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Il mio sottil fascino (così sottile che, oltre a non vedersi, forse non c'è)

Post n°525 pubblicato il 24 Novembre 2006 da kidgloves

Io, che Giovedì mattina ho indetto una riunione dei più grandi filosofi contemporanei per cercare di capire l'ultima puntata del Dottor House, sono, come è intuibile, un rinomato latin lover, stracciacuori, rimorchiatore e rubacuori. Ma solo nella mia mente. Per dire:

Il mio piano.
Sono seduto al bancone del mio pub abituale con due amici e, tra una birretta e l'altra, ci raccontiamo le nostre esperienze di giornata. Siamo molto simpatici e le nostre accattivanti risate attirano piacevolmente l'attenzione di tutte le donne del locale (solo quelle bellissime, perchè la mia risata è ottenuta modulando delle frequenze percepibili solo dall'apparato uditivo delle belle sgnaccherone). Quasi in fronte a me, è seduta una bellissima ragazza bionda che, mentre dialoga sorridente con la sua amica, incrocia il mio sguardo che, di rapina, cerca di cogliere la sua grazia e la sua bellezza acqua e sapone. Ad un certo punto lei si alza e si dirige alla toilette. Io, che colgo tutte le sfumature dell'arte amatoria, lascio passare un lungo minuto e la raggiungo nei servizi del locale. Lei si sta guardando allo specchio aggiustandosi la maglietta con un fare grazioso, ma un po' stizzito. Io mi sciacquo le mani, senza guardarla le dico: "Ti sta benissimo così". Lei mi risponde subito: "Ma non so, mi fa sempre impazzire questa mia maglietta fina, tanto fina che tu ti immaginavi tutto...". Io le dico che non l'avevo neanche notata la maglietta perchè lei è bellissima e non riesco a staccare gli occhi dal suo viso angelico e perfetto. Lei si emoziona un po', poi mi guarda, mi bacia e decide di fare all'amore con me. Io faccio uscire Claudio Baglioni che era arrivato a farmi da spalla musicale, chiudo la porta, schiaccio un interruttore che fa scendere un letto matrimoniale dal soffito e ci doniamo amore vicendevolmente. Poi lei mi dice che deve andare, mi paga il conto al banco e non la rivedo mai più.

Nella realtà.
Sono seduto al bancone del mio pub abituale con due amici (e, fin qui, tutto va bene visto che va ancora tutto secondo il mio piano). Ridiamo e scherziamo con fare disinvolto. Io ogni tanto mollo qualche accattivante ruttone perchè, dopo la terza birra da mezzo, è lecito far capire esplicitamente ai tuoi amici che la bevanda ti garba assai. Quasi in fronte a me è seduta una bellissima ragazza bionda che, sorridente e spensierata, ogni tanto incrocia il mio sguardo impegnato a rimirare la mia birra per esser pronto, in caso di terromoto o catastrofe naturale, a prenderla al volo ed evitare che si spanda sul banco o sul pavimento. Lei si alza con molta grazia e decide di andare alla toilette. Io, non si sa per quale arcana associazione di idee, penso che son due ore sto seduto al banco e non sono ancora andato a fare la pipì. Mi guardo allora in giro per vedere se c'è qualcuno che potrebbe potenzialmente accorgersi e scandalizzarsi nell'eventualità che io faccia la pipì con nochalace lì al banco. Purtroppo c'è il solito rompicoglioni che ti fissa ogni tre secondi ma, essendo lui grosso come Bud Spencer, non hai il coraggio di dirgli "embè? Che cazzo vuoi?". Decido allora di alzarmi ed andare al bagno. Dopo tre minuti in cui i miei amici non sentono più la mia voce, guardano verso il mio sgabello vuoto e di striscio notano la mia sagoma priva di sensi sul pavimento. Nel tentativo di alzarmi non mi ero accorto che avevo una gamba informicolata e quindi, dopo aver fatto leva con le mani sullo sgabello, sono planato al suolo come un foglio bianco che, colto alla sprovvista da un soffio d'aria, dalla scrivania cade al suolo. Chiaramente, mentre precipitavo, ho urtato con la mano il boccale di birrona sul banco che, oltre a lavarmi completamente, mi si è pure infranto in testa procurandomi dei tagli copiosamente sanguinanti. Mi rialzo e cerco di mascherare il tutto come una gag comica e dicendo che, sono talmente bravo, che in realtà il sangue è finto ed il bicchiere era fatto di zucchero, come quelli dei film in cui ci sono le risse nei bar. Vado al bagno e trovo la porta chiusa. A questo punto decido di non fare la solita figura di merda che accade quando ti trovi di fronte ad una porta di cui non ricordi se l'apertura è verso l'esterno o verso di te. Controllo i cardini, rileggo l'ultimo capitolo di "Io Uccido" di Faletti, in cui un artificiere spiega come far saltare in aria l'ingresso di un rifugio antiatomico, vado su internet con il mio palmare per vedere se esitono studi statistici sull'apertura delle porte e, quando mi decido ad aprire la porta spingendola, questa si apre improvvisamente verso di me e mi centra esattamente in mezzo agli occhi. Io arretro sbilanciato e sbatto con la nuca sullo spigolo di una mensola alla mie spalle, mi risbilancio nuovamente e risbatto nuovamente sul profilo della porta ormai aperta entrando in una sorta di loop infernale. Esaurita l'energia cinetica di tutti questi scontri, varco finalmente la soglia del bagno ma, distratto dalla ragazza che davanti allo specchio si sistema la maglietta, non mi accorgo del piccolo, ma non per questo non bastardissimo, scalino che bisogna scendere per entrare nei servizi. Svolo clamorosamente ma, questa volta, prima di impattare al suolo, faccio la conoscenza diretta del signor lavandino che si frappone tra la mia bocca ed il suolo. Mi rompo due denti inutili ed antiestetici come gli incisivi. Ma non per questo perdo il sorriso anche se, senza i due denti davanti, forse sarebbe meglio perderlo. Guardo la ragazza bionda mentre il mio sangue cola copiosamente dalla testa e dalla bocca e decido di dirle "Sei bellissima, la maglia ti sta benissimo così". Chiaramente, senza denti e con sedici birre da mezzo in circolazione nell'oraganismo, pronuncio una frase che suona più o meno "Fei feffiffifa, fa rdfl fellelekm mdmsa mmsdms fofì!". Lei, inorridita, comincia a gridare perchè pensa che io sia un rumeno drogato in crisi d'astinenza maniaco sessuale e, per autodifesa, mi spruzza dello spray irritante negli occhi. Le sue urla intanto hanno attirato l'attenzione di alcuni ragazzi all'interno del locale, tutti militanti di Forza Nuova che, credendomi straniero, mi criccano di legnate e mi gettano in strada urlandomi "tornatene al tuo paese che qui c'è gente che lavora". Io mi riprendo dallo stordimento delle birre e decido di non demordere. Vedo la ragazza che esce ancora scossa dal pub e, sorpresa delle soprese, mi accorgo che è un cesso inguardabile. Capisco che era tutta colpa delle birre al banco che tendono sempre a migliorare i lineamenti delle ragazze che guardi, facendole diventare tutte bellissime dopo una appropriata assunzione di bevanda. Torno al banco dai miei amici, che, arrivati al centesimo giro di birra, non mi riconoscono e, poichè hanno stretto amicizia con quelli di forza nuova, mi criccano pure loro di legnate.

 
 
 
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