viaggiando... (meno)

planimetrie esistenziali

Annichilita da un lavoro che sto rimandando di giorno in giorno ma che devo decidermi a fare, cincischio e temporeggio, e smazzo tutte le altre pratiche, anche quelle che non mi competono.

Sono una deficiente, perché il lavoro in questione non è nulla di che. Si tratta di prendere 12 planimetrie (che io posso guardare per ore senza capirci un’emerita minchia, sia detto) e abbinarle ad una mezza dozzina di atti. Che nella loro descrizione non riportano nulla di quello che si legge sul frontalino della planimetria. Nel momento stesso in cui mi decidessi ad iniziarlo credo che in un’ora potrei tranquillamente finirlo. Ma anche no. Però non ne ho voglia. Ho questo dannato vizio, da sempre: tergiverso, posticipo, rimando i lavori fastidiosi fino a quando non diventano urgentissimi. E allora mi stramaledico. E li faccio. E tutto questo perché? Semplice: sono una deficiente. L’ho già detto? Ci tenevo a ribadire il concetto.

Riesco a perdere tempo in mille modi diversi. Son brava, modestamente. Il telefono mi aiuta. Quando arriva al centralino la telefonata di qualcuno che non si riesce a capire con chi voglia parlare lo passano a me. Di default. E io ascolto, e molte volte non capisco nemmeno cosa stiano tentando di propormi. Il più delle volte riesco a dissuaderli.

Vorrei dissuadere anche le planimetrie, ma so che fallirò.