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Di cosa parliamo quando parliamo d’amore... (io solitamente sto zitta)

Post n°956 pubblicato il 12 Giugno 2009 da poison.dee
 

Mi ha chiamato Stefano.
Non lo sentivo da un anno, almeno. Mi ha fatto piacere, come sempre. Mi ha chiesto informazioni sul Vietnam, che – non essendo ancora riuscita a visitare – non sono stata in grado di dargli, ma, se non altro, si è guadagnato un po’ di invidia gratuita senza fare il minimo sforzo.
Chi è Stefano? Un mio ex fidanzato (o qualcosa di simile... mi dicono che in casi del genere amante è la definizione corretta), a cui – a distanza di anni – voglio bene.
Stefano è l’unico uomo sposato con cui io sia uscita (consapevolmente, per lo meno) e che credo di aver anche amato, a modo mio. Era il 1996, 24 giugno. La mia vedovanza prematura durava da 13 mesi, e la mia vita sociale, ad esclusione del lavoro, consisteva in visite al fioraio e conseguenti pellegrinaggi quotidiani ad orari improbabili – onde evitare di imbattermi nell’odiata suocera - nel piccolo cimitero di campagna, sempre aperto, dove passavo il tempo fumando sigarette seduta sulla tomba.
Come ogni giovane vedova che si rispetti avevo giurato e spergiurato a me stessa che mai più avrei potuto amare qualcuno allo stesso modo, e che la mia vita sarebbe stata soltanto piena di dolore e lacrime. Ma – aggiungo per fortuna – il tempo passa, e il dolore, che mai scompare, sbiadisce, come i ricordi. E, usando la ragione a discapito del sentimento, ti rendi conto che non si può vivere in quel modo. O meglio, si può anche, ma a me non sembrava sano. E ho deciso di tornare ad essere la cogliona spensierata di sempre. E ho incontrato Stefano. Ci sentivamo al telefono, per motivi di lavoro. E il 24 giugno del 1996, approfittando del fatto che a Torino è festa, ci siamo incontrati. E ci siamo frequentati per un po’. E poi, come tutte le storie, che a volte durano e a volte finiscono, è finita. Senza rancori. Qualche anno dopo lui si è separato, ha lasciato Milano, ha cambiato lavoro. Siano sempre rimasti in contatto. Sono anche andata a trovarlo, almeno due volte. L’ultima volta è stato particolarmente romantico: nel cuore della notte ho vomitato la pasta al sugo di noci che avevamo mangiato per cena. A fine 2005 siamo andati in vacanza in Brasile, ancora non mi è chiaro nemmeno come ci siamo arrivati, a programmare una vacanza assieme. Forse perché non ne avevamo mai fatta una, o semplicemente perché in quel periodo eravamo entrambi innamorati del Brasile, va’ a sapere.

 
 
 
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