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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi di Ottobre 2014

Patronati

Post n°1963 pubblicato il 30 Ottobre 2014 da deosoe

TAGLI ai patronati: a rischio la tutela dei cittadini

E' arrivata quasi come un fulmine a ciel sereno la notizia di un taglio al fondo patronati, previsto dalla legge di stabilità, la cui ampiezza potrebbe azzerare di colpo l'impegno che l'Inas - nella tre giorni di dibattito e confronto con enti previdenziali, istituzioni, politici ed esperti, che si concludeva proprio ieri - ha proposto di continuare a far crescere per migliorare il proprio lavoro di assistenza ai cittadini.

La tavola rotonda "Innovare il welfare per rinnovare le tutele" ha così preso una piega inattesa. All' apertura dell'evento, organizzato in occasione della presentazione del bilancio sociale e moderato dal vicedirettore del Tg La7, Andrea Pancani, il presidente dell'Inas Antonino Sorgi ha proposto di assegnare compiti ancora più ampi al patronato, che rappresenta una dorsale solidale di cui il Paese ha bisogno. "Di fronte ad una misura che minaccia seriamente l'operato di un soggetto tanto importante per la società civile, però, è evidente che la politica non capisce", ha detto.

Il segretario generale della Cisl non ha avuto esitazioni: "La dimensione sociale in questo Paese deve essere coltivata dal sindacato e dal patronato, di cui conosciamo bene il lavoro; per questo la Confederazione non abbandona l'Inas e chi ci lavora", ha detto Annamaria Furlan. Una visione, questa, anticipata da Maurizio Sacconi presidente della commissione Lavoro e Previdenza sociale presso il Senato, secondo il quale "i patronati rappresentano l'evoluzione della funzione sindacale rispetto ai nuovi bisogni dei cittadini; per questo, quanto previsto dalla legge di stabilità sarebbe vile se si traducesse in un taglio lineare". "Renzi - ha rilanciato Giovanni Faverin, segretario generale della Fp Cisl - dovrebbe provare a capire cosa raccontano i numeri legati all'attività dell'Inas. I milioni di pratiche svolte parlano da soli, mentre è evidente che la politica non conosce e non valorizza i soggetti sussidiari".

"Riscoprire il sociale - ha sottolineato Giuseppe Acocella, ordinario di Filosofia del diritto dell'università Federico II di Napoli - è l'unica via possibile per dare vita ad una welfare community. Senza di essa, c'è da chiedersi se possa esistere ancora la democrazia".
Mario Bertone, segretario della Cisl del Lazio, ha ricordato che "le persone non possono più accettare riduzioni di servizi e che i tagli dovrebbero limitarsi ai patronati fasulli", che guardano al proprio interesse economico e non operano realmente a tutela dei cittadini.

 

 

 
 
 

Legge Stabilità

Post n°1962 pubblicato il 30 Ottobre 2014 da deosoe

 

 

Legge di stabilità, ecco il testo finale. Lunedì nuovo incontro governo-sindacati

Legge di stabilità, ecco il testo finale. Lunedì nuovo incontro governo-sindacati
Da sinistra, Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan 

Dal bonus mamme (su richiesta) all'aumento dell'Iva in caso di necessità. Sale anche la soglia per ottenere gli sgravi sui contributi per i neoassunti (da 6.200 a circa 8mila). Obiettivo: un milione di posti di lavoro in più. Settimana prossima nuovo round tra l'esecutivo e le associazioni di categoria

 ROMA - Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha convocato i sindacati per lunedì prossimo, 27 ottobre, alle 16 per discutere della Legge di Stabilità. Alla riunione, che secondo quanto si apprende si terrà nella sede di Via Veneto del Ministero, parteciperanno anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan e della pubblica Amministrazione, Marianna Madia.

Il calendario.
 Intanto, dopo la firma del Presidente della Repubblica, è arrivato il testo finale della Legge di Stabilità 2015. Alla Camera è già tutto pronto per avviare l'iter della sessione di bilancio: il calendario di massima prevede l'approdo in Aula, e il primo via libera, entro la terza settimana di novembre, e già la prossima settimana (probabilmente da giovedì) si partirà con le audizioni. Ma se la manovra prende la sua forma definitiva, nel mix di interventi a favore di famiglie e imprese, resta ancora aperto il nodo della spending review a carico delle RegioniCondividi   

 

Il "paracadute" dell'aumento dell'Iva. In ogni caso, nel testo finale dellalegge di Stabilità (di cui oggi è stata pubblicata anche la lettera di risposta dell'Europa, scatenando non poche polemiche) se non si dovessero raggiungere gli obiettivi di risparmio, sono previste clausole di salvaguardia dal 2016, cioè l'aumento di due punti dell'Iva, per le aliquote ora al 10 e al 22% (e un ulteriore punto scatterebbe nel 2017), per un totale di 12,8 miliardi il primo anno e 19,2 miliardi nel 2017 per arrivare a 21,2 miliardi nel 2018. Il governo, per annullare l'aumento, dovrà trovare risorse di questa entità. 

Aumento sgravi neoassunti. Confermati invece nel testo trasmesso al Parlamento i principali interventi, dal Tfr in busta paga al taglio del costo del lavoro dall'Irap (che però annulla contestualmente il taglio del 10% introdotto quest'anno con dl Irpef). Sale, invece, la soglia per l'azzeramento triennale dei contributi sui neo-assunti, che passa dai 6.200 euro ipotizzati inizialmente a 8.060 ora previsti. Obiettivo: un milione di posti di lavoro.

Bonus bebè e 80 euro compatibili. E mentre gli 80 euro per i redditi bassi diventano strutturali (ma rivolti sempre alla stessa platea) arriva per i genitori che guadagnano fino a 90mila euro complessivi un nuovo bonus bebè: 80 euro ogni mese (960 in totale) erogati ai nuovi nati (o adottati) tra il 1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, fino al terzo anno (di vita, o dall'ingresso nella famiglia adottiva). Il tetto del reddito non vale dal quinto figlio in poi. Il 'bonus mamme' non concorrerà alla formazione del reddito, quindi si potrà sommare agli 80 euro.

Ecco comunque le norme principali della manovra inviata alle Camere. 

BONUS MAMME, SU RICHIESTA: per tutti i nati (o adottati) dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2017 arriva un bonus da 960 euro l'anno, 80 euro al mese, fino al terzo anno (di età o di adozione) con limite a 90mila euro di reddito familiare (che non vale dal quinto figlio in su). Intervento che per le fasce medio basse (fino a 26mila euro) si somma al bonus Irpef, visto che il bonus è esentasse. Va richiesto all'Inps. Per il 2015 anche fondo da 298 milioni per altri interventi a favore della famiglia.

ZERO CONTRIBUTI NEOASSUNTI, FINO A 8.060 EURO: le imprese che assumono nel 2015 potranno godere anche dell'azzeramento dei contributi a loro carico per tre anni (ma con un tetto a 8.060 euro). Stanziato 1 miliardo l'anno tra 2015 e 2017 e 500 milioni per il 2018. Con il taglio dei contributi per i primi tre anni si punta a incentivare 1 milione di assunzioni. E' quanto si legge nella relazione tecnica alla legge di Stabilità in cui si spiega che saranno circa 790mila i contratti per cui i datori potranno usufruire della decontribuzione piena, mentre per 210mila si potrà beneficiare dello sgravio fino al tetto degli 8.060 euro.

PENSIONI: saranno pagate il 10 del mese dall'Inps, ma questo riguarderà solo coloro che hanno un doppio trattamento, magari anche dall'Inpdap.

 - 12,6 MLD AUMENTO IVA 2016 DA "STERILIZZARE": L'aumento dell'Iva di due punti a partire dal 2016, messo dal governo come clausola di salvaguardia, vale 12,8 miliardi il primo anno e 19,2 miliardi nel 2017 per arrivare a 21,2 miliardi nel 2018. Il governo lo dovrà azzerare il prossimo anno.

80 EURO STRUTTURALI, NON CAMBIA PLATEA: il bonus Irpef diventano strutturali ma si trasformano in detrazione (nel bilancio dello Stato passano da maggiore spesa a minore entrata). La platea resta immutata, 10 milioni di italiani tra gli 8.000 e i 26.000 euro di reddito.

TASSE SU RENDITE FONDI PENSIONI SALE A 20% - Con uno stretto legame all'operazione Tfr, la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione "dal periodo d'imposta 2015″ passa dall'11 al 20%. Sui redditi da rivalutazioni dei fondi per il Tfr la tassazione passa invece dall'11 al 17%.

VIA COSTO LAVORO DA IRAP, MA SALTA TAGLIO 10%: la componente lavoro diventa deducibile dall'imponibile Irap, ma si cancella il taglio del 10% introdotto con il dl Irpef. L'aliquota torna quindi al 3,9% già da quest'anno.

1 MLD A 'BUONASCUOLA', SALTA RIFORMA MATURITA': risorse per la stabilizzazione dei precari (1 miliardo il prossimo anno, 3 a dal 2016). Salta invece la riforma delle commissioni per gli esami di maturità, che arriverà con un provvedimento successivo

TFR IN BUSTA PAGA, CON TASSE ORDINARIE:  La novità scatta dal primo marzo del prossimo anno e sarà in vigore fino al 30 giugno 2018. Una volta optato per il Tfr in busta ogni mese, assoggettato a tassazione ordinaria, la scelta è irrevocabile. Esclusi i lavoratori pubblici, i lavoratori domestici e quelli del settore agricolo. Bisogna lavorare da almeno 6 mesi.

TAGLI 4 MLD, MA SI TRATTA 'COMPOSIZIONE': Regioni, province e comuni contribuiranno con 4 miliardi. Si tratta ancora sulla composizione dei tagli. E oltre 6 miliardi arriveranno dai tagli ai ministeri.

- MINISTERI, ANCHE TAGLI SEMI-LINEARI: Per i ministeri arrivano anche tagli lineari, con una riduzione delle proprie dotazioni di circa 1 miliardo nel 2015. La Difesa taglia 500 mln.

CONTRATTO STATALI, ANCORA UNO STOP - Contratto del pubblico impiego congelato fino a dicembre 2015. Magistrati, avvocati, procuratori dello Stato, personale militare e delle Forze di polizia, diplomatici sono esclusi dal blocco degli scatti.

PER RICERCA E SVILUPPO 300 MILIONI: credito d'imposta al 25%, fino al 50% per università e enti di ricerca. Fino al 2019.

RESISTE L'ECOBONUS: prorogato per il 2015 lo sconto al 65% per gli interventi di efficienza energetica, valido anche per i condomini, così come quello per le ristrutturazioni che si ferma però al 50%. Ok anche al bonus mobili-elettrodomestici 

- CAMBIA FISCO PER I MINIMI, FORFAIT AL 15%: addio a forfettini e forfettoni. Per artigiani e micro-imprese arriva il forfait unico al 15% per sostenere 900mila partite Iva. Non ha più il limiti di tempo e di età, ed è esteso a ricavi fino a 40mila euro (secondo i settori)

SUBITO 50 MLN A GIUSTIZIA - Arriva un fondo ad hoc. Le risorse raddoppiano l'anno successivo per poi arrivare a quota 120 milioni nel 2017. Le spese per i tribunali non saranno più a carico dei Comuni ma dello Stato (stanziati 250 milioni).

2 MLD PER JOBS ACT E NUOVI SUSSIDIO UNIVERSALE: creato un fondo ad hoc per sostenere la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, inclusi quelli in deroga. Inizialmente doveva essere 1,5 miliardi.

POSSIBILE AUMENTO DELL'IVA. L'aumento dell'Iva di due punti a partire dal 2016, messo dal governo come clausola di salvaguardia, vale 12,8 miliardi il primo anno e 19,2 miliardi nel 2017 per arrivare a 21,2 miliardi nel 2018. IL governo, per annullare l'aumento, dovrà trovare risorse di questa entità.

REVERSE CHARGE MAXI O TASSE - Il meccanismo di reverse charge per il pagamento dell'Iva è allargato, per 4 anni, a pulizie, edilizia, gas, energia elettrica. Si punta anche alle operazioni verso la P.a. ma serve l'ok alla deroga dalla Ue. Se l'autorizzazione non dovesse arrivare scatterà un aumento delle accise sulla benzina per circa 1 miliardo (988 milioni) 

CAMBIANO CONTROLLI, AG.ENTRATE AIUTA AUTO-CORREZIONE: i controlli fiscali avranno l'obiettivo di aiutare il contribuente all'auto-correzione e concentrare il contrasto su frodi e contribuenti meno collaborativi. Arriva il 'ravvedimento lunghissimo' e semplificazioni per adempimenti Iva 

RAI VENDE IMMOBILI; FS INVESTE: La Rai "può cedere sul mercato attività immobiliari e quote di società. Fs investirà risorse da cessioni sulla rete ferroviaria.

SALTA INTERVENTO FORESTALI, 100 MLN LSU: Saltano i 140 milioni, previsti nelle prime bozze, per i forestali calabresi. Restano invece 100 mln per i Lavori Socialmente Utili (Lsu) di Palermo e Napoli.

TAGLIO PATRONATI: I patronati continueranno ad assistere i cittadini ma con 150 mln in meno di trasferimenti.

MISSIONI PACE: rifinanziamento 'biennale' per le missioni di pace che avranno 850 milioni nel 2015 e nel 2016 

LUDOPATIA E NON AUTOSUFFICIENZA: 50 milioni per curare chi ha la 'febbre' del gioco. 250 milioni al fondo per la non autosufficienza, compresi i malati di Sla.

 

 

 
 
 

Lavoro

Post n°1961 pubblicato il 30 Ottobre 2014 da deosoe

 

Quando la corda si spezza...

Ai tempi di Scelba, quando la celere caricava (e ammazzava) i lavroatori in sciopero, i ruoli apparivano chiari: per il sindacato erano le manganellate del governo dei padroni e per i comunisti con il pugno chiuso era quello lo sbocco dell'insanabile conflitto tra la classe proletaria e il lavoro dipendente. Quando la polizia di Berlusconi fece del G8 di Genova una macelleria messicana, la sinistra all'opposizione spiegò che la destra al potere aveva in fondo mostrato la sua sostanziale natura fascista. Ma non è affatto nell'ordine delle cose che nell'autunno del 2014, sotto il governo guidato da Matteo Renzi e dal Pd, gli operai della acciaierie di Terni, colpiti da licenziamenti di massa e giunti in corteo pacifico a Roma, vengano picchiati a sangue dai reparti antisommossa e ciò dopo altri pestaggi pretestuosi avvenuti in altre città. Ciò accade quando per la prima volta, nella storia repubblicana, un premier eletto dalla sinistra cerca lo scontro frontale con il sindacato di sinistra tra gli applausi della destra. Nessuno pensa che l'ordine di attaccare i manifestanti sia arrivato dal presidente del Consiglio. Ed è evidente che le frasi inconsulte della pd Picierno contro la leader della Cgil Causso appartengono soltanto alla Picierno, un'altra senza arte né parte catapultata in una situazione assai più grande di lei. Semplicemente lo statista  di Rigano sta raccogliendo i frutti di ciò che ha seminato o meglio rottamato.

La sgangherata lotta di classe contro le conquiste sociali e le tutele del lavoro. O la crociata contro il posto fisso da sostituire con un sistema di precariato permanente e a basso costo. Il tutto espresso in qualche Leopolda con disarmante linguaggio banalese dive milioni di persone con redditi da fame si sentono paragonati a gettoni del telefono nell'epoca dell'Ipad, scampoli del passato da gestire senza tanti problemi. Anche se non fosse arrivato a palazzo Chigi "per volere dei poteri forti e di Marchionne", Renzi fa di tutto per farlo sembrare.

da Il fatto 30.10.2014

 

 

 
 
 

Patronati

Post n°1960 pubblicato il 28 Ottobre 2014 da deosoe

 

Tagli ai Patronati: grande irresponsabilità, poca consapevolezza sugli effetti che andranno a produrre

Prospettive quantomeno critiche per i Patronati italiani stando ai tagli sul fondo Patronati contenuti dal provvedimento Legge di Stabilità licenziato dal Consiglio dei Ministri e  che, comunque, dovrà essere discusso in Parlamento. Come portare avanti l'attività e quale la reazione del Patronato. Quali gli effetti che potrebbe determinarsi a causa di questi tagli?  Italialavorotv/Italiannetwork lo ha chiesto alla Presidente del Patronato INCA CGIL, Morena Piccinini, all'indomani dell'invio di una lettera unitaria dei Patronati Italiani al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (vedi:http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=25462).

"Intanto deve esserci la consapevolezza che quella entità di tagli è una catastrofe (ndr.150 milioni su un fondo Patronati di 430 milioni), perché mentre con i tagli precedenti - pur negativi -  ingiustificati e pesanti, avevamo proceduto ad un grosso sforzo di riorganizzazione interna e fatto  grandi sacrifici che avevano, però,  permesso di non compromettere il servizio verso i cittadini, i lavoratori ed  i rapporti con gli enti previdenziali, un taglio di questa entità non permette nessuna riorganizzazione, salvo tagli alla dimensione della tutela".

"Per dirla in modo chiaro, aggiunge la Presidente del Patronato INCA,  non ci sono le condizioni per una ulteriore riorganizzazione perché non ci sono le condizioni  per riassorbire un taglio del 35%.  Per un patronato come l'INCA significherebbe mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e non avere la possibilità organizzativa tale da mantenere lo stesso servizio che per 70 anni siamo riusciti ad erogare".

"La politica questo lo deve sapere - stigmatizza Morena Piccinini - perché non può dire tagliamo, manteniamo lo stesso schema normativo,  e riorganizzatevi al vostro interno! La politica deve sapere che si assume la responsabilità,  nella misura in cui non siamo in grado di garantire l'insieme dei servizi che oggi eroghiamo ai cittadini, di mettere gli stessi a disposizione di un mercato selvaggio, di quei faccendieri che si impossessano del pin individuale, ovvero dei dati sensibili, e che non solo si fanno pagare in modo profumato ma mettono a rischio anche il conseguimento delle  medesime prestazioni e quindi dell'esercizio dei diritti".

"E' una cosa pesantissima che non possiamo tollerare e  per la quale ci stiamo organizzando come patronati unitariamente, a livello di CEPA (Acli, Inca-Cgil, Inas-Cisl, Ital-Uil) , -  prosegue Piccinini - per fare in modo che tutta la popolazione sia sensibilizzata, sappia che cosa può succedere  al primo gennaio del prossimo anno. E  per fare in modo che anche tutte le istituzioni, gli enti previdenziali,  le forze politiche e chi dovrà votare questa legge in via definitiva sappiano  della responsabilità che si assumono ed anche delle conseguenze che da questo atto può derivare."

"Noi pensiamo  - prosegue Piccinini - che ci sia stata grande irresponsabilità nell'assumere queste decisioni, poca consapevolezza sugli effetti che questi tagli andranno a produrre. Vorremmo, invece, che tutti acquisissero consapevolezza per poter esercitare con responsabilità il loro ruolo di decisori politici e di parlamentari potendo così intervenire a modificare profondamente questa disposizione normativa".

Sembra che finora la politica abbia dato, però, poco ascolto alle proteste dei Patronati, che hanno inviato in questo giorni una lettera al Presidente della Repubblica che, in passato, ha mostrato di apprezzare molto l'attività dei Patronati.

"Ci siamo rivolti al Presidente della Repubblica perché è sempre stato sensibile al tema della tutela gratuita verso i cittadini e dei patronati  sia come parti essenziali del welfare sia come strumenti in grado di permettere la riorganizzazione in atto - così profonda - di tutta la pubblica amministrazione. Deve essere, infatti, chiaro - afferma la Presidente del Patronato INCA - che senza di noi non ci sono le condizioni neanche per portare avanti questo disegno di riorganizzazione e di semplificazione dei rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione".

"Ma - prosegue Piccinini - ci siamo rivolti al Presidente della Repubblica anche per far notare come ci siano stati degli studi ed un accurato parere fornito al Governo dal Prof. Giuliano Amato, che avevano chiaramente evidenziato come non si possa risanare il bilancio dello Stato con il Fondo Patronati perché quelle risorse non sono soldi pubblici, nel senso classico della parola".

"Il fondo patronati - spiega Morena Piccinini - è alimentato con il prelievo dello 0,226% sul gettito dei contributi assicurativi versati annualmente dai lavoratori a Inps, Inpdap e Inail. Quindi sono soldi dei lavoratori, che vengono dedicati ad un servizio a favore dei lavoratori stessi e dei cittadini.  Cioè possiamo dire che i 21 milioni di lavoratori che versano la contribuzione stanno alimentando e garantendo un servizio gratuito a 50 milioni di cittadini. E proprio in relazione a queste considerazioni il Prof. Amato aveva illustrato come questo servizio - riconosciuto costituzionalmente importante dalla stessa Corte Costituzionale - non possa essere taglieggiato e compresso da tagli che abbiano la funzione di andare ad alimentare il bilancio dello Stato. Dunque, in quanto tali, queste disposizioni rischiano di essere a loro volta incostituzionali..".

"Con gli appelli che stiamo lanciando e con diverse iniziative, compresa la lettera al Presidente della Repubblica, vogliamo lanciare un messaggio: "Non costringeteci a rivolgerci, in seguito alla Corte Costituzionale, dimostrando che avevamo ragione, dopo che siamo stati distrutti. Ragioniamo prima di tutte queste implicazioni, dell'errore che viene commesso  che non è solo giuridico ma è anche contabile/economico, oltre che di portata sociale così devastante. Cerchiamo tutti quanti di recuperare questo errore prima di dover arrivare ai pronunciamenti della Corte Costituzionale per dimostrare che abbiamo ragione".

Quanto alle prossime iniziative che verranno attuate...

"Come patronati del CEPA (Acli, Inas, Inca, Ital)abbiamo lanciato una campagna di sensibilizzazione e di raccolta firme e vorremmo che queste firme giorno per giorno venissero poste a conoscenza dei livelli istituzionali e dei decisori politici. Organizzeremo, poi,  - sottolinea Piccinini - una giornata della tutela,  che indicativamente abbiamo ipotizzato possa essere il 15 novembre, nella quale in tutte le città e piazze di Italia ci relazioneremo con la cittadinanza fuori dai nostri uffici e se necessario indirizzeremo le persone all'Inps o all'Inail. Vorremmo rendere chiaro che, nella misura in cui non ce la facciamo noi, tutta questa utenza si riverserà inevitabilmente sugli Istituti, aggravando quelle che sono le condizioni di lavoro dell'Inps. Il punto è che a queste persone qualcuno deve dare una risposta e se non sono i patronati che lo fanno, come lo stiamo facendo gratuitamente, a quel punto tutte queste persone si riverseranno tutte dagli enti previdenziali, e nessuno può permettersi il lusso di dire "arrangiati", vai dal faccendiere di turno.  Perchè - aggiunge la sindacalista - dietro a queste situazioni spesso e volentieri c'è anche parecchio malaffare."

Ma c'è, ci sarà, una presa di posizione da parte di questi Enti a sostegno dei Patronati ...?

"Anche loro subiscono l'ennesimo taglio e non è positivo neanche questo.  200 milioni ulteriori per l'Inps dopo i tagli degli anni precedenti. Altri 50 milioni all'anno per l'Inail. Anche loro sono posti in una condizione di ulteriore sofferenza. Con loro abbiamo condiviso una condizione di difficoltà comune. Noi ci auguriamo di trovare gli istituti previdenziali tutti al nostro fianco nel dimostrare come  non sono giusti né i tagli agli istituti previdenziali né i tagli ai patronati. Se poi questi tagli si sommano, l'unico soggetto che paga il prezzo, oltre al personale dipendente ovviamente, è il cittadino che a quel punto non trova risposte né da una parte né dall'altra. Quindi noi ci auguriamo vivamente di poter ritrovarci insieme, alleati, nel fare una battaglia per la valorizzazione della tutela e gratuità del rapporto con il cittadino."

Pensate di portare la questione in ambito europeo?

"Come patronati siamo una particolarità in ambito mondiale. Certo, la situazione dei patronati all'estero  risulterebbe ancora più devastante rispetto a quanto non lo sia all'interno del nostro paese, perché - con i tagli delle sedi consolari e della rete di relazioni istituzionali con i cittadini italiani all'estero- è evidente che sempre di più i patronati sono il punto di riferimento unico ed a volte esclusivo rispetto al bisogno di centinaia di migliaia, anzi di milioni di nostri connazionali  all'estero. Tagli di questo tipo comporterebbero, dunque, grossi contraccolpi sull'unico soggetto che è in grado di organizzare una tutela ai connazionali all'estero nelle relazioni con le istituzioni italiane".

"Pensiamo - esemplifica Piccinini - che cosa significa tutta la campagna dell'esistenza in vita che devono dimostrare i pensionati per potere continuare a riscuotere la loro pensione, e a tutto il servizio che, gratuitamente, i patronati mettono in campo per permettere a questi anziani pensionati di poter riscuotere la loro pensione.  Su questo punto deve esserci la consapevolezza che un taglio di questo genere mette a rischio i diritti fondanti dei cittadini italiani all'estero nel rapporto con gli enti previdenziali e con le istituzioni italiane".

"Noi abbiamo già sollecitato tutte le nostre sedi all'estero - prosegue la presidente dell'INCA - anche in modo speculare rispetto a quello che stiamo facendo in Italia per sensibilizzare gli italiani all'estero e le comunità degli italiani all'estero, il mondo dell'associazionismo, le istituzioni  dei diversi paesi, perché anche esse si avvalgano della nostra attività nel coinvolgere i consolati, in modo tale che da tutti possa partire un messaggio e un appello per evitare che questi tagli producano i loro effetti" conclude la Presidente del Patronato INCA, Morena Piccinini. 

 

 

 
 
 

Patronati

Post n°1959 pubblicato il 28 Ottobre 2014 da deosoe

 

Tagli ai Patronati: significa bloccare il prezioso lavoro di tutela gratuita in favore dei cittadini

In una lettera inviata a tutti i sindaci della provincia di Ravenna e al Presidente della Provincia, i segretari generali della Cgil, Cisl e Uil della Romagna, rispettivamente Costantino Ricci, Antonio Cinosi e Riberto Neri hanno esposto la drammatica situazione in cui si andranno a trovare i patronati delle tre confederazioni sindacali se si attuasse il taglio di risorse così come delineato nel disegno di legge di stabilità 2015.

Una riduzione di tale importo - si legge nella lettera - che non consentirà ai patronati di svolgere il prezioso lavoro di tutela verso i cittadini che si rivolgono agli uffici e trovano gratuitamente la risposta ai loro bisogni. La rete dei patronati in questi anni di crisi - prosegue il documento - ha rappresentato l'unico istituto di welfare al servizio di tutti coloro che avevano un bisogno e non potevano permettersi consulenze private a pagamento.

Senza contare - si legge - che un taglio di risorse di quella entità porterebbe a dover dimezzare gli organici attualmente in forza e ciò sta a significare che in quasi tutti i Comuni della nostra Provincia, gli uffici di patronato dovrebbero chiudere.

Questo comporterebbe - proseguono i tre segretari generali confederali - un disagio per i nostri cittadini, la difficoltà di poter esercitare un diritto ed ottenere una tutela e conseguentemente un afflusso enormemente maggiore agli uffici dell'Inps che ne ridurrebbe sensibilmente l'operatività, sempre che on si arrivi ad un collasso vero e proprio facendo perdere ai nostri cittadini i diritti e le risposte economiche dovute.

I tre segretari chiedono, quindi , un pronunciamento dell'assemblea comunale e provinciale per assumere le determinazioni nel merito al fine di incidere fattivamente per cambiare la norma contenuta nel disegno di legge di stabilità.

 

 

 
 
 

Bibbia

Post n°1958 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da deosoe

 

 

Trovata una Bibbia di 1500 anni in cui c'è scritto che Gesù non è stato crocifisso

Posted on 13/05/2014

 

ETNOGRAFYA MUZESI'NE TESLIM EDILEN EL YAZMASI INCIL

Con grande costernazione del Vaticano, è stata trovata in Turchia, una Bibbia avente circa 1500-2000 anni, attualmente esposta nel Museo Etnografico di Ankara

Scoperto nel 2000 e, successivamente tenuto segreto, il libro contiene il Vangelo di Barnaba - un discepolo di Cristo - il quale rivela che Gesù, né è stato crocifisso, né è il figlio di Dio, ma è solo un profeta. Il libro, inoltre, giudica l'apostolo Paolo come un impostore. Il libro sostiene anche che Gesù ascese al cielo vivo, e che Giuda Iscariota fu crocifisso al suo posto. Un articolo del National Turk (clicca QUI), dice che la Bibbia è stata sequestrata ad una banda di contrabbandieri durante un'operazione nella zona del Mediterraneo. L'articolo afferma che la banda è stata accusata di contrabbando di antichità, scavi illegali e possesso di esplosivi. Il libro è valutato 40 milioni di lire turche, circa 30.000 euro.

Autenticità - Secondo i rapporti, le autorità religiose di Tehram insistono sul fatto che il libro sia originale. È scritto con lettere d'oro in aramaico, la lingua di Gesù Cristo. Il testo mantiene una visione simile a quella dell'Islam, contraddicendo gli insegnamenti del Nuovo Testamento del cristianesimo. Gesù prevede anche la venuta del Profeta Maometto, che avrebbe fondato l'Islam 700 anni dopo. Si ritiene che, durante il Concilio di Nicea (clicca QUI), la chiesa cattolica raccolse a mano i vangeli che formano la Bibbia come la conosciamo oggi, omettendo il Vangelo di Barnaba (tra molti altri) a favore dei quattro vangeli canonici: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Molti testi biblici hanno cominciato ad affiorare nel corso del tempo, compresi quelli del Mar Morto e iVangeli Gnostici; ma questo libro in particolare, sembra preoccupare il Vaticano.

Cosa significherebbe per la religione cristiana e i propri seguaci? Il Vaticano ha chiesto alle autorità turche di farli esaminare il contenuto del libro all'interno della Chiesa. Ora che il libro è stato trovato, accetteranno le prove contenute in esso? O negheranno tutto?

Per molti, questo libro è un faro di speranza che farà comprendere ai credenti cristiani che l'oggetto della loro adorazione è arbitrario; e che tutto il testo, in particolare la Bibbia, non racconta ciò che la chiesa vorrebbe far passare per la verità.

Mauro Biglino: "La Bibbia non è un libro sacro"

Cosa significa questo per atei; agnostici; pensatori laici? Il testo è vero? È falso? Ha importanza? Speriamo che questa notizia ispiri i religiosi nel porre domande, invece di puntare il dito o di credere ciecamente nel nulla. Il più grande pericolo della fede, è quando le persone credono in quello che vogliono credere, cercando di difendere l'indifendibile priva di qualsiasi prova; o quando tali prove rivoluzionerebbero la loro fondazione dalle fondamenta. Per secoli, la "difesa" della cieca fede, ha spinto le nazioni in guerra; la violenza più efferata; la discriminazione; la schiavitù; lo sviluppo di una società di automi in cui stiamo vivendo oggi.

 

 

 
 
 

Il Santo del giorno

Post n°1957 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da deosoe

 

Sant' Evaristo

Sant' Evaristo

 

Nome: Sant' EvaristoTitolo: Papa e martireRicorrenza: 27 ottobre

Questo santo Pontefice, che per nove anni sedette sulla cattedra di S. Pietro, illustrò la Chiesa con savie disposizioni, non meno che colla sua santa vita, coronata dalla palma del martirio. 

Nacque, Evaristo, in Grecia da padre ebreo. Nella sua giovinezza frequentò le principali scuole della sua dotta patria, ed alla cultura filosofica e letteraria unì lo studio della dottrina cristiana. Iscrittosi fra i catecumeni, ricevette il santo battesimo e divenne egli pure zelantissimo apostolo della fede, dapprima fra i suoi connazionali e poscia in Roma, chiamatovi dal Papa Anacleto che ne aveva ammirato le doti non comuni di scienza e di zelo. Alla morte di Papa Anacleto, per l'unanime consenso dei fedeli, fu eletto a succedergli nel difficile e delicato ministero. 

Gravi furono le difficoltà del suo pontificato, rese più gravi ancora dalle furiose persecuzioni suscitate dagli imperatori di Roma. La Chiesa era perciò costretta in quel tempo a svolgere le sue attività nell'oscurità delle Catacombe. Ivi si compivano le sacre funzioni, venivano conferiti gli ordini sacri, e vi si prendevano disposizioni per le più urgenti necessità. 

Non si può dubitare dello zelo indefesso di Papa Evaristo, nè della sua pastorale vigilanza, ricordando quanto il grande martire Ignazio di Antiochia ci fa sapere sulla condotta dei fedeli di Roma al tempo di questo degnissimo successore di S. Pietro. Essi infatti venivano proposti ad esempio alle altre chiese della cristianità, per la purezza di dottrina, per l'ardente carità con cui s'amavano, e per l'eroico attaccamento alla fede cristiana. 

Moltissime e rilevanti sono le opere compiute nella Chiesa da questo glorioso Pontefice: vanno però ricordate alcune, perchè degne di maggior rilievo. 

Anzitutto, la divisione da lui fatta della diocesi di Roma in Titoli o Parrocchie, a ciascuna delle quali propose un prete cardinale. 

Poi quella di avere propugnato la santificazione del matrimonio, ordinando che venisse celebrato pubblicamente e che le nozze fossero benedette dal sacerdote: disposizione che fu poi largamente illustrata da Leone XIII e da Pio XI, che ci ha donato un nuovo preziosissimo documento coll'enciclica « Casti Connubii » del 29 dicembre 1930. 

S. Evaristo, durante il suo saggio governo della Chiesa, conferì tre volte i sacri ordini, consacrando quindici vescovi, diciassette sacerdoti e due diaconi. 

Santamente chiuse i suoi giorni, coronati dal glorioso martirio; che subì per ordine di Traiano, l'anno 121. Le sue sacre spoglie furono deposte sul Colle Vaticano presso la tomba di S. Pietro. 

PRATICA. Leggiamo volentieri la parola del Papa, sapendo che per mezzo di lui parla il Divin Maestro Gesù Cristo. 

PREGHIERA. Riguarda, Dio onnipotente, la nostra infermità, e giacchè siamo oppressi dai peccati, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato martire e Pontefice Evaristo.

 

 

 
 
 

Il santo del giorno

Post n°1956 pubblicato il 20 Ottobre 2014 da deosoe

 

Santa Maria Bertilla Boscardin

Santa Maria Bertilla Boscardin

 

Nome: Santa Maria Bertilla BoscardinTitolo: VergineRicorrenza: 20 ottobre

Anna Francesca Boscardin nacque a Brendola, nel Vicentino, il 6 ottobre 1888. 

Angelo, il padre, a differenza della sua virtuosissima sposa e della pia e ingenua figliuola, era tutt'altro che un angelo di bontà. Quando i fumi del vino, cui era dedito, gli salivano al cervello, e una tetra e infondata gelosia per la sua sposa lo invadeva, allora l'uomo diventava una bestia. La sua cattiveria aveva delle insane esplosioni di collera che mettevano paura. Anna tentava sempre, ma spesso inutilmente, di difendere la mamma e rabbonire il babbo. Il suo carattere mite e dolce e la sua devozione nelle preghiere erano anche per il babbo — e sarà lui stesso a confessarlo — un forte richiamo al dovere di correggersi, di pregare. 

Annetta non fu una cima di intelligenza, ma in compenso aveva sortito un cuore mite e sensibilissimo, un a volontà tenacissima e intraprendente, per cui, anche se a scuola passò per ignorantella, si distinse sempre per l'ottima condotta. 

« Quando sarò grande anch'io mi farò suora », aveva detto una volta alla mamma vedendo al suo paese alcune suore che giravano alla questua. Questa ispirazione si trasformò presto in proposito. Né l'incertezza del parroco, nè l'esitazione del babbo a lasciarla partire valsero ad estinguere in lei la fiamma della vocazione. 

L'8 aprile 1905 Annetta, accompagnata dai genitori, entra nella casa Madre delle Suore Dorotee di Vicenza. « Sii buona, Anna... pensa solo a farti santa... prega per noi... per il babbo tuo!... », le disse la mamma. 

La buona figliuola aveva preso sul serio le consegne della mamma : la sua vita sarà la pratica costante di tutte le virtù fino all'eroismo. 

L'8 dicembre 1907, festa dell'Immacolata, Suor Bertilla si consacrò definitivamente a Dio emettendo i santi voti nella casa Madre di Vicenza. Fu in seguito mandata a Treviso per sostituire una consorella infermiera. Suor Bertilla che aveva sempre lavorato in cucina come sguattera, si rivelò quasi d'improvviso una infermiera abilissima, apprezzata e ricercata dai medici nei casi più difficili e delicati, benvoluta dai malati. Destinata per molto tempo al reparto dei bambini difterici, ebbe per loro le più attente e materne cure. Altri reparti e altri ammalati, ai quali fu successivamente destinata, ammirarono in Suor Bertilla l'angelica infermiera dalla carità eroica. La sua presenza e le sue parole erano una benedizione, una consolazione. 

Le incursioni aeree su Treviso durante la prima guerra mondiale portarono il terrore e lo scompiglio nella città e anche nell'ospedale dove era Suor Bertilla. In quei momenti difficili e tristi ella si inginocchiava in mezzo al reparto a recitare il Rosario fino a che il pericolo fosse cessato. 

Il suo amore per la Madre di Dio ebbe tutta la tenerezza, la fiducia, l'incantevole semplicità di una figlia per la sua madre. A tutti raccomandava la devozione alla Madonna. E nel Cuore di Lei metteva tutti i suoi assistiti. 

La sua attività instancabile, le veglie continue, la sopportazione silenziosa del suo male che da tempo nascondeva con eroica pazienza, consumarono in breve la salute robusta dell'umile suora. Il 16 ottobre 1922, per volere della Superiora, un professore venne chiamato a visitare Suor Bertilla. La diagnosi rivelò la necessità di un intervento chirurgico per estirpare un fibroma. L'indomani ebbe luogo l'operazione, ma ormai era troppo tardi. Tre giorni di acutissimi dolori passati in santa rassegnazione e assoluta sottomissione al divino volere bastarono per preparare l'incontro di Suor Berlina col suo Sposo Celeste. 

PRATICA. Sforziamoci di fare nostro il programma di Suor Bertilla: «A Dio tutta la gloria, al prossimo
tutta la gioia, a me tutto il sacrificio ». 

PREGHIERA. O beata M. Bertilla, otteneteci dal Signore la vostra umiltà e semplicità per cui tanto gli piaceste, quella fiamma di purissimo amore che tutta vi consumò, le grazie dì cui abbiamo bisogno e il premio eterno nel cielo.

 

 

 
 
 

Marco Travaglio

Post n°1955 pubblicato il 18 Ottobre 2014 da deosoe

 

Marco Travaglio. Genova: Claudio Burlando, le colpe politiche della alluvione

Pubblicato il 18 ottobre 2014 09:23 | Ultimo aggiornamento: 18 ottobre 2014 09:23

Guarda la versione ingrandita di Marco Travaglio. Polemica aperta col presidente della Regione Liguria Claudio Burlando sulla alluvione di GenovaMarco Travaglio. Polemica aperta col presidente della Regione Liguria Claudio Burlando sulla alluvione di Genova

 

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ROMA - Marco Travaglio spiega la causa della lite tra lui e Michele Santoro giovedì sera in diretta dallo studio di Servizio Pubblico. C'è di mezzo l'alluvione di Genova e il turbine di polemiche che ha coinvolto due ex sindaci di Genova, Claudio Burlando e Adriano Sansa.

All'inizio sembrava solo l'inizio di un tormentone elettorale, se alle prossime regionali ci sarà lo scontrofra Raffaella Paita, del Pd, delfina di Burlando e  Ferruccio Sansa, figlio di Adriano e dato come possibile candidato di Beppe Grillo, come detto da molti ma non da Grillo.

Col passare delle ore Claudio Burlando sta assumendo i tratti di bersaglio a suo buon diritto, mentre il cerchio dei ragionamenti sposta l'individuazione delle responsabilità dalle recriminazioni verso l'Altissimo che i genovesi amano tanto alle scelte politiche della Regione di cui Claudio Burlando è presidente e Raffaella Paita è assessore alla Protezione Civile-

Di questo Marco Travaglio non ha dubbi e nel suo editoriale sul Fatto di sabato 18 ottobre 2014 non vuole lasciare dubbi, utilizzando per la sua invettiva l'arma del paradosso.

Ha scritto Marco Travaglio:

"Mi scuso. Mi scuso anzitutto con il supremo governatore Claudio Burlando per aver proditoriamente insinuato che il politico più potente di Genova e della Liguria da 30 anni sia lui, mentre tutti sanno che sono io.
Mi scuso per aver affermato che è stato, nell'ordine: assessore, vicesindaco e sindaco di Genova, poi ministro dei Trasporti, infine governatore della Liguria, mentre avrei dovuto ammettere che tutte quelle cariche le ho ricoperte io.
Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la cementificazione della sua città e della sua regione, il piano casa tutto cemento, l'imboscamento di 8 dei 10 milioni stanziati dallo Stato per l'alluvione del 2010, la piastra di cemento per parcheggi costruita a monte del torrente Fereggiano, il mega-centro commerciale per 5 mila persone in una zona definita dal suo stesso assessore "a rischio di alluvioni" dopo la tragedia del 2011, i porticcioli turistici per impreziosire la costa in tandem col grande Scajola, il blocco dei lavori sul torrente Bisagno non per colpa dell'ex sindaco Sansa né del Tar, ma dalla Regione che non ha fatto nulla dal 2012, mentre è universalmente noto che tutte quelle brutte cose le ho fatte tutte io.Mi scuso per non aver saputo rispondere in merito all'eventuale deviazione del Fereggiano, come sarebbe stato mio dovere in qualità di ex assessore, ex sindaco, ex ministro,ora governatore. Mi scuso per aver difeso il buon governo del territorio dell'ex sindaco Adriano Sansa, che anzi deve vergognarsi per aver investito decine di miliardi di lire nel piano di bacino per fiumi e torrenti, per aver risparmiato alla sua città alluvioni per ben 17 anni e soprattutto per non aver ricevuto avvisi di garanzia né mandati di cattura per sé e per la sua giunta.

Mi scuso per aver detto che i due vicepresidenti e l'assessore all'Urbanistica della giunta Burlando, tutti arrestati, li ha scelti Burlando, mentre è arcinoto che li ho nominati io.

Mi scuso per aver rifiutato di prendere lezioni da un così insigne statista: soprattutto di scuola guida (chi mi conosce sa che ne avrei bisogno, essendo io solito imboccare autostrade e superstrade in contromano e poi esibire alla polizia il tesserino parlamentare, peraltro scaduto).
Mi scuso con uno degli angeli del fango in studio per aver io tentato di negare l'evidenza: cioè che a governare Genova e la Liguria sono io, talvolta spalleggiato occultamente dall'altro colpevole: Beppe Grillo. Ma mi han subito sgamato, così non mi voteranno più e potranno alfine riporre le pale. Mi scuso, sempre con il nostro caro angelo, per aver negato di aver detto ciò che non avevo detto: e cioè che per evitare le alluvioni basti ripulire un torrente dai rami e dai detriti.
Mi scuso, ancora con i nostri cari angeli, per aver interrotto il loro idillio con l'incolpevole Burlando che annuiva ed elogiava il loro buonsenso, ampiamente ricambiato, in un commovente minuetto contro il responsabile di tutte le cementificazioni e le alluvioni dagli anni 30 a oggi: il sottoscritto, con la partecipazione straordinaria di Mussolini e dell'architetto Piacentini.
Mi scuso, con un altro angelo del fango, per non aver capito in che senso chi fa opposizione in Comune, in Regione e in Parlamento e non ha mai governato né a Genova, né in Liguria, né in Italia, avrebbe le stesse responsabilità di chi governa da sempre a Genova, in Liguria e in Italia.
Mi scuso, stavolta con la Nazione intera, per non aver colto il nesso inscindibile fra lo spalare fango e lo sparare nel mucchio.
Mi scuso, con la Democrazia tutta, per aver colto la differenza tra l'insulto e la critica, tra il lasciar parlare e il lasciar mentire.
Mi scuso, con chicche e ssia, per non esser nato foca ammaestrata che canta o tace al fischio del domatore.
Mi scuso, con tutti, per aver abbandonato lo studio di Servizio Pubblico proprio quando stavano per convincermi: ancora dieci secondi, e avrei confessato che l'alluvione l'ho fatta io. Il fango c'est moi".

 

 

 
 
 

Dal fatto quotidiano

Post n°1954 pubblicato il 18 Ottobre 2014 da deosoe

 

Lite Santoro - Travaglio (video): "Non si insultano le persone". Il giornalista se ne vaE' successo durante la puntata di Servizio Pubblico dedicata alle responsabilità per l'alluvione di Genova

di  | 17 ottobre 2014Commenti Lite Santoro - Travaglio (video):

 

Più informazioni su: .

     Email 

"Risponda lei delle porcate che ha fatto in 30 anni". Con queste parole Marco Travaglio ha interrotto il governatore della Regione Liguria Claudio Burlando durante un acceso dibattito, nello studio di Servizio Pubblico, sulle responsabilità dell'alluvione di Genova. Il conduttore, Michele Santoro, è intervenuto con decisione bloccando Travaglio: "Marco, questo è un luogo di discussione, non si insultano le persone, basta". A questo richiamo, il condirettore de Il Fatto Quotidiano ha lasciato lo studio. La tensione era già salita pochi minuti prima, quando Travaglio era già stato richiamato da Santoro per un battibecco con un ragazzo di Genova (ospite in trasmissione "in rappresentanza" dei volontari che hanno spalato il fango dopo l'alluvione). Burlando chiede a Travaglio se lui devierebbe il Fereggiano. Il giornalista: "Non sono mica un ingegnere idraulico, la paghiamo profumatamente per decidere. Ma questo è matto" (guarda il video). Proprio in riferimento al diverbio tra il ragazzo e Travaglio, Burlando ha poi detto: "Non so perché il buon senso di questo ragazzo abbia fatto così adirare Travaglio". Dura la replica: "Perché se l'è presa con me anziché con lei che sta al governo. Quando governerò per trent'anni risponderò delle porcate che ho fatto, adesso risponda lei delle porcate che ha fatto in 30 anni". Da qui l'intervento di Santoro e la successiva uscita dallo studio del giornalista.

Servizio Pubblico, Burlando vs Travaglio: "Ascolti, così impara". "Niente da imparare" 

Acceso scontro tra il presidente della giunta regionale in Liguria, Claudio Burlando, e Marco Travaglio, il quale osserva: "Il derby tra Sansa e Burlando è il derby tra chi tiene all'ambiente e chi tiene al cemento". Ribatte Burlando: "Lei il Fereggiano lo lascerebbe così com'è o lo devierebbe?". Il giornalista risponde: "Ma mi ha preso per un ingegnere idraulico? Vi paghiamo profumatamente per governare. Non ci riuscite da 30 anni e se la prende con me?". Il botta e risposta va avanti per minuti e Burlando afferma: "Adesso ascolti un attimo, così impara qualcosa". "Le assicuro che i professori me li scelgo io" - replica Travaglio - "e lei è sicuramente escluso dal novero". "Tutti abbiamo qualcosa da imparare", osserva Santoro. "Da Burlando non ho nulla da imparare", risponde il condirettore de Il Fatto Quotidiano (Guarda la seconda parte dello scontro)

 

 

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