la bradipessa

Domenica credo che abbiamo toccato il massimo della disorganizzazione. Ci siamo svegliati alle 7 con l'idea di fare un giro in MTB, ma la bici di S aveva un problema al cambio, così abbiamo cambiato programma e abbiamo deciso di fare un giro a piedi in VdA. Abbiamo fatto gli zaini in fretta e furia e in auto abbiamo deciso dove andare. Se il giorno prima alle 11.40 eravamo all'auto, domenica alle 11 abbiamo iniziato a camminare. Se nn altro c'era il sole. La salita nn ci ha creato grossi problemi, anche se dopo l'alpe Moula abbiamo dovuto attraversare alcuni coni valanghivi. Arrivati in cima ha cominciato a piovere. Eravamo a circa metà del percorso, perciò abbiamo pensato che scendere da una parte o dall'altra sarebbe stato lo stesso. E' stata una valutazione sbagliata: nel vallone di Graines c'era ancora parecchia neve inconsistente, per cui tra la pioggia torrenziale e la neve che sfondavamo fino alla vita in men che nn si dica ci siamo ritrovati fradici fino al midollo. Senza un paio di guanti. Senza le ghette. E la discesa si è trasformata in una punizione. Peccato perchè sia Graines che Curien sono dei luoghi incantevoli, dove il tempo sembra essersi fermato. Mi sarebbe piaciuto potermeli godere di più senza essere così infreddolita. E i valloni, tra i voli dell'aquila (in FOTO; MIA) e le corse dei camosci, regalano belle solitudini selvagge. Da ritornarci col sole.

Regione: Valle d'Aosta, val d'Ayas

Località di partenza: A5 uscita Verres. Risalire la Val d'Ayas fino a Challand St Anselme, quindi prendere a destra per Allesaz (1143m)

Meta: Cleve de Moula (2216m)

Dislivello: 1100m circa + saliscendi

Punti di appoggio: nessuno

periodo: l'itinerario è percorribile da fine maggio a metà ottobre; io l'ho fatto domenica 5-5-13: decisamente troppo presto

tempo di percorrenza: 5h30 per l'intero giro

Tipo di percorso: itinerario ad anello su sentieri e tracce abbastanza ben segnati

cartografia: IGC

difficoltà: E

Presenza di acqua lungo il percorso: sì

Itinerario: parcheggiato nei pressi della chiesa, si risale tra le case fino a un lavatoio. Si scende a destra, si passa il torrente su di un ponticello e si risale a sinistra (segnavia 5). La strada ben presto si fa sterrata e poco oltre piega a destra. Noi continuiamo dritto lungo il fiume su di un'esile traccia che confluisce poco più a monte su un'antica mulattiera. La imbocchiamo verso destra e iniziamo a salire con buona pendenza. In corrispondenza di una parete rocciosa, la via si fa più pianeggiante e piega verso destra a superare un costone. Di nuovo si sale con decisione a svolte. Si passa un rudere e si arriva a un incrocio con palina. Trascurato il sentiero a destra, si prosegue dritto raggiungendo una comoda crestina in corrispondenza di un rudere. Qui si piega a sinistra e si raggiunge infine l'alpe Moula (1818m; 1h30; fontana ma ieri era chiusa). Il sentiero continua a sinistra, tra le case, compiendo un lungo semicerchio con alcuni saliscendi in un vallone (sorgente), per poi salire per prati fino alla Cleve de Moula (1h15). Sul versante opposto si prende il sentiero 9c che scende nel vallone di Graines. Si raggiunge una selletta, poi più sotto un rudere e infine l'alpe Balavra (1881m). Qui occorre fare attenzione ai bolli gialli sugli alberi per immettersi sull'interpoderale che si imbocca verso sinistra. Seguendo la vecchia mulattiera, si tagliano i tornanti ove possibile, poi si passa il torrente su di un ponte. Si continua su sterrata passando i nuclei rurali di Restoly e Charbonniere, poi nei pressi di Graines (1393m) la strada si fa sfaltata. La si segue fino a oltrepassare il castello, poi per prati si raggiungono le case di Curien. Si attraversa il paese verso sinistra a reperire un'antica mulattiera che, oltrepassato un rascard, attraversa il torrente su di un ponticello. Sull'altra sponda ci si trova su una pista che subito si biforca. Si prende a sinistra, si passa dietro a un rudere e, oltrepassato l'acquedotto, si confluisce su un'interpoderale da imboccare a sinistra. Poco oltre a destra e si fa ritorno ad Allesaz.

Venerdì a scrutare le previsioni meteo e ogni sito dice la sua, per cui alla fine decidiamo di rischiare e di andare cmq. Sabato sveglia alle 4.30 (coraggio, sono le ultime, ce la posso fare) e al passo dello Spluga la situazione è sconfortante: nebbia e scarso rigelo. Va be', ormai siamo qua, partiamo sperando che migliori. Invece nn solo nn migliora ma peggiora: la visibilità è ridottissima e comincia anche a nevicare, così ci fermiamo al deposito sci (3096m), lasciamo perdere la vetta e scendiamo. Alle 11.40 siamo all'auto, mai successo! Così decidiamo di consolarci con le gambe sotto al tavolo di un crotto. Anche se "Consolarci" nn è la parola esatta perchè io ero davvero soddisfatta: siamo saliti veloci, riprendendo un sacco di altra gente partiti prima di noi; nn ho mai avuto paura, nemmeno nei traversi; la neve era stupendissima e mi sono davvero divertita in discesa. Insomma, per una volta chissenefrega della vetta e dei panorami, bilancio positivo cmq. La vetta starà lì per la prossima volta.

Regione: Lombardia, provincia di Sondrio

Località di partenza: Milano-Lecco-Chiavenna-Passo Spluga (2110m) (la strada che da isola sale a madesimo è interrotta per frane, bisogna fare quella vecchia)

Meta: Tambò (3279m)

Dislivello: 1169m

Punti di appoggio: nessuno

Difficoltà: BSA

pericoli: itinerario che necessita neve sicura

Periodo consigliato: gennaio-maggio; io l'ho fatta sabato 4-5-13

Tempo di percorrenza: 3h solo salita

tipo di percorso: A/R per la stessa via

Materiale supplementare: ramponi e picozza dal deposito sci alla vetta

Cartografia: Kompass

Itinerario: parcheggiata l'auto alla dogana, si risalgono i pendii a sinistra che costituiscono il prolungamento della cresta Est-nord-est del Tambò. Tenendosi sempre sul versante sinistro (Sud) della dorsale, si procede con pendenza mediamente moderata in un alternarsi di tratti un po' ripidi e dolci gobboni. Si compie quindi un primo traverso a mezzacosta al di sotto di un roccioso tratto della cresta. Un ripido ma ampio vallone porta successivamente a guadagnare quota per riavvicinarsi alla cresta prima della vetta del Tamborello. A questo punto si traversa nuovamente a mezza costa lambendo le rocce del Tamborello e giungendo, dopo un lungo traverso, a un canale che termina alla quota 3096 la cui tondeggiante sommità viene aggirata sul versante Sud e poi raggiunta. Da qui una breve discesa permette di raggiungere l'ampia sella che si apre ai piedi del tratto terminale della cresta Est-nord-est del Tambò. Lasciati gli sci si prosegue a piedi dapprima su un ripido pendio prevalentemente nevoso, poi su roccette, e, in circa 30 minuti, si raggiunge la vetta.
Discesa per il medesimo itinerario

in FOTO (MIA): nebbia sul Tambò...

"Italia spaccata in due - recitano i bollettini metereologici - caldo e sole al sud, instabile al nord" E così gli sci restano in cantina. Ma a Finale si sa che nn piove mai e io avevo un conto in sospeso con l'arrampicata. Questa volta siamo partiti con lo stato d'animo giusto visto che ho passato la sera precedente a convincermi che ce la posso fare, che nn ho disimparato ad arrampicare. E questa volta la giornata è andata bene. Abbiamo cominciato con Via col vento, 4 tiri max 4c e abbiamo condiviso la salita con altre 2 cordate di gente simpatica. "E' una via carina, ottima per scaldarsi" ci hanno detto e così ho capito che nn sono solo io ad avere problemi all'inizio. Da L3 ho scoperto che se sposto più o meno consciamente il baricentro, la sensazione è quella di scivolare sulla roccia ed è tutto molto più semplice. Pomeriggio su Consolando Consuelo, 5 tiri max 5b, nn semplicissima da trovare ma davvero particolare con passaggi divertenti. Io ho trovato più ostico il diedro di L2, mentre sul camino di L3, risalito con tecnica verme, me la sono cavata discretamente. E questa volta alla fine ero anche dell'umore giusto per godermi un'ora in spiaggia al tramonto e un'ottima cena di pesce.

RELAZIONI:
- qui uno schema con la maggior parte delle vie del settore nord (mancano le vie più nuove come per es Aprosdoketon)
- qui la relazione di Via col Vento: NRDR
- qui la relazione di Consolando Consuelo: vagando in internet ho scoperto che la via era stata vietata circa un anno fa per la presenza di massi smossi; di tale divieto oggi nn c'è traccia, ma a sinistra di S2 ci sono dei massi che nn hanno un aspetto solido: la cosa più igienica sarebbe salire direttamente sopra la sosta (fittone).

In FOTO (MIA): la vetta della Rocca di perti