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Messaggi di Aprile 2016
Post n°2651 pubblicato il 25 Aprile 2016 da deosoe
La giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro Posted on 25 aprile 2016 by zicu1 di Valeria Casula
Il 28 aprile ricorre la giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, istituita dall''Organizzazione Internazionale del Lavoro per promuovere la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali a livello globale. Spesso le dimensioni del fenomeno infortunistico in Italia sono note solo agli addetti ai lavori, vale a dire a chi come me si occupa nelle organizzazioni di Ambiente, Salute e Sicurezza, eppure il fenomeno è assolutamente rilevante e investe tutte le aziende. Dal 1951 al 2015 le vittime sul lavoro in Italia sono state superiori alle vittime civili italiane della seconda guerra mondiale (oltre 160.000 a fronte di 153.147 vittime civili del secondo conflitto mondiale) e gli infortuni oltre 70 milioni. Ora, è pur vero che la seconda guerra mondiale è durata 6 anni a non 64, tuttavia il rapporto di 1 a 10 risulta comunque abnorme. L'andamento infortunistico mostra una forte contrazione passando da oltre 4000 indicenti mortali l'anno negli anni '60 a circa 1000 attuali (compresi quelli in itinere), grazie non solo all'evoluzione delle misure tecniche (macchinari e attrezzature intrinsecamente più sicuri), ma anche alle misure gestionali (modalità operative e processi, formazione, informazione e addestramento su corretto utilizzo di materiali e attrezzature e processi, sorveglianza sanitaria, ...). Occorre tuttavia uno sforzo continuo e maggiore per abbattere lo zoccolo duro degli infortuni, perché non è accettabile che si continui a morire, ammalarsi o farsi male di lavoro. Tralascio il lavoro nero, ignominia di un paese civile, la cui incidenza infortuni e malattie professionali, benché sfugga in parte alle statistiche, è estremamente elevata, non solo perché coinvolge i settori a più elevato rischio "intrinseco" (es. edilizia, agricoltura) ma soprattutto perché tale rischio non è mitigato attraverso le misure tecniche e gestionali sopra citate. Mi riferisco ad aziende degne di questo nome, aziende che utilizzano attrezzature a norma, che formano, informano, addestrano e sottopongono a sorveglianza sanitaria i propri lavoratori, insomma aziende che ottemperano alla normativa vigente in materia antinfortunistica; ebbene, anche tali aziende hanno difficoltà a contrarre ulteriormente il fenomeno infortunistico. Tali difficoltà sono dovute ad un orientamento culturale sia manageriale che diffuso a vari livelli delle organizzazioni che vede la sicurezza confliggere con gli obiettivi economici e operativi d'impresa e individuali, unita ad un certo "fatalismo" secondo cui l'infortunio è inevitabile. Da un lato infatti ci sono le aziende (per fortuna non tutte!) che considerano la sicurezza come un mero costo, che non hanno ancora capito nel 21esimo secolo che non è solo un dovere etico e morale salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori, ma è anche un dovere economico verso l'azienda stessa e verso la collettività, visto che l'INAIL stima che il costo complessivo di infortuni e malattie professionali nel nostro paese ammonta a quasi 50 miliardi di euro (oltre il 2% del PIL, a carico sia delle aziende che della collettività) e che le spese in sicurezza hanno un ritorno economico per le aziende pari al doppio del capitale investito. Dall'altro c'è la cultura diffusa che "se tanto ti deve capitare ti capita e non puoi farci niente", che "si sa che nel nostro lavoro ogni tanto ci si fa male", che "sì, lo so che dovrei agganciare l'imbragatura ma sono di fretta, tanto scendo subito e sto attento", che "noi dobbiamo pensare a far andare avanti il business, e non abbiamo tempo da perdere con queste cose", che "lascia stare, non stare a segnalare che quel dispositivo fa uno strano rumore, tanto non sarà niente di ché". Inutile dire che davanti a comportamenti e affermazioni di questo tipo tutti noi, a prescindere dal ruolo che ricopriamo in un'organizzazione, abbiamo non solo il diritto, ma anche e soprattutto il dovere di intervenire e/o segnalare. Questa cultura è il principale nemico da sconfiggere per abbattere gli infortuni, non solo sul lavoro ma in tutti gli ambiti della nostra esistenza. Basti pensare a tutti i comportamenti insicuri frutto di questa cultura che spesso o talvolta adottiamo in auto, quando per fretta o per "assuefazione" al pericolo superiamo i limiti di velocità, usiamo il telefonino alla guida o pur di non sentire le lamentele del pargolo diciamo "e va bene puoi slacciarti la cintura, tanto siamo quasi arrivati!", ma anche quando non indossiamo il casco sulle piste di scii, in bicicletta o addirittura in moto. Qualsiasi infortunio produce effetti non solo sulla persona che lo subisce ma su tantissime persone che lo circondano, la compagna/il compagno, i figli, i genitori, gli amici, i colleghi. Se poi si tratta di un infortunio grave l'effetto è devastante e compromette l'esistenza stessa oltreché dell'infortunato anche dei propri cari che dovranno prestare assistenza e comunque modificare abitudini e consuetudini. In questa giornata vorrei ribadire con rinnovata determinazione che LA SFORTUNA NON ESISTE, che tutte le aziende che si sono impegnate seriamente su questo fronte hanno drasticamente ridotto il fenomeno infortunistico finanche a dimezzarlo in pochi anni, a dimostrazione che attraverso una cultura della sicurezza che sui traduce in comportamenti e ambienti sicuri GLI INCIDENTI SUL LAVORO POSSONO ESSERE EVITATI!
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Post n°2650 pubblicato il 09 Aprile 2016 da deosoe
San Giovanni Battista de La Salle
†Nome: San Giovanni Battista de La SalleTitolo: SacerdoteRicorrenza: 07 aprileProtettore di: educatori, insegnanti S. Giovanni Battista, primo di dieci fratelli, nacque a Reirns il 30 aprile del 1651 e secondo il bell'uso cristiano fu battezzato nello stesso giorno. Il padre, signor Luigi de la Salile, era consigliere del re. Giambattista non dimostrò nei primi anni nulla di straordinario : godeva dell'affettuosità della madre e cresceva nella bontà e nella pietà. Le sacre funzioni parlavano alla sua fantasia e gli suggerivano l'altarino in casa e l'imitazione infantile delle cerimonie sacre. A sette anni serviva in parrocchia, e a nove frequentava le scuole pubbliche: il tutto in modo diligente, ma ordinario. Dopo retorica, studiò filosofia e nel 1669, (contava allora diciotto anni) ottenne il diploma per cui si vedeva aperta davanti ogni via. Ma il giovane aveva già scelto la sua strada fin dagli undici anni quando fece la sua prima Comunione: voleva essere religioso. L'll marzo 1662 ricevette la tonsura e gli fu offerto un canonicato dal parente Doret, che egli accettò. Nel 1668 ricevette gli ordini minori ed intanto frequentava il corso di teologia nel Seminario di S. Sulpizio a Parigi ove venne consacrato suddiacono. Mortagli la madre nel 1671 e l'anno dopo il padre, si trovò ad essere il capo famiglia e quindi dovette lasciare Parigi per tornare a Reims, ov'erano ancora quattro fratelli e due sorelle. Si scelse per confessore e direttore spirituale il canonico Nicola RolIand, e a quel giovane sacerdote, pio, ardente e caritatevole, affidò l'animo suo. Fortificato dai suoi consigli, ricevette il diaconato nel 1676 e il 9 aprile 1678 veniva consacrato sacerdote. Fu subito assegnato al ministero, ma Iddio lo voleva unicamente dedicato all'educazione della gioventù; e perfezionando l'uso che i chierici del Seminario francese avevano di raccogliere ogni festa i giovani in apposite scuole per insegnare loro le orazioni e la dottrina cristiana, fondò la benemerita Congregazione delle Scuole Cristiane. Da tanti in Francia si sentiva tale bisogno e tanti aprivano or qua or là scuole, ma il più efficace e benemerito fu questo Santo. Aiutato da una pia signora, aprì le sue prime scuole e trasformò alcuni giovani volenterosi in abili maestri. Ebbe dure prove: abbandono di fratelli, mancanza di mezzi, ma con aspre penitenze e una illimitata confidenza nella SS. Vergine sotto il cui patrocinio aveva posta la sua Congregazione, superò ogni difficoltà. Nelle avversità passava notte intere chiuso in chiesa da solo, e si flagellava piangendo ai piedi del santo tabernacolo. Però non si esaltava nè si abbatteva mai : sia nelle prosperità come nelle avversità soleva dire: « Dio sia benedetto ». E consapevole che i più grandi disegni di Dio su di un'anima non si compiono che per mezzo della croce, perseverò nel bene e con gran tenacia difese l'opera sua, resistendo alle prove del maligno che lo tormentò in mille modi poiché vedeva che le Scuole operavano un gran bene. Il Signore premiò largamente il suo fedele servo, poiché il 9 aprile del 1719 quando lo chiamò a sé, la sua istituzione contava già 40 case, 274 fratelli e 9885 allievi. PRATICA. Facciamo nostra la bella giaculatoria del Santo « Dio sia benedetto », dicendola specialmente quando siamo provati dal Signore. PREGHIERA. O Dio, che ad istruire cristianamente i poveri e a confermare la gioventù nella via della verità hai suscitato S. Giovanni Battista confessore e hai radunato per suo mezzo nella Chiesa una nuova famiglia, concedi propizio, che accesi per intercessione ed esempio di lui nello zelo di tua gloria per la salvezza delle anime, possiamo essere messi a parte della sua corona in cielo. Lascia un pensiero su San Giovanni Battista de La Salle
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Post n°2649 pubblicato il 09 Aprile 2016 da deosoe
Procedura online per le dimissioni volontarie, le FAQ dei CdL 0 di Antonio Maroscia in 8 aprile 2016 Ministero del lavoro
FAQ dimissioni Online Consulenti del Lavoro
Il Ministero del Lavoro risponde a 20 quesiti dei Consulenti del Lavoro sulla procedura online per le dimissioni volontarie e le risoluzioni consensuali Condividi con: Il 16 marzo scorso, appena dopo l'attivazione del nuovo sistema di comunicazione delle dimissioni volontarie e della risoluzione consensuale, online il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro ha posto 20 importanti quesiti alla Direzione Generale dei sistemi informativi del Ministero del Lavoro circa la nuova procedura telematica. Un paio di giorni fa, il Ministero del Lavoro ha rilasciato una nota indirizzata alla Dott.ssa Marina Calderone, Presidente dei Consulenti del lavoro con le risposte ai 20 dubbi sulle dimissioni online. I 20 dubbi della procedura online per le dimissioni volontarie e le risoluzioni consensuali
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Post n°2648 pubblicato il 09 Aprile 2016 da deosoe
All'Università della Terza Età di Quartu mercoledì 20 aprile prossimo (ore 16, Aula Magna Viale Colombo 169/d), nel Corso di lingua e letteratura sarda, parlerò della figura e della poesia di Maddalena Frau. Maddalena Frau è nata a Ollolai (NU) il 30 aprile 1945 e vive a Sanluri (CA). Insegnante elementare dal 1967 al 2006 nella provincia di Cagliari, ha iniziato a scrivere versi in lingua sarda (sia nella variante logudorese che campidanese) circa una quarantina di anni fa e ha arricchito le sue conoscenze linguistiche attraverso corsi di aggiornamento professionale e da autodidatta.
S'AIPODDU Efisineddu andat in sa strada In sa busciacca de su cratzoneddu A cratzonis calaus a mesugonna, Baddendu Roch En Rollu iscadenau, Cun s'Aipodu fintzas in sa scola: Si corcat e si pesat Efisinu Su babbu allirgu, tziu Piriccu Soddu
UMBRAS ISMENTIGADAS Palas a sole umbrande Donni borta 'e die Curriat sa livria Cussas manos nodosas Nde faghiant trumentu Sas novas de sa bidda Sa roba meriande Bolavant sos puzònes Sas corves a trintzèra Nde faghiant camminu -E corves! E cherrigos! Corves e canistèddas Cussa manos nodosas Però sa Musa mia -E corves! E cherrigos!... -
FORA ISCORIA NUCLEARE Fora iscoria nucleare Est s'iscoria nucleare Cussos macos e tinzosos, Zai chi totu ant impestau Cherent fagher de Sardinna No lis bastat su chi ant fatu Totu no-che sunt leande E sos amministradores A sas Istitutziones A sos sardos un'apellu Fortes, cun coro galanu, Si nde peset su Nuraghe Fora, atesu sos bidones Sardos, amigos, cantade Fora, atesu fuliade
S'ISTRESSE Una tzia de chent'annos A chie curret in presse, Eh!...Toccat a andare abellu Sa moderna maledia
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PAE
ARCIPELAGHI DI GIOVANNI COLUMBU
"SU RE" DI GIOVANNI COLUMBU
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