Creato da psike830 il 19/11/2005

1,nessuno&centomila

Le mie contraddizioni: vivo spegnendo incendi con la benzina

 

 

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Post n°378 pubblicato il 04 Maggio 2006 da psike830
Foto di psike830

Ieri ho rivisto per caso la persona che ha ispirato queste parole....(l'anno scorso)

"ORE 1: 33                                     04/07/2005

La mia ultima sigaretta prima di andare a dormire, come sempre in macchina nel breve percorso che mi divide dalla piazza. La mia ultima sigaretta prima di andare a dormire cullata dal dolce ricordo di te e di quella sera. Ho ricominciato a farti gli squilli, sporadicamente, ma stasera sei stato tu a farmelo e quando ho letto il tuo nome lì, sul display del telefono, ho avuto un piccolo tuffo al cuore.

All’improvviso sono stata invasa da tutte le sensazioni di quella sera. In questi due mesi ho capito quanto le tue parole fossero vere. Bisogno di sentire qualcuno vicino, di sentirlo addosso, sulla pelle, bisogno di contatto, come quando hai preso la mia mano e mi sono accorta di quanto fossimo simili, di quanto desiderassimo la stessa cosa. I posti lasciati vuoti nelle nostre vite per un attimo sono stati riempiti da quel semplice tenersi per mano. Sentivo la tua malinconia e la provavo anch’io, con la stessa tua intensità, nonostante la mia storia fosse diversa.

Uno scambio di sensazioni, di emozioni, di stati d’animo, in modo veloce, diretto, immediato, tanto da spaventarmi, come se riuscissi a pensare con la tua testa, come se i tuoi pensieri si materializzassero e riuscissi a vederli nitidi in quest’oscurità.

Quel bacio era inevitabile, anche se all’inizio ho fatto finta di non accorgermene, provando a fuggire, anche se ho lasciato che fossi tu ad esplicitare quello strano e assurdo bisogno. Mi sono ritrovata fra le tue braccia senza accorgermene, senza avere il tempo di pensare, cullata dalla musica. Le tue dita che scivolavano leggere sul mio braccio mi anestetizzavano, riuscivo a sentire solo suoni attutiti, come se tutto intorno fosse ricoperto di neve. Ero troppo lontana dalle tue labbra per arrivare a quel bacio che sentivo dentro come l’unica via da percorrere e se quella lontananza da una parte mi dava sicurezza, dall’altra mi faceva cadere in un vortice da cui avevo paura di essere divorata. Pochi minuti fa, quando hai alzato il braccio per farmi spazio e io mi sono rifugiata tra le tue braccia, lo sapevo, sapevo che non sarei più potuta tornare indietro. Lo volevo, ho cercato quel bacio forse dal primo istante, o forse da quando mi hai detto che in questi due giorni, da quando ti è arrivato il mio messaggio, hai pensato molto meno a lei. Le tue mani fra i miei capelli, le mie sul tuo viso, vicini, troppo vicini per tirarsi indietro, pericolosamente vicini in questa notte di strane sensazioni. Un piccolo spazio tra la mia e la tua bocca, piccolo ma troppo grande, tanto da riuscire a dividerci. Rimango ad aspettare che tu faccia di nuovo il primo passo e il tuo respiro tiepido mi accarezza il viso, il mio bisogno cresce e sento di non riuscire più a controllarlo, ma continuo ad aspettare e il tempo sembra dilatarsi e quest’attesa sembra infinitamente lunga. Poi…le tue labbra sfiorano le mie, un attimo, un solo attimo, ti allontani e torni di nuovo, come per capire se è veramente successo, come per accertarti che io sia davvero disposta a questa follia. Rimane solo silenzio ora, ora che lo stereo è spento, che non si riesce a sentire il rumore delle onde, che con gli occhi chiusi non posso vedere le luci riflesse sul lago, ora che la tua lingua sfiora la mia. E quel silenzio si riempie di leggeri sospiri, di dolci e sordi rumori di baci.  Sento ancora quel vortice da cui poco fa ho rischiato di essere risucchiata, lo sento trasformarsi pian piano in un universo parallelo, che contiene la mia e la tua solitudine, che contiene i nostri passati, le parole mai dette, i rimpianti, la mancanza di chi se n’è andato e caccia la voglia di ripensarci ancora. È questo il bisogno che avevo e che avevi, bisogno di sentirsi vicino a qualcuno, di sentirlo scivolare sulla tua pelle, bisogno di lasciarti graffiare la schiena senza opporti, senza riuscire a pensare, come per liberarti da un peso che non puoi più sopportare, bisogno di staccare la spina e lasciarsi andare, senza pensare alle conseguenze, senza pensare che ci sia un prima e un dopo, bisogno di vivere solo questo momento, come se fosse l’unica cura possibile, come se fosse l’unico modo per respirare.

È questo quello a cui penso io, è questo quello a cui pensi tu. Ma rimaniamo qui immobili, dopo questi baci, a spiare l’uno le reazioni dell’altra, come per cercar conferme e riappropriarsi della realtà. Finché non c’accorgiamo che è proprio quella realtà che ci ha portato fin qui e allora ci lasciamo di nuovo tutto alle spalle, allora ti avvicini ancora e sento la strana dolcezza dei tuoi baci, leggo le parole che ci hai nascosto, i segreti che hai mantenuto, le cose che non diresti mai e colgo il contrasto tra tutta questa dolcezza e la tua natura e vedo cadere la tua ironia e le tue difese, le vedo sgretolarsi davanti a questo bisogno di vicinanza di cui sei stato tu a parlare e a farmi scoprire di quanto fosse radicato in me…

Ora che ci ripenso mi accorgo che avremmo anche potuto far l’amore, anche se non ci siamo spinti oltre casti baci e carezze e quasi mi pento, perché quello che ho provato quella sera forse non lo ritroverò mai più. Sarebbe stato bello lasciarsi andare fino in fondo, sarebbe stato semplice, anche per me che sono sempre così controllata e attenta. Ma quella sera no, quella sera ho perso totalmente il controllo perché riuscivo a provare solo quello che provavi tu, sentivo le emozioni come non mie e allo stesso tempo intense come si può vivere solo qualcosa di proprio. Ho sentito le tue emozioni con la mia mente, forse è questo quello che è successo. Perché prima di vederti non sentivo nessun vuoto incolmabile dentro lasciato dalla fine di quella storia, ho preso il tuo, l’ho fatto mio perché sentivo che tu non riuscivi più a contenerlo e forse ho cercato di riempirlo col mio corpo e le tue sensazioni, con la mia bocca e le tue labbra, con le mie dita e le tue mani, inconsapevole del fatto che era la tua mente a guidarmi. Questo nostro sentire insieme mi ha spaventato e confuso e allo stesso tempo mi ha dato una forza che non credevo di avere.

E stasera, leggendo il tuo nome, ho rivissuto tutto questo e mi è piaciuto, e ho sentito il bisogno di viverlo ancora e ancora.

E stasera leggendo il tuo nome ho alzato gli occhi e ho cercato i tuoi, tra la gente ignara di tutto.

E stasera leggendo il tuo nome la sorpresa è stata grande e dolce, tanto da farmi sorridere.

Un sorriso per quello che è stato, per quello che avrebbe potuto essere, per quello che abbiamo deciso debba rimanere una semplice parentesi.

Avrei voglia di vederti, adesso, per capire se quelle emozioni possono essere vissute di nuovo, per capire se sono esistite realmente, per capire com’è possibile entrare nella mente di qualcun altro e poi riuscirne, per capire se si può riemergere illesi da tutto questo o ci sono conseguenze inevitabili e irreversibili.
[sms:'qualsiasi cosa sia stata...è stata bella....strana, fuori dal tempo, ma bella...']"

stringerti di nuovo le mani in un autobus affollato è stato bello, inaspettato e dolce...dolce come nascondi di essere.... 

 
 
 
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perché forse più bello che descrivere una grand’amicizia, è averne una.

 

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"...perchè le canzoni non ti tradiscono.
Anche chi le fa può tradirti,
ma le canzoni,
le tue canzoni,
quelle che per te han voluto dire qualcosa
le trovi sempre lì,
quando tu vuoi trovarle.
Intatte.
Non importa se cambierà chi le ha cantate.
Se volete sapere la mia,
delle canzoni,
delle vostre canzoni vi potete fidare..."

 
 

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