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di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi di Novembre 2015

Jobs Act

Post n°2623 pubblicato il 28 Novembre 2015 da deosoe

 

 

Jobs act: l'annunciata (ma falsa) abolizione del precariato

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DI  IN 25 NOVEMBRE 2015PUNTI DI VISTAPrecari, vignetta Vauro

 

Precari, vignetta VauroNicola Coccia e Giovanni Furfari, sul Fatto Quotidiano Online, spiegano come, secondo loro, il Jobs Act ha abolito solo a parole il precariato

 

L'obiettivo primario del Jobs Act è creare nuova occupazione stabile. Il contratto a tempo indeterminato diventa finalmente la forma di assunzione privilegiata.

Quella di sopra è una delle frasi introduttive che campeggiano in bella vista sul sito predisposto dal Governo dedicato esclusivamente alla riforma del lavoro portata a termine dal Ministro del Lavoro Poletti e dal Presidente del Consiglio Renzi comunemente denominata Jobs Act.

Non sono propriamente di questo avviso gli avvocati e giuslavoristi Nicola Coccia e Giovanni Furfari, che per la rubrica "Area pro labour Giuristi per il lavoro" sul Fatto Quotidiano Online, hanno scritto un utilissimo articolo con il quale spiegano come, secondo loro, il Jobs Act ha abolito solo a parole il precariato.

Jobs act e l'annunciata (ma falsa) abolizione del precariato: il 'lavoro intermittente'di Nicola Coccia e Giovanni Furfari

Nei proclami della vigilia il Jobs Act avrebbe perseguito il rilancio dell'occupazione attraverso uno scambio: la rinunzia alla tutela reintegratoria in caso di licenziamento illegittimo a fronte del superamento delle forme contrattuali atipiche e dell'ingresso nel mondo del lavoro con il contratto a tempo indeterminato per tutti. In effetti, con il contratto a tutele crescenti l'articolo 18 Statuto dei Lavoratori sembra definitivamente archiviato. Ci si aspettava, quindi, la cancellazione delle forme più plateali di lavoro precario e, sul piano delle affermazioni di principio, il decreto legislativo 81/2015, attuativo della delega in materia di riordino delle forme contrattuali, sembra partire bene: "Il contratto a tempo indeterminato costituisce la forma comune del rapporto di lavoro".

 

 

Proseguendo la lettura si scopre però che si può liberamente assumere a tempo determinato - senza necessità di alcuna particolare esigenza (causale) - fino a 36 mesi e con il solo limite del 20% dell'organico, con possibilità di utilizzare largamente al contempo lavoratori somministrati. Per di più i limiti percentuali non valgono, ad esempio, per avvio di nuove attività, sostituzioni, intere categorie di lavoratori quali quelli di età superiore a 50 anni.

Continua a leggere su: www.ilfattoquotidiano.it

 

 

 
 
 

Il santo del giorno

Post n°2622 pubblicato il 28 Novembre 2015 da deosoe

 

 

San Giacomo della Marca

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San Giacomo della Marca

 

InviaNome: San Giacomo della MarcaTitolo: Religioso e sacerdoteRicorrenza: 28 novembre

S. Giacomo della Marca nacque. a Montemprandone, provincia di Ascoli Piceno, da poveri genitori. Studiò in varie città delle Marche e dell'Umbria e fu maestro di scuola. 

A vent'anni, preso dalla bellezza dell'ideale francescano, abbandonò il mondo ed entrò in religione. Il suo primo maestro fu S. Bernardino da Siena. E di tanto padre il nostro Giacomo (al secolo Domenico) sarà degno figlio. Come lui predicatore, lo imitò nello zelo e nella santità. 

La sua vita, dal lato umano, è un romanzo d'avventure. Girò l'Europa e specialmente l'Italia, l'Ungheria, l'Austria, la Boemia e in alcuni paesi fondò pure dei conventi. Ovunque predicò e combattè eresie, sempre obbediente alla volontà del Pontefice, che lo spostava da una regione all'altra. Ma il suo principale campo di lotta fu l'Italia, dove combattè la setta dei « Fraticelli », predicò quaresime, illustrò concili e congressi con la sua presenza e l'airtorità della sua parola. 

All'Aquila, dove era andato per venerare il suo amato maestro S. Bernardino, pregando nel nome di Gesù, ottenne sulla pubblica piazza una sessantina di miracoli. Rimase nascosto per ordine del Vescovo, il quale temeva gli eccessi della folla entusiasta. Andato a Napoli vi morì poco dopo, il 18 novembre 1476. 

Per più di trent'anni girò per città e villaggi a predicare, mangiando solo un tozzo di pane, poche fave e qualche cipolla che portava sempre con sè nella bisaccia. S. Bernardino gli raccomandava spesso di nutrirsi e lo esortava a mangiare un poco di minestra, ma lui non se ne dava per inteso e continuava a digiunare ogni giorno. Dormiva pochissimo: un paio d'ore per sera e si levava sempre quando gli altri andavano a riposare. Per dieci anni portò il cilicio sulla nuda carne e ogni notte si batteva con la disciplina. 

Durante tutta la sua vita di religioso osservò la castità in modo perfetto, tuttavia fu tormentato per ben trent'anni da forti tentazioni, dalle quali lo liberò la Vergine di Loreto. 

Nelle sue molte peregrinazioni fu imprigionato varie volte, assalito e malmenato dagli eretici, ma non desistette mai dai suoi propositi; mai mostrò rancore verso i suoi nemici; sempre li perdonò, pur combattendo strenuamente i loro errori. 

Nella vecchiaia fu travagliato da molti mali e acciacchi, tanto che per sei volte gli venne amministrata l'Estrema Unzione. Ma tutto sopportò con rassegnazione e quasi con gioia, per imitare Gesù anche sul Calvario. Edificava sempre chi lo assisteva con la sua umiltà e preghiera. 

Nell'ultima malattia, sentendo ormai la morte vicina, chiese i sacramenti e si spense nel nome di Gesù invocando dai presenti il perdono dei suoi falli. 

Fu beatificato da Urbano VIII nel 1624 e canonizzato nel 1726 da Benedetto XIII. 

PRATICA. — Nell'obbedienza, che è fonte di tante virtù, troveremo una facile via per il Paradiso. 

PREGHIERA. — O Signore, che ti sei degnato di illustrare la tua Chiesa con i meriti e la predicazione di S. Giacomo, confessore della tua fede, concedi a noi di seguirne gli esempi e di conseguire l'eterno premio.

 

 

 
 
 

Il santo del giorno

Post n°2621 pubblicato il 24 Novembre 2015 da deosoe

 

Santa Flora di Cordova

Santa Flora di Cordova†Nome: Santa Flora di CordovaTitolo: MartiriRicorrenza: 24 novembre



Nacque a Cordova nella Spagna islamica, da padre musulmano e madre cristiana. Una volta morto il padre fu educata al cristianesimo insieme alla sorella Baldegoto ma fu osteggiata dal fratello musulmano. Scappò una prima volta dalla casa natale per farvi poi ritorno poiché suo fratello aveva fatto imprigionare dei religiosi e dei chierici per ricattarla. Tornata fu brutalmente battuta. Si allontanò di nuovo da casa per anni e ne fece ritorno per volontà di martirio. Flora sapeva del destino che l'avrebbe aspettata se si fosse consegnata al cadì. Fu imprigionata ed in carcere conobbe Eulogio, uno dei martiri di Cordova che diede notizia del suo martirio e fu decapitato per aver professato la fede cattolica.

Si disse che il suo corpo, dopo essere stato gettato nei campi e rispettato dalle bestie che non se ne nutrirono, fu gettato nel fiume Guadalquivir.

fonte:wikipedia.org 

 

 
 
 

Patronati

Post n°2620 pubblicato il 24 Novembre 2015 da deosoe

 

Tagli ai Patronati - Piemonte, una catastrofe che deve essere evitata

La rete dei patronati CePa Acli, Inas, Inca, Ital è presente in Piemonte con: 

- 327 dipendenti;

- 191 uffici in Piemonte (in tutti i       capoluoghi di provincia e nei maggiori comuni);

- 3.800 ore alla settimana di apertura al pubblico. La rete fornisce assistenza e tutela sociale a tutti i cittadini italiani e stranieri su 92 tipologie di servizi che abbracciano tutto l'arco della vita, dalla maternità anticipata ai ratei di pensione post‐mortem e che in particolare consentono di accompagnare le persone nei momenti più difficili della propria vita, per situazioni legate al lavoro, alla salute, alla malattia, alla famiglia, garantendo di vedere realizzati in concreto i propri diritti.

Nel 2014 sono state patrocinate in Piemonte circa 530.000 istanze nei confronti dell'Inps Inps - Inail - ex Inpdap - Ministero degli interni riguardanti: sostegno al reddito, immigrazione, socioassistenziale,
previdenza, danni da lavoro, assistenza giudiziaria e medico legale.

Di queste 530.000 istanze inoltrate agli enti, solo il 23 % è finanziato dal Fondo patronati, mentre il
restante 77 % non lo è, pur mantenendo l'obbligo di gratuità del servizio da parte del patronato.

Cosa prevede il ddl della legge di stabilità 2016 (maxiemendamento, comma 344):

- la decurtazione del fondo per l'esercizio finanziario dello Stato dell'anno 2016 di 28 milioni (la Legge di Stabilità 2015 aveva già tagliato il suddetto Fondo per 35 milioni di euro). Tale disposizione è palesemente incostituzionale (come la precedente dello scorso anno) in quanto sottrae uno specifico gettito contributivo previdenziale obbligatorio previsto per il finanziamento del Fondo Patronati per dirottarlo arbitrariamente e farlo affluire nel Bilancio dello Stato convertendolo in un vero e proprio prelievo fiscale;

- la diminuzione dell'acconto dal 72% (prima della Legge di Stabilità 2015 era fissato all'80 %) al 65 %
per l'esercizio finanziario dello Stato dell'anno 2017. Si evidenzia che l'acconto al quale si riferisce la
disposizione non è inerente a somme erogate ai Patronati per attività da svolgere nell'anno di erogazione dell'acconto stesso, ma trattasi di anticipazione a rimborso per attività già svolte;

- l'abbattimento dell'aliquota di prelevamento dallo 0,207% (prima della Legge di Stabilità 2015 era
fissata allo 0,226%) allo 0,193% a partire dal gettito contributivo dell'anno 2015. L'effetto di questa
disposizione è quello di ridurre in maniera consistente e permanente il finanziamento dei Patronati.

La rete nazionale dei nostri patronati ha portato un risparmio annuo a favore dello Stato di circa 665 milioni di euro a livello nazionale. La "razionalizzazione" che ha prodotto per l'Istituto un'importante riduzione dei costi, è stata resa possibile proprio dalla rete dei Patronati i quali hanno svolto un ruolo da un lato di supplenza sul territorio, vista la diminuzione degli uffici e del personale INPS e, dall'altro, di intermediazione tra i cittadini e l'Istituto.

L'importanza e la rilevanza dell'attività dei Patronati è provata oggettivamente dalla percentuale nazionale delle domande di prestazioni previdenziali, sociali ed assistenziali istruite dai Patronati e trasmesse in via telematica pari all'82,12% di tutte le domande presentate all'INPS, mentre solo il 17,88% delle domande sono presentate direttamente dai cittadini o da altri intermediari.

I Patronati sono inoltre soggetti fondamentali per l'assistenza e la tutela delle fasce più deboli dei cittadini come dimostrano i dati degli interventi realizzati nel 2014 solo in Piemonte dalla rete CePa.

Tra le varie tipologie di interventi effettuati dalla rete dei Patronati vi sono state ben 32.379 le domande di pensione; 22.634 assegni familiari; 16.043 maternità; 61.308 disoccupazioni; 13.084 mobilità; 35.770 immigrazione; 5.338 domande di infortuni e malattie professionali; 42.812 riconoscimenti dello stato di handicap o di inidoneità al servizio; 1.785 prestazioni accessorie per handicap; 23.712 rilascio Cud Inps; 16.694 ricostituzioni di pensioni.

Deve quindi esserci la consapevolezza che questa entità di tagli è una catastrofe per tutti i cittadini in quanto non permette nessuna riorganizzazione dei patronati, salvo drastiche riduzioni di personale e delle strutture.

Faremo in modo che anche tutte le istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali, gli enti previdenziali, le forze politiche e chi dovrà votare questa legge in via definitiva sappiano della grande responsabilità che si assumono e della grave conseguenza che questo atto può determinare.

 

 

 
 
 

Call center

Post n°2619 pubblicato il 24 Novembre 2015 da deosoe

 

 

Min. Lavoro: indennità per i lavoratori dei call center

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DI  IN 24 NOVEMBRE 2015MINISTERO DEL LAVOROLavoratori dei call center

 

Lavoratori dei call centerMinistero delLavoro: nuova indennità per i lavoratori dei call center esclusi dalla normativa della CIGS

 

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell'Economia, ha emanato il decreto n. 22763 del 12 novembre 2015, con il quale viene riconosciuta una indennità per i lavoratori dei call center esclusi dalla normativa della CIGS.

Si tratta di un'indennità pari al trattamento massimo di integrazione salariale straordinaria, erogata ai lavoratori dei call center che non rientrano nel campo di applicazione del trattamento straordinario di integrazione salariale.

Aziende e lavoratori dei call center destinatari

L'indennità è destinata ai lavoratori di aziende con più di 50 unità, nel semestre precedente alla presentazione della domanda, con unità produttive in diverse Regioni o Province Autonome e che abbiano attuato entro il 31.12.2013 le misure di stabilizzazione dei collaboratori a progetto ancora in forza alla data di pubblicazione del presente decreto.

L'indennità può essere richiesta quando la sospensione o la riduzione dell'attività lavorativa sia determinata da una crisi aziendale, ad esclusione, a decorrere del 1° gennaio 2016, dei casi di cessazione dell'attività produttiva dell'azienda o di un ramo di essa.

Il programma di crisi aziendale deve contenere un piano di risanamento volto a fronteggiare gli squilibri di natura produttiva, finanziaria, gestionale o derivanti da condizionamenti esterni. Il piano deve indicare gli interventi correttivi da affrontare e gli obbiettivi concretamente raggiungibili finalizzati alla continuazione dell'attività aziendale e alla salvaguardia occupazionale.

La concessione del trattamento è disposta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sulla base di specifici accordi siglati in ambito ministeriale e per periodi non superiori a 12 mesi.

Contributo aggiuntivo a carico dell'azienda

A carico delle imprese che presentano domanda di fruizione del trattamento in oggetto è stabilito un contributo addizionale nella misura prevista dall'art. 5 del d. lgs. n. 148 del 14 settembre 2015 ovvero:

  • 9% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate, relativamente ai periodi di integrazione salariale ordinaria o straordinaria fruiti all'interno di uno o più interventi concessi sino a un limite complessivo di 52 settimane in un quinquennio mobile;
  • 12% oltre il limite di cui alla lettera a) e sino a 104 settimane in un quinquennio mobile;
  • 15% oltre il limite di cui alla lettera b), in un quinquennio mobile.
Contribuzione figurativa

In materia di contribuzione figurativa si applica quanto previsto dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 148 del 2015.

Casi particolari

Per quanto non previsto dal presente decreto si applicano le disposizioni del D. lgs n. 148 del 14 settembre 2015 in materia di integrazione salariale, in quanto compatibili.

 

 

  Min. Lavoro: decreto n. 22763 del 12 novembre 2015 (151,0 KiB, 19 hits)


 

 
 
 

I rapporti politici tra le forze antifasciste - Carlo Felice Casula

Post n°2618 pubblicato il 20 Novembre 2015 da deosoe

 
 
 

Il santo del giorno

Post n°2617 pubblicato il 20 Novembre 2015 da deosoe

 


Sant' Edmondo

 

†Nome: Sant' EdmondoTitolo: Re degli Angli Orientali, martireRicorrenza: 20 novembreProtettore di:diocesi cattolica dell'Anglia orientale, sovrani, vittime di tortura

Simbolo della resistenza anglosassone agli invasori danesi, E. trovò una morte atroce sotto le loro torture. Venne immediatamente venerato come santo. Curiosamente, si conoscono bene solo poche cose sul suo conto, ma una rilettura delle sue biografie permette di chiarirne, se non la personalità, almeno le circostanze del martirio che egli soffrì. Le origini, in particolare, restano leggendarie. Sarebbe disceso da una famiglia di Sassoni continentali, presso cui il re Offa di Mcrcia si sarebbe fermato recandosi in pellegrinaggio in Terra Santa; colpito dalle qualità del giovane E., lo avrebbe adottato come successore. Offa morì nel corso del viaggio; E. avrebbe ricevuto allora il suo anello e sarebbe ritornato in Inghilterra per prendere possesso del regno. Sarebbe stato incoronato re il 25 dicembre 855. 

Discostandosi dalla leggenda alcuni storici individuano nel duca (eaìdorman) Ealhere, viceré dell'est del Kent, suo padre; sua madre sarebbe allora Eadgyth, figlia di re Egberto del Wcssex e sorella di Ethelstan, viceré dell'EstAnglia. E. sarebbe nato a Norbury, vicino a Croydon (Surrey). 

La Cronaca anglosassone riferisce che nell'851 Ethelstan ed Ealhere inflissero ai Danesi una dura sconfitta a Sandwich (Kent), e in seguito il primo sarebbe partito in pellegrinaggio e avrebbe scelto il nipote come erede. Nell'853 Ealhere fu ucciso mentre lottava contro i Danesi ed Ethelstan, poiché E. non faceva ritorno, sarebbe stato consacrato re dal vescovo Umberto d'Elmham. 1.e origini di E. restano infatti oscure, la sua attività come rc un mistero, e niente di più si conosce sul suo Conto eccetto ciò che ne dicono le Cronache anglosassoni e Asser nella sua Vita Affirdi regis. Occorre anche precisare che quest'ultimo, autore dell'opera intorno all'893, fece molto uso della cronaca detta "di Parker", la più antica delle cronache scritte in anticoinglese, e redatta Poco prima dell'890. La cronaca di Parker ascrive all'anno 870 i seguenti fatti: "Quest'inverno, il re E. combatté contro di loro, e i Danesi ebbero la vittoria, e uccisero il re, e conquistarono tutto il paese". Al che Asser risponde: "E. re dell'EstAnglia, lottò ferocemente contro questa armata, ma venne ucciso assieme a un gran numero di suoi uomini, e i Vichinghi se ne rallegrarono trionfalmente; il nemico era il comandante del campo di battaglia ed essi [i Vichinghi) sottomisero tutta la provincia alla propria autorità". Con ogni certezza, Asser non fa che parafrasare la Cronaca di Parker, essa stessa assai succinta. Ma, partendo dalle aggiunte alla Cronaca di Peterborough e di sei altre Cronache anglosassoni, si potrebbe stabilire il testo seguente: "In quell'anno, l'armata [danese] attraversò la Mercia sino all'EstAnglia, e si acquartierò per l'inverno a Thedford. E lo stesso inverno, il re 14,. I i combatté, e i L)anesi ne uscirono vincitori, e uccisero il re [e il suo corpo riposa sepolto a Bury Saint Ed m unds], e conquistarono tutto il paese. [I loro capi erano lvarr e Ubba. E distrussero tutti i monasteri dove andarono. Nello stesso periodo, vinsero a Peterborough, la incendiarono e la distrussero, uccisero l'abate e i monaci, e insieme chiunque vi trovassero...]".

Il martirio di re Edmondo

Secondo la Cronaca anglosassone e la Vita Alfirdi di Asser, E. non fu dunque martirizzato, ma morì combattendo i Danesi. Iiittavia viene proclamato martire da Abbone di Fleury. Quale credito gli si può accordare? Un accenno alle condizioni in cui Abbone redasse la sua biografia del re dell'EstAnglia non sarà inutile: il vescovo Osvaldo di Worcester aveva findato intorno al 969, con l'aiuto del duca Ethelstan di EstAnglia, l'abbazia di Ramsey; siccome egli cercava di rafforzarvi l'insegnamento impartito ai monaci, fece venire da SaintBenoitsurLoire il monaco Abbone, che trascorse due anni (985987) come professore presso l'abbazia. Dunstano, all'epoca assai attempato — morì nel 988 —, lasciava poco Canterbury, e fu proprio là che Abbone andò a visitarlo. I due uomini strinsero amicizia e Abbone dedicò al suo maggiore un triplo acrostico, autentico esercizio di stile eseguito però a detrimento del contenuto. Per il resto le loro relazioni sono nelle mani di Abbone in persona: mentre si trovava presso Dunstano in compagnia del vescovo di Rochester, dell'abate di Malmesbury e d'altri monaci, l'arcivescovo raccontò una storia che aveva ascoltato quand'era giovane alla corte di re Ethelstan (924939), dalla bocca di un uomo molto attempato, che era stato il portainsegne di E. durante l'ultimo anno della sua vita (869870): questa storia costituisce la Vita sancti Edmundi, che Abbone cominciò a scrivere così come Dunstano l'aveva narrata. Evidentemente, E. allora era già oggetto di culto e la storia reale del re martire poteva essere stata alterata da abbellimenti; inoltre i tre ricordi successivi —quello del portainsegne, quello di Dunstano e infine quello di Abbone — hanno necessariamente deformato gli avvenimenti, con lo scordare dettagli, o forse intere parti, per esagerarne altri.

Pur tuttavia, la posi° di Abbone merita un'attenzione maggiore di quella ricevuta. Per riassumere il suo proposito, all'epoca in cui il danese Ivarr invase l'EstAnglia, E. si trovava nel maniero di Hellesdon (Norfolk), vicino alla omonima foresta. Quanto a Ivarr, egli soggiornava in una città vicina di cui aveva massacrato senza pietà gli abitanti. Fece poi giustiziare lutti gli uomini della zona passibili di portare il loro sostegno a E.; ma questi rifiutò di sottomettersi e, fatto prigioniero, venne anch'egli selvaggiamente giustiziato. Per alcuni anni il suo corpo rimase sepolto in una cappella innalzata a Hellesdon, e in seguito fu trasferito a Bui.), Saint Edmunds. Il principale punto di divergenza fra le cronache contemporanee e il racconto di Abbone consiste nel modo in cui E. trovò la morte: per le une combattendo, per l'altro giustiziato. Per definizione, una cronaca è concisa e si accontenta di registrare le promozioni, le battaglie, i decessi; il come e il perché esorbitano dai propositi. Al contrario, il racconto di Abbone pullula di dettagli che sicuramente non sono stati inventati e che, confrontati con fonti indipendenti — e in particolare scandinave —, risultano perfettamente coerenti. 

Cosi, quando Ivarr sbarca in EstAnglia non ha assolutamente l'intenzione di uccidere il re; intende acquartierarsi per l'inverno e chiede a E. "di dividere con lui [i suoi] antichi tesori, e il suo oatrinsonio, e di regnare in avvenire sotto di lui". Una tale contrattazione era già stata proposta nell'867 a re Egbetto di Northumbria, e più tardi, nell'874, lo sarà nuovamente a re Ceolwulf di Mercia: l'uno e l'altro accettarono, E. rifiutò. Ciò significava spezzare l'evidente superiorità militare dei Danesi, ma E. pensava che un re cristiano non potesse sottomettersi a un pagano. Il negoziato tra Ivarr ed E. si giocò dunque solo su una questione religiosa: il re dell'EstAnglia si sarebbe sottomesso solo se Ivarr avesse accettato di convertirsi al cristianesimo. Alfredo e Guthrum negoziarono più tardi (878) in termini simili, ma se Guthrum accettò la contrattazione, Ivarr la rifiutò. Ordinò dunque che si catturasse E.; picchiato, legato a un albero e trafitto da frecce, venne infine decapitato. Beninteso, una parte del racconto di Ahhone é qui nettamente influenzata dal martirio di S. Sebastiano. Abbone descrive dettagliatamente le mutilazioni patite da E.; e in questo caso si e lontani aai martirio sunito per mano del capo d'una corte pretoriani nella. Roma del IV secolo, bensì davanti a un sacrificio rituale scandinavo: "Le sue costole messe a nudo da numerosi tagli, come se fosse stato sottoposto alla tortura del cavalletto o fosse stato fatto a brandelli da artigli selvaggi...". La descrizione è sufficientemente esplicita da suggerire che E. fu sottoposto al terribile rituale delI'"aquila sanguinante", che prima di lui avevano subito in Northumbria i re Ella e Halfdan, e che consisteva nell'aprire il dorso della vittima per trinciargli le costole e cavargli i polmoni. La descrizione di queste torture si trova ripetutamente nelle saghe, ma non esiste né all'interno delle cronache ilé dei racconti anglosassoni. Abbone non può dunque che ripetere ciò che ha sentito; e c'è motivo di pensare che sia credibile. Secondo Abbone, E. venne infine decapitato e la sua testa portata in mezzo ai rovi della foresta di Hellesdon, affinché il corpo, mutilato, non potesse trovar riposo. I suoi compagni andarono a cercare il corpo, poi si misero a cercare la testa; e poiché essa chiamava supplicando, la ritrovarono nel fitto del bosco. 

Il culto di Sant'Edmondo

E da notare che E. fu venerato a partire dalla fine del IX secolo; venne allora emesso un penny commemorativo, fatto che tende a mostrare come egli fosse oggetto di un vero e proprio culto da parte di coloro che lo conobbero. Che re Alfredo del Wessex, nella sua lotta contro i Danesi abbia intravisto tutto il profitto che poteva trarre dalla morte di E., è facilmente concepibile. Ma non si può forse ammettere anche una reale venerazione da parte delle persone vicine e dei fedeli del re martire? Alfredo non fece che riprendere per proprio conto un movimento nato spontaneamente fra i sudditi di E. È giocoforza ammettere a priori, anche senza sapere niente di lui, che il re martire aveva notevoli qualità. Quando le circostanze lo permisero, le reliquie furono trasferite da Hellesdon al maniero reale di Bedricesworth (Bury Saint Edmunds), dove la popolazione della provincia costruì una grande chiesa. La traslazione avvenne prima o durante l'episcopato di Theodred di Londra (926951); questi e il duca Elfgaro fecero testamento in favore del nuovo santuario (942951 circa). I g fonti più tarde forniscono date più precoci per la traslazione. 

Ermanno amanuense di Bury, autore del Liber de Miraculis sancti Edmundi, intorno al 1095 localizza la sua prima sepoltura a Sutton, vicino al luogo in cui E. fu martirizzato, e fa risalire la sua traslazione al regno di Ethclsran (924939). Una fonte del XIV secolo (Oxford, Bodleian Library, ms. Bodlcy 248) la colloca intorno al 900, durante il regno di Alfredo (che morì ncll'899!); il Registro di Curtley infine la situa nel 903. Nel suo testamento, il vescovo Theodred di Londra (926951/953 circa) donava i propri "domini di Nowton, Horningsheath, Ickworth e Whepstead alla chiesa di Sant'E."; se quest'atto è importante in quanto costituiva un'apprezzabile entrata per la futura abbazia di Bury Saint Edmunds, l'insieme del testamento non é da meno, poiché mostra che l'EstAnglia non era sempre controllata dal potere centrale anglosassone, e che la provincia ecclesiastica era semplicemente ricongiunta alla diocesi di Londra; fu dunque il vescovo di Londra a ricevere la missione di recuperare la provincia manu militari, compito che adempì appropriandosi d'un impressionante numero di domini con l'aiuto del duca Elfgar, suocero di re E. del Wessex. Elfgar fece anche lui testamento in favore della "fondazione di santl. a Bedericesworth", intorno al 951. È dunque certo che nella prima metà del X secolo un collegio di chierici fù posto a Bury Saint Edmunds a guardia delle reliquie del santo e per assicurare l'officio divino. Tuttavia, intorno alla fine del secolo il vescovo d' Hmham, poco soddisfatto della condotta dei chierici, affidò la guardia della tomba del Santo al monaco Ethelwine, che per sicurezza si ritirò per tre anni a Londra con le sue reliquie.


 

 
 
 

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