Post n°225 pubblicato il 20 Dicembre 2009 da le_corps
Avevo speso euro 27 di carne speziata locale. Il cartoccio, caldo caldo, lo tenevo tra le mani mentre lui guidava con ai piedi ciabatte di gomma nera. Era estate, fine pomeriggio. Lui era in costume da bagno, un costume a mezza coscia, con una polo rosa-sbiadito sopra. Aveva guidato per cento chilometri in ciabatte e con un costume umidiccio addosso solo per venirmi a prendere e portarmi da lui, o meglio, a cena da una coppia di amici suoi, nella sua città e nella loro villa. L. stava affettando dei peperoni, mi proposi di aiutarla.
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Post n°224 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da le_corps
La bimba è stata messa in punizione, la bimba l’hanno chiusa sul balcone. L’hanno nascosta nel pozzo, nel secchio del pozzo; c’era una fune attaccata al secchio, una fune per scendere nel pozzo, ma qualcuno l’ha presa e se l’è messa in tasca: qualcuno se l’è presa, e ha portato via la fune. La bimba è sola. È sola e muove il naso in cerca di compagnia, di un odore di quando era bimba, bimba prima della punizione. Chiusa fuori e chiusa dentro senza una ragione. Ma la bimba fa la bimba, e si fida, e non chiede spiegazione. Non urla non piange, non si lamenta dal secchio giù nel pozzo né dall’angolo su sul balcone. Aspetta. E nell’attesa tiene gli occhi chiusi perché sa che gli occhi ingannano, che si prenderebbero gioco di lei: le farebbero credere ciò che non è, le farebbero credere che ciò che lei vede è ciò che è. Così, le farebbero credere che potrebbe cadere che potrebbe non risalire, le farebbero credere che è senza scampo, nella trappola di un pericolo ineludibile; le farebbero vedere che è piccola con le sue mani piccole, che è sporca con i suoi piedi scalzi e ferita con le sua gambe tagliate: le farebbero credere che quello che vede è quello che è. Gli occhi sono ingannatori. Allora lei li spegne, e annusa.
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Post n°223 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da le_corps
Quattro fornelli accesi e nessuna pentola a scaldarsi. Quattro ghiere di fuoco o quattro girasoli, quattro luci. La sera è buia, il freddo è attaccato alle pareti, il pavimento è una lastra ghiacciata, le finestre si stringono a sé, le gambe delle sedie sono intirizzite, e i miei piedi pesanti come sassi. Sul tavolo vedo un piatto e un cucchiaio usati: sporco da incrostazione e odore di pasto lontano.
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Post n°222 pubblicato il 16 Settembre 2009 da le_corps
Una mano di uomo sul mio fianco destro: ecco di cosa avrei bisogno. Una mano che non ha fretta, che sa quanto premere, una mano che sa essere larga e sicura come un abbraccio intero. Una mano che lenisca questo dolore che non va via. Una notte accartocciata sul divano può andare, tre di fila no. Ho il fianco dolente, ma probabilmente è solo l’epicentro di un dolore che sta altrove. Il nostro corpo è tutto un gioco di riflessi, la nostra vita anche. Un gioco che giochiamo senza incorrere in domande scomode, domande tipo da dove parte il dolore? oppure quello che ho detto era veramente quello che volevo dire?
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Post n°221 pubblicato il 15 Agosto 2009 da le_corps
Oggi i tram viaggiano più leggeri, tutta la città è più leggera: l’aria respira le nuvole pure; gli aerei volano bassi come sopra una distesa salata e tranquilla; e quasi sento odore di casa. È un ricordo ad occhi chiusi, un ricordo sgrossato e pulito: un cuore di foglie tenere e croccanti.
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Post n°220 pubblicato il 18 Giugno 2009 da le_corps
Sono tre giorni che non mangio, o meglio, che non faccio un pasto decente. Sono tre giorni che lui non dorme, o meglio, che fa fatica ad addormentarsi. Lui dice che è per il caldo, ma mente: il campione di verità scivola su rivoli di sudore e nemmeno se ne accorge. |
Post n°219 pubblicato il 17 Giugno 2009 da le_corps
Lui corteggia la tossica che si siede in fondo al bar, al tavolo vicino al bagno. La corteggia e nemmeno se ne accorge; quando lei parla lui le guarda i denti, ancora bianchi; quando lei è seduta col suo bicchiere in mano, lui le guarda le mani, dal polso all’unghia, ne osserva il ritmo nevratile con la coda dell’occhio mentre al bancone serve birra e caffè agli avventori che si parlano addosso, che svuotano d’un fiato i loro bicchierini colmi fino all’orlo. Anche le loro mani tremano, alcuni lasciano il bicchiere sul bancone e tirano il primo sorso portando le labbra all’orlo: dopo il primo sorso la presa diventa più salda, allora afferrano il bicchiere e se lo scolano sul marciapiede, tra la gente che passa. La tossica no, lei rimane seduta, in fondo al bar, in attesa di un tipo che qualche volta si siede al suo tavolo: si dice che sia il suo uomo, e si dice che sia uno spacciatore, ma di piccola taglia. Lei non si fa, dice la gente; lei non sta bene perché non ci sta con la testa, non è che sia proprio matta, dice la gente; ha solo qualche disturbo, ed è bene che prenda i suoi farmaci. Lei, la tossica, è imprevedibile, a volte è calma gentile, altre volte grida e ti guarda storto. Una volta, al bar, seduta al tavolo vicino al bagno, gettò un bicchiere di gin e campari in faccia al suo uomo, si alzò in piedi e se la rise. Lui le gridò puttana, sfilò un coltello dalla giacca e lo piantò al centro del tavolo. Questa volta ti uccido, la minacciò il tipo a denti stretti. Lei alzò i tacchi e uscì. Allora lui la seguì, lasciandosi alle spalle tavolo e coltello. I due andarono a litigare dietro al bar, e quando lui tornò per riavere il suo coltello aveva la faccia graffiata e una fetta d’arancia nella tasca della camicia. |
Post n°217 pubblicato il 11 Giugno 2009 da le_corps
Entra assieme a quattro ragazzi greci, penso che sia greco anche lui. I ragazzi greci sono gay, lui offre loro delle birre mentre fuma una sigaretta con gli occhi socchiusi e la bocca ridente, porta al collo un foulard annodato con eleganza, al dito un anello d’oro con un’effigie, ma non la distinguo.
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Post n°216 pubblicato il 26 Maggio 2009 da le_corps
Lei: “Ti faccio sapere quando il mio salvatore sloggia.” Io: “Salvatore è una parola impegnativa.” Lei: “Salvatore è una parola che mi scassa la minchia, sister.” Ok, sister, come vuoi tu, sister; come fai tu, sister, va bene. Ti sei messa in casa un salvatore senza dirmi nulla, e ora cerchi la mia complicità, sister. O collusione. Ma io non firmo, no; non lo firmo questo atto di boicottaggio di te stessa, me ne lavo le mani, dopo tutto me le lavavo già prima, prima di essere informata dei fatti, e i fatti si son compiuti lontano da me, mentre già mi lavavo le mani, queste mani ignare e innocenti. Senti che profumo, sister. La casa è sacra, sister. Le sue pareti sono le tue, la sua solidità è la tua; il suo intonaco, il tuo smalto. La casa per te, sister, è sacra. Tu sei sacra. Sì, sister, lo so, vedi un salvatore senza spine e senza corona, con il culo affondato nella tua poltrona. Sì, sister, è tutto vero. Ma senti qui che profumo, sister, senti? Cos’è, rosa muschio o ciclamino?
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Post n°215 pubblicato il 21 Maggio 2009 da le_corps
Le tele del passato è bene lasciarle avvolte in fondo ad un cassetto. La loro bellezza non è assoluta né può essere universale. Sa che non esistono le bugie a fin di bene, bugie del tipo era chiuso!
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"lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca."
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