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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi di Giugno 2015

il manifesto

Post n°2471 pubblicato il 26 Giugno 2015 da deosoe

Il Manifesto 

 
 
 

il fatto quotidiano

Post n°2470 pubblicato il 26 Giugno 2015 da deosoe

Il Fatto Quotidiano 

 
 
 

Il santo del giorno

Post n°2469 pubblicato il 26 Giugno 2015 da deosoe


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San Vigilio

Nome: San VigilioTitolo: Vescovo e martireRicorrenza: 26 giugno

 

Nato probabilmente a Trento, Vigilio, qualche tempo dopo il 381 divenne vescovo della città (forse 385, sino al 405), terzo della serie tridentina. Collocato in una regione periferica egli ebbe da Ambrogio vescovo di Milano (circa 340397) le institutionis insignia, con una lettera impegnativa sui modi dell'evangelizzazione (è la epist. 17). Il momento della cristianità era infatti particolare: l'imperatore Teodosio (379395) aveva reso la fede cristiana la sola legittima nell'impero (mentre i Germani premevano sempre più: nel 410 avvenne il sacco di Roma). Le conversioni in massa non erano conversioni intime e convinte, mentre le istituzioni politiche tendevano a favorirle, anche con la forza. Nella regione trentina la fede era stata annunciata in città, dove una comunità senza dubbio esisteva, ma poco o nulla era avvenuto nelle valli, anche in quelle più vicine. Il caso della Valle di Non fu usato da Vigilo come un evento straordinario per la sua diocesi e per tutta la Chiesa. 

Egli aveva accolto, su indicazione di Ambrogio, tre giovani preti arrivati a Milano dalla Cappadocia, non si sa bene se monaci: Sisinnio, Martirio ed Alessandro. Il loro sodalizio con Vigilio pare simile a quello che in quegli stessi anni realizza 7 Agostino come vescovo (battezzato da Ambrogio nel 387 e dal 396 vescovo di Ippona), una comunità di preti, non sposati, che vivono insieme al vescovo e si dedicano all'evangelizzazione. I tre giovani vengono inviati, a questo fine, nel territorio della Val di Non, ma nel 397 vengono uccisi: era loro riuscito di costruire un luogo di culto, ci fu un contrasto tra pagani e neoconvertiti che degenerò in rissa, e i tre, postisi a difesa dei cristiani, furono sottoposti a diverse forme di martirio. Il fatto era di per sé straordinario: che in uno stato cristiano, dove si riteneva che i non cristiani fossero estranei alla sua vita e alla sua amministrazione, dei cristiani e dei preti fossero messi a morte, costituiva una eccezionale singolarità. Per questo Vigilio scrive il 29 maggio 397 una lettera a 7 Simpliciano, che era succeduto ad Ambrogio sulla cattedra milanese, e l'anno dopo una seconda lettera al patriarca di Costantinopoli, il grande l Giovanni Crisostomo. Il fatto così viene a conoscenza di tutto il mondo cristiano (e con esso il nome di Vigilio e di Trento). Ne scrivono, ricordandolo, tra gli altri, 7 Massimo di Torino (tra il 398 e il 405), 7 Gaudenzio di Brescia (tra il 400 e il 402), lo stesso Agostino (nel 412), il diacono 7 Paolino nella Vita di Ambrogio (verso il 422), e i nomi dei tre martiri figurano nel Martirologio Geronimiano che viene costruito durante il secolo V. 

Il nome di Vigilo è legato a questa vicenda, oltre che in genere alla sua opera di vescovo evangelizzatore. Lo ricorda anche Gennadio di Marsiglia nel suo De viris illustribus e una Vita (con più di una variante o redazione) che lo descrive come martire mentre tenta di evangelizzare un'altra valle, la Valle Rendéna: avendo abbattuto un idolo, messosi a predicare, sarebbe stato lapidato dai pagani. Sulla storicità del martirio di Vigilio qualche critico ha dubitato. La Vita (BHL 8603) riflette la situazione della società cristiana del tempo in cui fu scritta, probabilmente il secolo VI, e molti dati storici (come il riferimento ad Aquileia invece che a Milano) si possono cosi spiegare. Il martirio di Vigilio può essere la duplicazione immediata, nella coscienza e nell'immaginario della gente trentina, di quello dei tre giovani cappadoci, tanto nella loro vicenda egli stesso e la sua comunità si era immedesimato. Ma il silenzio immediato sul martirio, se ci fu, può anche essere dovuto al fatto che nessun altro personaggio di rilievo poteva a Trento essere in grado di divulgare la notizia, come Vigilio aveva fatto per i suoi compagni. 

Il profilo agiografico di Vigilio è ad ogni modo quello del vescovo evangelizzatore, che tutto dà al suo popolo, sino — se è il caso — al martirio. Singolarmente mancano indizi sufficienti di una presenza monastica accanto a Vigilio o di una sua esperienza monastica. Egli opera infatti nell'egemonia del modello di Ambrogio Agostino. 

Il suo corpo fu messo in un sepolcro, alla morte, nella chiesa cimiteriale della città, chiesa che è poi diventata, dopo varie strutturazioni e ricostruzioni, l'attuale cattedrale (sec. XIII). Molte chiese gli sono dedicate in Italia del Nord (soprattutto in Trentino e in Tirolo) e in Baviera. È rappresentato come vescovo, imberbe, con in mano uno degli strumenti con cui fu ucciso. La sua festa ricorre il 26 giugno.

 

 

 
 
 

Lavoro

Post n°2468 pubblicato il 26 Giugno 2015 da deosoe

 

Inidoneità lavorativa: per Inca l'obiettivo primario è il mantenimento del posto di lavoro

Il mantenimento del posto di lavoro quando una malattia rende la persona inidonea è l'obiettivo principale verso cui tendere per rinnovare il sistema di tutela a protezione di coloro che subiscono eventi infortunistici e/o derivanti da malattie professionali. E' questo in estrema sintesi il messaggio che Inca, insieme alle categorie e alla Cgil, ha rilanciato per rispondere alle numerose e sempre più crescenti domande di protezione che pervengono al patronato e al sindacato, soprattutto dopo l'approvazione delle leggi sul mercato del lavoro (Jobs act) e la riforma delle pensioni Monti-Fornero. Normative che rispetto alla inidoneità lavorativa rischiano di rendere più fragile la difesa del posto di lavoro. 

Al seminario che si è svolto a Roma il 24 e il 25 giugno scorso, medici, avvocati, sindacalisti, esperti e dirigenti dell'Istituto assicuratore Inail nei loro interventi hanno sottolineato come il fenomeno della inidoneità al lavoro non può trasformarsi nell'anticamera del licenziamento facile da parte delle aziende.  Una preoccupazione che è tutt'altro che marginale e che investe un gran numero di persone dichiarate inidonee. A dirlo è il report "Allegato 3B del D.Lgs 81/08. Lo studio, redatto da Inail, ministero della Salute e Coordinamento interregionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro, che contiene tutte le informazioni relative alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori. Secondo questo studio, in Italia sono stati sottoposti a sorveglianza sanitaria nel 2012/2013  complessivamente cinque milioni e mezzo di lavoratori, di questi il 20 per cento risulta inidoneo e il numero rischia di essere addirittura sottostimato poiché non tutte le Asl hanno fatto pervenire i propri dati territoriali. Centrale nella discussione degli esperti è la figura del Medico Competente, a cui spetta il compito di effettuare la sorveglianza sanitaria nelle aziende, indicando le criticità dell'ambiente di lavoro e le relative prescrizioni da rispettare per evitare che al lavoratore giudicato inidoneo, pur conservando le capacità di svolgere la sua attività, anche con altre mansioni,  venga semplicemente prospettato il licenziamento. 

Il Jobs act, modificando sostanzialmente l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, e la riforma delle pensioni Monti-Fornero del 2011, che ha innalzato bruscamente i requisiti di accesso al pensionamento, cancellando di fatto le pensioni di anzianità, complicano ulteriormente le cose e rischiano di danneggiare il già fragile sistema di protezione per infortunati e tecnopatici giudicati inidonei, che spesso vengono licenziati dalle aziende, senza aver proposto loro alcuna alternativa alla mansione svolta. 

Attualmente, infatti, in caso di inidoneità, in base alle leggi vigenti, spetta al datore di lavoro il dovere di verificare la possibilità di ricollocare il lavoratore ad una mansione, che sia compatibile con le sue condizioni di salute, prima di prendere in considerazione il provvedimento di licenziamento. Con la liberalizzazione dei licenziamenti, introdotta dalle nuove norme contrattuali del Jobs act questa possibilità rischia di essere vanificata. 

Come contrastare un tale orientamento resta l'incognita principale. Il Civ del'Inail, a cui l'ultima legge di Stabilità 2015 al comma 166 conferisce anche il compito di predisporre progetti per agevolare il reinserimento delle manodopera inidonea, ha illustrato un piano che ha lo scopo di realizzare un sistema di tutela globale integrata, basata sulla prevenzione e sull'adattabilità del posto di lavoro. 

L'INAIL , dunque, si farà carico a proprie spese e senza oneri aggiuntivi per le casse dello Stato di realizzare progetti personalizzati finalizzati ad agevolare la conservazione del posto di lavoro o la ricerca di nuova occupazione, attraverso interventi formativi di riqualificazione professionale; con piani per il superamento e l'abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi di lavoro; con interventi di adeguamento e di adattamento delle postazioni di lavoro.  

"Con questi nuovi compiti - spiega Francesco Rampi, presidente del Civ dell'Inail -  avremo la possibilità di finanziare le necessarie modifiche del processo lavorativo. Il nostro ruolo è quello di promuovere le azioni capaci di rendere esigibile il diritto alla tutela e al mantenimento del posto di lavoro. Le attività finalizzate allo scopo dovranno basarsi su Progetti riabilitativi individualizzati definiti dalle equipe multidisciplinari, al fine di supportare efficacemente gli assicurati nel percorso finalizzato a garantire la continuità lavorativa". 
Affinché questo ambizioso progetto raggiunga un buon esito - ha spiegato la Presidente dell'Inca, Morena Piccinini - c'è bisogno di un lavoro di squadra all'interno dell'organizzazione sindacale, con il contributo delle categorie dei lavoratori attivi e degli uffici vertenze, anche per superare le criticità che pure ci sono, a cominciare dalle novità legislative introdotte con il Jobs act e la riforma delle pensioni del 2011 (Monti-Fornero)". 

"La figura del Medico Competente - aggiunge Piccinini - deve entrare a far parte strutturalmente del Servizio sanitario nazionale e rappresentare un elemento di espressione di un diritto del lavoratore. Le nuove competenze in capo all'Inail, introdotte dalla legge di Stabilità rappresentano una grande occasione per creare una nuova cultura che si fondi sia sulla prevenzione che sugli 'adattamenti ragionevoli' dei posti di lavoro, consentendo agli inidonei di mantenere il posto di lavoro".

Secondo la Presidente dell'Inca "è necessario, dunque, l'impegno reciproco di categorie-Inca -Uvl affinché le diverse casistiche vengano condivise per costruire una banca dati agibile, e quindi  a disposizione del sistema tutto, per sostenere questo processo e per sottoporre agli organi competenti quelle necessarie modifiche anche legislative oltreché di sistema".

 

 

 
 
 

IL MANIFESTO

Post n°2467 pubblicato il 25 Giugno 2015 da deosoe

Il Manifesto 

 
 
 

Il Messaggero

Post n°2466 pubblicato il 25 Giugno 2015 da deosoe

Il Messaggero 

 
 
 

Immigrazione

Post n°2465 pubblicato il 25 Giugno 2015 da deosoe

 

Indagine Idos - Dimensioni transcontinentali dell'immigrazione

Nel panorama dell'immigrazione italiana, l'area romana gioca un ruolo di assoluto rilievo.Sono oltre 500mila i cittadini stranieri residenti nell'intera Città Metropolitana, pari a oltre un decimo del totale nazionale, dei quali oltre 350mila nel Comune di Roma Capitale. Le loro provenienze e caratteristiche sono tra le più diverse e, nell'insieme, attestano un insediamento sempre più stabile e radicato sul territorio. Di questa variegata realtà si è interessato l'Istituto di Studi Politici San Pio V, dando incarico al Centro Studi e Ricerche IDOS di realizzare una ricerca sul tema, che fotografasse la situazione dei gruppi nazionali più numerosi. 

I gruppi nazionali più numerosi tra percorsi di inserimento e legami con i paesi di origine. A coordinare la ricerca è stata Maria Paola Nanni con il supporto del corpo redazionale di IDOS. Sono state prescelte, per ciascun continente di origine dei migranti, le due collettività più numerose tra i residenti stranieri nel Comune di Roma Capitale, senza tener conto della distinzione tra cittadini comunitari e cittadini di paesi terzi: romeni e ucraini per l'Europa, egiziani e marocchini per l'Africa, filippini e bangladesi per l'Asia, peruviani ed ecuadoriani per l'America Latina.

Di ciascun gruppo viene presentato un ritratto a tutto tondo, che unisce l'analisi dei dati statistici più aggiornati alla ricostruzione dell'evoluzione storica dell'insediamento, con specifica attenzione ai percorsi di inserimento sociale e lavorativo nell'area romana, messi a fuoco anche grazie all'ascolto di testimoni privilegiati rappresentanti delle collettività stesse. Il tutto, con una prospettiva di ampio respiro che, seppure centrata sul territorio romano, resta aperta tanto alla dimensione nazionale che all'esplorazione dei rapporti con i paesi di origine. Le riflessioni che ne derivano sono in larga misura estendibili anche ad altre collettività immigrate e aiutano a ricomporre un quadro unitario di Roma come città internazionale.

Si individuano, inoltre, chiavi di lettura unificanti rispetto ai vari continenti:
- per l'Europa, la vicinanza e l'appartenenza allo stesso processo di integrazione continentale;
- per l'Africa, l'obiettivo dello sviluppo e della cooperazione;
- per l'Asia, l'avvicinamento a quello che sarà il fulcro dell'economia mondiale;
- per l'America, continente che ha accolto nei due secoli precedenti flussi massicci di italiani, la memoria di un passato che costituisce un sussidio per meglio affrontare i temi più attuali della mobilità internazionale.

I cambiamenti intervenuti nell'ultimo decennio, in particolare, hanno visto triplicare la presenza di cittadini immigrati nell'area romana, come anche nella Regione Lazio. In questo quadro, alcune collettività sono cresciute di più rispetto alla media, come i bangladesi (aumentati di oltre 8 volte nel Comune di Roma tra il 2004 e il 2014), gli ucraini (quasi 7 volte di più) e i romeni (5 volte di più). I filippini e i bangladesi, inoltre, si distinguono per una concentrazione nel Comune di Roma particolarmente spiccata (oltre 1 su 4 rispetto all'insieme dei connazionali residenti in Italia e oltre 9 su 10 rispetto a quelli presenti nel Lazio, a fonte di una media relativa all'intera presenza straniera di 6 su 10).

Riassumendo i cambiamenti intervenuti, Ugo Melchionda, presidente di IDOS, ha sottolineato che "il potere di attrazione di Roma è rimasto pressoché intatto, nonostante la crisi, anche perché i servizi alla persona e il commercio trainato dalla vocazione turistica della Capitale sono stati ''settori rifugio'' per i lavoratori migranti".

In questa ricerca, in cui Roma si staglia sempre più come un ''laboratorio del futuro'', che indica in anticipo quali saranno i prossimi scenari dell'Italia, la società appare sollecitata a configurarsi sempre più come internazionale, interculturale, interreligiosa e imprenditoriale, assicurando nello stesso tempo l'inte(g)razione, la coesione sociale e lo sviluppo. È questo l'obiettivo che il presidente dell'Istituto di Studi Politici "San Pio V", Antonio Iodice, sottolinea con forza nella sua prefazione, in cui si sofferma su "lo scarto tra impegno e indifferenza, tra responsabilità e inazione, tra approfondimento e superficialità" e sottolinea che "le statistiche indicano un percorso di condivisione e di dialogo", particolarmente utile per proteggersi dalle "raffiche di vento del populismo e della xenofobia"

 

 

 
 
 

Il santo del giorno

Post n°2464 pubblicato il 25 Giugno 2015 da deosoe

San Guglielmo di Montevergine (da Vercelli)

 

Nome: San Guglielmo di Montevergine (da Vercelli)Titolo: AbateRicorrenza: 25 giugno

Nel secolo n nasceva a Vercelli, da nobili genitori, un fanciullo destinato dal Signore a fondare un numeroso ordine religioso. Al fonte battesimale ricevette il nome di Guglielmo.

Ancora fanciullo amava la solitudine e cominciò ad esercitarsi in ogni pratica di pietà. All'età di 14 anni, spinto dal fervore, iniziò un pellegrinaggio. A piedi, vestito di una sola tunica e cinto di cilicio, si recò a Campostela nella Spagna, al celebre santuario di S. Giacomo. Il freddo, la fame, la pioggia, le privazioni e perfino il pericolo della vita non riuscirono a smuoverlo dalla sua santa impresa. Aveva progettato anche un viaggio in Palestina, al S. Sepolcro di Cristo, ma gravissimi ostacoli non gli permisero di adempiere il suo desiderio. 

Pertanto, assecondando la sua tendenza alla vita religiosa ed eremitica, salì sul Monte Solicchio. Quivi passò due anni in continua preghiera, digiunando e dormendo sulla nuda terra. 

Avendo ridata la vista ad un cieco, si sparse la fama della sua santità, e gran numero di persone andava a trovarlo. Disturbato così nella sua solitudine, pensò di fare un pellegrinaggio a Gerusalemme e tutto contento si mise in viaggio; ma Dio che aveva su di lui altri disegni, gli apparve durante il viaggio e gli manifestò quanto voleva da lui. Permatosi nel regno di Napoli, si nascose in una selva e ricominciò di nuovo la sua vita eremitica. Alcuni boscaioli recandosi a far legna nelle vicinanze della sua grotta, lo trovarono, e di ritorno alle loro abitazioni, avendo raccontate meraviglie di lui, moltissimi accorsero per vederlo e per udirlo. 

Importunato da quelle visite, si recò in un luogo aspro e quasi inaccessibile, chiamato Monte Vergine. Anche qui fu di nuovo scoperto e fra i visitatori vi furono anche numerosi giovani, desiderosi di fare vita santa con lui. Spinto dalla necessità, dovette pensare a dar ricovero a tanti postulanti e si pose a tracciar linee, a scavar fondamenta e a portare il materiale. Aiutato da coloro che volevano seguirlo, innalzò il monastero di Monte Vergine. Aumentando sempre più il numero dei postulanti, diede loro mi genere di vita secondo i consigli evangelici, con regole tratte in gran parte da quelle di S. Benedetto. Quindi, con la parola e con gli esempi di una vita santissima, attirò altri giovani, fondando nuovi monasteri. 

Numerosi furono i miracoli da lui operati. Per sua intercessione i muti parlavano, i ciechi vedevano, i sordi sentivano e gli ammalati che a lui ricorrevano si vedevano liberati da ogni genere di malattie. Cambiò anche l'acqua in vino, e un giorno che una perfida persona volle tentarlo sulla castità, per vincere la tentazione si ravvoltolò nudo su carboni ardenti. Ruggero, re di Napoli, all'udire le meraviglie operate per mezzo di Guglielmo, concepì una grande venerazione per il Santo e raccomandò se stesso, la sua famiglia e tutto il regno alle sue preghiere.

Dopo aver predetto al re e ad altri il giorno della loro morte, e benedetti i suoi religiosi, si addormentò nel Signore, illustre per virtù e miracoli, il 25 giugno dell'anno 1142. 

PRATICA. Fare sempre con giubilo la volontà del Signore, ricorrendo a lui nei pericoli. 

PREGHIERA. O Signore, concedi, per intercessione del tuo servo S. Guglielmo, di compiere nella nostra vita la tua santissima e amabilissima volontà, affinchè possiamo riportare vittoria sui nemici della nostra salvezza.

 

 

 
 
 

pa

Post n°2463 pubblicato il 25 Giugno 2015 da deosoe

 

PA: Cgil, ora governo convochi sindacati e rinnovi contratti

"Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco della contrattazione collettiva e delle norme che lo hanno prorogato, il governo ha il dovere di convocare i sindacati e avviare la discussione sui rinnovi contrattuali". E' quanto si legge in una nota della Cgil nazionale.

Per il sindacato di Corso d'Italia devono arrivare anche "risposte sui precari e sul potenziamento dei servizi pubblici oltre il riconoscimento delle prerogative contrattuali dei lavoratori".

"Il Governo - conclude la nota della Cgil - poteva trovare una soluzione politica riaprendo la contrattazione, ora dovrà prendere atto del legittimo riconoscimento della corte del diritto al contratto per i lavoratori pubblici che si reitera da sei anni".

 

 

 
 
 

Lavoro

Post n°2462 pubblicato il 25 Giugno 2015 da deosoe

 

Lavoro - Cgil, così si cancellano solo i diritti

"Nuovo rallentamento dei contratti a tempo indeterminato, crescita dell'incidenza del contratto a termine sul totale delle attivazioni e aumento delle cessazioni dimostrano che il mercato del lavoro è tutt'altro che stabilizzato e risente dell'assenza di politiche di sostegno alla domanda. Incentivi e deregolazione non bastano, sono ricette vecchie che non danno risposte adeguate". Così Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil, ha commentato i primi dati resi noti dal ministero del Lavoro, riferiti al mese di maggio 2015 e ricavati dal Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie.

"Il quadro ci preoccupa: lo scorso mese - spiega Sorrentino - le attivazioni a tempo indeterminato sono state 153.633, il 19,7% del totale, a fronte di 152.023 cessazioni (25,2%), mentre ad aprile le prime raggiungevano quota 199.640 (21,9% del totale) e le cessazioni 149.789 (21,4%)". "Altro dato preoccupante - continua - è la diminuzione delle trasformazioni: a maggio 29.934, ad aprile 36.428″. "Nessuno rileva poi il rialzo del ricorso al contratto a termine - sottolinea la dirigente sindacale - che torna ad avere un'incidenza maggiore sulle attivazioni totali (66,5% nel maggio 2015 e 65,6% ad aprile 2015)".

Per Sorrentino "il tema vero rimane la creazione di occupazione e lo stimolo agli investimenti: cancellare i diritti del lavoro, come accaduto con il jobs act, non sta determinando quella svolta epocale annunciata dal governo. Per questo - conclude Sorrentino - la nostra mobilitazione continua con la contrattazione, con il Piano del lavoro e la proposta di nuovo Statuto dei diritti delle lavoratrici e lavoratori".

 

 

 
 
 
 
 

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