viaggiando... (meno)

piange il telefono

Passo buona parte del mio tempo lavorativo a rispondere a telefonate prevalentemente inutili. Se mi avessero dato 50centesimi per ogni sondaggio telefonico a cui non ho risposto, a quest’ora sarei in possesso di quella borsa di Dior che mi piace tanto. Abbiamo un centralino, dotato di centralinista, che il più delle volte ti passa le telefonate semplicemente componendo il numero del tuo interno e riattaccando la cornetta. Così tu puoi trovare sia l’intervistatore da Bangalore che in un italiano fantastico ti chiede quali sono le tue previsioni di spesa per il 2009 sullo sviluppo del CMR in azienda, sia Paperon de’ Paperoni in persona che vorrebbe parlare con il tuo capo, ma tu non lo sai. Perché non ti hanno detto chi ti stanno passando, o perché, quando te lo dicono, 13 volte su 10 sbagliano clamorosamente il nome.

Poi ci sono quelli che si relazionano con il telefono esattamente come farebbero con la pompa dell’autolavaggio. A muzzo.

Driiiin

Poison: “Pronto”

“E’ il titolaaaareeeee?”

Per la cronaca, siamo una S.p.A., quindi la vedo dura che “il titolare” risponda al telefono.

“Certo che no”

“Ah, ma è sempre leeeeeeei?”

“Lei chi, mi scusi?”

“E’ che io ho chieeesto di parlaaaare con il titolaaareee”

“Guardi, evidentemente (quelle teste di cazzo che stanno) al centralino quando lei ha chiesto del titolare hanno pensato a me, mi dica, signor…?”

“Aaaaaaaah, ma io dovreeei parlaaare con quaaalcuno cheee si occupaaaa deeeeella teeeleeefoniaaaa perchèèèèèèè io sono di British Telecom e quiiiindiiii…”

“Interessante. Noi siamo già clienti BT”

“voleeeevo proooopoooorreee… Comeeee diceeee? Sieeeete giààààà clienti?”

“Esatto. Buonasera”

Click.

Un database no, eh?