Ricordo come se fosse ieri (eravamo in macchina da soli e stavamo andando a casa dei nonni), la grande, che adesso ha quasi 11 anni ma all'epoca ne aveva 6, mi fa: papà, che numero c'è dopo mille? E io: milleuno, tesoro. Lei: e poi? Io: milledue. Lei: ah... e poi milletré, millequattro, millecinque... PAPA'! Io: Eh? Lei: ma i numeri... i numeri NON FINISCONO MAI!
Mi son girato giusto un secondo (stavo guidando e non potevo distrarmi troppo), il tempo di vedere il suo volto radioso, la felicità perfetta di una scoperta importante conquistata una volta per sempre.
In quel preciso secondo ho ricordato improvvisamente di quando, tanti anni prima, avevo fatto la stessa scoperta. Avevo più o meno la sua età.
In quegli occhi luminosi mi sono rivisto, io, bambino, di fronte alla sconfinata immensità dei numeri e della vita. Ho capito che lei è "io", in qualche modo. E mi sono sentito bene.
Poi quando la piccola ha cominciato a ruttare a tavola come un camallo ho pensato che i miei geni erano realmente stati trasmessi con cura.
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