viaggiando... (meno)

Non so il titolo. Ma esso è obbligatorio.

Ho passato l’ultima mezz’ora ad ascoltare il disco preregistrato di un call center, mentre tentavo inutilmente di sapere quale fosse il tasto da schiacciare per poter parlare con un operatore in carne ed ossa. Non ce l’ho fatta. Che se il disco preregistrato mi avesse detto “per parlare con un operatore digitare 1578953648413518954# o in alternativa, recitate un canto a piacere dell’inferno di dante, ma in calabrese” quasi sarei stata più contenta.

E invece no. Se volete parlare con un operatore, fottetevi.

Nel frattempo il porro presente in modica quantità nel sushi mangiato a pranzo sta iniziando a far le capriole - manco fosse Tania Cagnotto – e io mi ritrovo a pensare che – nonostante il porro - tutto sommato oggi non è nemmeno una giornata terribile. La visita oculistica di ieri è stata meno disastrosa di quanto mi avesse fatto presagire quella cassandra de’ noantri. Alla fine l’oculista (anche un bell’uomo, fra l’altro) mi ha detto che la mia vista è buona, da lontano ho ancora i miei 12/10, ho una leggerissima ipermetropia, ma che potrò iniziare a preoccuparmene fra una decina d’anni e ho la prescrizione per un paio di occhiali da lettura con gradazione +1.

Per la soddisfazione di non dover inforcare dei fondi di bottiglia, quando sono uscita dallo studio, che combinazione trovasi in un elegante quartiere cittadino, mi sono comprata un paio di stivali grigi.