Creato da psike830 il 19/11/2005

1,nessuno&centomila

Le mie contraddizioni: vivo spegnendo incendi con la benzina

 

Messaggi del 05/05/2006

Maria Rosa.

Post n°382 pubblicato il 05 Maggio 2006 da psike830
Foto di psike830

Quand'ero piccola facevo una specie di gioco con la mia vicina di casa (nonchè più cara amica). Quando una delle due non aveva voglia di sentire l'altra ci tappavamo le orecchie e dicevamo ridendo "maria rosa maria rosa maria rosa" (pubblicità dei formaggini).
A volte lo facciamo ancora a dir la verità.
Lo facevamo ad esempio quando una delle due parlava troppo del ragazzo che le interessava e non lasciava spazio all'altra, o quando ci girava un po' male o non avevamo la forza e la voglia di ascoltare.
Beh..in questa casa vorrei stare tutto il giorno così...con le orecchie tappate a urlare "maria rosa maria rosa maria rosa".
Mi sono proprio rotta il cazzo.
Ma sul serio.
Mia nonna è come mio padre, con l'aggravante dell'età (chè son quasi 80!).
Volete sapere l'ultima?
Ho comprato un copriletto per svecchiare un po' questa camera (che era di mio padre che ora ha 50 anni suonati) perchè non ne potevo più di vedere tutto quel grigiume vecchio e stantio....
"Ma che hai comprato? non vedi che non si abbina coi mattoni?"
Cazzo.... non ci avevo pensato....ma trovatelo voi qualcosa che si abbina coi mattoni di 60 anni fa (sono a fiori color verde, giallo, marrone uno spettacolo mai visto, da vomito, davvero).
Allora la sottoscritta fa orecchie da mercante come al suo solito, da una parte mi entra e dall'altra mi esce, poi chiude la porta e accende lo stereo, ascolta la sua musica, alza un po' il volume e si senbte quasi bene, fuori dal mondo....
Ci sono giorni in cui non parlo con nessuno.
Mi sveglio, trovo mia nonna in cucina, non dico nemmeno buongiorno, poi dopo la colazione me ne torno in camera, vado a pranzo e al mio posto parla la televisione, poi di nuovo in questa stanza e magari sul tardi esco un po'...L'altro giorno sono uscita di casa alle 19, ho incontrato un amico di sfuggita e nel salutarlo non mi è uscita la voce. Era la prima volta che aprivo bocca dalle 9 della mattina. Non me ne ero nemmeno accorta.

"..Ed ho imparato a bere sempre un sorso in più
di quanto ne avessi realmente bisogno
un giorno potrei avere sete...."
                                    Carmen Consoli

Maria rosa maria rosa maria rosa maria rosa....
Son cresciuta in mezzo ad una massa di psicotici, ossessivi compulsivi, narcisisti....... le elenco tutte?
                                     Possibile che io sia l'unica sana?
             Secondo me son l'unica malata
             [e nessuno ha il coraggio di dirmelo]

Maria rosa maria rosa maria rosa maria rosa (...)

 
 
 

Due sul tram (e io).

Post n°381 pubblicato il 05 Maggio 2006 da psike830
Foto di psike830

E' la prima volta in quasi 400 post che uso parole di altre persone.
Ho letto questa cosa e mi ha molto colpito.
Volevo semplicemente linkarla, invece la riporto per intero.

Nove! Martina a quindici anni aveva preso il suo primo nove in latino! Solo lei in tutta la classe! E la professoressa era una severa, mica faceva beneficienza coi voti; dovevi sudarti  ogni eccezione,ogni vocabolo, ogni singola virgola della versione. Nove! Nove! Nove! Tornò a casa saltellando felice come un canguro anche se sapeva bene che nessuno la stava aspettando. Sua madre faceva la commessa in un negozio di elettrodomestici e suo padre era ancora al lavoro. Li avrebbe rivisti solo all'ora di cena.

Martina si buttò sul divano sgranocchiando un grissino e ripensò a sei anni prima quando abitavano in un paese così piccolo che sembrava un presepe dimenticato fra la montagne. Le case erano tutte diverse e le strade erano storte come gli scarabocchi di un bambino. C'era la neve d'inverno e un velo di sole d'estate. Le era dispiaciuto andarsene, aveva anche pianto ma non era servito. Un paese senza lavoro é un paese vivo per finta e suo padre non ne poteva più di lavoricchiare ogni tanto e di chiedere ai nonni i soldi per la spesa. Così si erano trasferiti in una città bella, grande, inquinata, con tante fabbriche e tanto lavoro. Lei all'inzio odiava il traffico e non riusciva ad orientarsi , ma poi si sa , ci si abitua a tutto, anche ai semafori e agli scambi aggrovigliati della metropolitana. Anche i suoi genitori si erano felicemente abituati a prendere due stipendi al mese.

A scuola si era inserita bene e il trucco era studiare, perché chi é bravo, all'inizio sembra antipatico, ma poi viene cercato per passare i compiti e lei a quelle richieste rispondeva sempre di si e passava i foglietti. Il nove in latino di Martina infatti aveva figliato ed era diventato 8 sul compito della più carina della classe  figlia di una ex modella e di un imprenditore, 7 e1/2 sulla versione della figlia di un noto avvocato, 8+ per la figlia del cardiologo. Lei studiava e seminava, loro raccoglievano...anzi copiavano.

Quel pomeriggio lei e le amiche, avevano deciso di fare un giro in centro per festeggiare i  bei voti presi, così si erano date appuntamento a casa della figlia dell'avvocato e poi erano andate alla fermata a prendere il tram.

Martina salì sul tram semivuoto circondata da quell'arcobaleno di amiche e fu in quel momento che lui la vide. Non potè fare a meno di sorriderle,era così bella. Lei lo guardò per un istante di mille ore poi gli passò accanto, stette attenta a non sfiorarlo neppure e si andò a sedere in fondo.

Lui rimase dov'era, con gli scarponi sformati e chiazzati di vernice, il maglione di lana grossa, la tuta da lavoro sporca dopo tante ore passate in cantiere fra cemento, gesso e calcinacci. Sul viso stanco era già ricresciuto un accenno di barba. Le mani erano quelle di un vecchio: dure, screpolate, impolverate. In realtà non era vecchio anche se due rughe profonde gli scendevano ai lati del naso.

La osservava quando era certo che lei non lo guardasse e allora i suoi occhi stringevano quelle mani bianche con le dita tozze da bambina, i polsi sottili tintinnanti di ciondoli, le braccia, le spalle, il viso spaesato, i capelli castani lunghi lunghi e lisci lisci. Lei sentiva addosso il peso del suo sguardo e  tentava di sedersi in maniera più composta, cercava di tirare l'orlo della gonna per coprire ancora un po' le gambe, si aggiustava i fermagli fra i capelli.  Quando non aveva più nulla da sistemare guardava fuori dal finestrino un punto inesistente, poi sorrideva alle amiche fingendo di partecipare alla giuliva discussione in corso.

Lui avrebbe voluto baciarla. Lei pensava che quel giorno il centro della città era più lontano della luna. Lui sperava almeno in un  sorriso. Lei lo guardava distratta, ogni tanto cercava i suoi occhi e quando li aveva trovati tornava a guardare il prezioso punto fuori dal finestrino. C'era una lacrima o era solo la luce?

La corsa si arrestò e Martina scese dal tram con le sue amiche che continuavano a chiaccherare e fare trillare i cellulari. Si aggiustò il giubbotto e con le compagne si perse tra le onde della folla pomeridiana.

Ci si può vergognare di tante cose nella vita: di un lavoro o di una brutta casa, di un'automobile vecchia o della cellulite, di avere riso o di avere pianto, delle malattie o dell'ipocondria, dei denti da coniglio o delle orecchie a sventola, di non avere mai detto "ti amo" o di averlo detto senza pensarlo, di una calza smagliata o di una borsa non firmata, dei troppi amanti o della solitudine.

 E ci si può vergognare anche di un padre stanco e impolverato incontrato per caso sul tram. Ci si può vergognare delle sue mani, delle scarpe, dei capelli, dei suoi vecchi vestiti da lavoro. Si può fissare a lungo un punto inesistente per sfuggire al rischio di un saluto. Un padre può amare tanto da capire il silenzio e perdonare la vergogna.

Martina crescerà e quando ripenserà a quel pomeriggio sul tram, si vergognerà di essersi vergognata. Poi piangerà amaramente per avere umiliato suo padre e si dispererà per essere stata stupida, insensibile e ingrata.

 Un padre può amare così tanto da desiderare che quel giorno non arrivi mai."

Vorrei avere anch'io un padre così.
Invece del mio mi vergogno davvero.
Più che altro mi vergogno del fatto che lui non si vergogni.

Non so perchè ma ultimamente ci penso spesso.
Non so se mi manca lui o il ruolo che avrebbe dovuto svolgere nella mia vita.
Forse sì...forse mi manca questo.
Mio padre ha tutta una sua filosofia di vita....impone divieti senza senso tipo quella volta che a 18 anni (e dico 18) gli ho detto che il giorno dopo sarei andata al mare con gli amici (il mare dista poco più di un'ora da casa mia) e lui mi ha detto:
"no, al mare non ci vai perchè non hai il pane per fare i panini"
Che ancora non ho capito che cazzo di scusa è....dimmi che non mi ci mandi e facciamo prima.
E poi.....mi sta abbondantemente sulle palle la sua filosofia di vita che consiste in queste due semplici regole, quasi un sillogismo...:
"qualsiasi cosa buona e giusta accaduta nel mondo per mano di altri  è merito tuo, qualsiasi cosa sbagliata accaduta per colpa tua è da attribuire agli altri(possibilmente prossimi-tipo tua figlia-)".
L'esempio lampante è "la storia del telefono" che nella mia "famiglia" raccontano ancora come leggenda, ma purtroppo è accaduta veramente:
Per ripitturare la mia camera mio padre e suo fratello avevano tolto tutto (dal lampadario ai mobili), a lavoro finito avevano rimesso tutto a posto. Io prendo il telefono portatile per fare una chiamata e mi accorgo che non funziona
"papà...credo che il telefono si sia rotto..."
Non ho dato la colpa a nessuno, ho parlato in generale "si"..che, se non ricordo male, in francese equivale a "on".
La sua risposta è stata
"imbecille l'hai rotto tu"
Mezz'ora dopo eravamo tutti intorno al tavolo per il pranzo domenicale dai nonni. Mio padre guarda mio zio ridendo e gli fa:
"Oh...ieri quando MI è caduto il telefono TI si è rotto"
Bene...devo ammettere che mio padre porta avanti la sua filosofia anche con una certa classe, questa è una frase degna del miglior oratore....nemmeno quel genio della mia prof di latino saprebbe trovarli un minimo di senso compiuto.
Ecco...questo è mio padre.... e fortuna che è pure un tipo silenzioso....magari queste due scenette a voi avranno fatto ridere (e se ci ripenso anche a me), ma provate un po' a convivere con un tipo del genere....
E poi..calcolate che questi sono i lati positivi, quelli negativi ve li risparmio....l'ultima volta che ne ho parlato a qualcuno ha stentato a credere che mio padre fosse capace di tanto...(vero Ely?)

ne approfitto per ringraziare tutte le persone che in seguito al mio post 375 mi sono state vicine con commenti, messaggi in pvt, dialoghi su msn...[mi scuso anche perchè avevo la messaggeria piena e non me ne ero accorta]
Grazie a tutti, davvero.

 
 
 

Post N° 380

Post n°380 pubblicato il 05 Maggio 2006 da psike830
Foto di psike830

Mi sono accorta che sono una donna che sa essere bastarda come e più di un uomo.

[E non chiamarmi "amore" che mi da fastidio.]

                                       [la figura va opportunatamente
                                        invertita
]

 
 
 

JO

perché forse più bello che descrivere una grand’amicizia, è averne una.

 

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Se volete sapere la mia,
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