viaggiando... (meno)

Ma che afa che fa

E grazie al cazzo, siamo a luglio!
Mi preoccuperei (e nemmeno tanto, se proprio devo essere sincera) se fosse la vigilia di natale, ecco. Ma siamo a luglio, e, che vi piaccia o no, in Italia, a luglio, FA CALDO.
Smettetela di lamentarvi, che vi agitate e sudate ancora di più. Recuperate da qualche armadio il vecchio ventaglio della Zia Luigina, acquistato durante la gita della parrocchia al santuario di Oropa, e sventagliatevi.
Ma, una volta per tutte, smettetela di lamentarvi.
Che tanto io lo so che al primo temporale di agosto sarete lì a lagnarvi perchè l’estate è finita, e dovrete mettervi il golfino perchè alla sera fa freschino, mica come a luglio, quando potevate stare in balcone in mutande fino alle due di notte, e poi arriva l’inverno, e inizierete a rompere i coglioni perchè fa freddo.
Ho risolto alcuni dei dubbi che mi tormentavano venerdì pomeriggio: venerdì sera, per togliermi dall’imbarazzo, ho fatto shopping sia prima sia dopo l’aperitivo. Con sua bionditudine abbiamo scoperto l’esistenza di un nuovo ristorante che funziona praticamente come “la pescheria”, con la differenza che qua è il trionfo della carnazza. E presto lo collauderemo.
Ebbene no, non sono vegetariana. Che in linea teorica mi piacerebbe anche, ma non posso pensare ad un’esistenza priva dell’immenso piacere che solo un panino al salame ti può dare, perdonatemi.
In piscina ci sono andata sabato, in un paesino a 20 km scarsi da casa mia: poca gente, temperatura dell’acqua deliziosa. Sono rimasta in ammollo praticamente per tutto il pomeriggio, uscendo dall’acqua soltanto per il gusto di rituffarmi... Che a me tuffarmi piace un sacco, e mi riesce pure bene, fra l'altro.
Domenica ho oziato con professionalità, spalmata sul divano in mutande. In attesa di Olanda-Spagna, fra una pagina e l’altra del libro, ho guardato distrattamente la televisione. Avanguardia pura: oltre a Tom e Jerry hanno trasmesso anche un film con Stanlio e Ollio. Ma le vette più elevate si raggiungono durante la pubblicità. Dove si evince chiaramente che noi donne siamo una razza di povere sfigate senza pari: dopo aver perso la battaglia contro la forfora, la cellulite ed il calcare, ci ritroviamo, generalmente stitiche, a doverci scusare con le amiche e/o colleghe perchè ci prude incessantemente la patonza, mentre all’orizzonte già si profila, minaccioso, l’ultimo tabù: l’incontinenza.
Riusciremo mai a entrare in ascensore senza essere scambiate per una latrina di Calcutta?