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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi di Luglio 2015

CGIL

Post n°2512 pubblicato il 24 Luglio 2015 da deosoe

 

Cgil: al via a Paestum "Le Giornate della legalità"

Prende il via a Paestum, in provincia di Salerno, il Campeggio Studentesco "Revolution Camp", organizzato dalle Associazioni Studentesche UDU - Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi. Da oggi a domenica si terranno "Le Giornate della Legalità", promosse dalla Cgil nazionale per rilanciare il percorso intrapreso quest'anno dalla confederazione con la campagna "Legalità una svolta per tutte".

Tante le iniziative previste nello spazio verde adiacente al Lido Nettuno (via Laura mare, 53, Paestum - Capaccio). La prima questa sera alle ore 21: un incontro sul tema "Ruolo dell'informazione e lotta alle Mafie", a cui parteciperanno il giornalista de L'Espresso Giovanni Tizian e il direttore di Telejato Pino Maniaci, che per il loro impegno straordinario e le loro inchieste hanno subito minacce da parte della criminalità organizzata, il vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia Claudio Fava e il portavoce dell'associazione 'Da Sud' Danilo Chirico.

La mattinata di domani, sabato 25 luglio, sarà dedicata a una riflessione interna con i segretari confederali Nino Baseotto e Gianna Fracassi. Quest'ultima, alle ore 21, incontrerà Rosario Cantelmo, Procuratore Capo di Avellino, e Davide Mattiello, parlamentare della Commissione Antimafia e relatore della legge di iniziativa popolare "Io Riattivo Il Lavoro", un'occasione per fare il punto sulla legge e per approfondire le tematiche che legano corruzione, mafie, affari e politica.

Le Giornate della Legalità si concluderanno domenica 26 luglio con il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che, dopo una discussione sul fenomeno della corruzione nello sport (ore 18), racconterà insieme ad alcuni dirigenti sindacali territoriali, delegati e studenti "Storie di illegalità nel lavoro e buone pratiche".

Programma_Paestum.pdf

 

 

 
 
 

Francesco Casula Lìteras puntada francesco casula

Post n°2511 pubblicato il 22 Luglio 2015 da deosoe

 
 
 

Sfruttamento

Post n°2510 pubblicato il 22 Luglio 2015 da deosoe

 

Nardò, la morte per sfruttamento

"La morte del lavoratore sudanese nei campi di raccolta sta destando, giustamente, scalpore e sdegno nell'opinione pubblica e ci pesa non poco sottolineare che non avremmo mai voluto leggerne la notizia. Perché le morti sul lavoro si possono evitare e, da molti anni, la nostra organizzazione sta svolgendo un'instancabile attività sindacale nelle campagne della zona di Nardò, di concertazione con le parti datoriali e di denuncia a tutti i livelli istituzionali. Passi avanti in questi anni sono stati fatti, ma la strada da percorrere è ancora troppa e decisamente in salita". Così in un comunicato la Flai Cgil di Lecce sulla tragica vicenda che ha visto la morte di un bracciante sudanese di 47 anni colto da un malore letale mentre raccoglieva pomodori vicino Nardò.

Non è la prima morte né sarà l'ultima, denuncia il sindacato, visto che "i lavoratori vengono spesso utilizzati anche per più di dodici ore al giorno, adottando il seguente sistema: ci sono squadre di braccianti che iniziano a lavorare alle 5 del mattino e che, quasi sempre, una volta finito il lavoro in un campo, vengono spostati, in tarda mattinata, a lavorare in un altro campo fino al pomeriggio inoltrato".

"Sono anni - continua la nota - che la Flai Cgil denuncia irregolarità nei contratti e nell'organizzazione del lavoro e sono anni che chiediamo la necessità di controlli da parte degli organi ispettivi della Direzione territoriale del lavoro, dell'Inps e delle forze dell'ordine: controlli che, a nostro parere, sono attualmente inadeguati e insufficienti".

I sindacati hanno messo da tempo a disposizione uno strumento per favorire l'emersione di irregolarità nel lavoro: il ''Protocollo sulla raccolta dei prodotti stagionali nell'area nord ovest della Provincia'', sottoscritto da ConfAgricoltura, Coldiretti, Cia e Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, infatti, punta a introdurre meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro, come tra l'altro previsto dalla determina regionale che ha introdotto le liste di prenotazione, in un comparto fortemente compromesso da ampie irregolarità su un ambito ben più vasto che non il solo agro neretino".

La Flai sottolinea però che "se manca la volontà dei datori di lavoro a utilizzare questi strumenti, i protocolli servono a poco" e rimarca come "il sistema di accoglienza organizzato dall'amministrazione del Comune di Nardò risulta inadeguato: la tendopoli allestita è infatti priva di ombreggiatura e per questo inabitabile dai lavoratori che, purtroppo, preferiscono ricorrere alla struttura, fatiscente e gestita dai caporali, della ex falegnameria o ai casolari abbandonati disseminati nella campagna".

"Apprendiamo proprio oggi - conclude la nota -, tra l'altro, che, accanto a tutto questo, il servizio di Emergency non potrà essere garantito e anche per questo esprimiamo profonda preoccupazione per una situazione che continua a essere precaria e senza controllo alcuno, non degna di un territorio civile e accogliente come il nostro".

Sul lavoro della Flai e più in generale sulle sfide a cui è chiamato il sindacato nei settori dell'agroindustria si può ascoltare in podcast l'intervista al segretario generale Stefania Crogi (http://www.radioarticolo1.it/audio/2015/07/21/25023/le-sfide-del-sindacato-interviene-stefania-crogi).

rassegna.it

 

 

 
 
 

Pensioni

Post n°2509 pubblicato il 22 Luglio 2015 da deosoe

 

Pensioni: Cgil, governo dimentica 50mila esodati

"Il governo ha completamente dimenticato che rimangono almeno 50mila esodati da includere nella salvaguardia, intervenga per chiudere definitivamente questa pagina nera", questa la denuncia di Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil.

Lamonica ricorda inoltre che "l'Inps non ha ancora ottemperato all'impegno preso con il Parlamento di rendere noto il numero esatto di lavoratori effettivamente salvaguardati e le risorse finora spese al riguardo. Si tratta di dati indispensabili - spiega - perché proprio a partire dalle risorse impegnate ma non spese si può procedere alla settima salvaguardia, completando così una vicenda che è scandalosamente ancora in piedi. Anche il ministero del Lavoro - sottolinea la dirigente sindacale - non comunica i dati, e i due soggetti continuano a rimpallarsi la responsabilità. Siamo con i lavoratori che oggi manifestano davanti a Montecitorio - sostiene Lamonica - e riconfermiamo il nostro impegno per far sì che la questione si possa definitivamente chiudere, assicurando - conclude - che a eguale condizione corrispondano eguali diritti".

ansa

 

 

 
 
 

Inca

Post n°2508 pubblicato il 22 Luglio 2015 da deosoe

 

Progetto Cgil-Inca Catania per riduzione malattie professionali

"Solo nel 2014, in Italia sono state presentate 663.000 denunce di infortunio e ben 57.000 di malattie professionali. Il nostro obiettivo è quello di ridurre i rischi nei luoghi di lavoro e di tutelare le migliaia di lavoratori che ogni giorno si rivolgono a noi". È il direttore dell'Inca Cgil di Catania, Vincenzo Cubito a segnalare i dati che la dicono lunga sulla necessità di tutelare i dipendenti delle strutture ospedaliere pubbliche, comprese quelle della provincia di Catania esposti quotidianamente a rischi derivanti dal lavoro che svolgono.

Nei giorni scorsi è stato presentato dal Patronato Inca e dalla Funzione Pubblica Cgil Catania, dipartimento Sanità, il progetto "Dignità nel Lavoro, diritto alla salute" alla presenza del medico legale dell'Inca nazionale Marco Bottazzi e del responsabile regionale Inca Vito Ciulla. Per l'occasione saranno formati i delegati della aziende ospedaliere che intervisteranno i colleghi attraverso un questionario. Obiettivo:  far emergere eventuali danni da lavoro o malattie professionali.

Il segretario generale della Fp Cgil di Catania, Gaetano Agliozzo commenta che : "Gli infortuni sul lavoro nelle strutture ospedalieri sono spesso il frutto dello stress eccessivo, a sua volta collegato a turni massacranti e a carichi di lavoro impensabili, anche nei pronto soccorsi. Abbiamo più volte denunciato queste verità con dati e testimonianze e torneremo ancora una vota sull'argomento non appena avremo a disposizione i risultati delle interviste somministrate attraverso i questionari. Non appena avremo chiara la fotografia del reale, la divulgheremo all'opinione pubblica".

 

 

 
 
 

Istat

Post n°2507 pubblicato il 22 Luglio 2015 da deosoe

 

Istat: 13 mln persone con limitazioni nel lavoro e nello studio

Circa 13 milioni di persone dai 15 anni in su hanno nella loro quotidianità limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi. Si tratta del 25,5% della popolazione residente in Italia. Lo afferma l'Istat nel report sull'inclusione sociale delle persone con queste limitazioni relativo al 2013. Nel 54,7% dei casi sono donne e il 61,1% anziani. Circa 5 milioni di persone non sono iscritte a corsi di alcun tipo (scolastici, universitari o di formazione professionale). Appena il 44% (a fronte del 55,1% del totale della popolazione) ha un'occupazione.

Circa 2 milioni e 600 mila nel nostro paese le persone con grave riduzione dell'autonomia. Si tratta
del 34% di coloro che soffrono di limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi che dichiarano - rileva l'Istat - di non essere in grado di svolgere da solo almeno una delle attività essenziali della vita quotidiana (come sdraiarsi ed alzarsi dal letto, vestirsi e spogliarsi, lavarsi le mani). Oltre tre milioni e mezzo di persone con limitazione funzionali, invalidità o cronici gravi, hanno difficoltà ad uscire di casa per le condizioni di salute. Si tratta dei due terzi dei casi (76,2%) con limitazioni gravi. Lievemente più bassa è la quota di quanti, sempre per motivi di salute, hanno difficoltà ad accedere agli edifici (22,3%) e ad utilizzare mezzi di trasporto pubblici (19,7%). 400 mila persone con problemi di salute non sono iscritte ad alcun corso di studio. Inoltre, lavora appena una persona su cinque con limitazioni
funzionali gravi.

In generale, fra chi ha limitazioni, gravi e non, è occupato il 44% contro il 55,1% registrato fra l'intera popolazione; la percentuale in cerca di occupazione è lievemente inferiore (12,6% contro 14%). Risulta occupato il 52,5% degli uomini (contro 64,6%) contro il 35,1% delle donne (45,8%). La  quota di occupati è molto più bassa nel mezzogiorno (34,1%) rispetto al Nord (51,7%). Fra l'altro, oltre la metà delle persone con limitazioni gravi ha restrizioni nel lavoro (53,1%, il 12,3% di chi soffre di limitazioni).

Secondo l'Istat "nell'ostacolare l'integrazione nel mondo del lavoro c'è la mancanza di opportunità indicata come il motivo principale dal 22,5% della popolazione residente in Italia. 

 

 

 
 
 

Congedo parentale

Post n°2506 pubblicato il 22 Luglio 2015 da deosoe

 

Prolungamento congedo parentale figli in situazione di handicap grave

Il D.lgs. 80/2015 (Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di  lavoro), interviene e modifica le disposizioni contenute nel DLgs. 151/2001 ridefinendo, in via sperimentale, per il solo anno 2015, il limite di età del figlio, in situazione di handicap grave, entro cui i genitori possono fruire del prolungamento del congedo parentale. 
Per gli anni successivi al 2015 l'eventuale estensione rimane subordinata all'introduzione di norme che forniscano adeguate coperture finanziarie.

L'art.33 del d.lgs.151/2001 prevedeva che il prolungamento del congedo parentale per figli con disabilità in situazione di gravità  potesse essere fruito, entro il compimento dell'ottavo anno di vita del bambino,  per un periodo massimo di tre anni, dalla conclusione del periodo di "normale congedo parentale" "teoricamente" fruibile dal genitore richiedente;

mentre, per effetto della modifica operata dal decreto 80/2015, si stabilisce la possibilità per i genitori di fruire del predetto beneficio entro il dodicesimo anno di vita del figlio con HANDICAP in situazione di gravità; compresi anche i casi di adozione nazionale, internazionale e affidamento.

Per l'anno 2015, quindi, in via sperimentale, il prolungamento del congedo parentale potrà essere fruito, qualunque sia l'età del minore, non oltre la maggiore età, dai genitori adottivi o affidatari entro i dodici anni dall'ingresso del minore in famiglia.

Il periodo massimo di prolungamento del congedo parentale (fino al dodicesimo anno di età o fino al dodicesimo anno dall'ingresso in famiglia), fruibile dalla madre lavoratrice o, in alternativa, dal padre lavoratore, per ogni figlio in situazione di handicap grave, resta ancorato a 36 mesi, compresivi del "normale congedo parentale" e, come in precedenza, decorre sempre dalla conclusione del periodo di normale congedo parentale teoricamente fruibile.

Per tutto il periodo è riconosciuta una indennità economica pari al 30% della retribuzione. Conditio sine qua non  è che il bambino non sia ricoverato a tempo  pieno  presso  istituti specializzati, salvo che,  sia  richiesta  dai sanitari la presenza del genitore.

L'entrata in vigore del nuovo dettato normativo fa si che i genitori (anche adottivi o affidatari) con figli in situazione di handicap grave possano beneficiare in alternativa:

fino a tre anni di età del bambino: tre giorni di permesso; ore di riposo giornaliere; prolungamento del congedo parentale.

Oltre i tre anni e fino ai dodici anni del bambino: tre giorni di permesso; prolungamento del congedo parentale.

Oltre i dodici anni del bambino:  tre giorni di permesso mensile.

La norma, come più volte sottolineato nel messaggio Inps (n. 4805/15), si applica per l'anno 2015 in via sperimentale e potranno trovare accoglimento solo le richieste presentate dopo il 24 giugno 2015.

In attesa, che l'Inps renda possibile la presentazione delle domande in modalità telematica, i genitori, che intendano avvalersi del beneficio, potranno produrre la domanda in forma cartacea solo per tutto il mese di luglio.

Le sedi dell'Inca, dislocate su tutto il territorio nazionale, sono a disposizione per fornire eventuali, ulteriori informazioni.

 

 

 
 
 

Eternit

Post n°2505 pubblicato il 22 Luglio 2015 da deosoe

 

Processo Eternit bis?

Il 24 luglio 2015 a Torino il Gup dovrà decidere se accogliere la richiesta della Procura di Torino per il rinvio a giudizio di Stephan Smidheiny (ultimo proprietario della multinazionale Eternit) per "omicidio volontario" (doloso), dopo che la Corte di Cassazione con la sentenza del 19.11.2014 , non ha assolto Smidheiny, ma ha dichiarato prescritto il reato di "disastro ambientale doloso".

"Un disastro Eternit che  - commenta un comunicato dell'AfeVa (Associazione Familiari Vittime Amianto) - è invece ancora in corso: solo a Casale i mesotelioma hanno superato i 50 casi all'anno! Questa sentenza della Cassazione è sconcertante - prosegue il comunicato - ed ha inferto un duro colpo al diritto alla giustizia delle migliaia di vittime ed alle aspettative delle migliaia di cittadini che hanno partecipato con mille iniziative a questa battaglia di civiltà, assieme a tutte le scuole ed istituzioni del territorio, ai medici, a tanti legali, al mondo culturale e sportivo e, in particolare, alle vittime ed associazioni di tanti altri Paesi".

 

 

 
 
 

Pensioni

Post n°2504 pubblicato il 09 Luglio 2015 da deosoe

 

Reddito minimo, ricongiunzione gratuita, abolizione privilegi, pensione anticipata con ricalcolo contributivo, versamenti integrativi: Riforma Pensioni INPS in 5 punti presentata da Boeri.

 - 9 luglio 2015Pmi TVRiforma Pensioni INPS: si parte dal reddito minimo 

 

Tito Boeri

Reddito garantito per ultra 55enni che perdono il lavoro, ricongiunzione gratuita dei contributi in diverse gestioni previdenziali, pensione anticipata con ricalcolo contributivo, versamenti volontari per aumentare l'assegno, abolizione dei privilegi di alcuni regimi previdenziali per una maggior equità: sono i punti fondamentali della proposta di riforma pensioni INPS, messa nero su bianco e presentata dal presidente dell'Istituto, Tito Boeri,  come accompagnamento del rapporto annuale.

=> In pensione anticipata con il contributivo: la Riforma INPS

«Proposte attuabili fin da subito alla luce dei pur stringenti vincoli di bilancio e amministrativi del nostro paese», pensate per «rendere il sistema più equo» e «formulate non per esigenze di cassa, ma ricercando maggiore equità, tanto fra generazioni diverse che all'interno di ciascuna generazione».

Così spiega Boeri, riprendendo le linee guida tracciate nella bozza di riforma previdenziale già sottoposta all'Esecutivo. Ecco, nel dettaglio, i cinque punti cardine.

=> Riforma Pensioni 2015: UE contraria

 

 

Reddito minimo over55

Perdere il lavoro dopo i 55 anni significa, secondo le stime INPS, non trovare nuova occupazione in nove casi su dieci. E, vista la recessione, le persone disoccupate e indigenti che hanno superato i 55 anni«sono più che triplicate nell'arco di sei anni». Pertanto, il riconoscimento della prestazione viene considerato da Boeri:

«Un primo passo verso l'introduzione di quel reddito minimo garantito che oggi manca nel nostro Paese»,  di pari passo con «una separazione vera, di sostanza e non solo di natura contabile» tra assistenza e previdenza: l'assistenza deve essere finanziata dalla fiscalità generale mentre la previdenza è una prestazione assicurativa, che prevede trasferimenti tra generazioni diverse, e che garantisce diritti  proporzionati ai contributi versatidurante l'intero arco della vita lavorativa». In questo modo si potrà anche superare «un vizio d'origine del sistema contributivo introdotto nel nostro ordinamento a partire dalla seconda metà degli anni '90», in base al quale non sono previste «prestazioni minime per chi non ha altri redditi e ha accumulato  un montante contributivo troppo basso per garantirsi una pensione al di sopra della soglia di povertà».

=> Reddito minimo per disoccupati over 55: il piano INPSRicongiunzione non onerosa

L'INPS eroga 21 milioni di prestazioni pensionistiche a circa 15 milioni di pensionati. Per ogni tre, ne vengono messe in pagamento mediamente quattro. La proposta Boeri è di consentire a chi ha versato contributi in diverse gestioni (anche quella separata), la ricongiunzione senza oneri aggiuntivi, che penalizzano i lavoratori più "mobili" e che «presumibilmente avevano cambiato impiego cercando di mettere a frutto i propri talenti e le proprie vocazioni».

=> La ricongiunzione dei contributiArmonizzazione

Ci sono al momento forti asimmetrie fra diversi trattamenti previdenziali, non fondate su diversi livelli contributivi ma che, al contrario, «riflettono differenze spesso macroscopiche nei tassi di rendimento garantiti ai contributi versati da alcune coorti e categorie specifiche di lavoratori».  Questi "trattamenti "di favore" (l'espressione è utilizzata dallo stesso Boeri), «si ripercuotono su tutti gli altri contribuenti». Il presidente INPS cita l'esempio dei fondi specialicon conti in rosso confluiti nell'INPS e propone un ragionamento analogo per i

«vitalizi dei parlamentari: «vere e proprie pensioni sottratte alle riforme previdenziali degli ultimi 25 anni».

La richiesta: Camera e Senato rendano pubbliche le regole sui vitalizi, in modo da poter valutare la differenza dei tassi di rendimento rispetto alle pensioni degli altri lavoratori. Altra proposta all'insegna dell'armonizzazione: un prelievo di solidarietà dai redditi pensionistici elevati per finanziare la flessibilità in uscita.

Flessibilità in uscita

E siamo alla flessibilità in uscita: chi vuole la pensione anticipata accetta una penalizzazione dell'assegno, spalmando il montante cumulato su un numero maggiore di mensilità. Il tutto, rispettando il diritto a uno standard di vita dignitosa; si propone un principio simile anche a chi andrà in pensione nei prossimi anni con regimi diversi dal contributivo. Si tratta di uno dei punti più contestati, ad esempio dai sindacati. A chi teme che con questo sistema si rischi una decurtazione degli assegni fino al 30-35%, risponde lo stesso Boeri: «opere di fantasia pura», sottolinea, spiegando che verosimilmente il taglio in caso di uscita anticipata sarebbe intorno al 3-3,5%.

Contribuzione volontari

Il rapporto fra contribuenti e pensionati continua a peggiorare e l'incremento della speranza di vita non basterà ad arrestare il fenomeno. Boeri proporne quindi di dare la possibilità anche a chi incassa già la pensione di versare nuovi contributi volontari, che poi diventeranno un supplemento alla rendita pensionistica. Un sistema che potrebbero adottare anche i datori di lavoro: «contributi aggiuntivi per permettere ai loro dipendenti che si ritirano prima di raggiungere l'età della pensione di vecchiaia di incrementare la loro pensione iniziale».

=>Contributi INPS volontari: guida in pilloleReazioni

Susanna Camusso, segretaria generale CGIL, ritiene «sbagliata» la proposta Boeri in tema di flessibilità in uscita, perché «vuol dire abbassare del 30-35% le pensioni più povere» (nonostante la smentita di Boeri stesso). Annamaria Furlan, numero uno CISL, ritiene che «il ricalcolo delle pensioni col sistema contributivo per l'accesso anticipato al pensionamento provocherebbe tagli delle prestazioni, maturate dopo una vita di lavoro, compresi fra il 15 ed il 30%» e chiede al Governo di convocare un tavolo con le parti sociali per mettere a punto una proposta che favorisca la flessibilità all'insegna di una maggior equità. Contrario anche Carmelo Barbagallo, segretario UIL. Sul fronte politico, il ricalcolo contributivo per la flessibilità in uscita non piace al presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, secondo il quale è inaccettabile un anticipo dell'uscita «a carico dei lavoratori con un ricalcolo contributivo dell'assegno pensionistico» che può comportare anche tagli del 30%. I parlamentari di Scelta Civica difendono invece la linea Boeri, la Lega è molto critica, il Movimento Cinque Stelle ritiene riduttivo il reddito minimo garantito solo agli over 55enni.

Fonte: relazione di Tito Boeri all'assemblea annuale INPS

 

Se vuoi aggiornamenti su RIFORMA PENSIONI INPS: PIÙ DIRITTI AI CONTRIBUENTI inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

 

 

 
 
 

INPS

Post n°2503 pubblicato il 08 Luglio 2015 da deosoe

 

Rapporto Inps 2014

Le pensioni fotografano lo stato dell'Italia: nonostante lo squilibrio finanziario e i conti in rosso dell'Inps, 6,6 milioni di pensionati non arrivano a mille euro al mese. Peggio, 1,9 milioni non supera neppure la soglia dei 500 euro. E' quanto emerge dai dati dell'Inps sul 2014 che rivelano un risultato economico negativo per 12,7 miliardi e un disavanzo finanziario di competenza di 7,8 miliardi. A preoccupare, però, è quel 42,5% di pensionati che con un reddito inferiori ai mille euro al mese assorbe solo il 18,9% della spesa complessiva ricevendo nel 2014 poco più di 50 miliardi di euro.

Il reddito pensionistico medio (la somma di tutti i redditi da pensione, sia di natura previdenziale che assistenziale) ammonta al 31 dicembre 2013 a 1.323 euro lordi mensili. La quota di beneficiari che ottiene pensioni comprese tra 1.000 e 1.500 euro è del 23,5% oltre 3,6 milioni per il 22% di spesa annua (59 miliardi), mentre un ulteriore 17,2% di beneficiari (circa 2,7 milioni di persone) percepisce redditi compresi tra 1.500 e 2.000 euro mensili, pari al 22,2% della spesa (oltre 59 miliardi). Tra i 2.000 e i 3.000 euro lordi si colloca il 12,2% dei beneficiari (quasi 1,9 milioni) cui va il 21,7% della spesa lorda complessiva per un totale di oltre 58 miliardi di euro. Oltre i 3.000 euro mensili troviamo 724.250 soggetti, pari al 4,6% del totale dei pensionati Inps che assorbono il 15,2% della spesa pari a quasi 41 miliardi, riscuotendo pensioni di importo medio mensile di 4.336 euro lordi.

La crisi economica in Italia ha colpito soprattutto la fascia di popolazione con redditi più bassi: in percentuale - sottolinea l'Inps nel Rapporto annuale presentato oggi - il decile più povero in termini di reddito della popolazione ha perso il 27% del reddito disponibile rispetto al 2008 a fronte di appena il 5% di perdita del decile più "ricco". La quota di persone povere è passata in 6 anni dal 18% al 25% della popolazione (da 11 a 15 milioni). La fascia di età più penalizzata è stata quella tra i 50 e i 59 anni.

Al patrimonio netto di 9.028 miliardi del 2013 (assottigliato grazie ai risultati negativi registrati nel 2012 e 2013 con l'incorporazione dell'Inpdap) si sono aggiunti i 21,7 miliardi di ripianamento dei debiti verso lo Stato dell'ex Inpdap. Se non ci fosse stato un risultato negativo il patrimonio complessivo sarebbe stato di 30,7 miliardi. Il risultato negativo per 12,7 miliardi nel 2014 ha portato il patrimonio netto a 17,9 miliardi. L'Inps segnala che il disavanzo finanziario di competenza 2014 di 7,8 miliardi deriva da risultati di segno opposto delle diverse gestioni amministrate. Nella gestione ex Inpdap si registra un forte squilibrio per la cassa dei dipendenti degli enti locali (circa 6 miliardi) mentre nella gestione artigiani il rosso è di circa 5-6 miliardi (un miliardo di rosso i commercianti). Il comparto dei dipendenti privati mantiene un sostanziale equilibrio grazie alla gestione delle prestazioni temporanee mentre la gestione dei lavoratori parasubordinati ha un consistente avanzo di circa 7-8 miliardi.

L'Inps ha effettuato nel 2014 oltre 58mila ispezioni nelle aziende registrando irregolarità nell'81% dei casi (oltre 47.000). Lo scorso anno si è ridotto il numero delle ispezioni rispetto al 2013 (-19,2%), ma i controlli sono stati più mirati portando a un accertamento lordo, comprese le prestazioni indebite annullate) per 1,3 miliardi (+5,8% sul 2013). Nel complesso sono stati scoperti oltre 77.000 lavoratori in posizione irregolare (erano 86.499 nel 2013).

 

 

 
 
 
 
 

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