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Post n°1846 pubblicato il 21 Settembre 2014 da deosoe
Giuseppe Di Vittorio Lascia una rispostaShare on Facebook+1Share on Tumblr
Giuseppe Di Vittorio Giuseppe Di Vittorio nasce a Cerignola il 13 agosto del 1892. Il padre Michele è un lavoratore dei campi e tutta la famiglia è costituita da braccianti agricoli. Nel 1904, nel maggio, partecipa ad una manifestazione di lavoratori agricoli, durante la quale interviene la polizia. Quattro lavoratori vengono colpiti a morte. Fra questi un suo giovane amico quattordicenne, Antonio Morra. Nel 1915 è richiamato in guerra e dopo aver partecipato a parecchie azioni rimane ferito. Per il suo passato di "sovversivo", dopo un lungo peregrinare, viene inviato a Porto Bardia, in Libia. Su pressione delle leghe e della Camera del Lavoro viene candidato alle elezioni del 1921; lo scontro in quella campagna elettorale è totale: i fascisti provocano una strage a Cerignola (nove lavoratori uccisi). Nonostante il clima di violenza e di intimidazione Di Vittorio viene eletto. Per tutto il 1921 e fino ai primi mesi del 1923, l'attenzione preminente di Di Vittorio e' rivolta alla situazione dei lavoratori e delle loro organizzazioni in Puglia, sottoposta ad un'opera di logoramento fino alla distruzione. Egli stesso e' bandito dalla sua citta', dai fascisti di Cerignola. Ma e' a Bari che egli mette a profitto tutta la sua esperienza, nella Camera del Lavoro. L'occasione e' offerta dallo sciopero nazionale, detto "legalitario", dell'estate 1922, che ha luogo in tutta Italia per imporre la fine delle delle violenze fasciste ed il ritorno al rispetto della legge. Sul finire del 1922 per Di Vittorio non e' piu' possibile vivere in Puglia. Si trasferisce a Roma. Nel 1924 avviene l'incontro con Antonio Gramsci e con Palmiro Togliatti, che lo porta ad aderire al Partito Comunista. Insieme con Ruggiero Grieco, dirigente comunista pugliese, avvia un'interessante lavoro per gettare le basi di un'organizzazione autonoma dei contadini italiani, in primo luogo nelle regioni meridionali. Il clima e' quello della semilegalita' che ben presto diventera', ai primi di novembre del 1926, illegalita' piena e totale. Fra il 1928 ed il 1930 è in Urss, rappresentante del Pcd'I presso l'Internazionale Contadina. Nel 1930 va a Parigi per far parte del gruppo dirigente del PCI e per assumere l'incarico di responsabile della CGIL clandestina. E' fra i primi ad accorrere in Spagna dove ad Albacete partecipa all'organizzazione delle Brigate Internazionali con Luigi Longo e Andrè Marty ed altri dirigenti. Rientrato in Francia nel 1939 dirige "La voce degli italiani", quotidiano antifascista. Arrestato nel 1941 viene tradotto in Italia e destinato a Ventotene. Nel '43 viene liberato e partecipa alla lotta di Liberazione. Firmatario del Patto di unità sindacale di Roma del 1944 con Achille Grandi per i democristiani e Emilio Canevari per i socialisti, diviene segretario generale della Cgil unitaria e poi, dopo la scissione, della Cgil fino alla sua morte. Tra le sue innumerevoli iniziative, va almeno ricordato il Piano per il lavoro, del 1949. Nel 1953 viene eletto presidente della FSM (Federazione Sindacale Mondiale). Deputato alla Costituente del '46, la sua convinta adesione agli ideali comunisti fu comunque sempre contraddistinta da una totale autonomia, che ebbe il suo momento più noto nella condanna decisa della feroce repressione sovietica in Ungheria nel 1956. Un altro punto fermo del suo pensiero fu il rifiuto della violenza nelle lotte di massa e nell'azione del movimento sindacale, convinto come era che nel nuovo regime democratico ai lavoratori erano dati gli strumenti pacifici per sviluppare le loro rivendicazioni e per allargare la loro influenza sugli altri ceti della popolazione italiana. Morì il 3 novembre del 1957 a Lecco, dopo un incontro con i delegati sindacali.
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