1,nessuno&centomila

Ok, hai fumato anche te... Chiamami in questi casi!!! Un bacione

Doc...ma che dici? Sei tu il mio spacciatore!!! eh eh

umhhh... non so dove sciverti... msn?cel?ptv?mah... chiamata? no la chiamata no, sei così rinco di recente che non mi distingui neanche un numero tim da un omni... mah... ok vada per il ptv... pensa... teoricamente potrei scrivere direttamente un post sul blog, questa non l'avevo considerata, ma non lo farò perchè sai la mia avversione nell'occupare gli spazi vitali altrui... quindi? quindi vado...

letto tutto. E' dal messaggio di oggi pomeriggio che ci sto pensando, continuerò a farlo, appena arrivo ad una minima conclusione ti faccio sapere...Riesci sempre più spesso trasformare in parole i miei pensieri o, più semplicemente, la mia esistenza. B a p n

ed eccomi pure di ritorno visto che è finito lo spazio nel ptv... concludo qui... insomma ti consiglio di capire il loro ruolo, di dare una giusta dimenzione ai sentimenti, perchè è facile scrivere ' ti voglio bene', il difficile è appliarlo... viversi le situazioni va bene, ma ci sono pentole che sarebbe il caso di prendere in mano solo con le presine se non vuoi rischaire una scottatura. Per capire quanto la pentola potrebbe bruciarti, bisogna capire dove finoscono i vuoti di psi e dove comincia l'altro, un altro slegato dai tuoi bisogni.

Mio nonno li lanciava sempre spalle al bersaglio, senza voltarsi mai, senza il minimo sbaglio: e io stavo a guardarlo innamorato perso sulla riva del fiume, seguendo i suoi coltelli volare leggeri come piume... E mio padre m'insegnò a lanciarli ad occhi chiusi, perché si mira con il cuore, perché un vero lanciatore di coltelli ricama la vita, non tira mica per colpire; e mio padre m'insegnò che i venti cambiano sempre e ti imbrogliano le dita e non c'è memoria dei tiri precedenti perché ogni volta è una scommessa infinita. E volavano su nel cielo lungo invisibili fili d'oro i coltelli di mio padre e di mio nonno, ogni tiro era un capolavoro, ogni lama prendeva una stella, ogni stella si sparpagliava nel cielo, e potevi finalmente vederla la vita vederla, vederla davvero... E così imparai a lanciarli senza essere bravo, forse per imitarli, o forse perché amavo... E volavano su nel cielo lungo invisibili fili d'oro: ma questi erano i "miei" coltelli e lo vedevo che assomigliavo a loro; e ogni volta ero senza fiato, e ogni volta mi guardavo la mano, "ma come ho fatto? Ma com'è che è stato? Com'è che vanno così lontano?" E volavano su nel cielo come ricordi, come paure, queste piccole cose di uomo che sono ritorni, che sono avventure e anch'io ogni tanto prendevo una stella, e illuminavo uno sputo di cielo e potevo finalmente vederla la vita vederla, vederla davvero! All'alba raccoglievo i coltelli di mio padre e di mio nonno; e loro non mi dissero mai che viaggiavano dentro un sogno; che finito il momento magico del suo coltello in volo, il lanciatore è solo. Con le parole di questa canzone che oggi ho ascoltato alla nausea, e sulle note di faber che suona in sottofondo ora, ti saluto.. buona notte?no, tanto faremo mattina... tu circondata dal tuo mondo e io... in questo momento dal caldo...allora teso buon divertimento e buona riflessione quando leggerai le mie tracce.