«Ancora non sei schiattato, Vecchio Babbuino?», gridò entrando nella Sala, che subito si fece silenziosa e attenta.
Il Vecchio mosse i suoi occhi gialli e acquosi verso l'acuto che aveva azzittito il vociare indistinto della Sala, e poi lentamente alzò una mano, impostata come segue: pollice, medio e anulare chiusi verso il palmo, indice e mignolo diritti e paralleli, puntati al soffitto. A quel gesto seguì una specie di latrato, e poi una tosse secca e convulsa: tutti nella Sala capirono che il Sire li aveva degnati di una sua fragorosa risata, e il chiacchiericcio insignificante riprese come prima, dopo un doverosamente divertito mormorio corale d'approvazione. Solo un Giovane Dandy s'avvicinò al Sire, insieme al caparbio grugno del grossolano rimestator del nulla.
«Oh, che gioia rivedere il Signor Fratello Maggiore!» esclamò cercando di non celare ironia o sarcasmo il Giovane Dandy, sbuffacchiando il fumo di certe sue sigarettacce al mentolo sul grossolano grugno.
Il rimestator del nulla fece finta di non aver sentito, e si rivolse a voce ancora alta e impostata al Padre:
«Se non sei ancora schiattato, e la cosa come ben sai mi rattrista oltre ogni misura, ci penserà sul talamo la baldracca che sposerai domani, Vecchio Cornuto! Pensi di poter cavalcare impunemente quella troietta piena di fuoco, vecchio e decrepito come sei?»
E poi, prima che il Vecchio potesse rispondere, toccandosi il pacco bene in vista aggiunse:
«Meglio te ne incoglierebbe se cedessi l'arcione a propositi migliori di quelli che la tua povera mentula vizza può permettersi».
Il Vecchio, come suo costume, parve divertito dalle intemperanze del primogenito.
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