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Post n°1986 pubblicato il 03 Febbraio 2015 da deosoe
Sanità: Fp Cgil, più tutele per 900mila addetti settore socio-assistenziale Sono circa 900 mila gli addetti delle imprese sociali coinvolte nel sistema socio-sanitario assistenziale che operano prevalentemente all'interno dei contratti stipulati con la Pubblica amministrazione, in forma di accreditamento, convenzione o attraverso gare d'appalto. Sono infermieri, tecnici della riabilitazione, psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, operatori socio-sanitari, educatori e animatori. Per tutelarli "serve uniformare le regole nel territorio e impedire forme di concessione o di accreditamenti a imprese sociali o cooperative che non rispettano il contratto". Lo ha affermato Cecilia Taranto, segretario nazionale Fp Cgil, intervenendo al convegno "Lavoro e qualità dei servizi sanitari e sociali in appalto e convenzione" che si è svolto a Roma, nell'ambito della campagna Fp e Cgil "Salviamo la salute". I rapporti di lavoro del settore socio-sanitario - ha ricordato la sindacalista - sono regolamentati secondo 27 contratti collettivi nazionali "spesso firmati da organizzazioni sindacali scarsamente rappresentative. Su questo tema per la Cgil si pone una questione che non esiterei a definire morale". Secondo Taranto, "La sanità privata accreditata, il terzo settore e l'area profit costituiscono oggi una sorta di braccio gestionale operativo parallelo e integrato alla Pa. Ma la tenuta dei servizi è messa seriamente a rischio da una cattiva spending review fatta di tagli, da una legge di stabilità che si abbatte su Regioni e Comuni". "In questi mesi e con queste criticità - aggiunge Taranto - il Parlamento discuterà anche la legge delega di riforma del terzo settore". Secondo Taranto "non vi è alcun dubbio che le imprese serie risultino fortemente danneggiate dall'uso spregiudicato dell'assenza di controlli fino a vere e proprie forme di deresponsabilizzazione assunte dalla pubblica amministrazione in tema di appalti. Ciò - avverte la sindacalista - favorisce la permanenza nel mercato di imprese deboli o malavitose". Sono queste le ragioni che hanno indotto la Cgil a presentare una proposta di legge di iniziativa popolare sugli appalti, in calce alla quale si stanno raccogliendo le firme. Il punto su cui si concentra la critica della Fp Cgil è l'atteggiamento dei governi nazionali, regionali e locali che, per assicurare un servizio, "accettano supinamente, o addirittura alimentano, un sistema di concorrenza al ribasso, tutto costruito sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici, dei loro diritti, delle loro retribuzioni. "Questa è la madre delle questioni morali", puntualizza Taranto. Le irregolarità - secondo il sindacato - sono contributive, fiscali, normative, che investono anche l'orario di lavoro, attraverso l'utilizzo improprio di agevolazioni legate alla mobilità, al mancato rispetto dei minimi tabellari o facendo riferimento solo ai regolamenti e alla mutalità del rapporto socio-lavoratore. Secondo la Funzione pubbica Cgil - è indispensabile modificare la legge 142 che, attribuendo alla funzione di socio della cooperativa carattere prevalente, costituisce il serio "vulnus" alla regolarità degli appalti e delle concessioni. "L'enorme diffusione di cooperative spurie, create 'ad hoc' per aggirare gli adempimenti richiesti formalmente dalle amministrazioni - avverte il segretario nazionale Fp Cgil - può essere contrastata da una diffusa rivendicazione di legalità che va avanzata dalle organizzazioni sindacali ma anche dalle stesse cooperative".
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