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Post n°1597 pubblicato il 21 Marzo 2014 da deosoe

LE PAROLE DI DON LUIGI CIOTTI ALLA VIGILIA DELLA VEGLIA CON IL PAPA E DEL 22 MARZO A LATINA

 
NON BASTA RICORDARE

Il 21 di marzo, ormai da 19 anni, non è più sol­tanto il primo giorno di Pri­ma­vera. Oggi, come ogni anno, in tutta Ita­lia si ricor­dano tutte le vit­time inno­centi delle mafie. Sono circa 900. Un lungo elenco per ricor­dare tutti, ma pro­prio tutti quei cit­ta­dini e cit­ta­dine che hanno perso la vita per la nostra libertà, la nostra demo­cra­zia. Lo fac­ciamo insieme, nella Gior­nata nazio­nale della memo­ria e dell'impegno pro­mossa da Libera e Avviso pub­blico, per­ché vogliamo che in que­sto giorno di risve­glio della natura anche il nostro con­te­sto sociale si ri-svegli e ri-parta la pri­ma­vera della spe­ranza, della verità e della giustizia.
Quest'anno i nomi e i cognomi delle vit­time inno­centi di mafia ver­ranno scan­diti durante la veglia con oltre 700 fami­liari che si svol­gerà nella chiesa di San Gre­go­rio a Roma insieme a Fran­ce­sco. Un dono, la pre­senza del Papa, che li aiu­terà a tra­sfor­mare ancora di più il loro dolore, silen­zioso, riser­vato, più vivo di prima nono­stante il tra­scor­rere del tempo, in impe­gno forte, quo­ti­diano per la verità e la giu­sti­zia. Quell'impegno che è richie­sto a cia­scuno di noi se non vogliamo che la memo­ria diventi reto­rica, cele­bra­zione. Per­ché non basta ricor­dare. Le vit­time delle mafie non hanno vis­suto per essere ricor­date. Hanno vis­suto per la giu­sti­zia sociale, quindi per tutti noi. E abbiamo solo due modi cre­di­bili per ricor­darle: impe­gnarci a rea­liz­zare i loro ideali e non lasciare mai solo i loro familiari.
È il patto che rin­no­ve­remo oggi, nella chiesa di San Gre­go­rio e in tulle le piazze d'Italia in cui faremo vivere que­sto primo giorno di pri­ma­vera come Gior­nata della memo­ria e dell'impegno. Ed è con que­sta con­sa­pe­vo­lezza che cam­mi­ne­remo insieme ai fami­liari domani a Latina. Saremo in tanti, da tutta Ita­lia, ad abbrac­ciare i fami­liari e , insieme a loro, le tan­tis­sime per­sone, realtà, asso­cia­zioni che a Latina si bat­tono per assi­cu­rare ai ter­ri­tori n cui vivono un pre­sente e un futuro di one­stà, tra­spa­renza, benes­sere col­let­tivo. Lo fanno ogni giorno con­tro la pro­gres­siva, silen­ziosa, inces­sante infil­tra­zione delle orga­niz­za­zioni mafiose nel tes­suto eco­no­mico e impren­di­to­riale, attra­verso il rici­clag­gio e il reim­piego delle ric­chezze accu­mu­late ille­gal­mente. Saremo a Latina, insomma, per­ché anche que­sta terra, il lito­rale laziale, la stessa Capi­tale sono insi­diate dalle mafie come gran parte del Paese.
In que­sta dram­ma­tica crisi eco­no­mica, sociale e cul­tu­rale che sta attra­ver­sando l'Italia, le mafie stanno diven­tando sem­pre più forti, per­ché si ali­men­tano di povertà, di dispe­ra­zione, d'ignoranza.
E gene­rano povertà, dispe­ra­zione, smar­ri­mento di valori etici e di rife­ri­menti cul­tu­rali. Deve essere sot­to­li­neato con forza il nesso sem­pre più stretto tra povertà eco­no­mica e ric­chezza delle imprese mafiose. E allo stesso tempo va denun­ciata l'impossibilità di uscire dalla crisi senza un impe­gno più effi­cace con­tro il cri­mine orga­niz­zato, la cor­ru­zione, l'ecomafia. Per­ché il nostro Paese rischia di morire d'illegalità, di «mafio­sità scri­sciante», di rela­zioni umane sem­pre èpiù segnate dall'avidità, dalla fur­bi­zia, dai pri­vi­legi del potere.
Oggi, primo giorno di pri­ma­vera, e domani a Latina pro­nun­ce­remo i nomi e i cognomi delle vit­time inno­centi delle mafie anche per ricor­darci che per vin­cere il cri­mine orga­niz­zato e la cor­ru­zione non bastano più la lega­lità, il rispetto delle regole. Occorre, di fronte al male, non vol­tarsi dall'altra parte o restare con le mani in mano.
Le ingiu­sti­zie si sono alleate con le nostre omis­sioni, rischiano di avve­le­nare le radici della nostra memo­ria e di com­pro­met­tere i pos­si­bili frutti dell'impegno. È il tempo delle scelte nette per essere dalla parte di chi cerca e di chi aiuta a tro­vare verità. Dalla parte del mondo dei Giu­sti, di chi non si lascia pie­gare dalle dif­fi­coltà, di chi è libero e leale. Oggi, primo giorno di pri­ma­vera, e in tutti i 365 giorni dell'anno.

don Luigi Ciotti su Il Manifesto | 21 marzo 2014

PAPA FRANCESCO, LA SCUOLA E LO SPORT CONTRO LE MAFIE CHE RUBANO IL FUTURO

Scriveva il giudice Antonino Caponnetto che la «mafia ha più paura della scuola che della giustizia». Non era retorica. Tutto ciò che significa accendere le luci, sentirsi meno soli, tutto ciò che si fa trasformando l'«io» in «noi», fa paura ai poteri criminali che vivono invece di occulto, di oscuro, di nascosto. Per questo la mafia ha paura anche dello sport. Lo sport del campo, del campetto, del campaccio, delle scuole calcio di Rizziconi, in Calabria, o di Quarto, alla periferia di Napoli, veri e propri pezzi di vita sottratti alla criminalità e diventati momenti di speranza. Campi dove si gioca, si corre, si combatte la paura. Non è un caso che fra le iniziative che riempiranno la nostra giornata della memoria e dell'impegno, c'è anche un momento che riguarda proprio la scuola e lo sport. Stasera, con i familiari delle vittime innocenti di mafia saremo a pregare con Papa Francesco, e domani ci trasferiremo a Latina, una terra di frontiera chiamata a respingere l'offensiva di mafie vecchie e nuove. Ed è qui che parleremo anche di sport e di scuola. Cioè di futuro. Perché queste parole, fra mille problemi e contraddizioni, sono due delle strade da percorrere per cercare un avvenire migliore per il nostro Paese. La mafia, le mafie vogliono proprio questo: rubarci il futuro, condannarci alla rassegnazione, all'immutabilità delle cose, alla loro impossibilità di cambiare. E le cose, invece, possono cambiare anche attraverso i gol. Anche i gol ragazzini, bambini, ingenui, segnati dentro porte senza reti, in campi a volte senza righe bianche, in partite che non vorrebbero finire mai. Per tutto questo oggi saremo con Papa Francesco e domani ci troveremo a Latina. Pronunciando come facciamo da 20 anni, tanti ne sono passati dalla nascita di Libera, il lungo elenco delle vittime innocenti di mafia. Un elenco che percorre la storia del nostro Paese. Che ci fa sentire addosso non solo l'importanza del ricordo, ma anche la necessità di dargli vita, di portarlo in giro per un'Italia che non può ignorare ciò che avviene nella sua pancia: le tante energie inghiottite dai poteri criminali, le mille opportunità economiche, culturali, umane risucchiate dalle mafie. Saremo a Latina dunque, per tutto questo. Per fare i conti con la memoria e con il futuro

don Luigi Ciotti su La Gazzetta dello Sport | 21 marzo 2014

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