Triballadores

di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi di Dicembre 2014

lstabilità 2015

Post n°1985 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da deosoe

 

La legge di stabilità riduce il finanziamento ai Patronati
22/12/2014

Grazie al sostegno di oltre un milione di persone, che hanno sottoscritto, in meno di un mese, la petizione affinchè i Patronati potessero continuare a esistere, la "Legge di stabilità 2015", recentemente varata dal Parlamento, ha ridotto notevolmente il taglio del finanziamento all'azione dei Patronati. 
Dopo la proposta del Governo di tagliare di 150 milioni all'anno il contributo ai Patronati, il Parlamento ha ridotto il taglio a 35 milioni, dettando altre disposizioni finalizzate a modificare in parte le funzioni dei Patronati, che continueranno comunque ad erogare gratuitamente ai cittadini, ai lavoratori ed ai pensionati, il servizio di consulenza e di patrocinio in materia previdenziale e assistenziale.

Leggi il Comunicato stampa Cepa del 18 dicembre 2014

 


cepa181214 comstampa

 

 

 
 
 

Il Fatto

Post n°1984 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da deosoe

Il Fatto Quotidiano 

 
 
 

Buon Natale

Post n°1981 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da deosoe

 

 
 
 

INPS Circolari e messaggi

Post n°1979 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da deosoe

 


Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

 

>>>Titolo: Circolare numero numero 171 del 18-12-2014
 Contenuto: Riforma ISEE. Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 2013, n. 159.
Tipologia: CIRCOLARE

>>>Titolo: Circolare numero numero 170 del 16-12-2014
 Contenuto: Nuovo assetto organizzativo per la Direzione provinciale ad elevata dimensione di Napoli .
Tipologia: CIRCOLARE

>>>Titolo: Circolare numero numero 169 del 16-12-2014
 Contenuto: Corresponsione di voucher per l'acquisto di servizi di baby-sitting, oppure di un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati in alternativa al congedo parentale (art. 4, comma 24, lett. b) legge 28 giugno 2012, n. 92). Disposizioni per il biennio 2014-2015
Tipologia: CIRCOLARE

>>>Titolo: Messaggio numero numero 9675 del 15-12-2014
 Contenuto: obbligo dell?unicità della posizione contributiva aziendale. Differimento del termine.
Tipologia: MESSAGGIO

>>>Titolo: Messaggio numero numero 9674 del 15-12-2014
 Contenuto: rimborso spese per aggiornamento professionale ai medici iscritti nelle liste speciali istituite presso l?Inps ? articolo 3, comma 5, del decreto ministeriale 8 maggio 2008 ? anno 2014.
Tipologia: MESSAGGIO

 

 

 
 
 

il manifesto

Post n°1978 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da deosoe

Cubani, festeggiamo la vittoria

—  Luciana Castellina, 18.12.2014

Cuba © Reuters

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Merito di Fran­ce­sco? Merito di Obama? Merito di Raul? Cer­ta­mente anche di Oli­ver Stone, che ha mostrato col suo film-intervista su Fidel un volto del regime diverso da quello dipinto dall’encomiabile blo­guera Yoani San­chez che diceva di amare il suo paese ma ora è furiosa per­ché dopo più di mezzo secolo si è libe­rato della peg­giore male­di­zione che l’ha col­pito: l’embargo. Ulte­rior­mente ina­sprito nei ’90 pro­prio da un depu­tato di ori­gine ita­liana, il fami­ge­rato pre­si­dente della com­mis­sione esteri del Con­gresso Usa, Tor­ri­celli (della tar­ghetta col suo nome – ora posso con­fes­sarlo — mi impa­dro­nii una volta, men­tre ero in visita uffi­ciale con una dele­ga­zione euro­pea a Washing­ton, e ne feci dono, come fosse uno scalpo, a Fidel!).

Merito, direi — se si è arri­vati a que­sto esito — soprat­tutto del popolo cubano, della sua paziente tenuta, anche se «non è stato, né è tut­tora, facil» (come lì si dice), attra­verso dif­fi­coltà enormi, soprat­tutto quando crollò l’Urss da cui, per via dell’embargo, dipen­deva in tutto e per tutto.

Dico merito per­ché que­sto popolo cubano ha patito, ha bor­bot­tato con­tro il suo regime, parec­chi hanno cer­cato for­tuna scap­pando in Flo­rida, ma alla fin fine non si è mai pre­stato a chi avrebbe voluto insor­gesse per affos­sare quanto era nato dalla sua rivo­lu­zione. Per­ché è bene ricor­dare che nel frat­tempo sono crol­lati tutti i regimi est-europei dell’orbita sovie­tica, che ave­vano poli­zie e ser­vizi segreti ben più potenti di quelli dell’Avana e ave­vano anche alle spalle, quando il Muro è caduto, un’Unione sovie­tica ancora in con­di­zione di fre­nare la con­te­sta­zione, men­tre a Cuba non è accaduto.

Per­ché chiun­que sia stato in quell’isola sa bene che in car­cere c’è pro­por­zio­nal­mente assai meno gente che negli Stati Uniti; che se i tanti, con­sueti, affol­la­tis­simi raduni dell’Avana per un con­certo o per l’arrivo del papa o per i tanti festeg­gia­menti che in un paese così festa­iolo come Cuba sono all’ordine del giorno non si sono tra­sfor­mati in espli­cita pro­te­sta non è per­ché la poli­zia l’ha impe­dito, bensì per via dell’orgoglio per la pro­pria indi­pen­denza dal grande vicino del Nord e per la rivo­lu­zione che ne è stata l’artefice, e anche per il per­du­rante rispetto – e affetto – per Fidel.

Ci sono stati, certo, malu­mori, disaf­fe­zione, enormi disagi, ma il paese in buona sostanza ha tenuto. Nono­stante tutti i suoi difetti, che avremmo certo voluto fos­sero cor­retti e non lo sono stati per errori, rigi­dità, e tutte le male­dette assurde osses­sioni dei socia­li­smi sto­ri­ca­mente rea­liz­zati. Molti, biso­gna ben dirlo, moti­vati da uno sche­ma­tico ma com­pren­si­bile fana­tico per­se­gui­mento dell’eguaglianza a tutti i costi del castri­smo. E per­ciò un monte di divieti per impe­dire che ogni pic­cola libe­ra­liz­za­zione creasse squi­li­bri nel red­dito, che chi opera nel turi­smo gua­da­gnasse con le mance più del grande chirurgo.

Pesante è stata soprat­tutto la con­di­zione degli intel­let­tuali, e però negli ultimi tempi assai meno gra­vosa: dalla grande scuola di cinema cubana, a lungo pre­sie­duta da Gar­cia Mar­quez, sono usciti film straor­di­nari; il migliore scrit­tore del paese, Leo­nardo Padura Fuen­tes, pub­blica volumi non certo orto­dossi e scrive per­sino sul nostro mani­fe­sto. Al festi­val di Vene­zia quest’anno è stato pro­iet­tato un film di Can­tet che rac­conta di un gruppo di amici, intel­let­tuali appunto, che si ritro­vano su una ter­razza all’Avana in occa­sione della visita di un loro amico che molti anni prima aveva scelto di non tor­nare in patria. Una pel­li­cola molto cruda e ine­so­ra­bile verso le per­se­cu­zioni e i divieti impo­sti alla crea­zione arti­stica. E però quando arri­vano i titoli di coda si sco­pre che il film è stato girato con il soste­gno della Icae, l’organismo sta­tale cubano.

«Somos todos ame­ri­ca­nos» – ha detto Obama annun­ciando la fine dell’embargo. Una frase a dop­pio senso: una ripro­po­si­zione degli Stati Uniti come parte inte­grante di un con­ti­nente uni­ta­rio e omo­ge­neo, che vuol nascon­dere i drammi, anti­chi e recenti, pro­dotti dalla «dot­trina Mon­roe» (fra cui i ten­ta­tivi di intro­durre, anche in que­sto momento, in un’area così eco­no­mi­ca­mente squi­li­brata ogni sorta di trat­tato di libero scam­bio ) ma anche una verità: se Cuba ha tenuto in que­sto mezzo secolo è anche pro­prio per via degli altri ame­ri­cani, quelli del Sud, che l’hanno sem­pre amata, così che nem­meno i loro governi più di destra hanno mai osato uni­for­marsi alla poli­tica di Washing­ton verso l’isola.

Troppo popo­lare, infatti, in Ame­rica latina, la rivo­lu­zione cubana. È ben diversa la per­ce­zione di Cuba da quella parte del mondo rispetto a quella che se ne ha nel nostro occi­dente. Da lì Cuba appare il para­diso: pochi beni di con­sumo, è vero, ma un ottimo sistema sani­ta­rio nazio­nale, un’elevatissima, uni­ver­sale e gra­tuita sco­la­riz­za­zione, le città popo­late all’ora di uscita dalle scuole di una mol­ti­tu­dine di bam­bini e ado­le­scenti in divisa verde, simili a quelli che escono dai pri­va­tis­simi isti­tuti lon­di­nesi. Povertà, sì, ma non mise­ria, non fame. Non è poco in quel con­ti­nente delle mise­ra­bili fave­las.

Pro­prio dalla nuova forza rag­giunta da molti paesi del cono Sud è del resto venuta la spinta che ha pro­ba­bil­mente indotto Washing­ton a cam­biare linea. Anche con­cre­ta­mente: a pochi chi­lo­me­tri dall’Avana si sta costruendo, con il mas­sic­cio aiuto del Bra­sile, un immenso porto com­mer­ciale. Ser­virà per acco­gliere le gigan­te­sche navi-container che non pos­sono attrac­care alle sponde meri­dio­nali degli Stati Uniti per­ché que­ste man­cano di fon­dali suf­fi­cien­te­mente pro­fondi. Fino ad oggi dove­vano fare il giro per Panama fino al Paci­fico, ora da Cuba potranno par­tire imbar­ca­zioni più pic­cole per smi­stare il com­mer­cio tran­sa­tlan­tico. Vigente l’embargo, l’America non potrebbe appro­fit­tare del rile­van­tis­simo taglio dei costi che il nuovo porto consentirà.

Non sarà tutto facile ora che l’embargo può finire: la sua­siva inva­sione del mer­cato e il fascino dei beni di con­sumo di cui finora i cubani sono stati privi, i pri­vi­legi che potranno esser facil­mente otte­nuti da chi si farà nell’isola stru­mento di un’aggressione meno vio­lenta ma più peri­co­losa di quella della Baia dei porci, cree­ranno non pochi guai. Non ci resta che spe­rare nell’intelligenza della lea­der­shipcubana.

Per ora però brin­diamo alla vit­to­ria, per­ché di vit­to­ria in una lunga guerra di resi­stenza, si tratta. Imma­gino che a Cuba oggi si fac­cia festa, i cubani sono bra­vis­simi a far festa: ricordo la tri­ste Mosca quando per la prima volta a una con­fe­renza gio­va­nile arrivò la prima dele­ga­zione della rivo­lu­zione e tutti ci dicemmo: final­mente un socia­li­smo alle­gro! Cuba ci ha affa­sci­nato anche per que­sto. Quanto a Obama, lo pre­fe­riamo quando è ana­tra zoppa.

 
 
 

Letteratura Sarda

Post n°1977 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da deosoe

 
 
 

Ses pimpirias de Istoria (e contr’Istoria) sarda.

Post n°1976 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da deosoe

Ses pimpirias de Istoria (e contr’Istoria) sarda.

Dae sa Fusione perfeta a su Bochidorju de Bugerru; dae sa Poesia a s’Emigratzione; dae s’Iscola a s’Ambiente. 

de Frantziscu Casula

1. SA FUSIONE PERFETA (Intervista Videolina  7-11-2014)

Galu oe mi capitat de leghere in carchi libru chi “Sos sardos in su 1847 renuntziant a s’Autonomia, a su Parlamentu issoro: Faula manna. No est a beru. Sa “perfetta fusione” la pedint a Carlo Alberto unos cantos parlamentares chi moende dae Casteddu, dae S’Alighera e dae Tatari, andant a Torino, sena peruna delega, non naro de su populu sardu ma mancu del sos Istamentos chi mancu benint riunidos. Duncas la pedint a titulu personale. Est istada –at iscritu Sergiu Salvi unu fiorentinu chi connoschet bene sas cosas sardas -, una “rapina giuridica”.
S’isperu fiat chi, cun sa fusione, sa Sardigna diat aere apidu una libertade cumertziale prus manna e duncas prosperidade e isvilupu. Sas cosas sunt andadas in manera diferente: finas sos chi fiant in favore a sa fusione –ammento pro totus Zuanne Siotto Pintor – ant a narrere: “Errammo tutti”, leados dae una “follia collettiva”.
E gasi, dae tando, comente iscriet Tuveri sa Sardigna s’at a cambiare in “una fattoria del Piemonte, misera e affamata da un governo senza cuore e senza cervello”. Sena Autonomia, sena libertade, cun prus tassas, tributos e pagamentos. E prus repressione cun furcas in cada bidda.

2. BOCHIDORGIU DE BUGERRU (Intervista Videolina  14-11-2014)

Una dominiga, su bator de cabudanni de su 1904 in Bugerru s’esertzitu isparat a sos minadores. Tres los ochient (sunt Felice Littera, Salvatore Montixi e Giovanni Pilloni) e medas ateros los ferint: unu de custos, fertu malamente, (Giustino Pittau) at a morrere in s’ospidale carchi die a pustis.
Sa curpa de sos minadores? Protestaiant contra a su direttore de sa mina, Achille Georgiades chi aiat creschidu s’orariu de su traballu. Cando giai sas cunditziones fiant imbeleschidas. Mandigaiant unu biculu de pane tostu e dormiant in barracas frittas in ierru e caentes de morrere in istiu. At a iscriere una Cummissione parlamentare istituida a pustis de su 1906:”Si mangia un tozzo di pane durante il lavoro e per companatico mangeranno polvere di calamina o di minerale”.
E puru, a migias, dae totu sa Sardigna ma mescamente dae sas biddas serentes, pro sa crisi economica manna meda, sos sardos aiant lassadu s’agricultura e su pastoriu cun s’isperu de agatare unu postu de traballu seguru in sas minas. Sa realidade at a essere diferente: isfrutamentu, maladias e repressione.

3. POESIA (Intervista Videolina  21-11-2014)

Su patriota sardu a sos feudatarios de Frantzsicu Innatziu Mannu est de seguru s’Innu poeticu prus famadu chi tenimus. S’intelletuale otieresu in 47 otavas, a sa moda de sos gosos, contat s’opressione feudale e cantat sas rebbellias de su populu sardu, ma mescamente de sos massajos. Rebellias chi pertocant unu trintènniu rivolutzionariu e no unu trienniu ebbia, comente galu acuntesset de leghere in unos cantos libros: ca cumintzant in su 1780 e agabbant cun sa rebbellia, eroica e isfortunada de Palabanda in su 1812 in Casteddu.
Est una poesia de importu, ca dae issa podimus cumprendere unu tretu mannu de s’istoria sarda, in ue s’afortint sas raighinas de sa Sardigna moderna. Su pobulu – iscriet Mannu – chi in profundu/Letargu fit sepultadu/Finalmente despertadu/S’abbizzat ch ‘est in cadena,/Ch’istat suffrende sa pena/De s’indolenzia antiga. E duncas, a pustis de seculos e seculos de acunortadura, artziat s’ischina e ca conca e narat “bastat” a s’opressione e a sa tirannia de sos barones, a sa lege inimiga de su feudalesimu. Ca in base a custa lege su sardu est suggettu/A milli cumandamentos,/Tributos e pagamentos/Chi faghet a su segnore,/In bestiamene et laore/In dinari e in natura,/E pagat pro sa pastura,/E pagat pro laorare.

4. EMIGRATZIONE (Intervista Videolina  28-11-2014)

Sos Sardos comintzant a emigrare a s’acabu de s’Otighentos pro curpa de sa politica de su Guvernu italianu chi in Sardigna (e in totu su Meridione) produit una crisi economica e sotziale meda meda funguda. Sutzedit custu: su capu de su Guvernu Frantziscu Crispi in su 1887 segat sos raportos comerciales cun sa Franza e custa pro vangantzia e ritorsione non comperat prus sos prodotos agricolos e pastorales dae sa Sardigna ( su vinu, su casu, sa petza ecc.). S’economia sarda est a culu in terra ca sa Sardigna non tenet prus su mercau franzesu. Duncas sos pretzios de sos prodotos agricolos rughene semper prus, de su late comente de su binu chi dae 30-35 e finas 40 liras a etolitru rughet a 6-7 liras.

Unu disacatu mannu: massagios e pastores non podent tirare sa bida cun cusssos pretzios e duncas comitzant a emigrare: in prus de chentu migia andant in Europa, finas in Africa ma mescamente in America (Argentina subratotu).

Un’atera unda de emigrazione la tenimus in sos annos chimbanta/sessanta: propriu cando in Italia connoschent su boom economicu in Sardigna, de custu, no intendimus mancu su fragu e sighimus a lassare s’Isula pro su disterru in Germania, Olanda o a sa Fiat in Torinu. Dae su 1954 a su 1970 prus de 400 migia de sardos lassant sa Sardigna. Sa terza emigrazione la semus bivende oe etotu: cun sos giovanos laureados chi non agatant triballu inoghe e si c’andant a foras.

5.S’ISCOLA (Intervista Videolina  5-12-2014)

 S’Iscola italiana in Sardigna cun sos istudentes nostros non b’intrat nudda, ca in s’iscola s’Isula nostra non b’est. In sos libros no est mancu lumenada. S’Istoria cun sa limba, sas traditziones, sa tzivilidade sarda, est istada interrada, tudada. Unu diplomadu e finas unu laureadu podet essire dae custa iscola sena connoschere nudda de sa tzivilidade nuragica, de sa Carta De Logu e de sos Giudicados, de Peppino Mereu, de Gratzia Deledda e de Salvatore Satta. Mancari ant istudiadu a Mucio Scevola o a Pietro Micca ma no ant mai intesu mancu numenende a Amsicora, Lionora de Arborea, Giuanne Maria Angioy, Frantziscu Cilocco e ateros omines e feminas de gabbale.
In custa iscola, cada chida  faghent oras e oras de italianu e ateras limbas europeas e mundiales e est giustu: ma, galu oe, non  faghent unu minutu de limba sarda.
Sende chi  totu sos istudiosos pessent chi unu pitzinnu bilìngue creschet prus abbistu e potzat imparare prus e megius e prus in presse sas limbas e totu sas ateras matèrias.
6. S’AMBIENTE (Intervista Videolina  19-12-2014)

Sa Sardigna in s’edade prenuragica e nuragica fiat unu padente, totu prena de arbores. Fiat s’Isula birde. Teniat unu clima subtropicale. Proiat semper. Finas a cando no arribbant dae su mare sos inimigos: sos Fenitzios e sos Cartaginesos ma mescamente sos Romanos chi cumintzant a distruere sos arbores: ca teniant bisongiu de terrinu liberu pro semenare trigu. Ant a sighire sos ateros dominadores ma mescamente sos Savojas in su Setighentos e in s’Otighentos.

At a iscriere Gramsci in un artìculu del su 1919 in s’Avanti: La Sardegna d’oggi con alternanza di lunghe stagioni aride e di rovesci allivionanti, l’abbiamo ereditata allora. Una categoria de ispogiadores de cadaveres, – los giamat gosi semper Gramsci – sos industriales de su carbone, mescamente toscanos, otenent pro pagos soddos sa possibilidade de segare sos arbores: serviant pro faghere traversinas e pro carbone a sas industrias de s’Italia de su nord. Intre su 1863 e su 1910, cun s’autorizatzione de su Guvernu italianu 586 migia de etaras sunt deforestadas. Unu disacatu ecologicu chi galu oe semus paghende.

 
 
 

Il Santo del giorno

Post n°1975 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da deosoe

Quarta Domenica di Avvento

Quarta Domenica di Avvento

Nome: Quarta Domenica di Avvento
Ricorrenza: 21 dicembre

La festa della Sacra Famiglia ci ricorda che la nascita del Salvatore avviene in un contesto familiare in cui viene accolto il mistero del Dio fatto uomo. Attraverso il grembo di Maria e le cure di Giuseppe, Gesù diviene membro dell’umana famiglia (Preghiera Colletta) e rivela il senso profondo della vita quale “dono” e “mistero” che ha in Dio la sua sorgente e il suo culmine. La Presentazione di Gesù al Tempio dipinta da Giovanni Bellini e conservata a Venezia, presenta il momento culminante del racconto evangelico in cui si narra che i genitori di Gesù, trascorsi i quaranta giorni dal parto, portarono il bambino al Tempio di Gerusalemme per presentarlo al Signore (cf. Lc 2,22-35). I personaggi sono dipinti su uno sfondo scuro e a mezzobusto, separati dall’osservatore soltanto da una finta cornice di marmo alla quale la Madonna appoggia il gomito destro. Il modello seguito dall’artista sembra essere quello di alcune epigrafi funerarie romane. Questa sensazione è confermata e accentuata dalla figura del bambino Gesù che è avvolto in fasce, simile a un defunto, e che ha il capo coperto da un cappuccio rosso, probabile simbolo della passione. Al centro Bellini dipinge Maria, Giuseppe e il vecchio Simeone. Per conferire profondità alla scena e meglio organizzare lo spazio, l’artista dipinge il Bambino come appoggiato su un davanzale, un possibile riferimento all’altare e al sepolcro. Il silenzio avvolge la scena, fatta di contemplazione e di consapevolezza. Dagli sguardi che si scambiano la Madonna e il vegliardo Simeone si coglie il contenuto del loro dialogo: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace…e anche a te una spada trafiggerà l’anima” (cf. Lc 2,29.35). Maria e Giuseppe partecipano alla passione del Figlio e accogliendolo si fanno essi stessi strumenti docili per la realizzazione della salvezza; con la loro obbedienza, poi, pongono sull’altare del sacrificio le loro esistenze come oblazione santa e gradita a Dio.

I genitori portavano il bambino Gesù al Tempio per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo. Essi adempiono ogni cosa secondo la Legge del Signore perché pienamente coscienti di essere essi stessi parte di una grande storia di salvezza, depositari di un dono e custodi di un mistero più grande di loro. «Maria e Giuseppe – ha detto papa Francesco nell’ottobre del 2013 rivolgendosi alle famiglie venute in pellegrinaggio a san Pietro per l’anno della fede -, sono la Famiglia santificata dalla presenza di Gesù, che è il compimento di tutte le promesse». Le famiglie cristiane, continuava, così come la famiglia di Nazareth, sono inserite nella storia di un popolo e sono custodi di una memoria. Ciascuna famiglia se ha Gesù al centro, mantiene la memoria della sua origine divina, la comunione trinitaria, della sua missione nel mondo, cioè essere sacramento dell’amore di Dio per l’uomo, e della sua destinazione, ovvero la partecipazione escatologica alla vita divina del Padre, del Figlio e dello Spirito.
Bellini, investigando con molte sfumature il tema dell’amore tra la Madre e il Figlio, dipinge Maria la quale tiene stretto a sé quel Figlio che tuttavia consegna alle mani del sacerdote perché si compia la volontà di Dio. Anche Giuseppe, in secondo piano, assiste al passaggio di Gesù dalle mani della Madonna a quelle del sommo sacerdote, in un gesto che esprime la consegna del Figlio da parte del Padre e la consegna del Figlio al Padre e al mondo sulla croce. Lo sfondo scuro favorisce l’assoluta concentrazione dello sguardo sui personaggi raffigurati. Nessun elemento architettonico o paesaggistico può distrarre dall’evento che in quell’istante si sta compiendo. L’artista riesce a rendere la forte umanità che si palesa nei gesti, nella posizione dei volti e soprattutto negli sguardi che si scambiano i diversi personaggi.

Maria e Giuseppe, in particolare, chinano il capo dinanzi al mistero. Sono consapevoli di ciò che Dio chiedeva loro e senza indugio, con la trepidazione del cuore e con l’adesione dello spirito, pronunciano il loro sì a Dio. Tutto ciò riceve nuova luce se rileggiamo il n. 23 della Relatio Synodi della recente assemblea generale del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia: «La Santa Famiglia di Nazareth ne è il modello mirabile, alla cui scuola noi “comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo” (Paolo VI, Discorso a Nazareth, 5 gennaio 1964). Il Vangelo della famiglia, nutre pure quei semi che ancora attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono inariditi e necessitano di non essere trascurati

fonte:chiesacattolica.it

 
 
 

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Post n°1972 pubblicato il 11 Dicembre 2014 da deosoe
Foto di deosoe

Foto di deosoe 

 
 
 

Regione Lazio

Post n°1971 pubblicato il 01 Dicembre 2014 da deosoe

 

 

Consiglio Regionale del Lazio - Atti consiliari

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Consiglio Regionale del Lazio - Atti consiliari

Per effettuare la ricerca all'interno dell'archivio degli atti consiliari, selezionare dall'elenco sottostante la banca dati desiderata (ad es., "proposte di legge") e compilare il form che appare, inserendo numero eo data dell'atto che si cerca nonché gli ulteriori eventuali elementi di cui si disponga. In alternativa, è possibile optare per la ricerca a testo libero. Per gli atti per i quali è possibile la ricerca per Commissione, va inserita nel campo dedicato almeno una parola contenuta nella denominazione della Commissione.
Per effettuare la ricerca sull'intero archivio selezionare la voce 'TUTTI'.
Si avvisa che i testi degli atti consiliari contenuti nella presente banca dati hanno valore di mera pubblicità notizia e non hanno alcuna valenza legale ed ufficiale. 
Si rammenta che il testo ufficiale degli atti normativi è pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione mentre per gli altri atti occorre fare riferimento agli originali conservati presso gli uffici del Servizio Giuridico, Istituzionale.

 

 

 

 
 
 
 
 

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