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Lingua sarda

Post n°1810 pubblicato il 15 Settembre 2014 da deosoe

 

LINGUA SARDA, CASULA: SENZA RICONOSCIMENTO È DESTINATA A MORIRE

Redazione

Categoria: Capoterra
 Pubblicato: 14 Settembre 2014
 Visite: 59

  

REGIONE. Il parere di Francesco Casula, giornalista, studioso di storia, lingua e letteratura sarda. Autore di libri, ultimo. "Letteratura e civiltà della Sardegna". Calincunu narat: faghimus duos istandard: unu pro su logudoresu e unu pro su campidanesu. Ite machine e tontesa est custu? Semus giai male unidos e cherimus galu ateras divisiones? Sa LSC est artifuitziale? Deo pesso chi nono. Il discorso in Limba dopo l'intervento in italiano. Il dibattito è aperto

 

Apriamo la discussione sulla questione Limba. Cogliamo l'occasione del caos nel convegno di sabato 6 settembre a Casa Melis dove la tavola rotonda si è conclusa nel peggiore dei modi. Giovedì sera in consiglio comunale ancora la resa dei conti nella coalizione di Francesco Dessì. Da una parte l'assessore a sa Limba Tore Laiche non è riuscito a prendere la parola ma che comunque non ha voluto replicare neppure in seguito nonostante il nostro giornale l'abbia chiamato e dall'altra Il capogruppo del Psi Christian Ruiu seguito vari rappresentanti di maggioranza e di opposizione. Chi doveva difendere la coalizione è rimasto in silenzio. 

"Occorre ricordare, per poter discutere serenamente dellaLimba Sarda Comuna (LSC), adottata sperimentalmente dalla Regione Sardegna con delibera numero 16/14 del 18 aprile 2006 in cui ha adottato delle norme di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta in uscita dell'amministrazione regionale come lingua ufficiale per gli atti e i documenti emessi dalla Regione Sardegna (fermo restando che ai sensi dell'art. 8 della Legge 482/99 ha valore legale il solo testo redatto il lingua italiana), dando facoltà ai cittadini di scrivere all'Ente nella propria varietà e istituendo lo sportello linguistico regionale Ufitziu de sa limba sarda - precisaFrancesco Casula - anche gli avversari della LSC le riconoscono grandi meriti.

Ecco cosa scrivono: "Per la prima volta nella storia della Regione Autonoma Sarda essa si dota di norme per la lingua scritta. Ciò vuol dire che: la Sardegna ha una lingua (che non è un dialetto dell'italiano): già questo è un fatto che persino a molti sardi suonerà come una grande novità, se pensiamo alla scarsa considerazione che il sardo ha in molti ambienti geografici e sociali.

Questa lingua: è ufficiale (poiché è deliberata dalla giunta): quindi non è un mezzo di espressione per soli poeti, scrittori o estimatori, ma può esprimere anche gli atti della politica e ha un'importanza sociale e non solo letteraria; vuole rappresentare una 'lingua bandiera', uno strumento per far crescere in tutti i sardi il sentimento dell'identità: è una maniera forte per sottolineare il binomio fra lingua e identità, che non può essere rotto ma che oggi s'è fatto molto debole, perché il bombardamento culturale (la lingua italiana è meglio del dialetto sardo) è riuscito quasi del tutto a lasciarci solo un'identità mista, incerta e quasi a rompere il filo che ci lega alla storia della nostra terra e alla nostra gente; vuole seminare il terreno per una rappresentanza regionale nel Parlamento europeo come espressione di lingua minoritaria: questo ci darebbe il diritto di avere un eurodeputato sardo senza doverlo disputare con la Sicilia, perdendolo sempre per motivi demografici; vuole essere sperimentale, dunque potrà essere ampliata, corretta e arricchita con gli aggiustamenti più opportuni: pensiamo che questo sia positivo soprattutto per quelli che non saranno contenti e non si sentiranno rappresentati pienamente dalla variante scelta dalla commissione, giacché gli darà modo di intervenire con proposte di modifiche e miglioramenti; non vuole eliminare le varianti linguistiche parlate e scritte nel territorio sardo, anzi si pone al loro fianco nel compito che la regione si assume di difenderle, valorizzarle e diffonderle: questo punto è buono in generale, come dichiarazione di impegno, nonostante non si dica in che modo la regione lo metterà in pratica nella realtà.

A queste considerazioni di valore senza dubbio positivo, che sono dichiarate nella stessa delibera, ci pare di poterne aggiungere altre due che ci sembrano di non poco conto: potrebbe riavvicinare all'uso del sardo l'amministrazione pubblica: ciò sarebbe positivo nel senso che gli impiegati e i funzionari pubblici che spesso usano l'oscurità della lingua burocratica per ritagliarsi la loro quota di potere (grande o piccola che sia a seconda dell'importanza che hanno nella gerarchia), riprendendo a utilizzare il sardo potrebbero riavvicinarsi alla popolazione, soprattutto alle fasce deboli dei vecchi e dei poco acculturati, aiutandoli a sentirsi più considerati e tutelati; potrebbe avvicinare al sardo le generazioni di giovani che non hanno mai conosciuto la lingua, sia perché sono figli di continentali che non parlano il sardo, sia perché sono figli di sardi che hanno preferito non insegnargliela per qualsivoglia ragione". Documento degli studenti sulla lingua standard-Limba sarda comuna, deliberata dalla Giunta regionale, Università degli studi di Cagliari, Corso di laurea in Scienze della formazione primaria-Master Universitario di II livello in "Approcci interdisciplinari alla didattica del sardo".

Cosa penso de sa Limba sarda comuna?

Ecco la mia risposta: Duncas, in bilinguismo perfetto!

Deo penso chi chie cheret su "Bilinguismu perfetu", est a nàrrere sa parificatzione giurìdica e pràtica de su Sardu cun s'Italianu non podet èssere contra a unu istandard, comente est sa LSC. Ca, sena istandard, non bi podet èssere peruna ufitzializatzione e sena ufitzializatzione sa limba sarda est destinada a si nche mòrrere o a èssere cunfinada in carchi furrungone, in carchi festa de bidda pro cantare batorinas e noitolas. O impreada pro nàrrere brullas, carchi paristòria o, si nono, paràulas malas, e frastimos.

Deo so cumbintu chi oe, subra de s'istandardizatzione, pro lu nàrrere a sa latina: "non est discutendum". Ca ischimus bene chi sena s'unificatzione de s'iscritura, peruna limba si podet imparare in sas iscolas, si podet impreare in sos ufìtzios, in sos giornales, in sas televisiones, in sas retes informàticas, in sa publicidade, in sa toponomastica. Sena ufitzializatzione, pro nàrrere, in sos litzeos o in sas Universidades sardas, "cale Sardu" imparamus? E in sos giornales e in sas televisiones, chi allegant a totu sos Sardos, ite impreamus? Calincunu narat: faghimus duos istandard: unu pro su logudoresu e unu pro su campidanesu. Ite machine e tontesa est custu? Semus giai male unidos e cherimus galu ateras divisiones? E, in prus,: pro ite duos e non tres, bator, deghe, 365, cantas sunt sas biddas sardas e su "dialetto" issoro? E in ue agabbat su campidanesu e in ue cumintzat su logudoresu? E esistit unu campidanesu e unu logudoresu o bi nd'at medas? Sa LSC no andat bene? La curregimus, la megioramus, la irrichimus: ma dae issa depimus mòere. Ca est s'istandard chi tenimus, a pustis de trinta annos de brias e de cuntierras subra de custa chistione. E sos "dialetos locales"? Chi sunt una richesa manna, non b'at perìgulu chi si nche mòrgiant? Est a s'imbesse: cun una limba "istandardizada", una Limba chi siat una "cobertura" pro totus, est prus fatzile chi sigant a campare; sena limba istandart si nche morint peri issos. Sa LSC est artifuitziale? Deo pesso chi nono.

 

 

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