1,nessuno&centomila

Chi riesce a fare 30, per favore, faccia anche 31.

Nella vita ho imparato delle cose, non so se sono poche o molte, se sono giuste o sbagliate, alcune, come questa, sono delle frasi fatte...
Le cose belle finiscono e spesso finiscono in fretta.
Ora non so, non credo, che questa sia già finita, ma...ne ho paura.
Stasera mi sono scoperta gelosa.
Credo che questa mia "gelosia" dipenda dalla mia insicurezza e anche dal fatto di non riuscire ad accettare che lui faccia determinate cose, anche abbastanza sciocche, che faccio anch'io.
Non lo so cosa voglio, magari vorrei vivermi questa storia, ma non riesco a fidarmi né di lui, né di me.
Magari sono innamorata e non riesco ad ammetterlo, magari non lo sono e vorrei esserlo, magari in fondo spero che lo sia lui.
No, non lo so.
E questa mia indecisione cronica ormai è una cosa palese.
Ma palese non significa semplice.
Non è affatto semplice convivere con un sentimento e il suo contrario, non è affatto semplice far incontrare una voglia irrefrenabile e le molteplici paure, non è affatto semplice per me parlare (e per parlare intendo a voce, con lui) di questo, come credo non lo sia per lui.
Magari siamo innamorati dell'amore e questo ci porta a vedere o non vedere cose che in realtà ci sono.
E' che in testa ho mille pensieri, mille idee di cose da fare con lui, ma poi rimangono solo lì, nella mia testa e lui naturalmente non può leggere nel mio pensiero.
La stessa cosa vale per lui.
Mi sono accorta che tante volte rimaniamo colpiti da qualcosa che l'altro fa, ma fingiamo indifferenza, sia nel bene che nel male, sia, cioè quando la cosa che ci colpisce è una cosa negativa o una cosa positiva.
Lui è stato male per il mio messaggio "sai una cosa? mi sono stancata, per me finisce tutto qui." della settimana scorsa ma apparente sembrava non importargli, come quando gli ho detto di essere stata con A., io sono stata male quando ho scoperto della diciassettenne, quando magari muoio dalla voglia di sentirlo ma rimango lì, col telefono in mano aspettando che sia lui a chiamare.
"fai quello che ti senti, quello che ti va di fare nell'attimo stesso in cui ti va di farlo" è la frase che mi ripeto più spesso, ma poi...non lo faccio. Orgoglio, paura, chi lo sa...
Come quando pensi talmente tanto ad una persona che ti sembra che lui già non ne possa più di te, ma in realtà tu quella persona non l'hai nemmeno chiamata e finisce per credere che a te non importi niente di lui e come uno scemo ti chiedi "dove ho sbagliato?".
Le persone non possono leggerci nel pensiero il che, spesse volte, è un bene.
Nel mio caso specifico non lo è.
So che io mi comporto esattamente come lui, allora perchè riesco a giustificare il mio comportamento e accuso invece il suo?
So che determinate cose le faccio e so con quale intento e con quale spirito, so che le fa anche lui ma non posso sapere con quale intento e con quale spirito.
Potrei chiederglielo, è vero, ma sfido chiunque a riuscire ad elaborare una domanda del genere senza sembrare un pazzo che fa domande senza senso e anche riuscire a trovare parole per dare una risposta adeguata.
Come si può descrivere lo stato d'animo che ti ha spinto, in un dato momento, a dare un bacio ad una persona o ad andarci al letto, o magari solo a parlarci in un modo un po' frivolo?
Il gioco del corteggiamento, diciamoci la verità, alletta chiunque.
E' un gioco di logica, di schemi, d'intelligenza, si tratta di studiare l'altro, di prevedere le sue mosse, di giocare le proprie carte al momento giusto....per come la vedo io è più una sfida con sé stessi che con gli altri, come un mettersi alla prova per vedere quanto si è "bravi", fino a che punto si può arrivare etc etc.
Anche perchè poi quando ci innamoriamo davvero tutto questo non serve più, cade ogni muro e tutti diventiamo dei tappetini, dei cretini con gli occhi foderati di prosciutto e vediamo solo quello che vogliamo vedere, solo quello che ci rende felici, solo quello che corrisponde alla nostra grandiosa, quanto irreale, rappresentazione della persona amata.
Ieri sera quando mi ha chiesto "hai paura di me?"
io ho risposto
"la verità? sì, ho paura....ho paura del lato di me che tu hai tirato fuori...un lato che forse non conoscevo, che non sapevo di avere"
"quale?" mi hai domandato
e l'unica cosa che ho saputo dirti è stata
"la persona che conosci tu è quel lato, quella che sono con te, e non solo quando facciamo l'amore, in ogni piccola cosa con te io sono quel lato che per tutti questi anni è rimasto nascosto"
Magari lui non è riuscito a cogliere il senso più profondo delle mie parole, mi riferivo ad esempio al mio aspettare almeno mezz'ora o un paio d'ore prima di rispondere ad un suo squillo o ad un suo messaggio.
Perchè lo faccio?
Non lo so...un po' perchè lo fa lui e magari anche senza volerlo, un po' perchè forse è un modo per dirgli  implicitamente "non sto mica tutto il tempo a pensare a te" o "in questo momento ho cose più importanti da fare che darti retta".
In realtà poi in quel tempo magari non faccio altro che contare i minuti o pensare a cosa rispondere.
E' da cretini, lo so, ma chi di voi non lo ha mai fatto?
E' come se fosse un meccanismo di sopravvivenza o forse è solo una di quelle stupide regole del corteggiamento.
Ma dopo un anno si può ancora parlare di corteggiamento?
Non sarebbe meglio giocare a carte scoperte, dirsi tutto, impegnarsi a trovare le parole per spiegare tutto questo invece di sprecare energia ad inventare elaboratissimi marchingegni per nasconderlo?
Lo penso, lo vorrei e poi sono la prima a non farlo.
Scoprire le carte in tavola significherebbe forse cambiare ogni regola, minare tutti gli equilibri,mettere tutto in discussione e rischiare di mandare tutto all’aria.
Ho paura di spaventarti, paura che a te cose di questo genere non siano mai passate per la testa, mi renderei quindi ridicola a parlartene.
Cosa sarebbe meglio rendersi ridicoli o arrovellarsi la mente con questo dubbio amletico? 
Magari è solo un mio problema, magari è solo il mio "non sentirmi all'altezza".
Ma tutte le volte che una piccolissima parte di tutte queste cose è uscita fuori....mi sono accorta che tu avevi le stesse mie paure e paranoie.
Allo stesso tempo però...continuiamo a non parlarne, a tenercele per noi e a fingerci le persone più tranquille di questo mondo.
Mi tornano in mente le parole di Pirandello:
"Abbiamo tutti dentro un mondo di cose, ciascuno il suo mondo di cose! E come possiamo intenderci se nelle parole che io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sè, del mondo come egli l'ha dentro? Crediamo d'intenderci, non ci intendiamo mai!"
Vabbè con questa concludo anche perchè credo che nessuno di voi abbia avuto la santa pazienza o il coraggio di seguire fino alla fine questo mio insensato ragionamento, riflessione o forse delirio.
                       Comunque, chi e arrivato fino alla fine, visto che ha già fatto 30, potrebbe anche fare 31 e dirmi se anche a lui succede di pensare queste cose, o se le ha trovate così assurde da confermare la tesi (molto più accreditata) che io sono una pazza furiosa.