Gaza City il 20 maggio scorso, sempre nel corso di una esecuzione "mirata" della IAF.
Mercoledì 14 giugno, verso l'una del mattino, alcuni soldati israeliani, appostati al primo piano di una casa di civile abitazione a Jenin, hanno ucciso un militante delle Brigate al-Aqsa, il 24enne Mohammed al-Wahesh, uccidendolo sul colpo.

Il giovane era disarmato e stava camminando da solo nei pressi dell'ospedale Khalil Suleiman, ed è stato ammazzato a sangue freddo, a distanza di una settantina di metri e senza alcun avvertimento.
Nella sola settimana compresa tra l'8 ed il 14 giugno, l'esercito israeliano ha condotto 7 esecuzioni "mirate" ed ha ucciso ben 28 Palestinesi, tra cui 21 civili disarmati ed estranei a qualsiasi organizzazione di resistenza: sette erano bambini piccoli; in aggiunta, nello stesso periodo, 76 Palestinesi sono rimasti feriti e, tra essi, venti bambini.

Tutto questo ha un nome ben preciso: crimine contro l'umanità. Eppure la risposta della comunità internazionale a questo bagno di sangue, e le reazioni della pubblica opinione, sono state straordinariamente flebili, se non assenti, tanto da far dire ad Abu Mazen - una volta tanto ne condividiamo le parole - che i Palestinesi sono stati abbandonati a sé stessi.

Quel che disturba di più nelle parole dei pochi che si sono degnati di intervenire al riguardo è il mettere sullo stesso piano le azioni dei Palestinesi e quelle degli Israeliani, se non addirittura il disarmante ribaltamento delle posizioni di vittima e carnefice tra le due parti, come quando - nel caso degli Usa - si afferma che "Israele ha il diritto di difendersi".

Così l'ipocrita Segretario Onu Kofi Annan, pur dichiarandosi "shoccato e rattristato" per la morte dei civili palestinesi, coglie l'occasione per chiedere la cessazione del lancio dei missili Qassam.
Così il Santo Padre, anziché gridare con voce forte che gli atti di Israele sono dei crimini contro l'uomo e contro Dio, si limita a "sollecitare i responsabili di entrambi i popoli perché sia . mostrato il dovuto rispetto per la vita umana, specie quella dei civili inermi e dei bambini.".

Ora, è certo che nessuno Stato può accettare che si lancino dei razzi contro il proprio territorio, e non vi è dubbio che tale pratica sia contraria al diritto internazionale.

Ma è altrettanto certo che non è ammissibile mettere sullo stesso piano i 6.000 colpi di artiglieria sparati e gli 80 missili lanciati contro la Striscia di Gaza dalla fine del mese di marzo ad oggi con i circa 200 razzi artigianali Qassam lanciati dai Palestinesi, nello stesso periodo, contro il territorio israeliano.
I Qassam sono dei razzi rudimentali ed imprecisi, composti da un miscuglio di zucchero e nitrato di potassio, e non è peregrino ricordare che non hanno fatto nemmeno una vittima nel corso del 2006.
Di contro, secondo dati forniti da Human Rights Watch, il solo fuoco di artiglieria contro la Striscia di Gaza ha provocato la morte di 47 Palestinesi, tra cui 11 bambini e 5 donne, ed il ferimento di altri 192 civili: è questo che Israele (e gli Usa) intendono per "diritto di difendersi"?

E, lungi dal cercare di evitare ogni coinvolgimento di innocenti, l'Alto comando dell'esercito israeliano ha ordinato di ridurre la distanza di sicurezza tra gli obiettivi dei bombardamenti e le zone civili da 300 a 100 metri, rendendo così, al contrario, quasi inevitabile la morte e/o il ferimento di poveri innocenti, come è successo sulla spiaggia di Sudanyya.

E ciò vale a qualificare tali bombardamenti indiscriminati, per la loro intenzionalità e sistematicità, come dei veri e propri crimini contro l'umanità, per i quali la combriccola degli assassini - i vari Olmert, Peretz, Halutz e quanti altri - andrebbero condotti senza indugio davanti al Tribunale penale internazionale.

Ora, a parte che le esecuzioni "mirate" in sé sono contrarie al diritto umanitario - in quanto costituiscono una "execution without a trial" - è opportuno ricordare che, secondo i dati forniti da B'tselem, dall'inizio della seconda Intifada ad oggi sono stati ben 123 i civili palestinesi ignari e innocenti coinvolti loro malgrado in queste esecuzioni che, evidentemente, tanto "mirate" non sono.
E, infine, dal 17 aprile in poi non si è verificato più alcun attentato kamikaze a danno di Israele, né nessun Israeliano è stato ucciso per mano palestinese mentre, solo nel periodo compreso tra il 1° maggio e il 14 giugno, gli Israeliani hanno ucciso ben 78 Palestinesi!

Che non si possa più aspettare lo mostrano i dati statistici secondo cui, dall'inizio della seconda Intifada ad oggi, Israele ha ucciso ben 3.950 Palestinesi (176 solo quest'anno, contro 15 morti israeliani.) e ne ha feriti ben 30.065 (740 nel 2006).

Di fronte a questo bagno di sangue palestinese c'è anche chi si preoccupa di segnalare con sdegno, come ha fatto Magdi Allam dalle colonne del Corsera, che su un sito islamico gestito dai Fratelli Musulmani compaia "lo stereotipo dell'ebreo carnefice con in testa la kippà, lo sguardo truce e il ghigno crudele, in mano un coltellaccio che gronda di sangue fino a formarne una pozza per terra".
Ma certo, che diamine, ha ragione Magdi Allam a essere sdegnato, questa raffigurazione non è per nulla aderente alla realtà! E hanno ragione anche quelli di "Sinistra per Israele" a denunciare la simulazione di un
check point israeliano, perché simularli quando funzionano così bene, si potrebbero importare in Italia contro i "comunisti antisemiti"!!!
D'altra parte non dimentichiamo che i DS, quando erano al governo, hanno bombardato la Zastava!!!

Francesco Giordano

 
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