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Vacanze Roman(tich)e

Post n°1648 pubblicato il 17 Maggio 2012 da poison.dee
 

La solita sensazione di aver dimenticato qualcosa, come sempre.
Ma chiudi casa felice perchè settechilidigatto ha capito perfettamente come funziona la gattaiola, e ti chiedi perchè hai aspettato tutto questo tempo per installarla.  

Arrivi in aeroporto e ti rendi conto che passare il controllo con gli stivali non è esattamente la più intelligente delle mosse, ma ormai è troppo tardi per rimediare.

Togli gli stivali, rimetti gli stivali, fai colazione e prendi posto al gate. L’aeroporto è invaso da tifosi bianconeri dai volti segnati dalla stanchezza che tornano a casa. Incroci la Fornero e finalmente ti imbarchi.

Raggiungi l’hotel, e mentre ti registri alla reception l’impiegato ti chiede la data di nascita del tuo compagno di stanza: ti rendi conto che non la conosci. Al suo arrivo a lui chiederanno il mio cognome, e lui si renderà conto che non se lo ricorda.

Ma quando ci siamo rivisti ci siamo riconosciuti al volo, se non altro.

Uscite, e iniziate a camminare. Senza una meta precisa, vi lasciate avvolgere, oltre che da un insolito vento gelido, dal silenzio di piazza Margana, poi continuate a camminare, da campo de fiori a piazza navona, poi al pantheon, fino a S.Apollinare con le troupe tv appostate perchè in mattinata riesumavano la tomba di De Pedis, e fra passi e parole e soste per un caffè, e una sigaretta su una panchina rientrate in albergo, e si fa ora di andare a cena. E, anche se avete camminato tantissimo e non ce ne sarebbe alcun bisogno, trovate anche il modo di smaltirla, la cena.

Il giorno dopo il vento è un po’ meno fetente e si sta bene. Ricominciate a camminare, poi nel pomeriggio vi separate e tu cerchi di concentrare tutto quello che devi fare in una manciata di ore, che sono poche per riuscire a far incastrare tutto alla perfezione. E infatti non ci riuscirai. Che il tempo non si dilata mai quando ne hai bisogno, e, dopo un aperitivo che ti tocca concludere molto prima di quanto avresti voluto arriverai ad abbracciare S. con un ritardo vergognoso, che ancora adesso mi sento in colpa.

Arriverai in ritardo anche al ristorante, e quindi rimarrai in modalità sensodicolpa ON ancora per un po’.  Ma non per molto.

Adesso sono in ufficio.

E sono preoccupata. Molto preoccupata.

Temo di essere malata.

Tre giorni a Roma.

Senza fare shopping.

Io.

Non ci sono più certezze.

 
 
 
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