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Post n°1397 pubblicato il 04 Novembre 2013 da deosoe
Immigrati: solo 26mila hanno una pensione Sono solo 26mila i lavoratori stranieri non comunitari che usufruiscono di una pensione in Italia, a fronte di circa due milioni di lavoratori regolarmente assunti. Poco più dello 0,2%. Lo ha reso noto il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, che insieme al ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge ha presentato la campagna "Il lavoro è cittadinanza". Un progetto che si propone di comunicare l'apporto positivo che i lavoratori stranieri producono il termini di valore aggiunto e per la contribuzione nei bilanci del nostro sistema previdenziale. "Il lavoro non ha colore, etnie o appartenenza. E' solo lavoro, con i suoi diritti": ha detto il ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge, sottolineando che "i dati ci dicono che i lavoratori migranti producono il 10% del I cittadini extra Ue che lavorano in Italia si suddividono in 883mila dipendenti con contratto a tempo indeterminato e circa 270 a tempo determinato, ai quali si aggiungono 467mila lavoratori domestici e 159mila esercenti di attività commerciali. Gli artigiani sono circa 120mila e 19mila i lavoratori subordinati. Infine, 136mila sono i lavoratori dipendenti in ambito agricolo, quasi 17mila gli stagionali e circa 1.500 i coltivatori diretti. Quanto alle imprese individuali, sono oltre 300mila gli stranieri non comunitari che hanno avviato questo tipo di impresa. Le prestazioni di cui usufruiscono i lavoratori stranieri, ha sottolineato Mastrapasqua, sono contenute: 323.500 sono che usufruiscono dell'assegno al nucleo familiare; 297mila i titolari di indennità di disoccupazione, 123mila coloro che fruiscono di cassa integrazione e 15.500 i titolari di indennità di mobilità. Ancora, 32.500 ricevono l'indennità di maternità e 15mila beneficiano dei congedi parentali. "C'è un 'ultimo miglio''- ha concluso il presidente Inps - con l'attuale sistema se un lavoratore extra Ue va via dall'Italia i contributi che ha versato decadono. Bisogna convertire gli accordi bilaterali per far sì che il lavoratore sappia di poter avere le prestazioni dovunque decida di andare a lavorare".
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