tante hontas

BENTORNATI A SUD

Siamo rientrati . L'intervento è andato bene , anche se in questi casi cè solo da sperare che sia finita . Ora a questo punto ….dovrei raccontarvi la mia esperienza con l’IEO di Milano , raccontarla con gli occhi di un infermiera del Sud e soprattutto evitare  confronti con la realtà in cui lavoro tutti i giorni, perché questo confronto mi farebbe sentire tutt’ altro che orgogliosa della mia regione e poi si sà che siamo perseguitati nel web ed ogni cosa che io possa dire contro l’azienda per cui lavoro potrebbe essere letta ed usata come diffamazione. Certa che ormai questo posto sia frequentato dalla gran parte dei miei colleghi non c’è bisogno  che io faccia confronti , leggerete in silenzio meditando su quello che può essere il servizio sanitario , lo stesso servizio sanitario di cui fa parte anche la Sicilia, la Puglia, la Calabria etc. Fermo restando che Istituto Oncologico Europeo è comunque una struttura privata convenzionata con il servizio sanitario .
Su circa 20 posti letto di quel reparto  4 erano occupati da Pugliesi , altri da Siciliani e Campani .Noi parenti alloggiavamo in strutture residenziali o alberghiere convenzionate con l’Istituto e reperire indirizzi e prezzi è stato facilissimo tramite il sito dell’IEO stesso . Nessuno è obbligato a cercare chissà quale santo in paradiso per contattare un medico dell’Ieo , ci sono i loro indirizzi email a cui tu poni il tuo caso clinico e poi dopo la sua risposta decidi se sottoporti al viaggio della speranza . Dopo la prima visita in regime ambulatoriale o privato-intramenia  passano al massimo 10 giorni per essere  sottoposto a tutte le indagini diagnostiche .Non servono le TAC , RMN , RADIOGRAFIE etc eseguite in altri posti , in soli 10 giorni ti fissano tutte le indagini  che servono  per la diagnosi . Tu devi solo presentarti a 1300 km da casa e in due giorni eseguire un iter che in altri posti ti portano via circa 3-4 mesi di lista d’attesa.

L’intervento viene fissato a distanza di 30-40 giorni dalle indagini .
Per quello che concerne il reparto è organizzato con stanze da due posti letto con bagno , climatizzate , con tavolini e poltroncine per ogni letto . I personale a disposizione dell’ammalato è iper presente, le infermiere si occupano della parte infermieristica, gli oss della parte assistenziale diretta, il fisioterapista passa ad intervalli massimi di 2 ore per mobilizzare il paziente ed esercitarlo alla respirazione , un medico è sempre presente in reparto , anche se c’è sala operatoria con disponibilità immediata alle domande e dubbi del paziente. I tecnici di radiologia passano nelle stanze per le radiografie degli allettati mentre gli autosufficienti vengono portati in radiologia dove attendono al massimo 5 minuti per eseguire l’esame. Nessuno fa il lavoro dell’altro.Nessun infermiere si improvvisa Oss o fisioterapista, nessun medico si improvvisa caposala e via discorrendo .Non cè frenesia e disordine,   al paziente arriva un immagine di un equipe ben organizzata  .  Anche i volontari sembrano rispettare il loro ruolo e quello degli operatori sanitari . La dimissione avviene con un preavviso di 24 ore , naturalmente salvo complicazioni e alle 8 del mattino è già pronto il cartellino di dimissione con indicazioni terapeutiche, descrizione dell’intervento e tutti i risultati dettagliati degli esami strumentali ed ematici eseguiti , nonché un numero di telefono per un consulto nel caso di problemi ,nonchè l'indirizzo email dei medici di reparto che per sentito dire da altri pazienti rispondono entro 24 ore senza stare ad attaccarsi alla pretesa di trascinare i pazienti nei loro studi privati .L’unica pecca sono i 1000 kilometri, l’angoscia di tornare in un posto che è nettamente lontano anni luce da quella realtà e la paura di aver bisogno di qualcosa ed essere troppo lontani sia come distanza che come modo di concepire l’assistenza . Mio padre è stanco del viaggio , è spaesato , sente su di lui il pericolo di poter aver bisogno di aiuto e di essere troppo lontano , anche io , un senso di impotenza , di solitudine .Senza voler parlare male o bene di nessuno spero che qualcuno si  fermi a riflettere su queste cose, sul fatto che chiunque un giorno potrà aver bisogno di essere curato in maniera seria anche un infermiere , un medico o un primario del sud, e magari sentirà dentro di sé un senso di fallimento dovendosi rivolgere a posti così lontani e vederli popolati da tanti conterranei .Se tutti ci impegnassimo a dire no a certe usualità penso che insieme potremmo cambiare questo stato di cose

http://www.ieo.it/